Altre volte
mi hanno chiesto, per esempio, se qualcuno sia mai rimasto vivo nella camera a
gas. Era difficilissimo, eppure una volta è rimasta una persona viva. Era un
bambino di circa due mesi. All'improvviso, dopo che hanno aperto la porta e
messo in funzione i ventilatori per togliere l'odore tremendo del gas e di
tutte quelle persone - perché quella morte era molto sofferta - uno di quelli
che estraeva i cadaveri ha detto: “Ho sentito un rumore”. Normalmente quando
uno muore, dopo un po' finché non si assesta, il corpo ha dentro dell'aria e fa
qualche rumore. Abbiamo detto: “Questo poverino, in mezzo a tutti questi morti,
comincia a perdere il lume della ragione”. Dopo una decina di minuti ha sentito
di nuovo. Abbiamo detto: “Tutti fermi, non vi muovete”, ma non abbiamo sentito
niente e abbiamo continuato a lavorare. Quando ha sentito di nuovo, ho detto:
“Possibile che senta solo lui? Allora fermiamoci un po' di più e vediamo cosa
succede”. Infatti, abbiamo sentito quasi tutti un vagito da lontano. Allora uno
di noi sale sui corpi per arrivare laddove veniva il rumore e si ferma dove si
sente più forte. Va vicino e, insomma, là c'era la mamma che stava allattando
questo bambino. La mamma era morta e il bambino era attaccato al seno della
mamma. Finché riusciva a succhiare stava tranquillo. Quando non è arrivato più
niente si è messo a piangere - si sa che i bambini piangono quando hanno fame.
Il bambino era quindi vivo e noi l'abbiamo preso e portato fuori, ma ormai era
condannato. C'era l'SS tutto contento: “Portatelo, portatelo”. Come un
cacciatore, era contento di poter prendere il suo fucile ad aria compressa, uno
sparo alla bocca e il bambino ha fatto la fine della mamma. Questo è successo
una volta in quella camera a gas. Ci sono tanti racconti, ma io non racconto
mai cose che hanno visto gli altri e non io.
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