sabato 13 settembre 2014

14 settembre 1973: viene ammazzato Victor Jara

De Gregori in una canzone cantava “Hanno ammazzato Pablo, Pablo è vivo!”, per Victor Jara vale lo stesso, “Hanno ammazzato Victor, Victor è vivo!”

Luis Sepulveda lo ricorda e Stefano Giaccone gli dedica una canzone


“Victor Jara era il compagno artista, dirigente, intellettuale di alto livello, ma soprattutto, era l’aria pura di campagna, la voce di mille compagni che non avevano voce. Generoso, coerente, allegro, serio, fraterno, Victor simboleggiava la parte migliore della mia generazione e oggi è l’esempio migliore del valore di quella generazione. A volte, Victor, quando la tua voce riempie la sala di casa mia o quando pulisco i vecchi dischi, uno dei miei figli domanda chi canta, e la risposta è sempre la stessa: quest’uomo è mio fratello e in ognuna delle mie carezze ci sono anche le sue mani. La sua morte, il suo atroce assassinio, ordinato di persona da Pinochet, è una ferita aperta nel cuore di tutto il popolo cileno, una ferita che si rimarginerà solo quando tutti i criminali saranno stati giudicati e condannati. Le sue mani tozze vivono in tutti i pugni levati, nel lavoro quotidiano di tutti i democratici, di tutti coloro che non rinnegano il proprio passato e le proprie idee. La tua voce continua a pervadere tutto, fratello. La tua voce si chiama sindacato, manifestazione, resistenza, speranza, generosità, libro aperto, pane in tavola”.

un concerto di Victor Jara



nelle parole di Joan Jara, moglie e vedova di Victor



Victor Jara e Pete Seeger (Las casitas del barrio alto .. little boxes)



Estadio de Chile (L’ultima canzone)
L’11 settembre 1973 Víctor Jara fu arrestato dai militari fascisti di Pinochet. La maggior parte dei prigionieri politici vennero rinchiusi nel grande Estadio Nacional; altri in un piccolo complesso sportivo (non calcistico: vi si tengono partite di pallacanestro, pallavolo e calcetto e, all’epoca, serviva anche per le riunioni di pugilato; si tratta quindi di un palazzetto dello sport) detto “Estadio Chile”. Situato nella parte occidentale di Santiago, era stato inaugurato nel 1949.Víctor Jara vi rimase e vi fu assassinato. La data della sua morte è incerta: per alcuni risale al 16 settembre, ma non si tratta probabilmente della data esatta. Con mezzi di fortuna, continuò a comporre canzoni e poesie; questa è la sua ultima.
Gli furono prima spezzate le mani in mezzo alle grida di scherno di quei militari di merda (“Su, cantaci una canzoncina ora!”), poi gli furono tagliate. Fu poi ucciso. Gli fu trovato in tasca, dalla moglie Joan Turner che era venuta a riprendere il cadavere, un foglietto con questa canzone, recante la data del 23 settembre 1973; questa è probabilmente la data della sua morteLo “Stadio Chile” si chiama, dal settembre 2003, trentennale del golpe fascista e dell’assassinio di migliaia di prigionieri politici, Estadio Víctor Jara.Una canzone senza musica, sebbene Pete Seeger la abbia poi musicata e cantata in inglese. L’estremo atto di sfida di un uomo coraggioso e intelligente ai suoi stupidi aguzzini. [RV]
Estadio de Chile
Somos cinco mil aquí
en esta pequeña parte la ciudad.
Somos cinco mil.
¿Cuántos somos en total
en las ciudades y en todo el país?
Sólo aquí,
diez mil manos que siembran
y hacen andar las fábricas.
Cuánta humanidad
con hambre, frío, pánico, dolor,
presión moral, terror y locura.
Seis de los nuestros se perdieron
en el espacio de las estrellas.
Uno muerto, un golpeado como jamás creí
se podría golpear a un ser humano.
Los otros cuatro quisieron quitarse
todos los temores,
uno saltando al vacío,
otro golpeándose la cabeza contra un muro
pero todos con la mirada fija en la muerte.
¡Qué espanto produce el rostro del fascismo!
Llevan a cabo sus planes con precisión artera
sin importarles nada.
La sangre para ellos son medallas.
La matanza es un acto de heroísmo.
¿Es este el mundo que creaste, Dios mío?
¿Para esto tus siete días de asombro y de trabajo?
En estas cuatro murallas sólo existe un número
que no progresa.
Que lentamente querrá más la muerte.
Pero de pronto me golpea la consciencia
y veo esta marea sin latido
y veo el pulso de las máquinas
y los militares mostrando su rostro de matrona
llena de dulzura.
¿Y México, Cuba y el mundo?
¡Qué griten esta ignominia!
Somos diez mil manos
menos que no producen.
¿Cuántos somos en toda la patria?
La sangre del compañero Presidente
golpea más fuerte que bombas y metrallas.
Así golpeará nuestro puño nuevamente.
Canto, qué mal me sabes
cuando tengo que cantar espanto.
Espanto como el que vivo
como el que muero, espanto.
De verme entre tantos y tantos
momentos de infinito
en que el silencio y el grito
son las metas de este canto.
Lo que veo nunca vi.
Lo que he sentido y lo que siento
harán brotar el momento…
Versione italiana di Riccardo Venturi (2002)
Estadio de Chile
Siamo in cinquemila, qui,
In questa piccola parte della città.
Siamo in cinquemila.
Quanti siamo, in totale,
Nelle città di tutto il paese?
Solo qui
Diecimila mani che seminano
E fanno marciare le fabbriche.
Quanta umanità
In preda alla fame, al freddo, alla paura, al dolore,
Alla pressione morale, al terrore, alla pazzia.
Sei dei nostri si son perdi
Nello spazio stellare.
Uno morto, uno colpito come non avevo mai creduto
Si potesse colpire un essere umano.
Gli altri quattro hanno voluto togliersi
Tutte le paure
Uno saltando nel vuoto,
Un altro sbattendosi la testa contro un muro,
Ma tutti con lo sguardo fisso alla morte.
Che spavento fa il volto del fascismo!
Portano a termine i loro piani con precisione professionale
E non gl’importa di nulla.
Il sangue, per loro, son medaglie.
La strage è un atto di eroismo.
È questo il mondo che hai creato, mio Dio?
Per tutto questo i tuoi sette giorni di riposo e di lavoro?
Tra queste quattro mura c’è solo un numero
Che non aumenta.
Che, lentamente, vorrà ancor più la morte.
Ma all’improvviso mi colpisce la coscienza
E vedo questa marea muta
E vedo il pulsare delle macchine
E i militari che mostrano il loro volto di matrona
Pieno di dolcezza.
E il Messico, Cuba e il mondo?
Che urlino questa ignominia!
Siamo diecimila mani
In meno che producono.
Quanti saremo in tutta la patria?
Il sangue del Compagno Presidente
Colpisce più forte che le bombe e le mitraglia.
Così colpirà di nuovo il nostro pugno.
Canto, che cattivo sapore hai
Quando devo cantar la paura.
Paura come quella che vivo,
Come quella che muoio, paura.
Di vedermi fra tanti e tanti
momenti di infinito
in cui il silenzio e il grido
sono i fini di questo canto.
Ciò che ho sentito e che sento
Farà sbocciare il momento.
Pete Seeger recita”Estadio de Chile”

2 commenti:

  1. Forse avremmo tutti bisogno di un "cuore di terra". Grazie per la memoria.

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    1. ascoltare le sue canzoni è il modo migliore per ricordarlo :)

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