giovedì 15 agosto 2013

La magnitudo della tragedia - Quim Monzó

un libro divertente e paradossale (?), con un buon ritmo e molti colpi di scena.
Quim Monzó sa catturare e poi intrattenere chi legge.

non un capolavoro, certo, ma non dispiace - franz



una bella intervista a Quim Monzò sulla traduzione:


intervista a Quim Monzò
(a cura di Gina Maneri)
Noto scrittore tradotto in tutto il mondo, giornalista, sceneggiatore, conduttore di programmi radiofonici, Quim Monzó (Barcellona, 1952) è stato anche traduttore.
Lo abbiamo incontrato nel suo studio di Barcellona lo scorso febbraio per fare una chiacchierata proprio sulla traduzione.
Quim, oltre a tutti i libri che hai scritto ne hai anche tradotti diversi. A proposito, quanti?
Non lo so, ora non me lo ricordo. La mia esperienza come traduttore si limita agli anni ‘80. Poi, a partire dagli anni ’90, ho fatto solo qualcosa per il teatro, perché mi divertiva. Negli anni ’80 vivevo a New York e in quella città ho tradotto Frankenstein di Mary Shelley e Jude l’oscuro di Thomas Hardy: un libro deprimente, per poco mi taglio le vene, un romanzo con un ragazzo che fa il muratore e vorrebbe studiare. Una volta tornato a Barcellona ho tradotto cose di Hemingway, Salinger, Truman Capote…
Come hai cominciato?
A tradurre? Non so… con molta faccia tosta, a tradimento. La mia padronanza delle lingue non è che sia poi eccellente… Ho smesso di tradurre regolarmente negli anni ’90, perché è un lavoro pagato malissimo, qui in Spagna almeno è un’ingiustizia, non so come sia nel resto d’Europa…

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