L’uno è uno scrittore, autore di romanzi di successo, che nella vita si occupa di finanza e investimenti. L’altro è il procuratore della Repubblica a Milano. Entrambi hanno affrontato il tema dei rider, i fattorini che ci portano il cibo a casa correndo in bicicletta per le strade delle città. Il primo, Guido Maria Brera, ha raccontato il mondo dominato dagli algoritmi della “sharing economy” nel romanzo Candido (La nave di Teseo). Il secondo, Francesco Greco, ha aperto indagini innovative sui colossi dell’economia digitale (Glovo, Deliveroo, Uber Eat, Amazon, Google, Facebook…) imponendo il pagamento delle imposte in Italia e l’equiparazione dei rider ai lavoratori dipendenti. Qui Brera e Greco si confrontano su un futuro distopico, narrato nel romanzo, che è già in larga parte il nostro presente.
Barbacetto: Il rider Candido, protagonista
del romanzo di Brera, è convinto di vivere “nel migliore dei mondi possibili”,
come il Candido del romanzo di Voltaire. Ma l’autore ha voluto scrivere un
romanzo filosofico oppure un romanzo realistico, sul futuro che ci aspetta?
Brera: Io volevo fare entrambe le
cose. Mi ha aiutato il collettivo di scrittura dei “Diavoli”: la prima metà del
libro segue il Candido di Voltaire, poi a metà libro, quando il protagonista
prende coscienza di non vivere “nel migliore dei mondi possibili”, cambiamo
registro il libro diventa un romanzo realista, critico e crudo.
Barbacetto: Il realismo sfocia in un
futuro distopico, con droni, guerra, morti, distruzioni… Il migliore dei mondi
possibili diventa il peggiore.
Brera: Giusto. Ma quel futuro
distopico, a parte le distruzioni finali dopo lo sciopero dei rider andato
male, è già il presente, per esempio in Cina. Il sistema di capitalismo della
sorveglianza è già presente nel nostro mondo. Insomma: è “il futuro tra 5
minuti”.
Greco: La mia generazione, quella del
’68, è cresciuta con lo slogan: “Ribellarsi è giusto”. Nel libro c’è la ribellione
finale, che non so se sia un’utopia auspicabile. Ma nella realtà di oggi la
ribellione non c’è.
Brera: Il nostro auspicio è di
tornare al conflitto, perché è proprio l’assenza di conflitto che ha massacrato
tutti in questa fase. Il conflitto però in questo caso è impossibile. Il
lavoratore oggi è un individuo solo e non sa più nemmeno contro chi ribellarsi.
Barbacetto: La Procura di Milano è
intervenuta sull’economia digitale con più indagini giudiziarie. Come e perché?
Greco: Siamo partiti da una serie di
incidenti stradali in cui erano coinvolti i rider. Ci siamo posti
il problema sulla sicurezza sul lavoro. Poi ci siamo mossi per capire quali
fossero le condizioni di lavoro e anche l’organizzazione del comando e
della governance di questi rider. Parallelamente
avevamo aperto un’altra indagine che riguardava una di queste società che si
rivolgeva a “caporali digitali” per trovare manodopera. Tenete presente che nel
mondo (in Australia, in Spagna, a Palermo…) ci sono già state sentenze che
hanno riconosciuto che quello dei rider è un rapporto di
lavoro subordinato. La giurisprudenza è un po’ altalenante, anche perché c’è
poca conoscenza delle dinamiche effettive di questo lavoro. Quello che
colpisce, è che l’interlocutore del rider non è un “padrone”,
ma un software di intelligenza artificiale. Oggi ci troviamo di fronte non a un
problema morale, ma a una questione giuridica. O gli Stati impongono delle
regole, oppure la partita è vinta da quello che viene chiamato il capitalismo
delle piattaforme digitali. Noi abbiamo creato un mondo che per la prima volta
è privo di regole. Il mondo della connessione non ha regole: non sul fisco, non
sull’antitrust, non sulla tutela della privacy, non sulla
manipolazione. Quando gli americani si accorsero che le loro corporation erano
più forti dello Stato, introdussero la responsabilità delle persone giuridiche.
E questo è servito per l’economia reale. Ma oggi l’economia reale non c’è più,
c’è l’economia connessa: bisogna darsi dunque regole nuove.
Brera: Sì, il 2000 è stato un anno
veramente strano, dovremmo riscrivere la storia del mondo partendo dalla
presidenza Clinton: nel 2000 scatta la deregulation sulle
piattaforme digitali e, dall’altra parte del mondo, la Cina entra nel Wto.
Saltano le regole: tu puoi andare in Cina a produrre e puoi fare quello che
vuoi, inquinare, copiare i brevetti, non pagare i lavoratori. La Cina diventa
il luogo – e questo è grave – dove l’Occidente può fare quello che la “rule of
law” in Occidente non gli consente di fare.
Barbacetto: La Cina, formalmente Stato
comunista, diventa territorio libero per il capitalismo dell’Occidente.
Brera: La Cina è una fusione tra
neoliberismo e capitalismo di Stato. E ci dimostra che il capitalismo di per sé
funziona benissimo, purché sia senza regole. In Cina lo Stato decide che cosa
si può fare e che cosa no. Per ritornare a Clinton: parte con le platform,
fa la deregulation, apre alla globalizzazione senza regole e
abolisce la legge che imponeva alle banche d’investimento di non fondersi con
le banche commerciali: così crea un regime di tassi d’interesse bassi e decrescenti.
Che permettono ai privati di indebitarsi con poco: libera la belva che è in
noi, l’individualismo spinto. Partono i prestiti ai poveri per comprare la
casa, agli studenti per andare a studiare dove vogliono, ma questi prestiti poi
ti incatenano a vita, i debitori non hanno più i soldi da restituire alle
banche, e le banche saltano. In questa follia di deregulation,
trionfa la narrativa che tutto è bello e che il mondo è piatto. Così nascono i
mostri. Ora regolare le platform è come rimettere il
dentifricio dentro il tubetto.
Greco: C’è una strana idea per cui il
mondo della connessione sia il mondo della libertà. Nella presentazione
dell’iMac fatta da Steve Jobs, erano richiamati tutti i simboli della sinistra
americana, radicale e non radicale: Martin Luther King, Bob Kennedy, John
Lennon. Si è creata l’illusione della libertà e il trionfo della
disintermediazione.
Brera: Siamo allo scambio merci
contro diritti, che Ezio Tarantelli chiamava “scambio politico masochista”, in
cui le classi deboli si fanno male da sole, rinunciando ai diritti sociali per
avere merci a basso costo. Sostanzialmente è stato smantellato lo Stato, e
senza che ciò sia passato da un voto parlamentare.
Barbacetto: Greco non teme che gli
interventi della Procura in questi campi siano bollati, come al solito, come
intrusione dei magistrati nell’economia, a frenare lo sviluppo e “gettare
fango” sui campioni nazionali e internazionali?
Greco: Vecchia storia. I Paesi del
terzo e quarto mondo, pieni di risorse, sono stati prima colonizzati e oggi
vittime di un neocolonialismo fatto o di interventi alla cinese, o di tangenti
e di sostegno a regimi più o meno corrotti. Ma la storia ci ha insegnato che
quando hai un’economia sana, alla fine hai un’economia migliore. Agli attacchi
siamo abituati e abbiamo le spalle larghe, però la gente dovrebbe capire che lo
sviluppo distorto dell’economia poi torna indietro come un boomerang. Quanto ci
costa poi il flusso migratorio, o una situazione di guerriglia continua in
certi Paesi?
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