La Libertà Non Sta Nello Scegliere Tra Bianco E Nero, Ma Nel Sottrarsi A Questa Scelta Prescritta. (Theodor W.Adorno)
venerdì 29 marzo 2013
giovedì 28 marzo 2013
Il Movimento 5 Stelle farà nascere il Partito democratico? - Giovanni Maria Bellu
Il
Movimento 5 Stelle si è trovato bruscamente, di certo prima di quando aveva
immaginato, davanti a un “problema di crescita”. Una specie di passaggio, in
chiave politica, dall’adolescenza alla maturità. Dalla pura denuncia
all’assunzione di responsabilità. E’ successo perché i vertici del Partito
democratico hanno improvvisamente, quasi bruscamente, aperto le porte alla
società civile.
Sarebbe
azzardato dire che se l’avessero fatto prima (perché era proprio questa
l’ispirazione originaria del Partito democratico) il Movimento 5 Stelle non
sarebbe nato. Ma è ragionevole ipotizzare che non avrebbe avuto lo strepitoso
successo che ha sconvolto – fino a ora in modo salutare – la vita politica
italiana…
...Esiste un pezzo del partito democratico dentro il Movimento 5
stelle. Abbiamo scritto volutamente partito
democratico minuscolo. Perché non intendiamo riferirci all’organizzazione
così come si è sviluppata e così come è oggi, ma a quella che sarebbe stata se
l’ispirazione originaria di Romano Prodi non fosse stata sostanzialmente
tradita.
Esiste nel Movimento 5 stelle e nel suo elettorato una componente molto
vasta che ha gioito per l’elezione di Laura Boldrini e di Pietro Grasso. Che
oggi vorrebbe cominciare a cambiare le cose. E, d’altra parte, esiste nel
Partito democratico una componente molto vasta che spera che la pressione del
Movimento 5 Stelle agevoli dall’esterno quel processo che dall’interno è sempre
stato ostacolato dalle nomenklature degli ex Ds e degli ex Margherita,
coadiuvate da una nuova classe di giovani-vecchi funzionari.
Se Pier Luigi Bersani nella notte tra il 15 e il 16 marzo ha deciso di
candidare Laura Boldrini e Pietro Grasso è stato perché ha tardivamente
raggiunto la consapevolezza del fatto che le elezioni sono state alla fine
vinte per un soffio perché centinaia di migliaia di elettori hanno fatto per
l’ultima volta lo sforzo di turarsi il naso. Per l’ultima volta. Se non fosse
successo, oggi altro che Bodrini e Grasso! Saremmo qua a ragionare sulla
possibilità dell’elezione di Silvio Berlusconi alla presidenza della Repubblica…
mercoledì 27 marzo 2013
incontri con un bicchiere d'acqua
Le cinque cose che Bersani avrebbe dovuto fare per
confondere i 5 Stelle:
A) addormentarsi mentre parlava Crimi.
B) aprire un armadio e mostrare uno scheletro tipo quelli delle scuole medie di biologia.
C) dopo che la logorroica Lombardi aveva sparato il pistolotto di 45 minuti sui "cittadini" doveva dire: scusi puo' ripetere? Per vedere di nascosto l'effetto che faceva.
D) nascondere D'Alema dietro un mobilio e quando passavano Crimi e Lombardi farlo uscire all'improvviso e fare: buuuu!
E) chiedere: cosa sono le cartolarizzazioni? E rubargli il tablet per non guardare su Wikipedia che non vale...
B) aprire un armadio e mostrare uno scheletro tipo quelli delle scuole medie di biologia.
C) dopo che la logorroica Lombardi aveva sparato il pistolotto di 45 minuti sui "cittadini" doveva dire: scusi puo' ripetere? Per vedere di nascosto l'effetto che faceva.
D) nascondere D'Alema dietro un mobilio e quando passavano Crimi e Lombardi farlo uscire all'improvviso e fare: buuuu!
E) chiedere: cosa sono le cartolarizzazioni? E rubargli il tablet per non guardare su Wikipedia che non vale...
Se c’è una cosa utile che ha mostrato l’inutile
riunione in streaming di stamattina tra Partito Democratico e Movimento 5
Stelle, è che Bersani ha buone risposte a ogni argomento dei grillini tranne
uno. A un certo punto Bersani ha spiegato che non ha
alcun desiderio di potere fine a se stesso, perché «solo un insano di mente
potrebbe avere la fregola di governare in questo momento». Lombardi ha risposto
senza pensarci due volte: «noi siamo quegli insani di mente». Bersani è stato
preso in contropiede e lo stesso è accaduto di nuovo qualche minuto dopo,
quando i capigruppo del Movimento 5 Stelle hanno detto «fate governare noi»: il
segretario del Partito Democratico ha detto una cosa tipo «dovrete dirlo a
Napolitano». Ma il Movimento 5 Stelle lo ha già detto a Napolitano. È Bersani
che deve dire cosa ne penserebbe il Partito Democratico, visto che Napolitano
decide sulla base di quanto sentito dai partiti durante le consultazioni.
Bersani non ha risposto.
Malgrado la retorica sulla tragica urgenza di
fare subito immediatamente adesso un governo dei miracoli, infatti, con le sue
mosse Bersani sta chiarendo che la priorità del Partito Democratico non è dare
al paese un governo bensì dare al paese un governo guidato da Bersani…
…i due capigruppo sono impreparati
e inadeguati in modo imbarazzante, e ormai i siti di news hanno uno spazio
quotidiano apposito, genere strano-ma-vero, da destinare al guaio del
parlamentare grillino di turno.
La verità, probabilmente, è che l’idea di governare l’Italia li
esalta e insieme li terrorizza. Queste elezioni doveva vincerle Bersani: il
Movimento 5 Stelle doveva prendere il 20 per cento, guadagnarsi attenzione e
copertine, rafforzarsi facendo opposizione e intanto imparare e selezionare una
specie di “classe dirigente”, per poi puntare al bersaglio grosso tra cinque
anni. Anche per loro, e non solo per Bersani, le cose non sono andate come
speravano.
È Stato Morto Un Ragazzo. Federico Aldrovandi Che Una Notte Incontrò La Polizia - Filippo Vendemmiati
No, ci sono cose che non si possono fare, per ragione alcuna. Tra
queste rientra la decisione di alcuni poliziotti di andare a protestare sotto il comune
di Ferrara in segno di solidarietà con i loro colleghi condannati per la morte
di Federico Aldrovandi.
Lo hanno
fatto, “a loro insaputa” hanno detto, sotto le finestre dove, da anni, lavora
proprio Patrizia Moretti Aldrovandi, la
madre di Federico, rea di aver sempre reclamato verità e
giustizia per il figlio morto in seguito “ad un uso eccessivo della violenza”,
come peraltro ha accertato in via definitiva la sentenza di un tribunale.
Non contestiamo il diritto di nessuno a
difendere se stessi, a reclamare persino una revisione del giudizio, a
ribellarsi a quelle che hanno ritenuto e ritengono affermazioni calunniose, ma
a nessuno, proprio a nessuno, e tanto meno a chi indossa una divisa, può essere
consentita, a loro insaputa o meno, una manifestazione sotto le finestre della
mamma di un figlio morto per le percosse subite e dopo una sentenza limpida e
circostanziata…
...La Presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini, ha telefonato a Patrizia Moretti, madre di
Federico Aldrovandi, per esprimerle affettuosavicinanza dopo la provocatoria manifestazione
messa in atto stamattina a Ferrara, sotto le finestre del suo ufficio, da un
sindacato di polizia che voleva solidarizzare con gli agenti condannati per la
morte del ragazzo. “E’ intollerabile – ha detto tra l’altro Laura Boldrini
– che, oltre al dolore ineguagliabile per la perdita di un figlio, Lei debba
subire l’offesa di una protesta così spietata e incivile. Ma sappia che non
è sola: Lei è una figura di riferimento per tutti i cittadini italiani che
vogliono credere nelle istituzioni e che da esse esigono comportamenti
rigorosi”. La Presidente della Camera ha invitato la signora Moretti a farle
visita nelle prossime settimane a Montecitorio…
martedì 26 marzo 2013
Michele Columbu, il sindaco maratoneta
nel 1965 Michele Columbu attraversò a piedi la Sardegna, ho visto un bellissimo documentario che ricorda il viaggio e il sindaco.
non perdetevelo (QUI) - franz
Michele Columbu: percorse
a piedi tutta la Sardegna per protestare contro la Regione Sardegna per la non
assegnazione di interventi straordinari per il suo paese. Il sindaco e
professore di lettere, recatosi a Cagliari per sollecitare interventi per il suo
paese e non ottenendo alcun risultato, decise di manifestare la propria
protesta in modo non violento percorrendo a piedi tutta l'isola, da Cagliari a
Ollolai e quindi a Sassari, in una marcia solitaria di 500 chilometri. I
problemi, determinati dall'impatto negativo tra l'incipiente cultura
occidentale dei consumi e la produzione di tipo tradizionale, consistevano,
oltre che nella mancanza di infrastrutture (acquedotto, sistema fognario), nel
fenomeno della disoccupazione e della emigrazione, comuni d'altra parte a molte
altre zone dell'isola. L'attenzione a queste tematiche era già oggetto del
Piano di rinascita, considerato all'epoca il primo tentativo organico e
razionale di risolvere i secolari problemi economici sociali e civili della
Sardegna. L'iniziativa di Michele Columbu riscosse un vasto seguito presso
l'opinione pubblica e numerosi attestati di solidarietà da parte di tutta la
popolazione dei paesi toccati durante la marcia.
venerdì 22 marzo 2013
Maledetto Dostoevskij – Atiq Rahimi
qui Atiq Rahimi scomoda Dostoevskij, ma sembra girare un po' a vuoto.
alcune atmosfere ricordano quelle dei bar del Cairo (nei libri di Mafhouz, o Ala Al Aswani, per esempio).
Atiq Rahimi sa scrivere, e bene, ma preferisco molto di più "Terra e cenere", non doveva dimostrare di essere bravo - franz
alcune atmosfere ricordano quelle dei bar del Cairo (nei libri di Mafhouz, o Ala Al Aswani, per esempio).
Atiq Rahimi sa scrivere, e bene, ma preferisco molto di più "Terra e cenere", non doveva dimostrare di essere bravo - franz
Rassul è deciso a vendicare l'onore
della donna che ama, costretta a prostituirsi da un'anziana usuraia.
Maledetto Dostoevskij è un romanzo
sospeso tra l'allucinazione e la realtà, tra le dinamiche private di un giovane
problematico e un Paese in guerra, tra Dostoevskij e Kafka. Per essere
ambientato in Afghanistan Maledetto Dostoevskij è
colpevolmente privo di spunti sociali: se non esplodesse una bomba qua e là e
le donne non fossero coperte dal chador si potrebbe pensare di trovarsi nei
bassifondi di una qualsiasi città.
L'unica parte degna di menzione è la
scena del processo a Rassul, dove un manipolo di uomini privi del benché minimo
senso dei giustizia prima assolve e poi condanna Rassul.
Maledetto Dostoevskij è un romanzo
ambizioso ma privo di sostanza, un esercizio di stile fine a se stesso.
…Con
questo raffinatissimo romanzo Atiq Rahimi mette in scena una vicenda tutta
esistenziale, nella quale il dialogo con l’Assoluto si gioca costantemente sul
piano del dubbio. Rassul è vero, un personaggio a tutto tondo che tenta di
trovare una strada. Dovrà poi rendersi conto, e noi con lui, che gli strumenti
per interpretare la realtà e per agire su di essa sono tutti dentro la realtà stessa. Le costruzioni
mentali a priori rischiano di essere inattuali,
inefficaci.
Che
fare, senza punto interrogativo, è ciò che ognuno di noi dice a se
stesso quando, disperato, non sa che strada intraprendere. E Rahimi, come il maledetto
Dostoevskij, ci racconta in questo sorprendente romanzo il
discrimine tra pensiero ed azione, dubbio e risoluzione, andando ad accrescere
di un prezioso tassello il patrimonio scritto delle esperienze umane.
…Il titolo intrigante farebbe pensare ad una rivisitazione in
chiave locale, ad una riscrittura, una imitazione volta a completare il modello
russo; in realtà il romanzo si sviluppa su un registro sinottico, con testo a
fronte, dove da un lato ci sono le vicende di Raskolnikov, dall’altro la brutta
copia fornita da Rassul. Il registro è talmente ispirato dal romanzo russo da
ricalcare anche i nomi: Rassul / Raskolnikov; la sorella Donia / Dunja,
con diminutivo, Dúnečka … Le differenze sono tuttavia fin dall’inizio evidenti:
mentre Raskolnikov si rifugia sempre più nella sua mente per mettere a fuoco il
forte dissidio fra la giustizia, la punizione e la pena, Rassul entra ed esce
da fumerie e dai suoi sogni allucinogeni.
Un bel romanzo? Non credo: piuttosto un artificioso tentativo
emulativo che cela, dietro il titolo, una riscrittura pigra e autocompiacente.
Il risultato finale è una mediocre prova stilistica.
ricordo di Pietro Mennea
…un atleta onorevole e
onorato come Pietro Mennea ci fa riflettere su un fatto spesso dimenticato: che
nell’attività fisica, così come in quella intellettuale, l’eccellenza si
raggiunge al 10 per 100 con l’ispirazione, ma al 90 per 100 con la sudorazione.
Non esistono i campioni e i geni “naturali”: esistono gli individui dotati, che
si fanno “artificialmente” un mazzo tanto per mettere a frutto le loro doti…
lunedì 18 marzo 2013
Un grazie (sincero) a Beppe Grillo, che non ha motivo di arrabbiarsi - Gad Lerner
Anche noi che abbiamo votato
Pd per realizzare un’alternativa al berlusconismo imperante, oggi dobbiamo un
grazie sincero a Beppe Grillo. Senza il successo del suo M5S dubito che avremmo
Laura Boldrini e Piero Grasso presidenti dei due rami del Parlamento. Con tutto
il rispetto, Dario Franceschini e Anna Finocchiaro non sarebbero stati la
stessa cosa. Se il bisogno di rinnovamento della politica è così avvertito, se
anche per il governo apriamo gli occhi alla concreta possibilità di coinvolgere
personalità “radicali” e esemplari fuori da una logica d’apparato, lo si deve
al fiato sul collo esercitato dai 5 Stelle. La mia non è una captatio
benevolentiae, le mie critiche a Grillo non le censuro di certo. Ma oggi gli
suggerirei di non inquietarsi per il voto che ha diviso i suoi senatori
nell’alternativa fra scheda bianca e Grasso: dovrà pur ammettere che una
riconferma di Schifani alla seconda carica dello Stato era uno spauracchio da
non sottovalutare per i suoi sostenitori…
domenica 17 marzo 2013
Quando eravamo in tre - Aidan Chambers
una storia di ragazzi che tiene svegli fino all'ultima pagina.
qualcuno distingue i libri in generi, a volte ha un senso, altre volte no, questa è letteratura, e basta.
ci sono libri buoni e libri cattivi, questo è dei primi.
c'è (almeno) una coppia di scrittori inglesi, Aidan Chambers e David Almond, di livello davvero alto, che catalogano, a torto, nella narrativa per ragazzi, peccato per chi non li conosce.
non ve ne pentite, promesso - franz
qualcuno distingue i libri in generi, a volte ha un senso, altre volte no, questa è letteratura, e basta.
ci sono libri buoni e libri cattivi, questo è dei primi.
c'è (almeno) una coppia di scrittori inglesi, Aidan Chambers e David Almond, di livello davvero alto, che catalogano, a torto, nella narrativa per ragazzi, peccato per chi non li conosce.
non ve ne pentite, promesso - franz
…Quando eravamo in tre è un libro che si legge d’un fiato, sia per la fluidità della
narrazione che per il senso di mistero che vela lentamente gli eventi fino a
quando l’amara rivelazione finale lascia impotenti come dinanzi a un lutto.
…il
romanzo vive soprattutto dei dialoghi e dei pensieri dei personaggi, credibili
e vivi, ma senza alcun cedimento alla semplificazione e al giovanilismo.
Eppure non c’è alcun appesantimento: Chambers è abilissimo a dare voce agli adolescenti, a trovare ed esprimere le fondamenta di irrequietudine, timore, energia e fragilità di quell’età. Sembra quasi che l’autore voglia ammonire noi adulti: gli adolescenti, lasciati da soli alle prese con le loro scelte e le loro prospettive di futuro, si rivelano ben più seri, pensosi, colti, profondi, di quanto ci dicono le solite indagini sociologiche.
Eppure non c’è alcun appesantimento: Chambers è abilissimo a dare voce agli adolescenti, a trovare ed esprimere le fondamenta di irrequietudine, timore, energia e fragilità di quell’età. Sembra quasi che l’autore voglia ammonire noi adulti: gli adolescenti, lasciati da soli alle prese con le loro scelte e le loro prospettive di futuro, si rivelano ben più seri, pensosi, colti, profondi, di quanto ci dicono le solite indagini sociologiche.
sabato 16 marzo 2013
prima partita, PD batte M5S 1 a 0
il campionato è appena iniziato, l'inesperienza si paga - franz
…le indiscrezioni sulla
decisione presa: per alzata di mano si sceglie di non votare Pietro Grasso. E
non mancano le indiscrezioni: "Se vince Schifani quando torniamo a casa a
noi siciliani ci fanno un mazzo tanto...". E' quanto avrebbe detto un
senatore siciliano durante la riunione dei grillini. Poi l'ammissione:
"Molti di noi hanno detto che voteranno Grasso".
Le auto-analisi a caldo sono numerose: "La democrazia partecipata è una fatica. Certo, è stato stressante". Queste le parole di Bartolomeo Pepe, senatore campano del Movimento 5 stelle. E lo stesso Pepe, poi pubblica su Facebook un post inequivocabile. "Amici: Libertà di voto. Senza contrattazioni e senza trucchi. Borsellino ci chiede un gesto di responsabilità e noi non siamo irresponsabili"...
da qui
Le auto-analisi a caldo sono numerose: "La democrazia partecipata è una fatica. Certo, è stato stressante". Queste le parole di Bartolomeo Pepe, senatore campano del Movimento 5 stelle. E lo stesso Pepe, poi pubblica su Facebook un post inequivocabile. "Amici: Libertà di voto. Senza contrattazioni e senza trucchi. Borsellino ci chiede un gesto di responsabilità e noi non siamo irresponsabili"...
da qui
…IL DIBATTITO INTERNO - Secondo
indiscrezioni, durante il dibattito - con il senatore Vito Petrocelli che aveva
lasciato la riunione prima del voto per alzata di mano - era emersa una certa
insofferenza verso Crimi, "colpevole" di aver parlato prima della
riunione. I giornalisti fuori della porta hanno raccontato di essere stati
allontanati perché non sentissero i toni della discussione. Lo stesso Orellana
nel dibattito aveva spiegato che «come persone Grasso e Schifani non sono
equivalenti: una è una scelta in continuità con il passato. Mi sono espresso
personalmente contro la scelta del collega Schifani».
MALUMORI SUL WEB - Gravi
malumori durante e dopo l'ultima riunione erano emersi anche sul blog di Beppe
Grillo e su Twitter, dove è nato un provocatorio hashtag: #M5SpiùL, a indicare
che la scelta tra un procuratore antimafia e un accusato di concorso esterno in
associazione mafiosa non poteva essere difficile, e che sembrava più un
orientamento da Pdl che da M5S. La provocazione (che rieccheggia la mania di
Grillo di definire sul blog, ad esempio, il Partito democratico il
"Pdmenoelle") ha scalato rapidamente la hit parade degli argomenti
più dibattuti.
LACRIME A 5 STELLE - Sulla stessa
lunghezza d'onda anche diversi altri neosenatori, con molti dei neoeletti che,
secondo i testimoni, «erano in lacrime». L'incertezza filtrava anche sui social
network, dove ad appello già iniziato Maurizio Bucarella aveva scritto: «Stiamo per votare al ballottaggio... e la discussione accesa tenuta nel
gruppo non è stata sufficiente a dipanare tutti i dubbi di tutti quanti...». C'è stato anche
chi, apertamente, ha sfidato la linea dell'astensione. Bartolomeo Pepe ha
scritto, sempre su Facebook: «Amici. libertà di voto. Senza contrattazioni e senza trucchi. Borsellino ci
chiede un gesto di responsabillità». Idem Ornella Bertorotta, che ha
tuonato: «Libertà di voto. È questo che abbiamo deciso. Ogni cittadino portavoce al
Senato voterà secondo coscienza».
venerdì 15 marzo 2013
New deal - Stefano Deliperi
…Non è consentendo le peggiori
speculazioni immobiliari e dilapidando il patrimonio ambientale collettivo che
si riesce a superare una crisi ormai strutturale.
Spazio per le imprese e i
lavoratori nel settore c’è ed è ampio nelle ristrutturazioni
del patrimonio edilizio esistente,
pubblico e privato, nelle ristrutturazioni
per il miglioramento della qualità energetica, nel risanamento e riqualificazione dei
centri storici. Pensiamo soltanto alla realizzazione di tutti quegli
interventi legati alla riqualificazione ed efficienza energetica
(coibentazione, tetti fotovoltaici, sistemi di riciclaggio idrico, manutenzioni,
ecc.) che possono impiegare personale adeguatamente riqualificato.
Ma non solo.
In un vero e proprio new deal sardo dovrebbe
assolutamente trovare adeguato spazio un piano di sistematico risanamento idrogeologico, con interventi di
consolidamento e rinaturalizzazione di costoni, pendii, letti fluviali,
demolizioni di opere incongrue e ripristini ambientali, forestazioni
naturalistiche. Un piano di salvaguardia del suolo e di protezione del
territorio che coinvolgerebbe migliaia di progettisti, tecnici
specializzati e maestranze con obiettivi realmente di pubblico interesse.
Analogamente un piano per
laristrutturazione e il risanamento delle reti idriche isolane, che attualmenteperdono circa l’85% dell’acqua trasportata (dati Ordine dei
Geologi, ottobre 2011).
Centinaia di milioni di euro di
provenienza comunitaria del piano operativo FESR 2007-2013 troverebbero
la migliore forma di investimento. Evitando i rischi di
disinvolti giochi finanziari da centinaia di milioni con i fondi comunitari sulla
pelle dei sardi.
Come si vede, le opportunità ci sono, il
sostegno finanziario anche. Finora è mancata la volontà e
l’intraprendenza di un’Istituzione regionale che dovrebbe rappresentarci tutti
e spesso, invece, ci fa vergognare d’essere sardi.
E – come ha autorevolmente proposto l’economista Giorgio
Nebbia – non sono altro che ambiti d’intervento comuni a
tutta l’Italia.
Un vero e proprio new deal nazionale, concreto e
senza fronzoli, forse keynesiano,
che farebbe solo del bene all’ambiente, all’economia, all’occupazione.
Soldi pubblici, Siena e Sesto San Giovanni: i nodi da sciogliere - Gad Lerner
Ora il gioco si fa sporco,
nel Pd, con i dossier velenosi sugli stipendi dei funzionari pagati con soldi
pubblici. Quanto allo scandalo Montepaschi, non ha giovato la minaccia di
sbranare chi chiedeva conto delle sue evidenti commistioni politiche. Mentre in
Lombardia la mai chiarita vicenda Penati è resa ancor meno sopportabile dalle
prescrizioni che hanno salvato dal processo gli uomini delle coop rosse, grazie
a una legge del governo Monti votata dal Pd.
Sono i nervi scoperti di una sinistra che non ha voluto affrontare per tempo questioni fra loro diverse, ma di cruciale rilevanza. Forse Bersani sperava che la vittoria elettorale, di cui era quasi certo, consentisse di eluderle. E così, proprio ora che la stretta finale dei processi delegittima platealmente la destra ridottasi a guarnigione di un Capo imputato per reati infamanti, anche il Pd si ritrova esposto al dileggio di Grillo che insiste a chiamarlo pidimenoelle.
Proprio perché sappiamo che non c’è paragone possibile fra destra e sinistra sulla questione morale, avvertiamo i danni provocati da tale colpevole inadempienza. Le ragioni che spinsero Bersani a sottrarsi a un discorso di verità sul finanziamento pubblico dei partiti e sul rapporto tra affari e politica, oggi si ripropongono drammaticamente nel confronto con Renzi. Rendono incerto il futuro personale di molti dirigenti e dipendenti. Mettono a repentaglio la stessa sopravvivenza del Pd.
Sono i nervi scoperti di una sinistra che non ha voluto affrontare per tempo questioni fra loro diverse, ma di cruciale rilevanza. Forse Bersani sperava che la vittoria elettorale, di cui era quasi certo, consentisse di eluderle. E così, proprio ora che la stretta finale dei processi delegittima platealmente la destra ridottasi a guarnigione di un Capo imputato per reati infamanti, anche il Pd si ritrova esposto al dileggio di Grillo che insiste a chiamarlo pidimenoelle.
Proprio perché sappiamo che non c’è paragone possibile fra destra e sinistra sulla questione morale, avvertiamo i danni provocati da tale colpevole inadempienza. Le ragioni che spinsero Bersani a sottrarsi a un discorso di verità sul finanziamento pubblico dei partiti e sul rapporto tra affari e politica, oggi si ripropongono drammaticamente nel confronto con Renzi. Rendono incerto il futuro personale di molti dirigenti e dipendenti. Mettono a repentaglio la stessa sopravvivenza del Pd.
Invano le ruberie del tesoriere della Margherita, Luigi Lusi, avevano notificato l’esistenza di contabilità opache e bilanci paralleli. La decisione di ricandidare dall’alto il vecchio tesoriere dei Ds, Ugo Sposetti, ci ricorda come sussistano necessità di tutela patrimoniale ereditate dal passato; così come stratificazioni di personale, giornali, organismi desueti. Disfarsene, così come ben prima di Grillo avevano già chiesto tanti militanti del Pd, è operazione dolorosa. Tanto più che per tappare i buchi di bilancio del passato remoto, e per mantenere le più snelle strutture odierne, si era preferito contravvenire tacitamente alla volontà popolare espressa in un referendum. Una furbizia resa indifendibile dal voto del 24 febbraio. Mi auguro che non dobbiamo assistere a un’indecente ridda di accuse a colpi di dossier su sprechi e abusi fra dirigenti dello stesso partito, ma è chiaro che il suo apparato è destinato a un ulteriore, drastico ridimensionamento...
giovedì 14 marzo 2013
attenzione ai giornali tedeschi!
La storia di Rudy
il Rosso sembrò concludersi
quando tre colpi, sparatigli a bruciapelo da Joseph Bachmann, un esaltato imbianchino
forse influenzato dalla massiccia propaganda dei mass media controllati da Axel Springer con titoli come "Fermate Dutschke Adesso!, l'11 aprile 1968 (una settimana dopo l'assassinio di Martin Luther King e due mesi prima di quello di Robert Kennedy)
lo tolse dalla scena tedesca per alcuni anni…
"Beppe Grillo è
l'uomo più pericoloso d'Europa". Così titola Spiegel online
in un lungo commento del suo editorialista Jan Fleischhauer, in cui definisce
il leader del Movivento 5 Stelle antiparlamentare radicale e al fondo
antidemocratico, e sottolinea come il giornalista britannico Nicholas Farrell
abbia anche paragonato Grillo a Mussolini…
Amen
Entre los centenares de llamados y mails
recibidos, elijo uno. “No lo puedo creer. Estoy tan angustiada y con tanta
bronca que no sé qué hacer. Logró lo que quería. Estoy viendo a Orlando en el
comedor de casa, ya hace unos años, diciendo ‘él quiere ser Papa’. Es la
persona indicada para tapar la podredumbre. Es el experto en tapar. Mi teléfono
no para de sonar, Fito me habló llorando.” Lo firma Graciela Yorio, la hermana
del sacerdote Orlando Yorio, quien denunció a Bergoglio como el responsable de
su secuestro y de las torturas que padeció durante cinco meses de 1976. El Fito
que la llamó desconsolado es Adolfo Yorio, su hermano. Ambos dedicaron muchos
años de su vida a continuar las denuncias de Orlando, un teólogo y sacerdote
tercermundista que murió en 2000 soñando la pesadilla que ayer se hizo
realidad. Tres años antes, su íncubo había sido designado arzobispo coadjutor
de Buenos Aires, lo cual preanunciaba el resto…
mercoledì 13 marzo 2013
Bertolt e il drago
io sto dalla parte del torto, quella di Brecht - franz
…Draghi ha detto qualcosa
di meno placido, sul voto italiano e le sorprese (brutte o belle) che la
democrazia ci riserva, specie nei paesi debitori. Ha spiegato il perché di
tanta quiete, ai vertici d'Europa. Ha parlato ai mercati, e a loro nome. Dopo essersi inchinato alla democrazia ha aggiunto,
quasi en passant, che l'austerità continuerà tale e quale, divinamente
indifferente a quel che mugghia nei bassi mondi. In altre parole: la democrazia
può emettere le sentenze che vuole, ma nelle chiome dell'Unione e dei mercati
se ne udirà appena l'alito. Perché non c'è da preoccuparsi? "Dovete
considerare - così Draghi completa il ragionamento -
che gran parte delle misure italiane di consolidamento dei conti continueranno
a procedere con il pilota automatico". Nulla turba "l'unità d'intenti
dei governi".
L'intranquillità è d'obbligo invece, è anzi utile in epoche di crisi-trasformazione, e l'immagine del Pilota Automatico conviene pensarla, discuterla, in Italia e Spagna, Grecia, Portogallo. L'autopilota, com'è noto, è il dispositivo che fa avanzare il veicolo senza assistenza umana. È impersonale, non si cura del singolo e degli elettorati, ed è il contrario della democrazia. Molti arguiscono che Draghi prende magnanimamente atto del gioco d'azzardo racchiuso nell'urna: "È la democrazia, bellezza!". In effetti il governatore ha detto altro, facendosi paracleto dei nostri creditori, quindi dei mercati: "È il pilota automatico, bellezza!". Gli Stati possono osare, perfino inciampare, proprio perché sono ormai guidati da dispositivi esterni (trojke, Patti inviolabili), e nulla possono contro di essi. Di fatto, l'Italia è già commissariata, dunque calma e gesso, fatti giunco, la tempesta passerà. Dice passerà: non come, né se sarebbe forse meglio sostituire al dispositivo un governo fatto di uomini, e avere statisti europei con carisma non solo alla Bce.
In realtà viviamo da decenni in queste condizioni: fin dall'ascesa politica di un boss delle Tv che era ineleggibile (una legge del '57 poteva impedirlo, e l'appello di Micromega che lo rammenta ha raccolto oltre 180.000 firme). I parametri di Maastricht che regolano i deficit pubblici, e fecero nascere l'Euro nel 2002, spiegano la tenuta dell'Unione e al tempo stesso la sua strana impassibilità, che è segno sia di forza sia di immobilità. Da vent'anni esistono vincoli economici tali, nell'eurozona, che negli Stati si può temporaneamente giocare a far politica.
L'euro ci evita disastri non solo economici, ma senza Europa politica può sortire questi effetti. Ogni Stato diventa una specie di rione municipale, dove le più varie sperimentazioni (buone e non) diventano possibili: il pilota automatico le incanalerà. Il potere vero ha cambiato sede ed è una virtual machine che simula il politico. Quella macchina varrà la pena trasformarla in sovranità del popolo europeo, se non vogliamo che ci bombardi come un drone…
da
quiL'intranquillità è d'obbligo invece, è anzi utile in epoche di crisi-trasformazione, e l'immagine del Pilota Automatico conviene pensarla, discuterla, in Italia e Spagna, Grecia, Portogallo. L'autopilota, com'è noto, è il dispositivo che fa avanzare il veicolo senza assistenza umana. È impersonale, non si cura del singolo e degli elettorati, ed è il contrario della democrazia. Molti arguiscono che Draghi prende magnanimamente atto del gioco d'azzardo racchiuso nell'urna: "È la democrazia, bellezza!". In effetti il governatore ha detto altro, facendosi paracleto dei nostri creditori, quindi dei mercati: "È il pilota automatico, bellezza!". Gli Stati possono osare, perfino inciampare, proprio perché sono ormai guidati da dispositivi esterni (trojke, Patti inviolabili), e nulla possono contro di essi. Di fatto, l'Italia è già commissariata, dunque calma e gesso, fatti giunco, la tempesta passerà. Dice passerà: non come, né se sarebbe forse meglio sostituire al dispositivo un governo fatto di uomini, e avere statisti europei con carisma non solo alla Bce.
In realtà viviamo da decenni in queste condizioni: fin dall'ascesa politica di un boss delle Tv che era ineleggibile (una legge del '57 poteva impedirlo, e l'appello di Micromega che lo rammenta ha raccolto oltre 180.000 firme). I parametri di Maastricht che regolano i deficit pubblici, e fecero nascere l'Euro nel 2002, spiegano la tenuta dell'Unione e al tempo stesso la sua strana impassibilità, che è segno sia di forza sia di immobilità. Da vent'anni esistono vincoli economici tali, nell'eurozona, che negli Stati si può temporaneamente giocare a far politica.
L'euro ci evita disastri non solo economici, ma senza Europa politica può sortire questi effetti. Ogni Stato diventa una specie di rione municipale, dove le più varie sperimentazioni (buone e non) diventano possibili: il pilota automatico le incanalerà. Il potere vero ha cambiato sede ed è una virtual machine che simula il politico. Quella macchina varrà la pena trasformarla in sovranità del popolo europeo, se non vogliamo che ci bombardi come un drone…
Generale, il tuo carro armato - Bertolt Brecht
Generale, il tuo carro armato è una
macchina potente
spiana un bosco e sfracella cento
uomini.
Ma ha un difetto:
ha bisogno di un carrista.
Generale, il tuo bombardiere è
potente.
Vola più rapido d'una tempesta e
porta più di un elefante.
Ma ha un difetto:
ha bisogno di un meccanico.
Generale, l'uomo fa di tutto.
Può volare e può uccidere.
Ma ha un difetto:
può pensare.
martedì 12 marzo 2013
Malalai Joya
“So
che, rifiutando a mia volta di accettare un compromesso con i fondamentalisti e
con i signori della guerra, o di annacquare le mie denunce nei loro confronti,
potrò finire con l'essere annoverata anch'io nel lungo elenco degli afghani
che sono morti per la libertà del loro paese. Ma non si può venire a patti con la verità. E
non ho paure di una morte prematura, se la mia morte favorirà la cause della giustizia.”
“per troppo tempo l'Afghanistan è stato
usato come terreno di scontro nel "Grande Gioco" delle superpotenze.
(...) hanno dato denaro e potere ai fondementalisti e signori della guerra, che
hanno trascinato il nostro popolo in una situazione drammataca.”
“Non
abbiamo bisogno di questa interminabile "guerra al terrore"
capitanata dagli Stati Uniti. Noi non siamo terroristi: siamo le vittime del
terrorismo. Oggi il suolo del nostro paese è cosparso di mine antiuomo, di
proiettili e di bombe; quello di cui abbiamo bisogno è di ospedali, infermiere
e scuole.”
“Si
tratta di valori[i diritti umani]che non possono essere imposti da truppe
straniere. Nessuna nazione può donare la libertà a un'altra. la libertà è un
bene che deve essere conquistato dal popolo, un seme che cresce e dà frutti solo
quando viene piantato nel terreno e innaffiato dalle lacrime e dal sangue.”
Fuga di capitali dallo Ior alla finanza etica? - Andrea Baranes
La Città del Vaticano con il suo Istituto per le Opere di Religione è ormai considerato come un impenetrabile paradiso fiscale. Riuscirà il Conclave a licenziare Mammona?
“Basta con lo Ior, sì alle
banche etiche”. Oltre lo slogan, è un messaggio forte e preciso quello
contenuto nel dossier pubblicato ieri da “Famiglia Cristiana” con un elenco di
priorità per il prossimo Papa. Colpisce la completa bocciatura della Banca Vaticana,
di fatto giudicata irriformabile. Effettivamente è quasi impossibile anche solo
elencare l'impressionante serie di scandali che hanno coinvolto lo IOR. Dai
tempi del Banco Ambrosiano e di Gelli e Sindona alla tangente Enimont, quando
sembra che oltre cento miliardi di lire in Titoli di Stato italiani
transitarono sui conti dell'istituto.
Arrivando ai tempi recenti,
accuse di non rispetto delle direttive anti-riciclaggio, la stessa Città del
Vaticano per molti versi assimilata a un vero e proprio paradiso fiscale. Fino
alle dimissioni di Ettore Gotti Tedeschi, presidente dello IOR dal 2009 e
sfiduciato a maggio 2012 per “non avere svolto diverse funzioni di primaria
importanza per il suo ufficio”. Dietro la formula ufficiale, intrighi,
l'affaire “Vatileaks” e nuove accuse di riciclaggio, molto difficili da
appurare dato che lo IOR è a tutti gli effetti una banca estera, il che obbliga
le autorità italiane a richiedere una rogatoria internazionale per potere
procedere con le indagini.
È di fronte a questo nodo
gordiano di interessi che “Famiglia Cristiana” rilancia l'idea di affidare le
finanze cattoliche alle banche etiche. I principi della finanza etica sono il
rifiuto della speculazione, dei paradisi fiscali, dei finanziamenti
all'industria degli armamenti, e via discorrendo. Ma l'idea va molto oltre il
negare alcune operazioni. La finanza etica va declinata in positivo: una
completa trasparenza, la valutazione di tutte le ricadute non-economiche delle
azioni economiche, la partecipazione dei soci. Modalità che stanno portando a
risultati nettamente migliori non solo dal punto di vista sociale e ambientale,
ma spesso anche in termini economici e finanziari. “Banca Etica” è l'unico
istituto in Italia che pubblica sul proprio sito l'elenco completo dei
finanziamenti concessi alle persone giuridiche, svolge un'istruttoria sociale e
ambientale di ogni richiesta di finanziamento, e via discorrendo. Da quindici
anni lavora con tassi di sofferenza nettamente inferiori alla media del sistema
bancario…
lunedì 11 marzo 2013
La giornata odierna - Emiliano Deiana
Oggi la giornata può essere riassunta così.
Il Tribunale di Milano ha mandato la visita fiscale a Beppe Grillo perchè non si vuole alleare coi due Marò. L'India, di contro, vuole bombardare il Tribunale di Milano per abbattere dei facinorosi che manifestano sotto l'edificio dove campeggiano le effigi di Falcone e Borsellino.
Il Tribunale di Milano ha mandato la visita fiscale a Beppe Grillo perchè non si vuole alleare coi due Marò. L'India, di contro, vuole bombardare il Tribunale di Milano per abbattere dei facinorosi che manifestano sotto l'edificio dove campeggiano le effigi di Falcone e Borsellino.
Bersani parlando all'Assemblea dei parlamentari del
M5S ha urlato: siete circondati, arrendetevi che il tabernacolo della rete
arde fra le fiamme dell'inferno.
I deputati e senatori del Pd, riuniti all'Ambra Jovinelli, vorrebbero capire quale sia, in tutto questo macello apocalittico, il ruolo del Camerlengo.
I deputati e senatori del Pd, riuniti all'Ambra Jovinelli, vorrebbero capire quale sia, in tutto questo macello apocalittico, il ruolo del Camerlengo.
Fra poche ore anche Giorgio Napolitano entrerà nella
Cappella Sisitina per il Conclave.
Ad Oriente il Pakistan, storico rivale
dell'India, minaccia di sganciare l'atomica su Pyongyang. Gli estremisti
islamici, d'accordo con i greci di Alba Dorata, fiutata l'aria di generale
anarchia. hanno portato il cadavere mummificato di Chavez nel Mausoleo di Villa
San Martino ad Arcore.
E' andata così, vero?
E' andata così, vero?
Raffaele Deidda dice che al PD non capiscono ancora
…Lo sbalordimento, che pensavamo
reazione ingenua di chi non è molto addentro alla politica agita, è stato però
confermato anche dal membro della European Academy of Sociology Luca Ricolfi,
che su “La Stampa”: “Sono sconcertato perché, più li leggi e li ascolti, più ti
accorgi che nei dirigenti del Pd nulla, ma proprio nulla è cambiato dopo il
voto. Non sono cambiati gli slogan, non sono cambiati i programmi, non sono
cambiati gli atteggiamenti. Non sono cambiati i rituali, non sono cambiati i
ragionamenti, non è cambiato il linguaggio. Non c’è nessuna idea veramente
nuova. Solo tanta supponenza, e una completa incapacità di capire come si viene
percepiti dagli altri. Questi dirigenti dimostrano, con il loro modo di parlare
e di atteggiarsi, di non avere la minima idea di come la gente li vede. Se
potessero entrare anche solo per qualche minuto nei nostri cervelli avrebbero
uno shock: scoprirebbero che non solo non li apprezziamo, non solo li troviamo
irritanti, ma siamo semplicemente increduli”. Per poi aggiungere, sconfortato:
“Ma come? Nemmeno dopo lo schiaffo, lo sberleffo, l’umiliazione del trionfo di
Grillo, nemmeno dopo tutto questo riuscite a mettere insieme una reazione, un
ripensamento, un dubbio vero?”
D’accordo con Ricolfi per frasi
del tipo: “Non basta cambiare nome o leader, ma bisogna occuparsi della
capacità di rappresentare la società” (Beppe Fioroni) . Ma va? Ci sarebbe da
rispondere subito: perché non ve ne siete occupati prima? Oppure: “Dobbiamo
apparire una forza impaziente di giungere alla soluzione dei problemi del
Paese” (Anna Finocchiaro) . Dovevate, dovevate! E ancora: “Se passiamo per
conservatori vuol dire che non facciamo bene la nostra missione, dobbiamo stare
sul fronte del cambiamento” (Enrico Letta). Ma perché si deve usare sempre il
tempo presente o quello futuro per dire ciò che andava fatto prima, molto prima
del voto? Fino alla “chicca” di D’Alema: “Elettorato che può essere
riconquistato dal Pd se dimostra capacità di rinnovamento, che non è la
semplice liquidazione di una classe dirigente”. Secondo lui il rinnovamento
passa attraverso la riconferma della vecchia classe dirigente? Davvero uno
strano modo di sentire gli “umori” dell’elettorato. O forse normale per un
veterano della classe dirigente che avrebbe ammonito il sindaco di Firenze: “Si
parla di te come leader nazionale, attento, quello di cui si parlava prima,
Soru, è già stato triturato”.
E i dirigenti democratici
sardi? Marco Meloni, nominato in Liguria per evitare le forche caudine delle
primarie sarde (in compenso il pugliese Lello Di Gioia orgogliosamente dichiara
di aver riportato il PSI in Parlamento grazie alla Sardegna ): “Ci siamo chiusi
troppo in noi stessi, soprattutto a fronte di una crisi generalizzata dei corpi
intermedi”. Lapalisse non avrebbe potuto dire di meglio. Il neosenatore e
segretario regionale Silvio Lai: “Il partito democratico è utile in questa fase
al Paese se è capace di presentarsi unito, una forza chiara, polare. Polare
verso un cambiamento che non è rimandabile. O è un cambiamento netto, oppure al
paese non serve...".Forza chiara, polare? Cambiamento netto? Cosa è
cambiato finora in Sardegna se non il gioco delle alleanze interne che hanno
permesso lo svolgimento di parlamentarie che hanno stravolto l’esito delle
primarie, a cui tutti avevano guardato con favore con nuova credibilità e nuova
fiducia al PD?
Infine il senatore Antonello
Cabras: "Avevamo colto in precedenza i sintomi della crisi di
rappresentanza ..... Il popolo ha parlato ma non ha detto cosa vuole....non si
capisce cosa vuole quando vota Grillo". Secondo Cabras chi ha votato
Grillo, al contrario di chi ha votato PD o PDL, non sapeva quale programma
politico stesse sostenendo e non sapeva quindi cosa voleva. Il senatore potrebbe
avere qualche ragione ma forse la domanda da porsi sarebbe un’altra. Che cosa
non voleva l’elettore che ha votato Grillo? Forse non voleva che il principio
della rappresentanza politica fosse spinto fino ai “rumors”che oggi riguardano
Cabras; ancora senatore, per la spartizione fra correnti del Pd dei posti di
potere e di sottogoverno?
dice don Milani
"Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio: sortire insieme è politica, sortire da soli è avarizia”
domenica 10 marzo 2013
Storia della resurrezione del pappagallo - Eduardo Galeano
Il pappagallo
cadde nella pentola fumante. Si sporse, gli venne un capogiro e cadde. Cadde
perchè era curioso e annegò nella zuppa bollente.
La bambina, che era sua amica, pianse.
L'arancia si tolse la buccia e gliela offrì per consolarla.
Il fuoco che ardeva sotto la pentola si pentì e si spense.
Dal muro uscì una pietra.
L'albero, inclinato sul muro, trasalì per il dolore, e tutte le sue foglie caddero al suolo.
Come tutti i giorni arrivò il vento per pettinare le fronde dell'albero e lo trovò spoglio. Quando il vento seppe quello che era successo, perse una raffica.
La raffica aprì la finestra, andò per il mondo senza meta e si diresse verso il cielo.
Quando il cielo seppe la brutta notizia divenne pallido.
E vedendo il cielo bianco, l'uomo rimase senza parole.
Il vasaio del Cearà volle sapere. Alla fine l'uomo recuperò la parola e raccontò che il pappagallo era annegato
e che la bambina aveva pianto
e che l'arancia si era tolta la buccia
e che il fuoco si era spento
e che il muro aveva perso una pietra
e che l'albero aveva perso le foglie
e che il vento aveva perso una raffica
e che la finestra si era aperta
e che il cielo era rimasto senza colore
e l'uomo senza parole.
Allora il vasaio riunì tutta la tristezza e con questo materiale le sue mani riuscirono a resuscitare il morto.
Il pappagallo che ebbe origine dal dolore ebbe piume rosse come il fuoco
e piume azzurre come il cielo
e piume verdi come le foglie dell'albero
e un becco duro come la pietra e dorato come l'arancia
e parole umane da dire
e acqua di lacrime per bere e rinfrescarsi
e una finestra aperta per fuggire
e volò nella raffica del vento.
La bambina, che era sua amica, pianse.
L'arancia si tolse la buccia e gliela offrì per consolarla.
Il fuoco che ardeva sotto la pentola si pentì e si spense.
Dal muro uscì una pietra.
L'albero, inclinato sul muro, trasalì per il dolore, e tutte le sue foglie caddero al suolo.
Come tutti i giorni arrivò il vento per pettinare le fronde dell'albero e lo trovò spoglio. Quando il vento seppe quello che era successo, perse una raffica.
La raffica aprì la finestra, andò per il mondo senza meta e si diresse verso il cielo.
Quando il cielo seppe la brutta notizia divenne pallido.
E vedendo il cielo bianco, l'uomo rimase senza parole.
Il vasaio del Cearà volle sapere. Alla fine l'uomo recuperò la parola e raccontò che il pappagallo era annegato
e che la bambina aveva pianto
e che l'arancia si era tolta la buccia
e che il fuoco si era spento
e che il muro aveva perso una pietra
e che l'albero aveva perso le foglie
e che il vento aveva perso una raffica
e che la finestra si era aperta
e che il cielo era rimasto senza colore
e l'uomo senza parole.
Allora il vasaio riunì tutta la tristezza e con questo materiale le sue mani riuscirono a resuscitare il morto.
Il pappagallo che ebbe origine dal dolore ebbe piume rosse come il fuoco
e piume azzurre come il cielo
e piume verdi come le foglie dell'albero
e un becco duro come la pietra e dorato come l'arancia
e parole umane da dire
e acqua di lacrime per bere e rinfrescarsi
e una finestra aperta per fuggire
e volò nella raffica del vento.
Come si finanzia il reddito di base incondizionato? - San Precario
600 euro al mese assicurati
dallo Stato a tutti coloro che ne hanno bisogno, senza limiti di tempo, senza obbligo di cercare lavoro.
Una proposta che la rete di San Precario – Milano ha lanciato calcolandone
sostenibilità, costi e finanziamenti. La proposta è quella di introdurre nel
nostro Paese un «reddito di base incondizionato», in modo da assicurare un
reddito a tutti i residenti al di sotto della soglia di povertà.
Questa misura sostituirebbe tutte le altre forme di welfare attualmente
esistenti in Italia – disoccupazione, cassa integrazione, mobilità – molto
costose ma incapaci di raggiungere tutte le persone bisognose di sostegno.
Quanto costerebbe alle casse
dello Stato una simile manovra?
Il costo da sostenere per garantire un reddito
mensile di 600 euro non si discosterebbe di molto da quanto il Paese già spende
ora per i vari ammortizzatori sociali. Secondo la Commissione d’indagine
sull’esclusione sociale – Cies, il numero dei poveri
relativi è pari a 7.810.000 (il 13,1% della popolazione). I poveri assoluti
(sotto i 385 euro al mese) sono 3 milioni.
Tendendo conto della diversa distribuzione di
reddito (v. grafici) la somma lorda necessaria per arrivare sul territorio
nazionale a garantire a tutti un reddito di base di euro 7.200 all’anno è di
poco inferiore ai 21 miliardi di euro all’anno…
…Per il reperimento dei fondi, è
necessario procedere ad una riforma
del sistema fiscale, per renderlo adeguato alle nuove forme di produzione. I due
criteri fondamentali sono la forteprogressività delle
aliquote e la tassazione omogenea di tutti i redditi.
Nel nostro studio, abbiamo considerato anche
un valore del Rbi maggiore del 20% della soglia di povertà relativa. In
ogni caso, il livello del “reddito di base” è oggetto di contrattazione, con
l’unica condizione che sia sempre espresso in termini relativi. Ciò infatti
consente che ad ogni anno la soglia di reddito sia adeguata al costo della
vita.
Gli ammortizzatori sociali in Italia sono oggi
una giungla distorta, iniqua e fonte di discriminazione. Noi proponiamo di eliminare tutte queste forme per introdurre il
Rbi.
Questa proposta non incontra il favore di
imprenditori e sindacati. I primi perché per loro la cassa integrazione è una
valvola di flessibilità e in questo modo i costi ricadono
sull’Inps o sullo Stato.
Per i sindacati la gestione della cassa integrazione è
rimasto l’unico compito che permette loro di mantenere una rappresentanza politica, in
una pura ottica di gestione passiva dei processi di ristrutturazione, di
smantellamento e/o di delocalizzazione.
All’indomani delle elezioni, il tema del reddito
di cittadinanza è balzato agli onori delle cronache, ma non è stata ancora
formulata una proposta seria al riguardo. E’ ora di mettersi al
lavoro, seriamente.
gente che ha fretta
Un 2013 nero per le aziende italiane: 5 su 6 temono di fallire entro la fine dell'anno...
…Le imprese indicano alcuni
motivi precisi come fattori negativi. In cima alla "classifica" c'è
la questione credito. Dito puntato,
poi, contro la pressione fiscale, che per le imprese supera il tetto del 50%.
Il terzo fattore allarmante è il ritardo dei pagamenti della pubblica
amministrazione. Anzitutto per lo stock da 90-100 miliardi che non viene sbloccato
da amministrazioni centrali e locali.
Non solo: le nuove direttive europee adottate recentemente in Italia, che dovrebbero imporre alla pubblica amministrazione di saldare le fatture entro 60 giorni, secondo Unimpresa "trovano scarsissima applicazione". Ritardi dei pagamenti sono evidenziati anche nei rapporti fra privati che si traducono, quarto fattore, in "un colpo tremendo alla circolazione di liquidità e nella crescita delle insolvenze". La quinta fonte di apprensione è lo stop agli investimenti, che rappresenta un fattore e una conseguenza della crisi economica. Il sesto e ultimo elemento critico è l'ingessamento del mercato dell'occupazione.
Non solo: le nuove direttive europee adottate recentemente in Italia, che dovrebbero imporre alla pubblica amministrazione di saldare le fatture entro 60 giorni, secondo Unimpresa "trovano scarsissima applicazione". Ritardi dei pagamenti sono evidenziati anche nei rapporti fra privati che si traducono, quarto fattore, in "un colpo tremendo alla circolazione di liquidità e nella crescita delle insolvenze". La quinta fonte di apprensione è lo stop agli investimenti, che rappresenta un fattore e una conseguenza della crisi economica. Il sesto e ultimo elemento critico è l'ingessamento del mercato dell'occupazione.
Bassem Youssef, in una rivoluzione
…Bassem è per molti egiziani il comico della rivoluzione, visto che ha debuttato proprio durante i 18 giorni di Tahrir. Alla vigilia dello scoppio della rivoluzione doveva partire per gli States per andare a lavorare in un ospedale dell’Ohio. Alla fine ha preferito curare i bambini feriti in piazza e ha iniziato a registrare sketch satirici da casa, postando i video su Youtube. Da qui e’ nato il suo successo che e’ arrivato in fretta sul piccolo schermo…
In Egitto la libertà di parola ha appena segnato
un punto a suo favore: una corte ha rigettato la causa legale intrapresa da
parte di un avvocato della Fratellanza Musulmana e rivolta al comico showman Bassem
Youssef.
Il satirista politico era
stato tacciato di aver insultato il presidente Mohamed Morsi nel corso di una
puntata del suo programma televisivo. Il video si chiude con parole davvero
significative: “Molti critici hanno lanciato l’allarme che i Fratelli Musulmani
stiano tentando di mettere a tacere chi si oppone al governo. Ma sembra che al
momento le corti egiziane non permetteranno che ciò accada”.
sabato 9 marzo 2013
non per difendere Grillo e Casaleggio
leggo solo ora un articolo di grande giornalismo dall'Espresso, nel quale si dice, tra l'altro:
…«risultano immatricolate con la formula sociedad anonima, uno schermo giuridico che consente di proteggere l'identità degli azionisti»…
…«risultano immatricolate con la formula sociedad anonima, uno schermo giuridico che consente di proteggere l'identità degli azionisti»…
…il livello di trasparenza delle informazioni
societarie in Costa Rica è tra i più bassi al mondo. Non per niente il Paese
del Centroamerica è inserito nella black list dei paradisi fiscali dal Tesoro
italiano…
ricordo che tutte le volte che compriamo azioni in Borsa, o in altri paesi, o che una banca, mettiamo il Monte Paschi, o qualsiasi altra impresa (italiana?) ha rapporti con imprese spagnole o sudamericane ha rapporti con società anonime (in italiano potrebbero chiamarsi SpA).
leggo poi che
...dal Pd arriva una richiesta di chiarimenti a Beppe Grillo su società offshore e paradisi fiscali. "Considerato ciò che si legge sulla stampa su società off shore, investimenti e strane operazioni finanziarie in paradisi fiscali, inseriti nella black list, sarebbe opportuno che Grillo chiarisca comprensibilmente e definitivamente cosa sa e come lo riguardino certe iniziative e in che modo siano compatibili con la trasparenza che tanto predica e con i principi sulla base di quali si presenta al paese e al Parlamento", chiede Davide Zoggia, responsabile enti locali del partito democratico.
forse che il PD farà la vera proposta choc, quella di ritirare i soldati dall'Afghanistan e di mandarli ad attaccare i paradisi fiscali nei quali sono depositati i soldi degli evasori, della criminalità, delle tangenti, e rientrare così nei parametri di Maastricht?
ho cercato se Davide Zoggia, responsabile enti locali del partito democratico, abbia mai chiesto conto a qualche politico del Pd, o all'editore dell'Espresso, se ha o ha avuto qualche società in un paradiso fiscale, gli stessi chiarimenti, ma finora non ho trovato niente.
mi aiutate? - franz
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