Il sito di notizie
israeliano Mako ha pubblicato una serie di interviste esclusive con i piloti
dell’Aviazione Militare Israeliana i cui bombardamenti a Gaza hanno destato la
costernazione di gran parte del mondo, alla vista della distruzione degli
edifici di 12 piani che ospitavano gli uffici dei media d’informazione, case
editrici e appartamenti residenziali, ridotti in macerie in pochi secondi.
Dall’inizio di questo conflitto a Gaza, il mondo era scettico sulle motivazioni
e sugli obiettivi israeliani. Ma la distruzione sfrenata di edifici che
chiaramente non avevano uno scopo militare, è riuscita a schierare il mondo
contro la guerra.
Tutti i piloti credono
di aver compiuto la loro missione con onore. Credono che i loro obiettivi
abbiano un valore militare per Hamas e la loro distruzione abbia danneggiato la
capacità di combattimento del nemico. Anche se qualcuno aveva dei dubbi.
Il rapporto inizia
descrivendo l’operazione aerea, in cui alcuni aerei da guerra si avvicinano
agli edifici presi di mira da diverse angolazioni. Ogni aereo prende di mira
una parte diversa della struttura in modo che quando gli ordigni colpiscono
simultaneamente, facciano crollare l’edificio. L’obiettivo è, come lo descrive
il giornalista, solo distruggere il singolo edificio e non danneggiare
strutture o civili che potrebbero trovarsi nelle vicinanze.
Mentre leggevo questo,
mi sono reso conto che tutti questi piloti sono dei glorificati esperti di
demolizione domestica. Chiunque abbia visto un vecchio stadio o un edificio
demolito da poche centinaia di candelotti di dinamite ben posizionati può
capire questo processo. Ma gli F-16 non sono mai stati utilizzati al solo scopo
di distruggere edifici residenziali civili. Sembra un modo estremamente costoso
per demolire semplicemente le abitazioni.
Inoltre, si può pensare
a qualsiasi altra forza aerea nel mondo che non si occupi di attaccare le
truppe nemiche nel bel mezzo della battaglia, ma di distruggere le case di
migliaia di civili? Questa non è guerra. Questa è una pratica mirata in cui le
case e le famiglie palestinesi sono l’obiettivo. L’aspetto più atroce di questi
attacchi è che i piloti colpiscono questi edifici civili con tutta la
cura e la precisione che dedicherebbero ad attaccare un vero obiettivo
militare. C’è una grave disconnessione, perché credono che gli obiettivi
abbiano un valore militare, ma chiaramente non lo hanno.
Il Maggiore G, che ha
preso parte a questi attacchi a Gaza, dice:
“Questa non è
un’incursione aerea particolarmente complicata. Infatti, è abbastanza semplice.
L’obiettivo è portare a termine la missione in modo professionale, ovvero con
un volo preciso, un approccio aereo con un carico pesante, sganciando la bomba
nel punto preciso e nel momento preciso. La precisione è molto importante, a
causa dei calcoli fatti riguardo al modo in cui l’edificio cadrà, senza
crollare al di fuori di un certo raggio nella zona densamente edificata.
L’unica cosa importante è che la bomba esploda proprio nel punto esatto”.
“Ci siamo addestrati
per questo. L’Aviazione israeliana ha creato degli schemi e si è preparata per
un’operazione che tutti sapevano sarebbe avvenuta. I preparativi per
l’operazione sono estremamente professionali e non c’è posto per emozioni o
ripensamenti, a parte la forte raccomandazione sul limitare i danni
collaterali.”
Il giornalista fa
quindi una domanda sull’utilità finale di questi attacchi aerei:
“Distruggere gli
edifici residenziali a Gaza significa, secondo l’IDF, colpire Hamas, ma anche
scoraggiare i gruppi terroristici a Gaza dal lanciare razzi contro le città
israeliane. Ha funzionato?”
Il maggiore G.
risponde:
“Personalmente, posso
affermare con certezza che ci sono obiettivi che giustificano un tale attacco.
Non ci sono dubbi. Ogni piccolo danno inflitto riduce un po’ di più la capacità
di combattimento di Hamas. Sono personalmente molto sicuro di questo, ogni
edificio distrutto o casa fatta saltare in aria, li destabilizza gravemente”.
“Quando sei in volo,
vedi l’effetto dell’esplosione, del fumo e della polvere. Ma ho avuto modo di
vedere più tardi nei media il mio obiettivo tramite “zoom in”. Vederlo ha
sicuramente un impatto. D’altra parte, si capisce anche che oggi l’effetto
della caduta di un edificio a Gaza non è più quello di qualche anno fa durante
l’Operazione Protective Edge, nel 2014.”
Il maggiore D.
aggiunge al commento del suo collega:
“È vero che stiamo
danneggiando la loro capacità di combattimento e non c’è altro modo per farlo
che distruggendo gli edifici. Non ho dubbi che l’effetto del crollo della torre
abbia avuto un impatto su Hamas”. Ma alla fine, i razzi sono stati lanciati
contro Israele con la stessa intensità e, secondo la mia opinione personale,
non sono sicuro che abbia avuto alcun impatto sui pezzi grossi di Hamas, i suoi
vertici, quelli per cui era stato progettato l’attacco. Il giorno dopo la fine
della guerra, qualcuno si preoccupa del fatto che Yahya Sinwar o Deif non
avranno una casa?
“Il colpo che gli
abbiamo inflitto è stato molto duro. Abbiamo lanciato tonnellate di bombe e
potenza di fuoco su di loro. Nessuno lo può negare”. Ma anche oggi capiamo che
questo è l’ennesimo attacco, un’altra operazione. Oggi nell’aeronautica stanno
dicendo cose che in passato non si dicevano. Almeno non ricordo di averle
sentite.
“Parto per una
missione con spirito di servizio, ma poi penso che la distruzione delle torri
si sia trasformata nel nostro modo di sfogare la nostra frustrazione per non
essere riusciti a fermare i razzi e le azioni dei gruppi terroristici. Quindi
abbattiamo le torri.”
Il giornalista chiude
con questa osservazione:
“Ci sono alcune
critiche tra i piloti riguardo alla distruzione di edifici a più piani a Gaza.
È loro convinzione che non si sia raggiunto appieno l’effetto che Israele
cercava”.
Queste sono le
testimonianze dei piloti israeliani che hanno commesso crimini di guerra. Lo
hanno fatto per ordine dei loro superiori, confidando che ci fosse un qualche
valore militare negli obiettivi che hanno colpito. Ma capiscono, anche nel modo
torbido di un soldato nel pieno della guerra che ha un sospetto crescente
dell’inutilità della sua lotta, che la distruzione di un edificio non può
fermare i razzi di Hamas. Ci raccontano, forse senza nemmeno capire chiaramente
quello che dicono, che hanno distrutto edifici per la frustrazione dei loro
comandanti nel non aver potuto organizzare una campagna coerente per
raggiungere gli obiettivi di Israele.
In altre parole, la
guerra alla fine non aveva uno scopo e non ha ottenuto nulla. Ovviamente non si
sarebbero spinti così lontano. Ma chiunque legga le loro parole capirà cosa
stanno veramente dicendo.
Traduzione: Beniamino
Rocchetto – Imvictapalestina.org
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