Il Corriere
della Sera è tornato ad occuparsi dell’accoglienza italiana dei
migranti. L’ha fatto martedì 26 aprile attraverso un lungo articolo a pagina
cinque richiamato addirittura dalla prima, poco sotto la vignetta di Giannelli.
“Noi e i migranti”, dall’inviato a Briatico -Vibo Valentia- Federico
Fubini.
La prima
frase del sommario dà l’idea del taglio complessivo: “Vitto e alloggio
senza lavorare né studiare: è l’assistenzialismo dei centri di accoglienza”.
In realtà, l’autore del reportage ne ha visto solo uno, gestito da
un’associazione e definito “hotel sul mare”. Lì riferisce di aver incontrato un
ragazzo (presentato come nullafacente) che “si dichiara cittadino del Mali” e
“dice di avere diciannove anni”. “Porge una debole stretta di mano” con il
“tablet sottobraccio”. Il presunto maliano “non ha mai fatto lo sforzo di
imparare una parola d’italiano” e non vuole lavorare -su questo Fubini propone
“lavoretti per la comunità locale” ad hoc, “magari un euro l’ora”-, a
dimostrazione della tesi di fondo dell’articolo: “questo Paese sta
riproducendo con i migranti le peggiori tare dell’assistenzialismo degli anni
70 e 80”.
Il pezzo
contiene una lunga serie di errori che abbiamo rivisto insieme a Gianfranco
Schiavone, vice
presidente dell’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (ASGI)
e presidente del Consorzio italiano di solidarietà-Ufficio rifugiati Onlus di
Trieste.
“Evidenzio
due punti -ragiona a voce alta Schiavone, che si dice ‘indignato’
dall’articolo-. Il primo è che questo signore sostanzialmente parla di
assistenzialismo dei centri di accoglienza, di un modello fallito, dopo la
visita di un solo centro. Dunque l’articolo presentato come inchiesta non ha
nulla dell'inchiesta da un punto di vista giornalistico. Secondo, che
all’interno di questa presunta inchiesta il giornalista si lascia andare a
dichiarazioni che non sono altro che manifesti ideologici non sostenuti da dati
oggettivi”.
Ad esempio?
“Ad un certo punto scrive: ‘Quasi nessuno di loro (gli ospiti del centro
accoglienza, ndr) viene da guerre o persecuzioni’. Come ha fatto ad accertarlo,
stante il fatto che non sarebbe suo compito? Avrebbe dovuto dar conto al
lettore delle presenze, delle domande presentate, dei ricorsi e degli
accoglimenti. Invece non c'è nessun dato che riguarda la condizione degli
ospiti che vivono nel centro”.
Peraltro il
Paese del malcapitato appassionato di tablet è proprio il Mali,
rispetto al quale il Tribunale di Milano nel dicembre 2015 ha riconosciuto “una
situazione di pericolo grave per l’incolumità delle persone derivante da
violenza indiscriminata ancora presente in loco” e quindi riconosciuto
il diritto alla protezione sussidiaria proprio ad un cittadino maliano….
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