mercoledì 27 agosto 2014

Un po' di compassione - Rosa Luxemburg

quando Rosa Luxemburg era in carcere, prima di essere ammazzata, donna, intelligente e socialista rivoluzionaria, scrisse una lettera all’amica Sophie (Sonja) Liebknecht, sorella di Karl.
racconta dell'incontro con un'animale e dei pensieri che sono nati (la lettera è qui sotto).
Karl Kraus fece conoscere la lettere nelle sue conferenze, la pubblicò su una rivista e rispose alla lettera di una lettrice.
libretto piccolo e grandissimo.
cercatelo e poi leggetelo, non ve ne pentirete - franz 


"Ahimè, Sonicka, qui ho provato un dolore molto intenso. Nel cortile dove vado a passeggiare arrivano di frequente carri dell’esercito zeppi di sacchi o di vecchie giubbe e casacche militari, spesso con macchie di sangue. Vengono scaricate, distribuite nelle celle per i rattoppi e quindi di nuovo caricate e rispedite all’esercito. Qualche tempo fa è arrivato un carro tirato da bufali anziché da cavalli. Per la prima volta ho visto questi animali da vicino. Di struttura sono più robusti e più grandi rispetto ai nostri buoi, hanno teste piatte e corna ricurve verso il basso, il cranio è più simile a quello delle nostre pecore, completamente nero e con grandi occhi mansueti. Vengono dalla Romania, sono trofei di guerra… I soldati che conducono il carro raccontano quanto sia difficile catturare questi animali bradi, e ancor più difficile farne bestie da soma, abituati com’erano alla libertà. Furono presi a bastonate in modo spaventoso, finché valse anche per loro il detto «vae victis»… Soltanto a Breslavia, di questi animali, dovrebbe esservene un centinaio; avezzi ai grassi pascoli della Romania, ora ricevono cibo misero e scarso. Vengono sfruttati senza pietà, per trainare tutti i carichi possibili, e assai presto si sfiancano.
Qualche giorno fa arrivò dunque un carro pieno di sacchi, accatastati a una tale altezza che i bufali non riuscivano a varcare la soglia della porta carraia. Il soldato che li accompagnava, un tipo brutale, prese allora a batterli con il grosso manico della frusta in modo così violento che la guardiana, indignata, lo investì chiedendogli se non avesse un po’ di compassione per gli animali. «Neanche per noi uomini c’è compassione» rispose quello con un sorriso maligno e battè ancora più forte… Gli animali infine si mossero e superarono l’ostacolo, ma uno di loro sanguinava… Sonicka, la pelle del bufalo è famosa per essere assai dura e resistente, ma quella era lacerata. Durante le operazioni di scarico gli animali se ne stavano esausti, completamente in silenzio, e uno, quello che sanguinava, guardava davanti a sé e aveva nel viso nero, negli occhi scuri e mansueti, un’espressione simile a quella di un bambino che abbia pianto a lungo. Era davvero l’espressione di un bambino che è stato punito duramente e non sa per cosa né perché, non sa come sottrarsi al tormento e alla violenza bruta… gli stavo davanti e l’animale mi guardava, mi scesero le lacrime – erano le sue lacrime; per il fratello più amato non si potrebbe fremere più dolorosamente di quanto non fremessi io, inerme davanti a quella silenziosa sofferenza. Quanto erano lontani, quanto irraggiungibili e perduti i verdi pascoli, liberi e rigogliosi, della Romania! Quanto erano diversi, laggiù, lo splendore del sole, il soffio del vento, quanto era diverso il canto armonioso degli uccelli o il melodico richiamo dei pastori! E qui… questa città ignota e abominevole, la stalla cupa, il fieno nauseabondo e muffito, frammisto di paglia putrida, gli uomini estranei e terribili e… le percosse, il sangue che scorre giù dalla ferita aperta. Oh mio povero bufalo, mio povero, amato fratello, ce ne stiamo qui entrambi così impotenti e torpidi e siamo tutt’uno nel dolore, nella debolezza, nella nostalgia. Intanto i carcerati correvano operosi qua e là intorno al carro, scaricavano i pesanti sacchi e li trascinavano dentro l’edificio; il soldato invece ficcò le mani nelle tasche dei pantaloni, se ne andò in giro per il cortile ad ampie falcate, sorrise e fischiettò tra sé una canzonaccia. E tutta questa grandiosa guerra mi passò davanti agli occhi…

Vi abbraccio, Sonicka
La vostra R."
Breslavia, dicembre 1917

Rosa Luxemburg (1871-1919), laureata in filosofia e in giurisprudenza, rivoluzionaria pacifista, ristretta in carcere, infine trucidata. Vogliamo ricordarla con un brano dalla celebre lettera scritta dal carcere all’amica Sophie (Sonja) Liebknecht.



Il nostro cervello è soprattutto un dispositivo per guardare il mondo. Da qui il fatto che le nostre produzioni culturali prendono nomi che ruotano attorno alla costellazione del “vedere”: dalle ideologie, passando per le Weltanschauungen, fino all’attuale e volgare “società delle immagini”. E gli animali sono tra gli “oggetti visibili” che esercitano una potente fascinazione sul nostro sguardo, non solo in quanto dotati di movimento e di un’estrema varietà fenomenica, ma anche e soprattutto perché unici nella loro capacità di restituirci lo sguardo, di dialogare con noi attraverso di esso e quindi di risponderci. Ecco allora che dai modi in cui ci disponiamo a guardare e a farci guardare dagli animali possiamo apprendere molto sulle visioni del mondo che a questi sono sottese.
Il prototipo dello scambio di sguardi “classico” tra noi e gli altri animali è quello di Odisseo: lo sguardo della negazione. Il ritorno di Odisseo a Itaca dopo venti anni di peripezie è segnato, infatti, da un intenso scambio di sguardi tra l’eroe guerriero (antesignano dell’uomo occidentale: freddo razionale e privo di quelle emozioni, tipiche dell’animalità dalla quale si è definitivamente alienato) e il cane Argo. Questo scambio di sguardi è interrotto da Odisseo, più interessato a riprendersi ciò che è suo che a condividere il dolore di un amico morente: Odisseo volge lo sguardo altrove, limitandosi ad emettereuna ed una sola lacrima.
In una situazione per molti versi analoga, Rosa Luxemburg ci presenta, invece, un diverso modo di guardare e di farsi guardare dal mondo non umano. La Luxemburg, prigioniera politica nel carcere di Breslavia e pochi mesi prima di essere uccisa a colpi di calcio di fucile, osserva le sevizie a cui un militare sottopone un bufalo e ne parla con accenti accorati e delicatissimi in una lettera all’amica Sonja Liebknecth, lettera recentemente riproposta da Adelphi, insieme a testi di Kraus, Kafka, Canetti e Roth – tutti incentrati intorno alla “galassia” del dolore animale – in un piccolissimo libro intitolatoUn po’ di compassione

2 commenti:

  1. bellissimo post. ho parlato di questo libro sull'altro post dedicato alla Luxemburg, prima di leggere questo post. ... :)

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