Il
profondo malessere sociale che emerge dai drammi di queste settimane interroga
il sentimento civile di tanti.
La svolta privatistica nella gestione dei crediti pubblici, che in Italia è rappresentata da “Equitalia” (una spa, seppure a capitale pubblico), rientra in quel grave fenomeno internazionale di privatizzazione dell’interesse pubblico che pone nelle mani di pochi i destini di milioni di cittadini e riduce la vita a fenomeno di mercato. Il modello Equitalia non è una “modalità di riscuotere tasse e tributi”, ma troppo spesso la logica estrema di un profitto aziendale che si nutre delle vicissitudini e delle difficoltà delle persone, delle loro biografie e delle loro inadeguatezze in una fase di recessione.
La nascita di questa società infatti ha obiettivamente introdotto comportamenti particolarmente spregiudicati e giuridicamente aggressivi, che in teoria dovrebbero servire a recuperare l’evasione fiscale, ma troppo spesso si traducono in
dinamiche asfissianti proprio per le fasce più deboli della popolazione.
Interessi sul debito che rapidamente decollano verso percentuali impressionanti, pignoramenti e ipoteche anche su beni primari (come la casa di abitazione), cartelle esattoriali spropositate e gestite iniquamente nel solo interesse dei creditori, senza riguardo per i debitori, aggrediti da modalità che cercano di ricavare il massimo guadagno dalle loro difficoltà. Per non parlare dell’ulteriore tasso (“aggio”) del 5% che viene incassato dalla stessa Equitalia…
La svolta privatistica nella gestione dei crediti pubblici, che in Italia è rappresentata da “Equitalia” (una spa, seppure a capitale pubblico), rientra in quel grave fenomeno internazionale di privatizzazione dell’interesse pubblico che pone nelle mani di pochi i destini di milioni di cittadini e riduce la vita a fenomeno di mercato. Il modello Equitalia non è una “modalità di riscuotere tasse e tributi”, ma troppo spesso la logica estrema di un profitto aziendale che si nutre delle vicissitudini e delle difficoltà delle persone, delle loro biografie e delle loro inadeguatezze in una fase di recessione.
La nascita di questa società infatti ha obiettivamente introdotto comportamenti particolarmente spregiudicati e giuridicamente aggressivi, che in teoria dovrebbero servire a recuperare l’evasione fiscale, ma troppo spesso si traducono in
dinamiche asfissianti proprio per le fasce più deboli della popolazione.
Interessi sul debito che rapidamente decollano verso percentuali impressionanti, pignoramenti e ipoteche anche su beni primari (come la casa di abitazione), cartelle esattoriali spropositate e gestite iniquamente nel solo interesse dei creditori, senza riguardo per i debitori, aggrediti da modalità che cercano di ricavare il massimo guadagno dalle loro difficoltà. Per non parlare dell’ulteriore tasso (“aggio”) del 5% che viene incassato dalla stessa Equitalia…
Si
tratta spesso di lavoratori dipendenti, pensionati, precari, artigiani…
Mentre i grandi evasori fiscali hanno strumenti legali ed extra-legali molto più efficaci per sottrarre i propri profitti alla leva fiscale. Questo produce una percezione sociale di ingiustizia che non va assolutamente sottovalutata perchè sta paradossalmente affermando il principio per cui ad essere illegale é la povertà!
Non possiamo dimenticare che il contesto in cui viviamo è quello della crisi economica più importante dalla fine della seconda guerra mondiale e che insieme alle cosiddette “politiche di austerity” ha accresciuto pesantemente un disagio sociale già molto diffuso nel Sud.
Perciò proprio Napoli può essere un punto di partenza di una riflessione che riguarda l’Italia intera.
Come in un quadro rovesciato rispetto a qualche decennio fa, infatti, non viviamo più nel paese dei piccoli risparmiatori, ma in una società in cui il debito rischia di diventare una condizione di cittadinanza che assedia a vita tantissime persone. Una vera e propria fabbrica di cittadini indebitati che preoccupa per il futuro e per la
qualità della vita democratica nel paese.
Per affrontare questi nodi non può più essere un tabù prendere in considerazione forme di moratoria del debito per le fasce deboli della popolazione e la fuoriuscita da un sistema privatistico del recupero crediti degli enti pubblici che non va in sintonia con principi di giustizia e di equità sociale.
Mentre i grandi evasori fiscali hanno strumenti legali ed extra-legali molto più efficaci per sottrarre i propri profitti alla leva fiscale. Questo produce una percezione sociale di ingiustizia che non va assolutamente sottovalutata perchè sta paradossalmente affermando il principio per cui ad essere illegale é la povertà!
Non possiamo dimenticare che il contesto in cui viviamo è quello della crisi economica più importante dalla fine della seconda guerra mondiale e che insieme alle cosiddette “politiche di austerity” ha accresciuto pesantemente un disagio sociale già molto diffuso nel Sud.
Perciò proprio Napoli può essere un punto di partenza di una riflessione che riguarda l’Italia intera.
Come in un quadro rovesciato rispetto a qualche decennio fa, infatti, non viviamo più nel paese dei piccoli risparmiatori, ma in una società in cui il debito rischia di diventare una condizione di cittadinanza che assedia a vita tantissime persone. Una vera e propria fabbrica di cittadini indebitati che preoccupa per il futuro e per la
qualità della vita democratica nel paese.
Per affrontare questi nodi non può più essere un tabù prendere in considerazione forme di moratoria del debito per le fasce deboli della popolazione e la fuoriuscita da un sistema privatistico del recupero crediti degli enti pubblici che non va in sintonia con principi di giustizia e di equità sociale.
Tutto ciò che hai scritto è la foto della realtà. Non si sfugge, però...andiamo al dunque. Il capitalismo internazionale di oggi, è cosa diversa da ieri, per cui ognuno, quando si alza la mattina è in competizione col più povero del mondo, quindi...s'evince che le riscossioni debbono essere fatte agli ultimi, altrimenti verrebbe meno la logica stessa. Per fare altro, non vi sono le condizioni, altrimenti basterebbe attuare lo scoperchiamento del segreto bancario, per colpire i furbi, che il F.M.I., non ha intenzioni di fare...etc. Cari saluti da Salvatore.
RispondiEliminaUn episodio da collezione: qui dove abito continuano ad arrivare bollettini per pagare l'abbonamento Rai, ma la persona che dovrebbe pagare l'abbonamento è in queste condizioni: 1)non abita più qui da 15 anni, 2)l'appartamento è stato venduto ad altre persone 3)è morto e sepolto da sei o sette anni. Tutto questo debitamente segnalato fin dal principio, ma Equitalia è implacabile e a intervalli di sei-sette mesi manda sempre nuovi avvisi e intimazioni... Una volta sono arrivati qui anche a fare i pignoramenti, erano in due e la signora qui sotto (novant'anni) ha detto dove dovevano andare a trovarlo, al cimitero.
RispondiEliminaCiononostante, anche la settimana scorsa, ecco i bollettini da pagare.(è gente che conosco bene, non mi sono inventato niente!)
"La svolta privatistica" è la frase che spiega bene il disastro economico, meglio di tante altre. Luciano Canfora la definì "cretinismo privatizzatore", che mi sembra ancora più azzeccata come definizione. Siamo passati dagli anni '70, quando lo Stato faceva anche i panettoni (Motta e Alemagna) e le automobili (Alfa Romeo) a questi anni idioti...
Confesso di aver spento la tv quando i tg davano l'annuncio degli aumenti di elettricità, gas, eccetera: se devono distribuire un dividendo agli azionisti, è ovvio che i prezzi non scenderanno mai. Lo capirebbe anche un deficiente, vien da dire, e invece.
Su Equitalia, altrettanti discorsi inutili: solidarietà ai dipendenti, ma chi ha fatto quei regolamenti? Ieri sera a Ballarò hanno messo un cartello: multa in auto 150 euro, poi arriva la botta: 300 euro, raddoppiata la multa. Idem per i biglietti sul tram...Ma qui c'è gente che guadagna 300 euro al mese, anche meno, anche niente: possibile che non se ne siano ancora accorti? (e non dico i politici, dico i giornalisti, gli economisti, tutti a far finta di dormire, o forse a dormire sul serio).
E poi scatta la parolina: "furbetti". E già, per loro siamo tutti furbetti, tutti truffatori, e intanto i furbetti e i truffatori veri hanno in regalo lo scudo fiscale. Anche chi non ha mai preso una multa, come me, vive ormai nel panico...
@Salvatore:
RispondiEliminal'hanno scritto Erri De Luca, Toni Servillo e altri (vedi il link).
anch'io, come dici tu, penso che c'è un problema di logica, i capitali in Svizzera, nei vari paradisi fiscali aspettano solo di essere individuati e tassati alle aliquote di Equitalia e non quelle da scudo fiscale.
@Giuliano:
quando si dice burocrazia cieca (e stupida!).
la parola privato quando si parla di Stato è una contraddizione in termini, ma i nostri uomini di stato non se ne rendono conto.
si vendono le proprietà dello Stato, penso ai palazzi dell'Inps e dell'Inpdap e poi li si prende in affitto; cose così le fanno i poveri disgraziati, non lo Stato.
ma (forse?!) lo Stato viene ogni giorno di più venduto pezzo per pezzo ai soliti noti, espropriato senza pietà (e tutti, in Paelamento, sono d'accordo).
e non si riesce a rimettere il falso in bilancio:(