L’appello. Il premier Benjamin Netanyahu sia condotto
davanti alla Corte penale dell’Aja e processato per crimini di guerra (ripreso dal Manifesto del 01.06.20219)
Ma perché nessuno contempla l’ipotesi che il premier
Benjamin Netanyahu venga condotto davanti alla Corte penale dell’Aja e
processato per crimini di guerra? Rende perplessi il fatto che Israele abbia
dovuto difendersi dai missili lanciati dalle milizie di Hamas?
E perché non pretendere che venga anche verificata la
responsabilità penale di qualche alto dirigente di quel fronte? Anche mettendo
sullo stesso piano i due contendenti, anche esprimendo, com’è giusto, sdegno e
dolore per le vittime di Israele e dei suoi bambini, i conti non tornano. Non
tornano di fronte al quadro di macerie e devastazioni in cui si trova oggi
Gaza, di cui da giorni, solitariamente, ci dà conto Michele Giorgio su questo
giornale. E incominciano a non tornare anche all’Alto Commissario per i diritti
umani delle Nazioni Unite, Michelle Bachelet, che avendo occhi per osservare,
parla ormai apertamente di crimini di guerra. I bombardamenti voluti da
Netanyahu non sono stati condotti da vecchi arei della seconda guerra mondiale,
ma da strumenti sofisticatissimi, in grado di colpire chirurgicamente
l’obiettivo desiderato. Come hanno provato, se ce ne fosse stato bisogno, gli
assassinii di stato di alcuni leader iraniani nei mesi scorsi.
Negli 11 giorni di bombardamenti sulla striscia di
Gaza, poche sono state le vittime “a caso”. Tutto è stato colpito con
scrupolosa ferocia, anche quando gli obiettivi erano civili, com’è accaduto a
qualche importante libreria, a ben 50 scuole, all’unico laboratorio di analisi
del Covid 19, al grattacielo che ospitava tutti i media della città. Non solo
gli arei. Hanno sparato anche i cecchini israeliani, ammazzando qualche
soccorritore accorso a dare una mano ai feriti: immagini registrate in un
filmato. Ma i bombardamenti hanno anche schiantato centinaia di edifici dove
abitavano famiglie che secondo il governo di Tel Aviv erano covi delle milizie
di Hamas. Tutti gli obiettivi civili sono stati fatti passare per militari. E
allora? Di fronte a 270 morti (compresa la Cisgiordania), di cui 68 bambini, la
parola del premier israeliano deve prevalere sulla realtà dei fatti, è senza
onere di prova, soddisfa la verità e le nostre coscienze? Perché non affidare a
giudici imparziali, a un tribunale internazionale, la verifica della fondatezza
di tale giustificazione? Dobbiamo crederlo sulla parola?
La parola di Netanyahu è quella di un capo di Stato
eslege, che non rispetta i trattati internazionali, che si fa beffe da oltre
mezzo secolo delle risoluzioni dell’Onu, che contribuisce con la sua protervia
sempre più estremistica a rendere il Medio Oriente un focolaio permanente di
conflitti e di pericoli anche per l’Europa mediterranea. Il meschino silenzio
dell’ Unione, un gigante economico con piedi politici di argilla, avrà effetti
perversi sui problemi di quell’area. Conferma il proprio disinteresse per una
causa rilevantissima e suona incoraggiamento alla politica di Israele. Se
neanche dalla società civile si leva qualche voce di condanna, capace di
mostrare che esistono altri organi di arbitrato internazionale, in grado di
giudicare i crimini contro l’umanità, altri massacri seguiranno, autorizzati
dal nostro silenzio, inteso come certezza d’impunità.
* * * Piero Bevilacqua, Velio Abati, Ilaria Agostini,
Giuseppe Aragno, Maria Pia Betti, Vittorio Boarini, Roberto Bongini, Roberto
Budini Gattai, Piero Caprari, Carlo Cellamare, Amalia Collisani,Giancarlo
Consonni, Maria Vittoria De Filippis, Gregorio De Paola, Tiziana Drago, Paolo Favilli,
Mario Fiorentini, Maria Pia Guermandi, Anna Maria Gurelli, Pino Ippolito
Armino, Lelio La Porta, Laura Marchetti, Ignazio Masulli, Franco Novelli,
Rossano Pazzagli,Tonino Perna, Battista Sangineto, Donatello Santarone,
Giuseppe Saponaro, Enzo Scandurra, Lucinia Speciale, Franco Toscani, Graziella
Tonon, Gianni Vacchelli, Luigi Vavalà, Armando Vitale, Alberto Ziparo
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