per me un libro bellissima, che non delude per nulla.
astenersi bacchettoni - franz
Comicità scatenata e scatenato
erotismo: ecco i due binari su cui corre velocissima la cronaca della (breve)
vita di Oberdan Baciro, vissuto quanto il fascismo e morto per distrazione.
Figlio unico di madre vedova, devotissima a Dio e al Duce, il piccolo Oberdan è
uno di quei rari esseri umani il cui destino si manifesta già nell'infanzia più
tenera. A Oberdan basta un orlo appena sollevato, un baluginio di pelle, per
trasformare la curiosità in chiodo fisso. Attorno a quell'apparizione fugace si
consumano la sua infanzia e la sua giovinezza, votate al culto solitario
dell'inspiegabile mistero femminile. Il problema però è che gli anni passano,
ma per Oberdan il mistero resta tale. Non gli rimane così che rifugiarsi nella
fantasia, accesa dai racconti di chi millanta esperienze trionfali. Mentre
l'Italia degli anni Trenta cammina tronfia verso il baratro della guerra,
Oberdan Baciro danza il suo impacciatissimo balletto con il desiderio, fino a
un beffardo ultimo atto. Lelio Luttazzi sa essere meravigliosamente leggero. Di
quella leggerezza gioiosa e immaginifica che è l'antidoto all'opacità del
vivere. Con una lingua spigliata e volutamente démodée, strizzando l'occhio ai
romanzi libertini, ci consegna un singolare affresco d'epoca che svela lo
spirito irriverente nascosto sotto la gonnella dell'Italia più severa. Una
storia briosa e imprevedibile come la migliore delle sue improvvisazioni jazz.
Apologo, tragicommedia,
romanzo di formazione:L'erotismo di Oberdan Baciro, romanzo rimasto per più di
trent'anni nel cassetto del grande Lelio Luttazzi, attinge a questi generi con
lo humour, la levità e lo stile che erano tipici del re dello swing italiano. A
quasi due anni dalla morte, avvenuta nella sua Trieste dove era appena tornato
dopo una vita passata prima a Milano e poi a Roma, viene pubblicato il suo
secondo libro. L'eclettico personaggio, autore di canzoni e colonne sonore,
direttore d'orchestra, conduttore radiofonico e televisivo, attore, showman,
ebbe anche un côté da scrittore. Scrisse racconti e romanzi, ma finì per
pubblicare un solo libro, Operazione Montecristo , in cui ricapitolava
l'ingiustizia dell'arresto e dei 27 giorni di detenzione subiti per
un'intercettazione mal interpretata, frutto di un trucchetto di Walter Chiari,
lui sì consumatore di cocaina, che aveva ingaggiato l'ignaro Lelio per mettersi
in contatto con uno spacciatore (senza poi chiedere scusa per il disastro
combinato). Per Luttazzi, quell'arresto fu un baratro psicologico. Orfano di
padre poco dopo la nascita, figlio unico di una maestra bigotta e innamorata
del Duce, aveva in sé un fortissimo senso del rispetto della legalità e
dell'importanza della reputazione. Visse come uno shock irreversibile
l'esperienza della galera e dei «pubblici accusatori del paleolitico sistema
giudiziario italiano, che, nel dubbio, intanto schiaffano in galera anche le
persone per bene, e poi si vedrà». E meno male che la madre era morta, riuscì
solo a pensare prima di sprofondare in una sottile forma di depressione,
sfilandosi dalla scena all'apice del successo. Era il 1970, e Luttazzi aveva
solo 47 anni. Benché completamente scagionato, non riuscì più a riprendersi la
vita che aveva sino a quel momento costruito…
Grazie per ricordare Lelio Luttazzi, uno dei più grandi signori dello spettacolo ( e non solo) che ci siano stati. Del libro avevo solo sentito parlare. Ora che sono per qualche giorno in Italia ne approfitto per cercarlo.
RispondiEliminase il libro ti piacerà la metà di quanto è piaciuto a me, ti piacerà moltissimo:)
RispondiEliminae se qualcuno ascolta un cd di Lelio Luttazzi male non farà, anzi...