un mondo magico, per molti, se si ricordano.
un libro da leggere lentamente, col dispiacere che finisca - franz
… In quel pozzo esiste il meraviglioso mondo
capovolto dell’infanzia felice e perduta, trasformata poi nel mondo interiore
da cui scaturiscono le invenzioni poetiche e narrative della futura scrittrice.
E ci sono i genitori, a loro volta scrittori “mancati”, c’è la città ungherese
di Debrecen, con la sua bellezza scintillante della primavera e delle feste di
Natale, gli animali amati (soprattutto i gatti), i parenti, i giochi, la
scuola. Dal pozzo, quando Magda ritorna alla vecchia casa ormai adulta e carica
di una vita difficile, saltano fuori tutte queste meraviglie e danno vita ad un
nuovo romanzo. Non deve essere stato difficile alla bimba che viveva in quella
casa pensare di diventare un giorno una scrittrice, come dimostra la scena
rappresentata nelle prime pagine del “Vecchio pozzo”, che spiega come i
genitori, , passano le serate a inventare fiabe mirabolanti insieme alla loro
figlioletta, la quale partecipa attivamente alla creazione di questi mondi
magici, perché , scrive la Szabo’, e da autentici , madre, padre e figlia
passano le ore a inventare mostri giganteschi presto debellati, nuvole
acchiappate con un semplice fischio, invenzioni strampalate e persino un
tantino preveggenti, regni stabiliti in isole remote, dove l’erede al trono
assomiglia immancabilmente a Ifi, il gatto di casa.
… Questo è dunque, rispetto
agli altri, un libro (del 1970, tradotto ora in italiano) di memorie reali ma
raccontate con la forza narrativa di una grande romanziera. Uno poi magari vi
ritrova singolari consonanze con la propria esperienza: “chiunque ripensi ai
giochi della propria infanzia ricorda quanto poco importante fosse appesantire
la fantasia con elementi esteriori, bastava sedersi tra le quattro gambe
all’aria del tavolo capovolto, immaginando di essere in un mare in tempesta, e
solo un folle non avrebbe visto che le onde intorno…( chi mai non ha rovesciato
sedie e tavoli per farne vascelli?). Su un tessuto commovente di episodi,
affetti, sogni e timori si innestano memorie più profonde, come
nell’ammirazione per il realismo buono della mamma: “la sua leggerezza nel
sopportare l’esistenza, l’incrollabile serenità che manteneva in ogni
circostanza, la gioia che mostrava assaporando la bellezza prodigiosa elargita
spontaneamente dal mondo – la pioggia, un albero, un libro, una serratura
insolita, i quadri appesi al museo, un fungo… - erano una specie di miracolo
divino”…
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