…Non teme
che si torni ad un governo militare?
Non sono
preoccupato di un governo militare perché credo negli egiziani, sono stati
capaci di mandare in prigione due presidenti in due anni. Nessuno potrà creare
una nuova dittatura qui. Sisi è intervenuto per un senso di dovere verso
l’Egitto. Avevano ottenuto tutto, la Costituzione ha mantenuto i privilegi
dell’esercito, i progetti, senza nessuna supervisione. Non c’era motivo per i
generali di prendersi questo rischio. Hanno pensato che i Fratelli musulmani
stessero facendo qualcosa di male al Paese: per esempio nel Sinai abbiamo
scoperto che sostenevano i terroristi. Sisi non ha iniziato la rivoluzione,
l’esercito invece ha protetto le masse. L’esercito ha difeso il paese. Io ho
sempre criticato la giunta militare, mi hanno accusato 12 volte in processi
militari anche per distruzione dell’immagine del Paese, ma ora sostengo il
governo dell’esercito.
Cosa
pensa della copertura mediatica degli eventi egiziani e della censura imposta
sui canali islamisti?
Sono
contrario alla chiusura di canali se non per motivi legati al rispetto della
legge, bastavano due giorni per raccogliere le prove e chiudere questi canali:
non sono televisioni islamiste ma terroriste; insultano i cristiani, le chiese,
anche io sono stato insultato e sono in corso due cause. Tenevo un programma su Al
Jazeera (piena di
membri dei Fratelli musulmani) in cui criticavo la Fratellanza, allora mi hanno
licenziato. Però hanno insistito perché continuassi a lavorare per loro, per
usare il mio nome. Ho chiesto di preparare una trasmissione settimanale dal
titolo: “I crimini dei Fratelli musulmani”. Non li ho mai più sentiti.
L’Egitto
continua ad essere un paese profondamente corrotto dopo le rivolte del 2011?
Nulla è
cambiato in questo dopo la caduta di Mubarak con i Fratelli musulmani che
tentavano di accordarsi con gli uomini del vecchio regime. Ora invece, sono
molto ottimista, siamo sulla buona strada, è la prima volta che si potrebbe
attuare un vero cambiamento. Eppure qualcosa è cambiato dopo i movimenti
sociali, nell’arte e forse anche nel concetto di democrazia. La rivoluzione è
un cambiamento umano. Ci sono state continue ondate di creatività, dopo il 1919
sono nati grandi creativi e poi dopo il 1952. Vedo cinema e arte in un ottimo
stato a breve. Per questo tengo un seminario settimanale per giovani scrittori,
come il poeta Mustafa Ibrahim, e vedo nuovi documentaristi e registi in grado
di liberare la televisione. Credo che abbiamo presentato un modello
all’umanità, superando una dittatura in modo pacifico: quando ci sono 30
milioni per le strade, loro hanno l’autorità. Ci sono stati milioni di
contestatori contro la guerra in Iraq ma niente è cambiato, invece qui abbiamo
dimostrato che l’autorità risiede nel popolo.
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