…Disegnatore,
scrittore, drammaturgo, Sławomir Mrożek è stato una delle figure intellettuali
più interessanti del recente panorama culturale polacco.
Il mio incontro con Mrożek risale a una quindicina d'anni fa, quando comprai su una bancarella di libri usati una delle sue più celebri raccolte di racconti, "L'elefante": non sapevo nulla di lui, ma interessandomi - al solito in maniera dilettantesca e disordinata - di tutto ciò che fosse polacco, pensai che un nome e un cognome così fossero una garanzia sufficiente.
Mi bastarono poche pagine per capire che quello che avevo per le mani era il libro di un fuoriclasse. Una fantasia scatenata e un'intelligenza acuminata come un fascio laser facevano di ognuno di quei brevi raccontini una specie di benefica pilloletta per la mente.
Sono racconti nei quali spesso si parte da presupposti verosimili, da situazioni apparentemente pacifiche e si arriva - a fil di logica - verso conclusioni grottesche ed assurde…
Il mio incontro con Mrożek risale a una quindicina d'anni fa, quando comprai su una bancarella di libri usati una delle sue più celebri raccolte di racconti, "L'elefante": non sapevo nulla di lui, ma interessandomi - al solito in maniera dilettantesca e disordinata - di tutto ciò che fosse polacco, pensai che un nome e un cognome così fossero una garanzia sufficiente.
Mi bastarono poche pagine per capire che quello che avevo per le mani era il libro di un fuoriclasse. Una fantasia scatenata e un'intelligenza acuminata come un fascio laser facevano di ognuno di quei brevi raccontini una specie di benefica pilloletta per la mente.
Sono racconti nei quali spesso si parte da presupposti verosimili, da situazioni apparentemente pacifiche e si arriva - a fil di logica - verso conclusioni grottesche ed assurde…
…Le cose cambiarono con l’invasione della Cecoslovacchia
da parte delle truppe del Patto di Varsavia, quando prese definitivamente le
distanze dal regime comunista polacco con una lettera indirizzata al periodico
dell’emigrazione Kultura di Parigi e successivamente chiese l’asilo politico
alla Francia: “Ricordo la stupenda giornata estiva e la mia cieca furia quando
appresi la notizia dell’invasione dalla radio. Potevo tollerare, anche se con
crescente impazienza, l’umiliante situazione di chi sa ma ha paura di parlare.
Ma questo era troppo. Uno schiavo che prendeva a calci un altro schiavo per
compiacere il padrone, era una cosa intollerabile”, ricorda Mrozek. Da un
giorno all’altro le sue opere vennero messe all’indice e furono ritirate dalle
librerie in Polonia…
…Con Mrozek, personaggio estremamente schivo (posso
testimoniarlo personalmente dal momento che ho avuto la sorte di incontrarlo
insieme a Jerzy Stuhr a Cracovia per la strada: vedemmo passare un’ombra e
Jerzy lo salutò quasi commosso, mentre lui, dopo un cenno di saluto, scomparve
subito nei vicoli dietro il Teatr Stary) scompare uno degli ultimi
rappresentanti di una grande tradizione di intellettuali che hanno saputo fare
tesoro delle varie vicissitudini, perlopiù tragiche, vissute dal proprio Paese,
passando da un’infanzia segnata dalla guerra all’adolescenza negli anni dello
stalinismo polacco alla maturazione politica e intellettuale con il disgelo e
con il successivo trauma dell’invasione della Cecoslovacchia nel ’68. Lo stesso
percorso intellettuale ed esistenziale della poetessa polacca Wislawa
Szymborska, nata nel 1923 e scomparsa lo scorso anno, anche lei legata a
Cracovia, dove verranno tumulate le spoglie di Slawomir Mrozek per sua espressa
volontà.
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