so che Lindsay Anderson ne ha tratto un gran film, che vedrò a breve.
una cosa curiosa, quando lo leggevo vedevo una storia in bianco e nero, senza colori, triste.
lo si legga, nessuno se ne pentirà, promesso - franz
Il campo da gioco li
trasforma ogni sabato in eroi, ma durante il resto della settimana sono
individui come gli altri, costretti a guadagnarsi un modesto salario in miniera
o in fabbrica. David Storey racconta i sogni e le ambizioni di un gruppo di
rugbisti in una cittadina dello Yorkshire in Il campione, romanzo del 1960 poi
diventato film per la regia di Lindsay Anderson. Il taglio della storia è
quello tipico della letteratura degli "arrabbiati" che furoreggiava
nel Regno Unito del l'epoca, con l'analisi del quotidiano di una working class
spesso violenta, decisa a far leva su anarchici furori per riscattarsi da un
destino gramo e dalla routine di un lavoro frustrante.La voce narrante
appartiene a Arthur Machin, erculeo metalmeccanico che ottiene un ingaggio dal
team locale e si convince così di essere un semidio al quale tutto è permesso,
anche di imporre un legame sentimentale alla vedova che gli ha offerto in
affitto una stanza, portandola alla disperazione. Al suo fianco ci sono i
compagni di squadra altrettanto certi che l'entusiasmo mostrato dal pubblico
nei loro confronti durante le gare li autorizzi a spacconate da bulli nei pub o
ai danni di ragazze ingenue e a caccia di mariti. L'alcool scorre a fiumi in
questo libro dove lo sport diventa il pretesto per scatenare un'istintiva
violenza: nei match di cui dà conto Storey la tecnica conta assai poco, mentre
assume un'importanza sempre maggiore con il trascorrere degli anni la forza dei
pugni…
Con Lindsay Anderson
successe una cosa strana. Non ci incontravamo da un po’ e lui mi telefonò per
dirmi che c’era qualcosa di urgente. Lui e David Storey stavano lavorando alla
sceneggiatura di Io
sono un campione da un
anno ed erano stufi. Ero disposta a leggere il romanzo e a dire cosa ne
pensavo? Lo lessi durante la notte e la mattina telefonai per dire che ne ero
entusiasta.
«Doris Lessing
«Doris Lessing
da
qui
…Protagonista è Arthur
Machin, un ragazzo che nasce ragazzo e che, nel tempo e nello
spazio racchiuso fra le copertine del testo, prova a maturare, a diventare uomo
attraverso il gioco vicendevole della vita e della morte, attraverso la vita in
fabbrica e la valvola di sfogo (ed arricchimento) del rugby. Machin è tronfio,
smargiasso, pieno di sé. È uno sbruffone assunto a cottimo presso la nascente
società dei consumi, amante degli altri soltanto attraverso lo specchio di sé
stesso. Con lui non si empatizza. Lo si odia per lunghi tratti della storia. In
lui sembra di scorgere il pródromos degli eroi di plastica
contemporanei, circondati da compagne in silicone. E Storey non fa nulla per
farlo amare. Sporca i suoi già marcati difetti, acuisce i limiti e le mancanze,
tratteggia un animale solitario. Una sorta di cavaliere nero o sceriffo del
west senza morale né giustizia se non quella del proprio ego.
Sarà un tiepido ma complicato amore con la sua
padrona di casa a scuoterlo dal torpore emotivo, a dirigere i passi
esperienziali verso mete nuove, schiudendo un nuovo orizzonte di fronte alla
rotta monocorde della sua vita. Una giornata di sole ma anche di tanta pioggia
che condurrà ad un veloce tramonto. Già perché di fronte a Arthur e Val si
staglieranno boria, diffidenza, malattia, morte. Due frugoletti, figli del
matrimonio concluso di lei (vedova di un operaio), vagamente alienati e dai
tratti inquietanti, come un invalicabile ostacolo della memoria che non si
spezza mai, della natura che impera, domina, trionfa.
Sospeso fra il più classico dei Dickens e
l’Orwell de “La strada di Wiegan Pier”, Storey monta un copione lercio, sporco,
duro, ricco di pathos. Nello squallore inquinato dei bassi inglesi, case come
“conigliere inchiodate insieme da gran puntelli di comignoli”, le pagine
emanano tanfo di grasso, smog, fumo, alcol, sudore. Un olezzo si incolla
indosso anche senza volerlo, coinvolgendo ed abituando.
…"Il
campione" di Storey è tornato in libreria grazie ad una lungimirante casa
editrice italiana dal nome misterioso o quasi, 66thand2nd, e grazie alla nuova
traduzione di Guido ed Irene Bulla. Un libro da leggere assolutamente. E' la
storia dell'irruento Arthur Machin, ingaggiato dalla squadra di rugby di
Primestone: un operaio che diventa l'idolo dei tifosi
e prova a riscattare un'esistenza frustrata ed anonima conquistando l'affetto
della signora Hammand, vedova e sua padrona di casa. Il libro aprì le porte al
giovane Storey, diventato romanziere, poeta, drammaturgo e sceneggiatore di straordinario
successo. Figlio di un minatore, giocava a rugby e somigliava a Parisse. Ma
giovanissimo lasciò tutto per una borsa di studio a Londra alla Slade School of
Fine Art. Lo hanno soprannominato il 'Cechov del Nord', è stato l'esponente di
punta di quel manipolo di scrittori realisti inglesi ribattezzati i Giovani
Arrabbiati…
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