a me è piaciuto abbastanza, lo consiglio a chi vuole fare un viaggio di due ore fra la Bretagna e il Marocco, con una storia che non ti stacchi più - franz
…Un
bel giallo, solido anche quando pare non esserlo, capace di trasciare il
lettore nell'oscura provincia francese e nelle sue perversioni, seguendo un
protagonista che è bidimenesionale al punto giusto per farci da Virgilio nel suo
personale inferno…
…sempre la
solita storia dell'ex poliziotto incazzato con la vita, Irlandese ex
guerrigliero dell'IRA che non si capisce il perché faccia il poliziotto in
Francia, e soprattutto non si capisce il perché per la mancanza di un occhio
che lui non si cura, lasciandolo in balia delle infezioni, sembra avere una
malattia terminale peggio di un tumore ultimo stadio.
Fondamentalmente nulla di nuovo, che forse riesce a piacere a qualche lettore della domenica, ma un lettore vorace di storie così ne ha già lette a centinaia...
Fondamentalmente nulla di nuovo, che forse riesce a piacere a qualche lettore della domenica, ma un lettore vorace di storie così ne ha già lette a centinaia...
L'autore ha
ricevuto molti premi in Francia, mi fa piacere, vuol dire che non solo in
Italia danno premi senza un perchè...
…Avevo
appena cominciato a leggere il romanzo, e subito mi sono accorta di quanto sia
stato scritto come piace a me. Innanzitutto, perché è un noir di nome, anzi, di
copertina, e di fatto. A cominciare da Mc Cash, un uomo che ha vissuto l'epoca
dei Clash e del suo cantante, Joe Strummer, come un periodo di rivoluzione culturale
e sociale, attraverso una musica rock di "un'epoca in cui l'utopia non
si riassumeva nel sopravvivere all'imminente catastrofe ecologica e
sanitaria". Un ex
poliziotto, cupo e aggressivo quando i dolori allucinanti della protesi
all'occhio gli perforano il cervello, con una durata dai 5 minuti alle 10 ore.
In quei casi, si barrica in casa con le persiane abbassate, cattivo più che
mai. Ha un suo stile e un suo carattere, comunque, e le donne ne sono
affascinate da un lato, ma spaventate dall'aspetto del suo volto. Ma come molti
scorbutici, la sua è una facciata di solitudine e di desolazione. In sole 176
pagine, Férey riesce a trasmettere quella sensazione necessaria in un
noir, quel sottofondo di disperazione, che mi hanno ricordato André Héléna o
Jean Claude Izzo. La vita vissuta inutilmente, senza futuro, con la
consapevolezza che basterebbe il clic di un grilletto, per finirla lì...
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