È sempre più
necessario che Obama pensi alle dimissioni.
Il papa (Benedetto XVI) l’ha fatto.
Fin dall'inizio Obama è stato il simbolo di mille speranze,
non solo per chi l’aveva votato, ma anche per una moltitudine di cittadini del
mondo. Col passare dei mesi e degli anni è diventato sempre più il presidente
del vorrei (speriamo), ma non posso. A complicare le cose c’è stato il premio
Nobel per la pace, per motivi imperscrutabili. Le guerre continuano, ne nascono
di nuove, gli Usa sempre protagonisti, palesi od occulti, il complesso militare-industriale
spadroneggia, trivellazioni, fracking, fabbricazione (e impiego) di armi sono
il governo degli USA
Forse non cambierà niente, ma le dimissioni di Obama
lo consegneranno alla storia, e il premio Nobel avrà avuto un senso, basterebbe
andare in tv e dire: non ci sto più, “I would prefer not to”.
Fare il presidente è un ruolo non un investimento divino. La politica americana non è cambiata alternando Repubblicani e Democratici, le guerre sono semore state condotte con lo stesso stile e hanno avuto sempre lo stesso risultato, dal Vietnam in poi. Cambiare figurante, colore, pelle, al Signor Presidente non cambia di una virgola l'agenda del potere reale. Lascia che Obama si goda i cambi di vestito della moglie e saltelli davanti a un microfono. Il problema non è lui.
RispondiEliminaTeresa, siamo d'accordo, il problema non è lui, solo gli prospettavo un'uscita alla Benedetto XVI, prima che, come per gli atleti dopati, gli tolgano il premio per indegnità.
RispondiEliminama, come quasi tutte le utopie, non si realizzerà mai.