“Non sappiamo voi, ma se noi, noi zapatiste e zapatisti, fossimo pigri nel pensare, staremmo in un partito politico istituzionale», scriveva il 4 maggio 2015 il subcomandante Galeano. Le sue parole risuonano di fronte alle insensatezze e alla demagogia delle campagne elettorali del 2021. Campagne che avvengono tra le Tenebre, antiche reginette di bellezza e accoliti del narcotraffico. Tutti i partiti condividono uno stesso sintomo: pensare dà loro la fiacca.
Tra i loro numerosi contributi alla riflessione, gli zapatisti
propongono di considerare il tempo in un altro modo. Le grandi idee
possono venire dal futuro che si sa anticipare. In “La genealogia
del crimine” (vedi qui a pag.278, ndr), Galeano propone di pensare a ritroso, da
dietro in avanti; se il destino si presume con sagacia, immaginando dove
andranno le cose, si può reagire adeguatamente prima che sia troppo tardi: in
previsione del diluvio, Noè costruisce l’arca.
In modo simile, i detective affrontano a un esito per il quale devono
scoprire gli antecedenti; a partire dal delitto ricostruiscono quanto accaduto
in precedenza. Per spiegare il metodo, Galeano cita una fonte autorevole,
Sherlock Holmes: “Sono poche le persone che, se si racconta loro un esito dei
fatti, sono capaci di estrarre dal più profondo della propria coscienza i
passaggi che hanno portato a quel risultato. A questa capacità mi riferisco
quando parlo di ragionare a ritroso; vale a dire analiticamente”.
Alcuni mesi fa, questa strategia ha portato alla costruzione di una barca
in legno nel Semillero Ramona per anticipare cosa
sarebbe successo nel viaggio verso l’Europa. All’imbarcazione mancava solo un
dettaglio: il mare intorno. E tuttavia, a partire da quel risultato, si
sarebbe dovuto dedurre ciò che sarebbe poi dovuto accadere nell’oceano. Sulla
terraferma, la nave prefigurava la navigazione. Era un’aula per
imparare tutto ciò che è necessario per sopravvivere alla tempesta degli
elementi e alle minacce ancora più gravi, come il vortice distruttivo della
storia, che – ha avvertito Walter Benjamin – si suole spesso presentare con il
nome ingannevole di “progresso”.
Ragionare a ritroso è un modo di prevedere con cognizione di causa, cioè di
dare un significato pedagogico alla speranza. Non è casuale che l@s
compañer@s del Chiapas abbiano deciso che gli incontri in cui
fioriscono le loro idee si chiamino semilleros (che oggi si
preferisce tradurre “semenzai”, ma anche “seminari” ha la stessa derivazione
latina, ndt) Ciò che è importante è quel che non si vede
ancora ma crescerà grazie a quell’incontro.
Nell’aprile 2015, in “La tormenta, la sentinella e la sindrome della vedetta”, Galeano
anticipava quanto accadrà nel maggio 2021. Menzionava la rilevanza del 3 maggio,
“il giorno della semina, della fertilità, del raccolto, dal seme. È il giorno
della Santa Croce […] il giorno in cui chiedere l’acqua per la semina e un buon
raccolto”. In modo emblematico, è stato il giorno scelto per salpare:
l’oceano come milpa, campo, per seminari futuri.
“Chi semina vento raccoglie tempesta” , recita la saggezza
popolare. A 500 anni dalla caduta di Tenochtitlan, le piantagioni
zapatiste si caratterizzano per la varietà dei loro frutti. La scelta
dell’equipaggio (quattro donne, due uomini e un altr@) richiama la diversità,
così come il nome della barca, La Montaña, che attraversa il
mare alludendo a ciò che in mare non c’è. In controtendenza con il
pensiero unico e le dispute binarie causate dalla polarizzazione, le zapatiste
e gli zapatisti scommettono sulla complessità del molteplice.
Dove stanno andando? Verso un luogo lungamente anticipato in mare. Anche
Ulisse, che i greci chiamavano Odisseo, dominava l’arte del ragionamento a
ritroso. Non ci si poteva aspettare di meno da un re descritto come il più astuto
del Mediterraneo. Durante il suo viaggio movimentato, Ulisse avrebbe
potuto conformarsi al suo destino. Perché non si è fermato? Ha
respinto le più diverse tentazioni: i fiori di loto allucinogeni, il canto
seducente delle sirene, l’elisir di Circe, le profezie di Tiresia,
l’immortalità offerta da Calipso sulla sua isola paradisiaca. Il suo
destino immutabile era il nóstos, il ritorno a casa.
In “Dialettica dell’Illuminismo“, Adorno e Horkheimer
descrivono Ulisse come il primo eroe moderno a causa della sua condizione
extraterritoriale. È un esule che lotta per tornare a casa. I
migranti e le persone costrette a fuggire da dove vivono del nostro tempo
conoscono le tribolazioni che Omero aveva immaginato nel VII secolo a.C.
Ulisse si serve di astuti espedienti per superare gli ostacoli, ma la
cosa più importante è che allena la sua capacità di ricordare per poterli
raccontare. Quando incontra i mangiatori di loto, teme che l’effetto
allucinogeno possa cancelare i suoi ricordi. In “Perché leggere i classici“, Italo
Calvino segnala che il suo vero timore non consiste nel dimenticare il passato,
ma il futuro, la storia che sta vivendo e che dovrà raccontare. Il
presente importa nel suo essere completamente ricordato; le sue lezioni sono
future; ritornano come un passato carico di significato. Secoli dopo, davanti
allo stesso mare, Platone dirà che la conoscenza è una forma della
memoria.
Riguardo al testo di Calvino, il poeta comunista Edoardo Sanguineti ha
fatto notare che non bisogna dimenticare che Ulisse viaggia tornando indietro; cerca quindi di restaurare
qualcosa, cosa che non implica una regressione, ma il compimento di un futuro,
vale a dire di una “vera utopia”.
La memoria di Ulisse è una risorsa ribelle: registra il passato in funzione
dell’avvenire, viaggia verso un orizzonte sconosciuto che, curiosamente, è un
ritorno. Grazie a questo peculiare uso del tempo, dispone della più rara delle
utopie, quella possibile. Sul loro insolito telaio, le zapatiste e gli
zapatisti disegnano qualcosa che ancora non esiste, un domani che acquisirà
logica man mano che si definisca l’ordito, fatto con fili che vengono da molto
lontano, dalla tradizione che non dimentica il futuro.
L’odissea che hanno intrapreso gli zapatisti conferma il loro modo di
guardare il mondo, un modo che accetta i rischi ed è portatore di cambiamento. Cinquecento
anni di attesa li hanno trasformati in professionisti della speranza. Non
viaggiano con intenzioni di vendetta, ma di apprendimento nella differenza.
Come Ulisse nel vecchio mare, passeranno attraverso le tentazioni delle isole
incantate e lasceranno le loro tracce per tornare al punto di partenza.
Le lotte che durano non dimenticano il loro futuro.
Fonte originale: Comunizar
Traduzione per Comune-info: marco calabria
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