Mentre la violenza a
Gaza e nelle città israeliane – cinicamente innescata e alimentata dal governo
di Netanyahu – si intensifica, ecco un messaggio di un soldato israeliano che
ha scelto di resistere alla guerra ed è trattenuto in arresto nella sua base
militare: «Non prenderò parte all’oppressione dei palestinesi»
Ciao, mi chiamo Shlomo (pseudonimo).
Vengo da una famiglia religiosa che vive in un insediamento in
Cisgiordania. Ho 20 anni e sono stato arruolato nell’esercito israeliano per
una posizione di supporto al combattimento quasi un anno fa. Sono un pacifista
e rifiuto le giustificazioni comuni per la guerra e la violenza. Tuttavia, data
la mia educazione in una comunità di coloni, mi ero in qualche modo convinto
che l’esercito israeliano fosse diverso, che ogni volta che usava la violenza
doveva essere moralmente giustificato. Tuttavia, dopo essere stato arruolato mi
sono reso conto che le guerre in Israele erano proprio come quelle del resto
del mondo. Che “uccidere o essere uccisi” è una falsa dicotomia, anche per noi.
Il conflitto non si risolve con la guerra, con la forza, ma con la
comprensione e l’empatia. Penso che Israele abbia bisogno di un comparto
militare, ma dobbiamo anche pensare a questo comparto in un modo radicalmente
diverso. Ciò con cui abbiamo a che fare, il causare danni fisici e morte, non è
qualcosa con cui possiamo permetterci di sbagliare. Non importa chi ha ragione
e chi ha torto. Non importa chi è forte e chi è debole. Ciò che conta è la vita
umana, e il fatto che la gente soffra e muoia.
Prima di arruolarmi, pensavo che avrei potuto servire nell’esercito in una
posizione non di combattimento, e non essere parte della violenza. Ora capisco
che anche in una posizione di supporto non di combattimento, continuo a
sostenere il sistema che commette queste azioni di violenza, e che contribuisco
indirettamente alla guerra e alla continuazione degli atti violenti.
Ho già rifiutato tre volte di continuare a prestare servizio e sono stato
arrestato nella mia base militare. Ho presentato una petizione al Comitato per
la concessione di esenzioni per motivi di coscienza, affinché mi conceda
un’esenzione dal servizio militare e continuerò a rifiutare gli ordini finché
non sarò esentato dal servizio militare. La violenza non è un singolo atto, è
un ciclo. Ed è un ciclo al quale non posso partecipare.
In solidarietà, non prenderò parte all’oppressione dei palestinesi.
Shlomo
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