Report semiserio ma purtroppo realistico di un’audizione
alla Commissione Lavoro della Camera dei Deputati sulla disoccupazione
giovanile.
È la prima volta che San Precario entra nelle segrete
stanze del potere. E lo fa non in punta di piedi ma con la forza delle sue
argomentazioni e l’autorevolezza di chi da più di 10 anni affronta, combatte e
vince qualche battaglia contro la precarietà (come oggi in Mondadori). Ringraziamo i membri della Commissione Lavoro del M5S
per averci dato questa opportunità.
Nell’audizione alla XI Commissione Lavoro, relativa
all’”Indagine conoscitiva sulle politiche in favore dell’occupazione
giovanile”, San Precario ha fatto notare come da 30 anni si segua lo stesso
schema (politico) di gioco, quello che prevede come condizione per aumentare
l’occupazione la necessità di precarizzare il lavoro, diminuire i salari,
ridurre i diritti. Il risultato è noto: poco reddito, pochi consumi, incertezza
e ricatto dilagante, impoverimento, scarsa efficienza, bassa produttività e il
tasso di disoccupazione che schizza in termini reali a oltre il 20% con quello
giovanile che supera il 40%.
In un qualsiasi torneo di calcetto di serie D, un
allenatore che avesse ottenuto simili risultati sarebbe stato licenziato sui
due piedi e i suoi mirabolanti schemi di gioco buttati nel cesso. E pensare che
qualche calcio di rigore era stato fortuitamente concesso. Ad esempio, che la
crescita demografica è assai calata nell’ultimo ventennio, per cui i giovani
sono oggi un numero di gran lunga inferiore a quello degli anni ’70. Eppure il
loro tasso di disoccupazione è più alto di un terzo.
San Precario ha fatto anche notare che, proprio perché
questo schema non funziona, non funzionano, anzi sono deleteri, i suoi
corollari. Ad esempio, che per far aumentare l’occupazione, occorra incentivare
le imprese dando loro regalie in termini di bonus, sgravi fiscali e
contributivi. Il massimo lo si è raggiunto con il “decreto del fare” (mai nome
più ridicolo) del neo governo Alfetta,
che vincola il bonus per l’assunzione di giovani disoccupati solo a coloro che
hanno meno di 29 anni, non hanno raggiunto il diploma o vivono da soli oppure
coabitano con coetanei/e.
Di fronte a queste obiezioni, il presidente della
Commissione Lavoro, Cesare Damiano, ex Ministro dell’Industria e parlamentare
PD, fino a quel momento assai disinteressato, ha cominciato ad alzare il
sopracciglio mostrando i suoi occhi aguzzi. Lo sguardo si è fatto ancor più
preoccupato quando San Precario ha cominciato ad affermare che l’unica seria e
praticabile politica a favore dell’occupazione era una politica che sostenesse
la domanda e i consumi in modo ecocompatibile, garantendo maggiori salari,
riformando gli ammortizzatori sociali tramite l’istituzione di un reddito
minimo incondizionato, in grado di migliorare la prestazione lavorativa e
ridurre il ricatto della precarietà.
A questo punto, l’attenzione si è fatta più accesa. E sono
cominciate le domande o le contro-argomentazioni. Alcune non siamo in grado di
riportarle. Ricordiamo solo che ci si è lamentati, da parte del PD, che San
Precario metteva in unico calderone le politiche sul lavoro sia del Centro
Sinistra che del Centro Destra. Effettivamente, su questo punto, la nostra
interlocutrice non aveva tutti i torti. Per brevità San Precario non ha,
infatti, ricordato che i provvedimenti in materia di flessibilità – ovvero
precarietà – del lavoro adottati dai governi di Centro Sinistra (dalle legge
sulla mobilità, al pacchetto Treu, alla riforma del tempo determinato) sono
stati sicuramente più deleteri di quelli adottati dal Centro-Destra (legge
Biagi) e che solo unendosi (vedi governo Monti e legge Fornero e ora governo
Alfetta) hanno raggiunto e possono ambire al massimo della perversione.
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