È un sollievo poter confermare che la violenza con cui
l'uragano Sandy ha investito nei giorni scorsi (24 e 25 ottobre) l'isola di
Haiti è stata meno devastante di quanto annunciato nelle previsioni: resta
tuttavia il fatto che l'epidemia di colera scatenata dall'immane terremoto nei
Caraibi del gennaio 2010 continua ad imperversare. Oltre 7.000 le vittime entro
il febbraio di quest'anno. Un bilancio che rimane approssimativo. I fiumi hanno
sfondato gli argini, travolgendo con ondate di fango città e villaggi, dozzine
di ponti distrutti, strade interrotte e impraticabili che hanno provocato
l'isolamento di intere comunità, specie nella fascia Sud occidentale
dell'isola. Particolarmente colpite, dopo la capitale, le città di Les Cayes,
Léogâne e Jacmel. Si ritiene che almeno 200.000 persone siano state evacuate e
abbiano trovato rifugio e sistemazione provvisoria nei vari centri
d'accoglienza, già super affollati.
Suo il
progetto, già realizzato, di costruirne 2 mila
in cima ad una collina dove il fiume La Digue, uscito dagli argini, aveva
allagato un villaggio sommergendolo: l'altro fatto positivo è di aver coinvolto
la popolazione nei lavori. Raccontando succintamente la vicenda, il sindaco ha
assicurato che la gente «avrà cura delle proprie latrine». A Port-au-Prince
visito Camp Marassa, dove sono accampate 453 famiglie per un totale di 3.500
persone. Una tendopoli ben ordinata, coi tetti delle tende che luccicano nel
sole. Il capo del villaggio è un uomo di 48 anni, sposato con 6 figli, il quale
ammette che, nonostante qualche aiuto sporadico (250 dollari, recentemente), la
sua gente soffre, perché «non c'è abbastanza per mangiare» e recentemente «due persone
sono morte di fame». Tragedia che non sembra coinvolgere per nulla un ragazzino
che indossa una maglietta su cui è scritto: Kiss me, I'm half Irish , baciami
sono metà irlandese. Un'atmosfera quasi incredibile di normalità se non di
allegria cui contribuisce Natasha, 13 anni e fiocchi bianchi nelle treccine
nere, che sta pompando acqua nei secchielli da portare a tutti i nonni e nonne
del campo. Ci fa da guida Poleg Charls, che ci accompagna a visitare un
minuscolo asilo-nido e un piccolo locale dove, due volte a settimana, un medico
fa le consultazioni e i controlli, ma i pazienti sono pochi...
Grazie, finalmente qualcuno che si ricorda che le catastrofi non colpiscono solo New York.
RispondiEliminadice Stanisław J. Lec:
RispondiElimina"La nostra ignoranza raggiunge mondi sempre più lontani"