Sono passato a trovarli, qualche volta, la scorsa primavera, i ragazzi
della “Verdi 15″ ed ho pensato – ricordando “i miei tempi” della fine
anni ’70 – che davvero le cose cambiano: una autogestione “pulita”,
attenta anche alla conservazione del luogo, che ospita tantissimi studenti da
tutto il mondo. Molti docenti ed esponenti della cultura torinese – e non –
hanno fatto una visita, hanno tenuto una lezione o un seminario alla “Verdi
15”.Che però era diventata qualcosa di più di un buon posto dove dormire: gli
studenti ne avevano fatto un progetto culturale, un luogo di incontro tra
diverse culture, un’opportunità per tutti di fruire liberamente dei saperi.
Molti “laboratori” e seminari, cineforum, una palestra, un’aula-studio, una
ciclo-officina, eccetera. Era – anche solo dal punto di vista di uno studente
fuori sede che arriva a Torino – un ottimo studentato in cui andare a
stabilirsi, con una atmosfera piacevole. Se insomma il “diritto allo studio” è
stato negato dai tagli davvero fatti con l’accetta, gli studenti avevano
dimostrato che l’autogestione di ciò che è lasciato all’abbandono o all’incuria
può funzionare…
…Io invece dico un ironico, ma serio “grazie” a chi ha deciso
questa assurda iniziativa di sgombero.
Certo, è facile per me
dirlo da oltre 10.000 km di distanza, senza aver preso le botte, senza aver
subito e sentito sulla propria pelle e sul proprio corpo quei brutali episodi,
la tensione, la violenza, l’amarezza dei propri sforzi vanificati in apparenza.
Tuttavia, precisato questo, io dico “grazie”, come a suo tempo
ringraziai la signora Gelmini per come aveva fatto ridiventare l’Università
italiana un luogo di lotta, che ha allevato una generazione di studenti di
nuovo consapevoli che l’università non è un marchionnificio. Proprio come
quelli della “Verdi 15″ e come tutti quelli che staranno con loro.
Quanto è successo, e chi l’ha
ordinato non poteva né doveva attendersi altro, riaccenderà come uno zolfanello
buttato sulla benzina la voglia di lottare degli studenti – torinesi e non: già
lo si vede dalle moltissime manifestazioni di solidarietà e condivisione, di
sostegno e di appoggio concreto, avute dai ragazzi della “Verdi 15” un po’ da
tutta Italia. Le mobilitazioni dei prossimi giorni lo dimostreranno.
Se questo sarà il risultato,
colpire la “Verdi 15” (che tuttavia non è più da tempo soltanto una residenza
con dei letti, ma una realtà culturale e come tale quindi continuerà ad
esistere e resistere anche fuori dall’edificio in via Verdi 15) sortirà
esattamente l’effetto opposto rispetto a chi sperava di lanciare un segnale che
intimidisse e spaventasse: una rinnovata stagione di iniziative, di
condivisioni, di lotte.
Grazie, allora, perché dopo
decenni non ci conoscete ancora. Perché non li conoscete ancora, quei ragazzi
che hanno tutta la mia solidarietà: non molleremo, non molleranno mai.
Nessun commento:
Posta un commento