mercoledì 11 settembre 2013

La gamba sinistra di Joe Strummer – Caryl Férey

non sarà un capolavoro, ma si legge bene, sembra già la sceneggiatura di un film.
a me è piaciuto abbastanza, lo consiglio a chi vuole fare un viaggio di due ore fra la Bretagna e il Marocco, con una storia che non ti stacchi più - franz



…Un bel giallo, solido anche quando pare non esserlo, capace di trasciare il lettore nell'oscura provincia francese e nelle sue perversioni, seguendo un protagonista che è bidimenesionale al punto giusto per farci da Virgilio nel suo personale inferno…

…sempre la solita storia dell'ex poliziotto incazzato con la vita, Irlandese ex guerrigliero dell'IRA che non si capisce il perché faccia il poliziotto in Francia, e soprattutto non si capisce il perché per la mancanza di un occhio che lui non si cura, lasciandolo in balia delle infezioni, sembra avere una malattia terminale peggio di un tumore ultimo stadio.
Fondamentalmente nulla di nuovo, che forse riesce a piacere a qualche lettore della domenica, ma un lettore vorace di storie così ne ha già lette a centinaia...
L'autore ha ricevuto molti premi in Francia, mi fa piacere, vuol dire che non solo in Italia danno premi senza un perchè...

…Avevo appena cominciato a leggere il romanzo, e subito mi sono accorta di quanto sia stato scritto come piace a me. Innanzitutto, perché è un noir di nome, anzi, di copertina, e di fatto. A cominciare da Mc Cash, un uomo che ha vissuto l'epoca dei Clash e del suo cantante, Joe Strummer, come un periodo di rivoluzione culturale e sociale, attraverso una musica rock di "un'epoca in cui l'utopia non si riassumeva nel sopravvivere all'imminente catastrofe ecologica e sanitaria". Un ex poliziotto, cupo e aggressivo quando i dolori allucinanti della protesi all'occhio gli perforano il cervello, con una durata dai 5 minuti alle 10 ore. In quei casi, si barrica in casa con le persiane abbassate, cattivo più che mai. Ha un suo stile e un suo carattere, comunque, e le donne ne sono affascinate da un lato, ma spaventate dall'aspetto del suo volto. Ma come molti scorbutici, la sua è una facciata di solitudine e di desolazione. In sole 176 pagine, Férey riesce a trasmettere quella sensazione necessaria in  un noir, quel sottofondo di disperazione, che mi hanno ricordato André Héléna o Jean Claude Izzo. La vita vissuta inutilmente, senza futuro, con la consapevolezza che basterebbe il clic di un grilletto, per finirla lì...

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