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Alaa Abdel Fattah è in pole position per il Premio Sakharov. Semplice
intuizione, nessun bisbiglio dietro le quinte, nessuna voce di corridoio. Ma
deve essere così. @alaa deve essere in pole position, tra i candidati al più
importante premio europeo sui diritti umani. Perché? Perché l’attacco contro
Alaa Abdel Fattah sferrato dal Giornale è
durissimo.
L’accusa
contro il più carismatico e importante oppositore egiziano è di essere contro
gli israeliani e gli ebrei, citando dei tweet che avrebbe scritto. Che Alaa
Abdel Fattah sia contro la politica condotta da Israele nei confronti dei
palestinesi è cosa nota. È andato anche a Gaza, con la carovana del Palestine
Literature Festival, in una delle edizioni precedenti del festival letterario
organizzato da uno delle più importanti intellettuali e scrittrici egiziane,
sua zia Ahdaf Soueif. Così come è cosa nota che @alaa abbia partecipato a
manifestazioni al Cairo di sostegno ai palestinesi.
Legittimo,
dunque, porre domande sulla candidatura, perché chi vincerà il Sakharov deve
essere una persona-modello. Un uomo o una donna a cui il premio viene conferito
per le sue azioni e il suo pensiero, concentrato sulla difesa dei diritti umani
e civili. Fa una strana impressione, però, che il Giornale si occupi di Alaa
Abdel Fattah solo in questi giorni, da quando – cioè – è stata resa nota la sua
candidatura, e non invece nei mesi e negli anni precedenti, quando @alaa ha
manifestato in sostegno ai palestinesi, è andato a Gaza, e avrebbe scritto i
tweet. Che non si occupi di @alaa il laico, l’attivista per i diritti civili.
Oppure il problema è proprio il Premio Sakharov?
Allora,
perché Alaa Abdel Fattah è stato candidato al Sakharov? Per Amnesty
International è un prigioniero di coscienza, perché quattro differenti regimi
in Egitto lo hanno incarcerato o portato di fronte a un tribunale. Per le sue
opinioni. Per la sua capacità di essere l’attivista più carismatico di piazza
Tahrir. Per il suo acume politico. Per il suo essere iconico. Liberato da pochi
giorni, su cauzione, dall’ennesimo periodo in carcere, @alaa era in sciopero
della fame. Da un mese, assieme a decine di altri attivisti.
Deve
essere considerato un uomo molto pericoloso. Ma dipende da chi. Per altri,
invece, è il simbolo delle rivoluzioni inclusive, quelle che mettevano insieme
i diritti di tutti e di ciascuno. Le rivoluzioni simboleggiate dalla Repubblica
di Piazza Tahrir.
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