giovedì 3 giugno 2021

I crimini di guerra di Netanyahu alla corte dell’Aja

 

 

L’appello. Il premier Benjamin Netanyahu sia condotto davanti alla Corte penale dell’Aja e processato per crimini di guerra  (ripreso dal Manifesto del 01.06.20219)

 

Ma perché nessuno contempla l’ipotesi che il premier Benjamin Netanyahu venga condotto davanti alla Corte penale dell’Aja e processato per crimini di guerra? Rende perplessi il fatto che Israele abbia dovuto difendersi dai missili lanciati dalle milizie di Hamas?

E perché non pretendere che venga anche verificata la responsabilità penale di qualche alto dirigente di quel fronte? Anche mettendo sullo stesso piano i due contendenti, anche esprimendo, com’è giusto, sdegno e dolore per le vittime di Israele e dei suoi bambini, i conti non tornano. Non tornano di fronte al quadro di macerie e devastazioni in cui si trova oggi Gaza, di cui da giorni, solitariamente, ci dà conto Michele Giorgio su questo giornale. E incominciano a non tornare anche all’Alto Commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite, Michelle Bachelet, che avendo occhi per osservare, parla ormai apertamente di crimini di guerra. I bombardamenti voluti da Netanyahu non sono stati condotti da vecchi arei della seconda guerra mondiale, ma da strumenti sofisticatissimi, in grado di colpire chirurgicamente l’obiettivo desiderato. Come hanno provato, se ce ne fosse stato bisogno, gli assassinii di stato di alcuni leader iraniani nei mesi scorsi.

Negli 11 giorni di bombardamenti sulla striscia di Gaza, poche sono state le vittime “a caso”. Tutto è stato colpito con scrupolosa ferocia, anche quando gli obiettivi erano civili, com’è accaduto a qualche importante libreria, a ben 50 scuole, all’unico laboratorio di analisi del Covid 19, al grattacielo che ospitava tutti i media della città. Non solo gli arei. Hanno sparato anche i cecchini israeliani, ammazzando qualche soccorritore accorso a dare una mano ai feriti: immagini registrate in un filmato. Ma i bombardamenti hanno anche schiantato centinaia di edifici dove abitavano famiglie che secondo il governo di Tel Aviv erano covi delle milizie di Hamas. Tutti gli obiettivi civili sono stati fatti passare per militari. E allora? Di fronte a 270 morti (compresa la Cisgiordania), di cui 68 bambini, la parola del premier israeliano deve prevalere sulla realtà dei fatti, è senza onere di prova, soddisfa la verità e le nostre coscienze? Perché non affidare a giudici imparziali, a un tribunale internazionale, la verifica della fondatezza di tale giustificazione? Dobbiamo crederlo sulla parola?

La parola di Netanyahu è quella di un capo di Stato eslege, che non rispetta i trattati internazionali, che si fa beffe da oltre mezzo secolo delle risoluzioni dell’Onu, che contribuisce con la sua protervia sempre più estremistica a rendere il Medio Oriente un focolaio permanente di conflitti e di pericoli anche per l’Europa mediterranea. Il meschino silenzio dell’ Unione, un gigante economico con piedi politici di argilla, avrà effetti perversi sui problemi di quell’area. Conferma il proprio disinteresse per una causa rilevantissima e suona incoraggiamento alla politica di Israele. Se neanche dalla società civile si leva qualche voce di condanna, capace di mostrare che esistono altri organi di arbitrato internazionale, in grado di giudicare i crimini contro l’umanità, altri massacri seguiranno, autorizzati dal nostro silenzio, inteso come certezza d’impunità.

* * * Piero Bevilacqua, Velio Abati, Ilaria Agostini, Giuseppe Aragno, Maria Pia Betti, Vittorio Boarini, Roberto Bongini, Roberto Budini Gattai, Piero Caprari, Carlo Cellamare, Amalia Collisani,Giancarlo Consonni, Maria Vittoria De Filippis, Gregorio De Paola, Tiziana Drago, Paolo Favilli, Mario Fiorentini, Maria Pia Guermandi, Anna Maria Gurelli, Pino Ippolito Armino, Lelio La Porta, Laura Marchetti, Ignazio Masulli, Franco Novelli, Rossano Pazzagli,Tonino Perna, Battista Sangineto, Donatello Santarone, Giuseppe Saponaro, Enzo Scandurra, Lucinia Speciale, Franco Toscani, Graziella Tonon, Gianni Vacchelli, Luigi Vavalà, Armando Vitale, Alberto Ziparo

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