romanzo politico,
romanzo giornalistico, romanzo thriller, romanzo d’amore, romanzo sulla vita e
sulla morte, questo libro è tutto questo e molto altro ancora.
inizi a leggerlo e vai
avanti e avanti e ogni pagina resti a bocca aperte per la bellezza e la
profondità delle parole, e quando arrivi alla fine non puoi che ringraziare
Josè Saramago, per un regalo così grande.
è tutto così
verosimile e vero che non dubiti di quello che succede nella storia, anzi pensi
che è tutto vero.
e davanti a Josè
Saramago mi sento come il bambino di un racconto di Eduardo Galeano:
Introduzione alla storia dell’arte
Introduzione alla storia dell’arte
Ceno con Nicole e Adoum.
Nicole racconta di uno scultore che conosce, un uomo
di grande talento e famoso. Lo scultore lavora in un atelier enorme, circondato
di bambini. Tutti i bambini del quartiere sono suoi amici.
Un giorno il comune gli commissionò la scultura di un
cavallo per una piazza della città. Un camion portò all’atelier un grandissimo
blocco di granito. Lo scultore cominciò a lavorarlo, dall’alto di una scala, a
colpi di martello e scalpello. I bambini lo guardavano lavorare. Poi i bambini
partirono in vacanza, in montagna o al mare.
Quando tornarono, lo scultore mostrò loro il cavallo
terminato. E uno dei bambini, con gli occhi spalancati, gli chiese:
-Ma…come sapevi che dentro quella pietra c’era un
cavallo?
vogliatevi bene, leggete "Le intermittenze della morte" - franz
“Le intermittenze della morte “ inizia così:
Il giorno seguente non morì nessuno. Il fatto, poiché
assolutamente contrario alle norme della vita, causò negli spiriti un enorme
turbamento, cosa del tutto giustificata, ci basterà ricordare che non si
riscontrava notizia nei quaranta volumi della storia universale, sia pur che si
trattasse di un solo caso per campione, che fosse mai occorso un fenomeno
simile, che trascorresse un giorno intero, con tutte le sue prodighe
ventiquattr'ore, fra diurne e notturne, mattutine e vespertine, senza che fosse
intervenuto un decesso per malattia, una caduta mortale, un suicidio condotto a
buon fine, niente di niente, zero spaccato.
Il mondo di
cui l’autore ci narra pare inizialmente immaginario, ma ben presto ci si rende
conto che la descrizione dei personaggi, delle loro azioni, l’analisi dei più
reconditi pensieri, la narrazione di problemi e la ricerca di soluzioni non
sono affatto fiabeschi e con una quasi terribile epifania ci accorgiamo che Saramago
sta parlando di noi, di una comunità, di una collettività che a fatica si muove
tra i problemi della vita cercando soluzioni che spesso si dimostrano
irrealizzabili: facile è trovarsi in caduta libera verso il caos. La gestione
di un accadimento quale il non adempiersi di decessi, fa crollare a catena un
sistema che, con sapiente ironia, l’autore fa intendere fondarsi solamente sul
perpetuarsi della morte. Egli coglie l’occasione per esprimere la sua critica
alla società, alla Chiesa, alla politica e all’uomo contemporaneo che, senza la
presenza della morte, scopre tutta la sua debolezza.
Nelle pagine
si alternano, quasi come in una danza, i protagonisti che non hanno nomi; ci
troviamo improvvisamente a volteggiare tra il primo ministro, il prete, il cardinale,
i filosofi, la famiglia di contadini, il vecchio, la chiesa, la religione, il
governo, la maphia, il bambino, il violoncellista e la Morte, l’unica con la
lettera maiuscola. Forse perché solo lei è la vera protagonista del libro…
…E' stata una vera
rivelazione, in più di un senso. La prosa originale proposta
da Saramago sconcerta e conquista. L'assenza dei segni di interpunzione, la
mancanza di virgolette nel discorso diretto, l'assenza di lettere maiuscole,
trascina in una lettura più complicata del previsto ma anche più affascinante.
Cercavo di capire il perché di quelle scelte così drastiche, la necessità di
imporre al lettore una serie di difficoltà legate alla più elementare
comprensione del testo. Perseverando nella lettura ho maturato la convinzione
che l'autore delle Intermittenze, avesse ragione.
Aveva tolto il superfluo e lasciato il necessario, l'essenziale. Inoltre, una volta capito il meccanismo che regola la scrittura, tutto appare fluido e naturale.
Un'altra caratteristica di questo racconto, ma anche degli altri romanzi dello stesso autore, è costituita dalla mancanza di indicazioni temporali e spaziali, così come la totale assenza di nomi propri, di cosa o persona. Tutto ciò che è specifico viene definito attraverso nomi generici, e attraverso l'uso di complementi di specificazione viene identificato in modo univoco. Inutile e cervellotica precauzione? Questa mancanza di riferimenti permette di concentrare tutta l'attenzione sulla storia, come se solo quella avesse importanza. Le persone descritte non hanno nome perché il loro nome non ha importanza, potrei forse essere io la protagonista, o il mio vicino di casa, o mia cugina. Sono persone comuni, i protagonisti, gente di passaggio con una storia da compiere e portare avanti…
Aveva tolto il superfluo e lasciato il necessario, l'essenziale. Inoltre, una volta capito il meccanismo che regola la scrittura, tutto appare fluido e naturale.
Un'altra caratteristica di questo racconto, ma anche degli altri romanzi dello stesso autore, è costituita dalla mancanza di indicazioni temporali e spaziali, così come la totale assenza di nomi propri, di cosa o persona. Tutto ciò che è specifico viene definito attraverso nomi generici, e attraverso l'uso di complementi di specificazione viene identificato in modo univoco. Inutile e cervellotica precauzione? Questa mancanza di riferimenti permette di concentrare tutta l'attenzione sulla storia, come se solo quella avesse importanza. Le persone descritte non hanno nome perché il loro nome non ha importanza, potrei forse essere io la protagonista, o il mio vicino di casa, o mia cugina. Sono persone comuni, i protagonisti, gente di passaggio con una storia da compiere e portare avanti…
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