L’aspetto
colpisce subito, i caratteri ricordano tanto il MinCulPop.
La
sostanza del documento è una ristrutturazione del potere, e dei poteri, nella
scuola, meno agli insegnanti e al collegio dei docenti, più al Dirigente e ai
privati, finanziatori.
A
pag.5-6 parte una gragnuola di colpi da lasciarti steso, se non sei allenato
bene, una serie di slogan e luoghi comuni come “innovazione, sviluppo, e qualità, investimento, potenzialità
rivoluzione, avanguardia, rimettersi in cammino, motivare e rendere
orgogliosi, rinnovare e rendere più sicure e belle le nostre scuole, intervenire
in maniera radicale, scommettere su di voi, la modernità”.
Non
fai in tempo respirare che a p.7 si parla di “rinverdire la platea degli insegnanti” e occorre iniziare a restituire i colpi.
L’anno scorso ho fatto la media delle età degli insegnanti (una
ottantina) della scuola dove ho lavorato, ottenendo 57 anni!, il più anziano
aveva 62 anni. Andando in pensione a 67 anni (provvedimento preso per i
giovani, secondo la neolingua di tutti i giorni, come fare le guerre
chiamandole missioni di pace) per circa 6 anni nessuno in quella scuola andrà
in pensione (magari qualcuno muore prima, è la statistica), e l’età media
salirà.
Leggevo l’altro giorno un’intervista a Giovanni
Gerbino, professore di Musicologia alla Columbia University:
“Negli
Usa le Università richiedono un corpo docente equamente composto da nuove leve,
insegnanti a metà carriera e senior.
Questo intreccio di competenze unisce esperienza a freschezza
creativa.”(Giornale della musica, n.317-settembre 2014).
Lascio
a voi le considerazioni sui nonni insegnanti. Alcuni alunni conoscono solo
insegnanti con l’età da nonno.
Segnalo
il trucchetto degli stipendi dei lavoratori della scuola al lordo dei
contributi (p.49), non si fa mai per nessuna categoria, neanche i peggiori
giornali scrivono così. Chi crederà che non siamo tutti dei privilegiati?
A pag.50 si buttano lì alcune frasi banali
che (non) hanno bisogno di traduzione: occorre riscrivere il Testo Unico e il
CCNL, come piace a loro.
a p.51 si dice che “I crediti riconosciuti durante la carriera e il curriculum personale
del docente arricchiscono poi il suo portfolio e sono inseriti in un registro pubblico,
consultabile dai dirigenti scolastici (vedi Capitolo 3), che a certe condizioni
e nel rispetto della continuità didattica, possono scegliere le migliori
professionalità per potenziare la propria scuola”.
Traduzione: si aprirà la campagna acquisti (ma evitano
di parlare delle cessioni, che saranno solo rottamazioni)
La governance
interna della scuola va ripensata: collegialità non può più essere sinonimo di
immobilismo, di veto, di impossibilità di decidere alcunché. Vanno ridisegnati
al meglio gli organi collegiali della scuola, distinguendo tra potere di
indirizzo e potere di gestione. Il Consiglio dell’Istituzione scolastica
diventerà il titolare dell’indirizzo generale e strategico dell’Istituzione; il
Collegio docenti avrà l’esclusiva della programmazione didattica; e il
Dirigente scolastico sarà pienamente responsabile della gestione generale
(coadiuvato dal Direttore Servizi Generali e Amministrativi) e alla
realizzazione del progetto di miglioramento definito sulla base della
valutazione.(p-71).
Traduzione: il Dirigente scolastico sarà il deus ex
machina (come diceva sinteticamente ma inequivocabilmente il Marchese del
Grillo “Io sono io e voi non siete un c….”)
Il processo di
digitalizzazione della scuola è stato troppo lento, non solo per mancanza di
risorse pubbliche. Abbiamo anche investito in tecnologie troppo “pesanti”, come
le Lavagne Interattive Multimediali (le famose “LIM”), che hanno da una parte
ipotecato l’uso delle nostre risorse per innovare la didattica, dall’altra
parzialmente “ingombrato” le nostre classi, spaventando alcuni docenti. (p.74).
Traduzione: fra un po’ rottamiamo anche le LIM oltre
che i docenti
Non saremo
soddisfatti fino a quando l’ultima scuola dell’ultimo comune d’Italia non avrà
banda larga veloce, wi-fi programmabile per classe (con possibilità di
disattivazione quando necessario) e un numero sufficiente di dispositivi mobili
per la didattica, anche secondo la modalità sempre più adottata del BYOD (Bring
Your Own Device, “porta il tuo dispositivo”, per cui la didattica viene fatta
sui dispositivi di proprietà degli studenti, e le istituzioni intervengono solo
per fornirle a chi non se lo può permettere). (p.76)
Traduzione: tutti gli alunni saranno
uguali, qualcuno più uguale degli altri, qualcuno, a cui daremo qualche fondo
di magazzino, un po’ meno
A mano a mano
che la digitalizzazione delle scuole diventerà più capillare, la
smaterializzazione e l’efficientamento dei processi amministrativi potranno
portare ad una
considerevole riduzione del peso sugli assistenti amministrativi, ad un
ridimensionamento progressivo del loro numero, e pertanto ad un possibile
risparmio di risorse che potranno essere reinvestite nella scuola, proprio – ad
esempio – per migliorarne ulteriormente i servizi. (p.83)
Traduzione: per ridurre il numero degli
assistenti amministrativi metteremo dei computer come nelle ferrovie e
aeroporti (alla fine come assistenti amministrativi lavoreranno solo gli Umpa Lumpa, come nella fabbrica di
cioccolato di Roald Dahl.)
Con musica e storia
dell’arte riportiamo la creatività in classe. (p.91)
Questa è un offesa che grida vendetta, tutte le
altre materie insegnate a scuola abbrutiscono lo studente, dicono a tutti
un bambino su
tre tra i 5 e i 17 anni è in sovrappeso o obeso, con picchi che raggiungono
anche il 40% in alcune regioni. Un dato preoccupante, che dobbiamo contrastare.
L’educazione alimentare resta cruciale, ma cominciare dall’attività fisica è
una componente fondamentale.
La soluzione è
ripartire dai luoghi in cui i bambini e i giovani passano la gran parte del
proprio tempo. L’attuazione a livello nazionale di un grande progetto per
l’educazione motoria e lo sport a scuola richiede di investire in docenti
specializzati in educazione fisica. Attraverso le nuove assunzioni introdotte
in questo
Piano
beneficeremo di un’ulteriore sinergia di costo: gli oltre 5.300 soggetti
iscritti nelle GAE per le classi di concorso “educazione fisica” (nelle scuole
medie e nelle scuole secondarie) ci permetteranno di inserire 1 ora a settimana
di educazione fisica nelle classi dalla II alla V della scuola primaria.(p-92)
Mai pensato a far sparire le
”macchinette” a scuola, mettere quelle che danno succhi di frutta (quelle vera),
e frutta? la logica è ti faccio mangiare cose dannose e ingrassanti,ti faccio
sentire in colpa che sei grasso e ti faccio fare un’ora di educazione fisica.
(faccio classi da 30, pianti greci sulla dispersione, e la soluzione è:
progetti anti-dispersione)
Per creare una
nuova generazione di italiani che conoscono bene le lingue, a partire
dall’inglese, dobbiamo fare in modo che l’apprendimento sia precoce, attivando
percorsi fin dalla scuola dell’infanzia, come già accade in alcuni territori.
Ed è fondamentale che una parte di ciò che i bambini imparano sia veicolato
direttamente in lingua straniera, potenziandone l’apprendimento nella scuola
primaria. Esiste una metodologia sperimentata con successo, si chiama CLIL
(Content and Language Integrated Learning). L’uso del CLIL, già obbligatorio
per il quinto anno dei licei e degli istituti tecnici dal prossimo anno
scolastico (norme transitorie, a.s. 2014-2015), va esteso significativamente
anche nella scuola primaria e nella scuola secondaria di primo grado. (p.94)
Qui e là usano don Milani, che non c’è più, e non si
può difendere (e attaccare, soprattutto), basta leggere le lettere dei suoi
alunni, le lingue non le imparavano con CLIL, ma andavano a lavorare all’estero
d’estate, si imparano così le lingue.
Se il secolo
scorso è stato quello dell’alfabetizzazione di massa, durante il quale gli
italiani hanno imparato a leggere, scrivere e fare di conto, il nostro è il
secolo dell’alfabetizzazione digitale: la scuola ha il dovere di stimolare i
ragazzi a capire il digitale oltre la superficie. A non limitarsi ad essere
“consumatori di digitale”. A non accontentarsi di utilizzare un sito web, una
app, un videogioco, ma a progettarne uno.
Perché
programmare non serve solo agli informatici. Serve a tutti, e serve al nostro
Paese per tornare a crescere, aiutando i nostri giovani a trovare lavoro e a
crearlo per sé e per gli altri. Pensare in termini computazionali significa
applicare la logica per capire, controllare, sviluppare contenuti e metodi per
risolvere i problemi e cogliere le opportunità che la società già oggi ci offre. (p.95)
Traduzione: tutti devono programmare, tutti devono
fare un po’ di tutto, e niente bene, evidentemente, ognuno si aggiusta un po’la
macchina, ma non va dal meccanico, si aggiusta un po’ il computer, ma non va
dal tecnico, tutti sapranno poco di tutto, e niente bene.
la presenza
negli organici funzionali di docenti di classi di concorso affini all’economia
(e, allo stesso modo, al diritto) permetterà di estendere la progettualità sui
temi economici. (p.97).
evitano di dire che nelle scuole dove si faceva economia
(aziendale) il numero delle ore è stato ridotto.
Innanzitutto il
complessivo ripensamento della carriera dei docenti (vedi capitolo 2)
consentirà di riallocare le risorse attualmente assegnate sulla base
all’anzianità secondo criteri di premialità e di valorizzazione delle
competenze. Ciò implica un più efficiente utilizzo delle stesse sia a favore
dei docenti, sia a favore del miglioramento dell’offerta formativa, collegata
al sistema di valutazione. (p.121)
Traduzione: il buon padre di famiglia riunisce tutti
e comunica che da domani si mangerà di più, solo che qualcuno troverà un po’ di
più nel piatto, altri di meno, la quantità totale di cibo non è aumentata,
anzi, il risultato è una parte dei docenti avrà solo un salario di sussistenza.
Contestualmente,
una percentuale delle risorse del Fondo, una volta allocata ai singoli
istituti, sarà utilizzabile in almeno due modi innovativi: il 10% delle risorse
sarà nella piena disponibilità del Dirigente, per remunerare docenti per
attività gestionali e di didattica di particolare rilievo per il Piano di
miglioramento. (p.121)
Traduzione: il feudalesimo che avanza
finanziamento
con School Bonus School Guarantee crowdfunding (qui, bontà sua, 1 a 1 o 1 a 2,
interverrà, dice il documento, anche il governo)
ci
si guarda intorno ecco quattro esempi di imprese che fanno profitti e potranno finanziare
le scuole:
Eni
, il cui presidente è (o è stato) indagato per corruzione internazionale: in
quelle scuole sarà bandita dai programmi, per opportunità e perché lo dice il
padrone, la parte di etica applicata all’economia;
Gioco
e scommesse: nelle scuole saranno introdotti i videopoker e si potranno fare le
scommesse sulle promozioni e le bocciature, in quelle scuole sarà bandita la
statistica, materia che potrebbe insinuare dubbi sulla probabilità di vittoria.
Compro
oro: ogni istituto sponsorizzato avrà un piccolo negozietto., e si insegnerà
l’importanza di aiutare la scuola (e quindi la Patria) vendendo un po’ di oro
preso a casa, propria o altrui, non importa.
Telefonia:
in quelle scuole, in cambio del finanziamento, tutti gli utenti, alunni,
genitori e lavoratori, dovranno avere almeno un telefono cellulare di un certo
gestore o di una certa marca.
Per
concludere segnalo alcuni concetti tratti da un libro intitolato “Demenza Digitale“, di Manfred Spitzer, un libro
che dovrebbe far riflettere sui computer (e non solo) a scuola (e non solo):
“chi è favorevole all’introduzione dei media
digitali nelle scuole usando soldi pubblici, deve prima dimostrare l’effetto
positivo di questa misura. Gli studi a disposizione ci inducono a pensare che
portatili e lavagne interattive nelle scuole ostacolino il processo di
apprendimento e quindi danneggino gli alunni”
” i
computer elaborano informazioni. Da qui si deduce erroneamente che i computer
siano strumenti ideali di apprendimento. Invece, proprio il fatto di sottrarci
il lavoro mentale, i computer non sono adatti per imparare meglio.
L’apprendimento presuppone una lavoro mentale autonomo: più a lungo, e
sopratutto in modo più approfondito, si elabora un contenuto, meglio lo si
impara”
“il
cervello di un adulto è sostanzialmente diverso da quello ancora in via di
sviluppo di un bambino. Questo semplice fatto viene praticamente ignorato da
tutti gli esperti che si occupano del tema dei media digitali in ambito
educativo”
“l’aspetto più ingannevole nel concetto di
competenza mediatica è che per utilizzare internet non è necessaria alcuna
capacità specifica. Ciò che serve è invece una solida cultura di base o
generale. Chi già ne dispone potrà trovare molti contenuti su internet e
informarsi in maniera approfondita. Chi invece non conosce (ancora) niente non
diventerà più colto tramite i media digitali. Perché è necessario avere
conoscenze preliminari di un determinato contenuto per poterlo approfondire.
Chi non è convinto può provare a inserire in un motore di ricerca un contenuto
di cui non sa assolutamente nulla. Si accorgerà ben presto che Google non è in
grado aiutarlo. Vale invece il contrario: più so, prima trovo in rete i
dettagli che mi erano sconosciuti.”
ciao.
RispondiEliminanon sono d'accordo su un paio di dettagli e su un punto centrale.
il dettaglio e` questo:
Il processo di digitalizzazione della scuola è stato troppo lento, non solo per mancanza di risorse pubbliche. Abbiamo anche investito in tecnologie troppo “pesanti”, come le Lavagne Interattive Multimediali (le famose “LIM”), che hanno da una parte ipotecato l’uso delle nostre risorse per innovare la didattica, dall’altra parzialmente “ingombrato” le nostre classi, spaventando alcuni docenti. (p.74).
Traduzione: fra un po’ rottamiamo anche le LIM oltre che i docenti.
su questo punto sono d'accordo, l'osservazione e` giusta.
probabilmente ci sono stati interessi incofessabili dietro la diffusione di questo strumento costosissimo e poco fiunzionale.
secondo "dettaglio": la riduzione possibilmente indolore del personale amministrativo della scuola e` giusta.
in Germania non ci sono bidelli e vi e` un solo impiegato per istituo scolastico.
la pletora degli amministrativi e` in larga parte dovuta al delkirio burocratico che complica tutto e non ad esigenze vere.
punto di dissenso fondamentale: la diffusione di metodologie di apprendimento digitale nelle scuole, a parder mio, e` un problema ampiamente aperto, ma ineludibile.