uno può dire che 729 pagine dell’edizione inglese sono
troppe (qui),
che sono troppe anche 510 pagine dell’edizione italiana (qui),
che non ha soldi da spendere (ma può leggerlo qui), ma
cosa può dire davanti all’edizione a fumetti in italiano? Costa solo 10 euro ed
è un libro terribile e bellissimo.
non privatevene – franz
…Non c’è bisogno ormai di insistere che un libro a fumetti non
è meno serio di qualunque altra cosa. Se ce ne fosse stato bisogno, questo è un
esempio straordinario: aggiunge all’informazione fattuale, alle notizie e al
commento storico-politico, la forza di un’immaginazione visuale che intreccia
immagini\simbolo stilizzate (il grasso capitalista col cappello a cilindro, lo
zio Sam a stelle e strisce) con la precisa ricostruzione delle fisionomie dei
protagonisti ed è al suo meglio nelle immagini di sfondo, nel contesto spaziale
in cui le persone e gli eventi si svolgono; recupera la grande tradizione della
grafica rivoluzionaria e militante del movimento operaio americano, compresa la
funzione centrale dell’umorismo. Non a caso, fra gli autori\curatori figura uno
storico come Paul Buhle, che da sempre lavora proprio sull’uso dell’umorismo,
della grafica, dell’ironia nella storia dei movimenti di opposizione americani;
e che la grafica di Mike Kopacki riprende (per esempio, con le immagini
stereotipe tradizionali del grasso capitalista col cappello a cilindro e dello
zio Sam a stelle e strisce) arricchendola con una tecnica di collage che
intreccia i pannelli dei cartoon con fotografie, ritagli di giornale, immagini
d’epoca: in questo modo, la funzione documentaria e l’effetto grafico si
rinforzano a vicenda…
…Ovviamente, un libro come questo ha bisogno di qualche
istruzione per l’uso. In primo luogo (e questo vale anche per la sua fonte, la
Storia del popolo americano), scrivendo negli Stati Uniti Zinn si rivolgeva a
lettori che conoscevano almeno una versione dei contesti generali, della storia
ufficiale e della storia istituzionale del loro paese, se non altro perché
gliel’avevano fatta imparare a scuola, e quindi lo capivano come controcanto
alle narrazioni dominanti (non a caso, si presenta come una lezione\conferenza
di Zinn a un pubblico di attivisti e studenti), non come l’unica narrazione
della storia americana, come se tutta la storia degli Stati Uniti fosse qui. Se
non ne teniamo conto, davvero finiamo per farci l’idea semplificata degli Usa
come il vero “impero del male”, punto e basta, mero braccio armato della
repressione capitalista e imperialista. Anche la forma a fumetti può lasciare
il varco a qualche semplificazione: penso alla narrazione avventurosa e un po’
complottistica della crisi iraniana del 1952, da cui sembra venir fuori che le
masse sono mobilitabili e manipolabili a piacimento, basta pagare e fare
propaganda - che è il contrario di quello che Zinn cerca di dire in tutto il
libro. Ma sono dettagli, superabili se alla facilità di lettura e all’impatto
emotivo resi possibili dalla grafica, e dalla drammaticità dei fatti narrati,
aggiungiamo l’attenzione critica che un libro di storia, anche a fumetti,
sempre richiede. E se teniamo in conto le parole con cui il libro si conclude:
dopo tante tragedie, disgrazie, sconfitte, catastrofi, Zinn evoca ancora la
speranza: “La storia umana non è solo storia di crudeltà, ma anche di
compassione, sacrificio, coraggio e benevolenza… Il futuro è un infinito
succedersi presenti”. La prima immagine del libro è Zinn in lacrime; l’ultima è
il suo sorriso.
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