graphic novel che vale.
da non perdere - franz
…Quaderni
russi racconta tutto questo. Igort parte da un ascensore,
quello che avrebbe portato al piano del suo appartamento Anna Politkovskaja, al
numero 6 di Lesnaja Uliza di Mosca. Lì fu trovata assassinata il 7 ottobre
2006. Tre anni dopo Igort entra in quell’ascensore, oggi rozzamente dipinto
alle pareti di fregi natalizi – e non si può far a meno di pensare alle macchie
di sangue che nasconde.
Da
lì nasce quel racconto che è più d’un reportage. Igort ha passato quasi due
anni fra Ucraina, Russia e Siberia per capire cos’era stata l’Unione Sovietica
e cosa, oggi, è diventata quella terra. E lo ha capito sin troppo bene. Si è
scontrato con tutto quanto ci racconta: ha incontrato gente, ha inseguito
storie, con la stessa attitudine che era stata, appunto, quella della
Politkovskaja, ovvero non un cinico
distacco da
giornalista che deve semplicemente e solo raccontare ciò che vede e sa. No: il
racconto è un’umanissima partecipazione a ciò che è, un voler stare da una
parte, dalla parte di coloro che non si accontentano delle verità
preconfezionate distribuite come veline d’apparato…
…Un percorso a ritroso nel tempo, raccontato
magnificamente dalle tavole di Igort: stile realistico quanto crudo e toccante
il suo. La forma diario viene rispettata completamente: pagine ingiallite ed
invecchiate, testimoni del tempo trascorso, e vignette tracciate a mano,
espressione di momenti fortuiti strappati alla fatica del viaggio.
Il tratto si mantiene semplice, deciso ed essenziale attraverso un gioco di colori terracei e chine, a sfumare e riempire i disegni per marcarne l’efficacia espressiva, il realismo, la drammaticità. Ambienti, personaggi e situazioni sono definiti con intensità, attraverso la contestualizzazione, la cura di particolari essenziali e la caratterizzazione dei soggetti. Non stereotipizzazioni di ciò che è bene o male, giusto o sbagliato, ma persone reali che vivono un vuoto storico-culturale tragico…
Il tratto si mantiene semplice, deciso ed essenziale attraverso un gioco di colori terracei e chine, a sfumare e riempire i disegni per marcarne l’efficacia espressiva, il realismo, la drammaticità. Ambienti, personaggi e situazioni sono definiti con intensità, attraverso la contestualizzazione, la cura di particolari essenziali e la caratterizzazione dei soggetti. Non stereotipizzazioni di ciò che è bene o male, giusto o sbagliato, ma persone reali che vivono un vuoto storico-culturale tragico…
…Il dramma dei kulaki, già
affrontato nel precedente Quaderno, quello ucraino, torna nelle pagine finali
del libro dedicate alla Siberia, “deserto di nevi e ghiacci”, sin dall’epoca
degli zar luogo di deportazioni, torture e morte. In perfetta coerenza
stilistica con le lugubri storie dell’epoca staliniana che hanno come teatro
questi luoghi dal “freddo inumano”, qui la matita di Igort predilige i toni del
bianco e nero.
Altrove, nella rappresentazione
dell’orrore provato da una donna cecena di fronte alla visione del corpo
mutilato del proprio figlio, il geniale fumettista abbandona per un istante la
lezione del maestro Rodčenko e il suo amore per le scritte in cirillico,
citando con rigore filologico quel terribile affresco di guerra che è la
Guernica di Pablo Picasso.
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