A poco meno di sette anni di distanza dalla strage di Ayotzinapa, il Messico è di nuovo scosso da un violentissimo attacco compiuto ancora una volta contro i normalistas. A farne le spese, lo scorso 18 maggio, sono stati gli studenti della Escuela Normal Rural de Mactumactzá, sgomberati con violenza dalla polizia su ordine del governo chiapaneco di Rutilio Escandón Cadenas (Morena – Movimiento Regeneración Nacional, il partito del presidente López Obrador).
La
repressione, conclusasi con l’arresto di 95 studenti (74 donne e 19 uomini, due
minori sono stati rilasciati con maggior rapidità) ha ricordato, per le
modalità particolarmente cruente, quella che avvenne il 26 settembre 2014 a
Iguala, di cui furono vittime 43 normalistas della Escuela
Normal Rural Raúl Isidro Burgos, tuttora desaparecidos in una
delle tante stragi che arrivò inizialmente a scalfire gli alti vertici della
polizia e della politica messicana senza poi produrre un reale cambiamento in
entrambe le istituzioni.
L’ennesima
aggressione contro il normalismo rural, in questo caso scatenata
contro la Escuela Normal Rural de Mactumatzá e la Escuela Normal Intercultural
Bilingüe (ENIB) Jacinto Canek non rappresenta una novità. Gli studenti
arrestati (alcuni dei quali progressivamente rilasciati, ma in una situazione
di libertà condizionale e a seguito di violenze e abusi sessuali compiuti
soprattutto nei confronti delle donne), protestavano per il taglio dei fondi
destinati all’istruzione (ridotti del 60%) e chiedevano maggiori risorse per il
sistema scolastico affinché la scuola pubblica non fosse smantellata.
Gran
parte degli studenti del normalismo rural provengono dalle
zone più disagiate del paese e da comunità indigene dove manca tutto,
dall’elettricità alla connessione ad internet, tanto che, proprio per questo
motivo, si erano rivolti al governatore del Chiapas Rutilio Escandón Cadenas
chiedendo un dialogo che quest’ultimo ha apertamente ignorato.
Ezln e
Cni (Congreso Nacional Indígena) hanno espresso la loro solidarietà ai normalistas,
sottolineando sia il malgoverno di Rutilio Escandón Cadenas sia dell’intera
classe politica messicana, responsabile non solo di non aver varato alcun piano
per migliorare il sistema d’istruzione del paese, ma di insistere nella
repressione e nella menzogna.
Il governo
del Chiapas, purtroppo, non è altro che l’esecutore delle politiche decise a
livello nazionale. Sono sempre maggiori, infatti, gli episodi in cui il governo
della cosiddetta “quarta trasformazione” reprime coloro che lottano per i
propri diritti (contadini, studenti, maestri, movimenti sociali e per la difesa
dei beni comuni), mentre i grandi “saccheggiatori di stato”, denuncia l’Ezln,
godono della più completa impunità e protezione.
I normalistas di
Mactumactzá hanno ricevuto inoltre appoggio dai loro colleghi di Ayotzinapa
(Guerrero) e Amilcingo (Morelos), che hanno promosso blocchi stradali e
manifestazioni di protesta contro il governatore Rutilio Escandón, la titolare
dell’istruzione Rosa Domínguez Ochoa e quella della sicurezza Gabriela Zepeda Soto,
ai quali hanno chiesto conto degli episodi di violenza sessuale nei confronti
delle studentesse, del lancio di lacrimogeni e della sparizione di molti dei
loro compagni a seguito degli arresti del tutto arbitrari.
Per la
liberazione degli studenti ancora nel carcere di El Amate (Chiapas) si sono
espressi anche i genitori dei 43 normalistas desaparecidos a
seguito della strage di Ayotzinapa, che hanno stigmatizzato l’eccessivo
utilizzo della forza da parte della polizia intervenuta per sgomberare la
manifestazione sulla strada che conduce a Chiapa de Corzo.
Il
Comité de Padres y Madres de los 43 ha ribadito che non c’è niente di sbagliato
o illegale nel chiedere che lo Stato investa maggiori fondi nell’istruzione
pubblica come esigono i normalistas di Mactumactzá.
Di fronte alle denunce per le torture fisiche e psicologiche contro i normalistas per adesso il governo statale, come del resto quello federale, è rimasto in silenzio. A parlare per le istituzioni è l’inquietante frase pronunciata dalla polizia nei confronti degli studenti arrestati, con un chiaro riferimento al massacro di Ayotzinapa: “Ahora ya no van a buscar a los 43, van a buscar a los 95”.
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