venerdì 22 agosto 2014

Arrestata a Ferguson Hedy Epstein



Sulla maglietta nera ha la frase Stay Human, «restiamo umani», quella con cui il reporter Vittorio Arrigoni, ucciso a Gaza nel 2011 dagli jihadisti, terminava ogni suo articolo. È tranquilla, Hedy Epstein, mentre viene portata via, le mani dietro la schiena. Piccola, tra due poliziotte, fragile nei suoi 90 anni.
Protestava davanti all'ufficio del governatore del Missouri Jay Nixon, contro la presenza della Guardia Nazionale nelle strade di Ferguson, dove è stato ucciso dalla polizia Michael Brown, un teenager nero disarmato. Ed è finita in manette.
Hedy Epstein vive a Saint Louis, è sopravvissuta alla Shoah, ed è un'attivista politica instancabile. Sostiene il Free Gaza Movement, la coalizione di operatori umanitari e organizzazioni che sostengono la Palestina libera. 
A scioperi della fame, picchetti e arresti, è abituata: «Lo faccio da quando ero adolescente, non credevo che avrei continuato fino a 90 anni. Dobbiamo farci sentire oggi, così che le persone non debbano farlo quando saranno novantenni». Il 21 ottobre comparirà in tribunale.

Ha novant’anni,  un passato da sopravvissuta all’Olocausto  e un presente fatto di costante militanza a favore dei più deboli e contro le discriminazioni: Hedy Epstein è finita in manette ieri, insieme ad altri trenta manifestanti negli scontri di piazza di Ferguson. Come gli altri stava protestando a suon di slogan e di “mani in alto, non sparate” contro l’impiego della Guardia Nazionale nei moti della capitale del Missouri, intensificatisi dopo l’uccisione ingiustificata da parte della polizia di Michael Brown, diciottenne di colore incensurato e disarmato, e presto diventati simbolo della ribellione ‘nera’ a una delle più gravi condizioni di discriminazione razziale.
Alla causa pacifica degli afroamericani che chiedono uguaglianza e parità di trattamento davanti alla legge, la Epstein aveva aderito per solidarietà. La donna di origini tedesche ha, infatti, un lungo passato di devozione alle cause civili, iniziato forse quando riuscì a scappare dalla Germania nazista grazie al Kindertransport – treno che portò 10 mila bambini ebrei in Inghilterra- e proseguito poi nella militanza tra le fila della resistenza francese, in America per cause come il pacifismo –erano gli anni del Vietnam- l’aborto, il diritto alla casa e durante i suoi lunghi viaggi, dal Nicaragua alla Cambogia, sempre accanto agli ultimi. Solo qualche giorno fa aveva fatto ritorno dal Cairo dove, da sempre sensibile alla questione palestinese e sostenitrice del Free Gaza Movement, aveva protestato contro la campagna militare di Israele sulla Striscia.
Al momento dell’arresto, tranquilla e sicura delle sue azioni, indossava una maglia nera compagna di molte sue lotte: “stay human” in ricordo del reporter Vittorio Arrigoni, ucciso a Gaza nel 2011 dagli jihadisti e quasi a sottolineare un altro sacrificio, quello a cui le forze dell’ordine del Missouri sembrano costringere moltissimi professionisti dell’informazione, poco tollerati e per questo minacciati, deliberatamente esposti a lacrimogeni e misure antisommossa della polizia. Hedy Epstein, dopo una notte in carcere, è attesa ora davanti alla Corte ma non per questo ha perso la voglia di far sentire la sua voce, come ha dichiarato, infatti, “faccio questo da quando ero una teenager e non avrei mai pensato che avrei continuato anche a 90 anni. Dobbiamo svegliarci, e fare a modo che la gente di oggi non sia costretta a scendere in piazza quando avrà la mia età“.

2 commenti:

  1. Un esempio di come la protesta, la libertà e la voglia di esprimersi non siano solo prerogativa della gioventù! Per fortuna!

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