Una ragazza
partecipa alla manifestazione seguita alla morte di FarkhundaE' stata uccisa in
pieno giorno, pestata da una folla di uomini inferociti, il corpo schiacciato
da una pietra pesante. Si è detto di lei che era debole di mente, una
poveraccia capitata per caso davanti a un santuario, ingiustamente accusata di
aver bruciato il Corano, vittima di un assassinio brutale.
Per la morte della 27enne Farkhunda, avvenuta a Kabul il 19 marzo,
sono scese in piazza oltre tremila persone. Molte erano donne, il volto dipinto
di rosso a ricordare la sua faccia sfigurata dalle botte. Altre donne hanno
portato la sua bara al funerale. A qualche giorno di distanza, una nuova verità
emerge: quella di una giovane donna istruita, una studiosa della legge islamica
indignata dalle pratiche superstiziose che si svolgevano davanti a uno storico
santuario della sua città, uccisa perché distrurbava gli affari dei mercanti
del tempio.
E' il New York
Times a tirare le somme delle indagini avviate a Kabul
all'indomani della sua morte e in seguito all'indignazione popolare per
l'accaduto: Farkhunda durante una cena di famiglia aveva annunciato la sua
decisione di denunciare pubblicamente la vendita di amuleti portafortuna e
preghiere da parte dei mullah come atto di superstizione e contrario all'Islam.
A quanto pare, il suo atto di donna devota e istruita le è costato caro: un
uomo ha cominciato a gridare che aveva bruciato il Corano, una folla inferocita
le si è radunata intorno, gli uomini hanno cominciato a picchiarla e infine
hanno dato fuoco al suo corpo.
Ora, molti la considerano un'eroina, una martire del vero Islam. L'uomo che
l'ha falsamente accusata di aver bruciato il Corano è in prigione, e almeno un'altra
ventina tra coloro che hanno partecipato al linciaggio sono in carcere.
Il New York
Times riferisce ancora che aveva osato dare ai venditori di
amuleti del 'mendicante da due rupie' e aveva invitato i fedeli ad andare a
pregare in un'altra moschea. Vendicata la sua memoria, resta la paura delle
donne di Kabul. Che sanno bene come sia facile morire per strada, solo per aver
osato parlare. E aver denunciato, come spesso accade, un 'business' nato
dall'ignoranza.
Vorrei annunciare la formazione di
una commissione incaricata di studiare l'eventualità di istituire una
commissione esplorativa con il compito di valutare le
potenzialità di una candidatura di Michael Moore alla presidenza degli Stati
Uniti nel 2016. Per essere chiaro: non sto dichiarando ufficialmente che voglio
candidarmi: sto solo dicendo che, se dovessi decidere di scendere in campo con
tutta la mia possente stazza, questo è quanto proporrei di fare qualora venissi
eletto. 1. Un caricabatterie solo per qualsiasi
dispositivo digitale. Già solo questo punto basterebbe a farmi
eleggere, ma voglio comunque fare un altro po' di promesse. 2. Firmerò una legge per abbassare l'età del voto
a 16 anni. Un adolescente che a 18 anni può morire per il proprio Paese deve
poter dire la sua su chi lo manderà in guerra. 3. Se ci sarà una chiamata alle armi, dichiarerò,
come comandante in capo, che i primi a essere reclutati e spediti al fronte
dovranno essere i pargoli maggiorenni di tutti i membri del Congresso, del
presidente e dei ministri (e poi, in ordine, i figli degli ad delle aziende del
Fortune 5-00 , degli appaltatori militari e dei dirigenti dei media). Questa
misura dovrebbe ridurre il numero delle guerre. 4. Condonerò a tutti gli studenti universitari i
debiti che hanno contratto per studiare. Torneremo a un sistema di borse di
studio con lavoro part-time, sovvenzioni e prestiti minimi a interessi zero. Il
college dovrebbe essere gratuito. 5. Ridurrei del 75 per cento i fondi per la
difesa. Con i soldi risparmiati pagherei il college gratuito e buona parte
delle proposte che seguono. Avremmo comunque uno dei più grandi eserciti del
mondo e la capacità militare per distruggere il mondo ripetute volte, solo un
po' meno di prima. 6. Tutti gli americani avranno gli stessi piani
sanitari gratuiti a cui hanno accesso i membri del Congresso. 7. Il suddetto piano sanitario includerà cure
mentali e odontoiatriche gratuite: se gli americani avessero la possibilità di
farsi mettere a posto denti e testa quando necessario, il costo e la necessità
di andare da un medico si ridurrebbe. 8. I ricchi pagherebbero la stessa percentuale di
contributi previdenziali, su tutto il loro reddito, che paga ogni americano di
classe media. Ora come ora, chi guadagna più di 118.500 dollari paga zero
contributi sulla parte eccedente quella cifra. Per converso, ogni lavoratore
che guadagna meno di 118.500 dollari paga i contributi sul suo intero reddito.
Se i ricchi fossero obbligati a pagare i contributi su tutto quello che
guadagnano, nelle casse della previdenza pubblica ci sarebbe denaro a
sufficienza per andare avanti quasi fino al prossimo secolo. 9. Torneremo alle aliquote sul reddito che
esistevano quando era presidente quel grande repubblicano che era Gerald Ford.
Non c'è bisogno di tornare ai tempi di Eisenhower, quando i ricchi pagavano
un'aliquota superiore al 90 per cento. Mi accontento di tornare all'ultimo
repubblicano prima di Reagan, quando le élite pagavano intorno al 70 per cento. 10. Treni ad alta velocità. Non aggiungo altro. 11. Messa al bando dello sciroppo di mais ad alto
contenuto di fruttosio. Questo veleno a buon mercato è di difficile
reperibilità nel resto del mondo civilizzato per una serie di ragioni che
potrebbero avere a che fare col fatto che quasi tutti i Paesi in questione
hanno un'incidenza di diabete più bassa degli Stati Uniti. 12. Chiunque usi il proprio cellulare dentro a un
cinema sarà soggetto a "reidratazione retta- le" (ringrazio la Cia
per questo spunto!). 13. Bando pressoché totale per pistole e armi
semiautomatiche, campagne elettorali di otto settimane, ritorno alle schede
elettorali cartacee, divieto di spot di farmaci in tv, regole stringenti per il
settore bancario e finanziario, rifiuto di sopprimere le libertà civili dopo
attentati terroristici, rapporti commerciali con Cuba e una versione del
football americano con i tentativi di meta ridotti a tre. 14. Tutte le scuole torneranno a insegnare
educazione civica: se i giovani possono votare a 16 anni devono sapere cosa possono
fare per votare e rivoltare il Paese. 15. Tutti gli studenti dovranno imparare a
scrivere in corsivo. Non ci togliete l'unica cosa che tutti siamo in grado di
fare ed è unica per ciascuno di noi. Il corsivo è l'impronta digitale della
nostra creatività. Scrivere a mano consente alla nostra anima di venir fuori.
Il mondo è già abbastanza freddo e aspro: perché toglierci questo piccolo,
personale pezzo di umanità? 16. Non sosterremo teocrazie. E cominceremo da noi
stessi: sono 35 anni che sono costretto a rispettare leggi istigate dalla
destra cristiana e mi sono stufato. Per fare la mia parte, unirò in matrimonio
gay chiunque voglia. 17. Tutti gli americani avranno quattro settimane
obbligatorie di ferie retribuite. Ai datori di lavoro spedirò gli studi che
dimostrano che così aumenta la produttività. 18. Le prigioni non saranno possedute o gestite da
aziende private, ma dalla collettività. Non saranno più luoghi di punizione, ma
centri di formazione. Non esisteranno per incarcerare le razze o le etnie che
non hanno potere. Gli individui non violenti non verranno messi dietro le
sbarre. Chi ha rubato, dovrà restituire il maltolto. Criminali delle grandi
imprese, sto parlando di voi. 19. Ci sforzeremo di essere gentili: fra di noi,
con il mondo e con noi stessi. Come presidente, mi proporrò l'estirpazione
dell'ignoranza come più alto scopo. L'ignoranza porta alla paura, la
paura porta all'odio e l'odio porta alla violenza. Per troppo tempo questa
equazione ha dominato l'America. La strada verso la sua rimozione comincia con
la mia elezione. (Copyright The Nation. Traduzione di Fabio Galimberti)
ho saputo che te ne sei andato ieri, senza avvisare e oltretutto rinunciando in silenzio al tuo ultimo concerto a Glasgow. Lasciandoci però la tua voce, la tua musica e il tuo fingerpicking, dispensatore di atmosfere profonde ma mai cupe. Adesso ti sto ascoltando, dal tuo cd registrato al Folkstudio: come in “Cruel sister” mi regali ancora oggi le emozioni del 1975, mioannus horribilis, anno di trasformazioni: quell’estate, in Val d’Aosta fra stambecchi del Gran Paradiso e lo scavo alla necropoli eneolitica di Saint Martin-de-Corleans (da qui) Maurizio mi ha fatto conoscere i tuoi soundsognanti che non mi hanno più lasciato. Li ho ritrovati visualmente qualche anno dopo nello sciabordio delle onde a Durness, sulla costa nord della tua Scozia di Renbourn. Proprio l’altro giorno ho risentito il bisogno, la voglia di riascoltare i tuoi Pentangle che, assieme agli Steeleye Span, mi hanno imprintato di quella musica “celtica” (lo scrivo fra virgolette per marcare l’abisso del celtismo scozzese, irlandese bretone da quello sedicente, d’accatto, padano) che negli ultimi 27 anni ha fatto da colonna sonora dei miei viaggi, ma anche da nurserymusicale a Costanza, mia figlia. Persino Cecilia, mia moglie, così poco propensa ai miei “micro-voli sciamanici” connessi al tuo genere di musica, oggi ascoltando il tuo vecchio cd ti ha riconosciuto e apprezzato: abbiamo brindato alla tua memoria con due dita di nocino (home made!). Non credo che questo liquore faccia parte della tradizione scozzese ma guardando la tua immagine anni ’90 mi sembravi un vecchio, solido noce capace di accogliermi fra i rami delle tue fingerpicking e le fronde della tua voce.
Si immagini una situazione nella quale la quota di
vegetariani sulla popolazione cresca, e contemporaneamente diminuiscano le
nascite fra gli umani. Ci sarebbe bisogno di meno pediatri e di meno
veterinari.
Si ipotizzi che dopo qualche anno continui la discesa
dei consumatori di carne e di fermi il calo delle nascite. Ci sarebbe bisogno
di ancora molti meno veterinari e servirebbe qualche pediatra in più.
Se il Ministero della Salute non avesse licenziato
gli esuberi precedenti, ma fossero ancora in servizio, magari per fare guardie
mediche, o sostituzioni di titolari in ferie o in malattia, si porrebbe il
problema di chi richiamare in servizio.
So già, ingenui lettori, la vostra risposta, che
sarebbe uguale alla mia, ma è sbagliata.
Provo a spiegare come lo spiegherebbero loro
(aggiungo che chi ha letto Comma 22* o
Pinocchio potrà essere agevolato
nella comprensione della storia).
Si ipotizzi anche che il Ministero della Salute
abbia dei ferrei vincoli di bilancio da parte del Ministero dell’Economia
(MEF), non c’entra niente, ma lo ripeteranno di continuo.
I burocrati del Ministero della Salute, creativi,
deciderebbero che i posti di pediatra che si rendessero disponibili vengano
attribuiti a dei veterinari, per un motivo semplice, ci sono troppi veterinari
in sovrannumero rispetto ai pediatri.
Lo so, miei cari e ingenui lettori, che questa
scelta vi sembra una follia, ma ragionate un po’, direbbero i burocrati (grandi
mangiatori di carne, per la maggior parte, ma questo non c’entra), ascoltate le
nostre buone ragioni.
“Forse che i veterinari non curano con perizia i
cuccioli dei vostri animali? Non li vaccinano, non fanno loro le iniezioni, non
prescrivono le medicine ai cuccioli? Non soffrono con voi quando i cuccioli
stanno male? Abbiate fiducia nei veterinari, avranno cura dei vostri piccoli
almeno quanto ne hanno per i cuccioli di animali”.
Qualcuno di voi ancora resisterà dirà che gli ordini
professionali sono diversi, che il percorso di studi è diverso, ma i burocrati
vi spiegherebbero che intanto la laurea è un titolo di studio per entrambi e
che molti esami hanno lo stesso nome, se insistete siete sicuramente di quella
specie di agitatori che sono i vegetariani (e anche i vegani), gente contro
natura, smettetela per carità, e siate contenti che i vostri figli siano
curati, a spese del Servizio Sanitario Nazionale.
È una follia, direste voi.
Questa storia dei pediatri e dei veterinari ancora è
una follia, ma non sappiamo per quanto.
Provo a raccontarvi una storia che sta succedendo,
il meccanismo è lo stesso.
Pasticciaccio
brutto in viale Trastevere
Anche qui, c’è un ministero, il MIUR, e due classi
di concorso, nelle scuole superiori, la A019, diritto, e la A017, discipline
economico aziendali, chi insegna nella A019 ha la laurea in giurisprudenza e ha
superato un concorso ed è diventato docente di diritto, chi insegna nella A017
ha la laurea in economia(quella che anni fa si chiamava economia e commercio) e
ha superato un concorso ed è diventato docente di discipline
economico-aziendali. Fino a qui lo capiscono anche i bambini, Succede che in
questi anni le due classi di concorso sono in contrazione e alcuni docenti, fra
duecento e quattrocento, in tutta Italia, sommando gli esuberi delle due classi
di concorso, continuano a insegnare, magari su cattedre con meno di 18 ore di
lezione frontale, e nelle ore residuali sono a disposizione nella scuola, cioè
sostituiscono i docenti che si assentano, per qualche ora o giornata. Succede,
in Italia, che i docenti in esubero, rientrano nelle classi dopo qualche anno,
quando qualcuno va in pensione il posto viene assegnato a uno dei docenti in
esubero. Si tenga conto anche che stiamo parlando di un ministero che ha circa
800000 dipendenti e che ancora, non si sa fino a quando, non esiste il
licenziamento solo perché si è in esubero, visto che anche i docenti in esubero
sono funzionali a soddisfare i bisogni delle scuole.
Al MIUR fanno questo ragionamento, sappiamo che le
due classi di concorso sono in sofferenza, sostituiamo piano piano negli
istituti professionali gli insegnanti della disciplina A017 con quelli della
A019, senza cambiare la legge,
Capirete bene, lo capiscono anche i bambini, che
insegnare una disciplina per l’80-90% costituita da concetti economici risulta
impossibile per i docenti di diritto, e che per ogni docente di diritto (A019)
che insegna una materia economica, e rientra in una classe a pieno titolo, c’è
un docente di economia aziendale (A017) con decenni di esperienza
nell’insegnamento dell’economia aziendale non torna in classe o addirittura si
aggiunge agli esuberi.
E’ un ragionamento paradossale e disonesto, se
si riducono gli esuberi della classe di concorso 019, nella stessa misura si
fanno crescere quelli della classe di concorso 017
Sia chiaro che la legge non permette ai laureati in
giurisprudenza di partecipare ai concorsi per insegnare discipline economiche
(A017), vi chiederete come si fa ad insegnare qualcosa che il concorso ti
vieta, e quindi neanche possono avere l’abilitazione.
Non c’è limite alla creatività.
Cosa fanno al MIUR? Decidono che i docenti della
A019 parteciperanno agli esami di stato come commissari per la disciplina che
la legge prevede sia riservata ai docenti della classe di concorso.
Adesso, penseranno al MIUR, abbiamo iniziato a sdoganare
questo tabù le classi di concorso, le abilitazioni, ormai tocca al Parlamento
cambiare le leggi. Una scuola nella quale il dirigente scolastico non avrà
vincoli arcaici sarà più moderna.
Quante vicende, tante
domande :
1 - Si
rendono conto al MIUR la mole mostruosa di ricorsi delle famiglie che si
troveranno ad avere figli giudicati nella terza, quarta e nell’Esame di Stato
da docenti che non hanno titolo per insegnare quella disciplina economica, e
neanche abilitazione? O non sarà che l’obiettivo di tutta la manovra sia quello
di far lavorare gli avvocati?
2 – Nella presentazione del ministro Giannini al
Consiglio dei ministri sulla buona scuola del 3 marzo 2015 si parla di economia
ed educazione finanziaria alla scuola superiore (slide 6).
I
docenti più qualificati per raggiungere l’obiettivo sono i docenti di diritto?
3 - Nella presentazione del ministro Giannini al
Consiglio dei ministri sulla buona scuola del 3 marzo 2015 si parla dei
dirigenti scolastici come leader educativi (slide 6), Renzi li ha chiamati
allenatori.
Come
può un allenatore accettare di far giocare un difensore come attaccante o
viceversa?
Solo
perché bisogna ubbidire agli ordini di qualcuno?
Quanti
dirigenti scolastici hanno protestato e hanno fatto obiezione di coscienza
perché il MIUR li ha costretti a fare scelte scellerate come quella di
permettere d’insegnare la contabilità, il bilancio, l’analisi dei costi, il
budget a chi non sa cosa sono?
O
i dirigenti ministeriali e/o scolastici pensano che basterà studiare una
lezioncina la sera prima?
4 – Lo studente (o utente o cliente) è al centro della
scuola, dicono.
È
possibile imbrogliarlo così, lui e la sua famiglia?
5 – Dicono gli economisti che la moneta cattiva
scaccia la moneta buona.
Tanti
diranno che questa storia non li riguarda, però può essere l’apripista per la
totale flessibilità degli insegnamenti e delle classi di concorso, cosa
impedirà fra due anni di fare insegnare scienze ai docenti di educazione
fisica, o storia a chi all'Università ha dato un esame di storia di qualcosa?
Vi
ricordate quando hanno cambiato i primi articoli della nostra Costituzione?
Non ne avrebbero toccato altri, dicevano, sappiamo
cosa sta succedendo ai nostri giorni.
Molti padri costituenti erano pregiudicati a causa
del fascismo, può capitare che alcuni cambiatori di Costituzione siano
pregiudicati anch’essi, una condanna lava l’altra, secondo loro.
Quella Costituzione del dopoguerra era stata
approvata dalla gran maggioranza del Parlamento, eletto col sistema
proporzionale, con una partecipazione di elettori che oggi chiameremo bulgara.
In questi anni di quella Costituzione si fa strame
da parte di un Parlamento eletto con un sistema dichiarato illegittimo dalla
corte costituzionale, con un sistema fortemente maggioritario, da chi
rappresenta molto meno della metà degli elettori.
Moneta cattiva scaccia moneta buona.
Si aggiungano due tasselli alla rete che si sta
tendendo.
1 - Il 5 marzo 2015 un’importante
conferenza, sponsorizzata, tra gli altri, dal MIUR (Direzione Generale per gli
Ordinamenti Scolastici e per laValutazione del Sistema Nazionale di Istruzione), dal titolo “Scuola e cultura
economica”.
Qualche domanda:
Ma
il MIUR che organizza questo è lo stesso MIUR che fa insegnare le discipline
economico-aziendali ai docenti di diritto (che, ripeto, se è sfuggito a
qualcuno, non hanno titolo, competenze, abilitazione)?
Ma
i funzionari creativi del MIUR, evidentemente anche loro non economisti, sanno
la grave crisi mondiale che ha provocato la finanza creativa?
Ma
la creatività non è meglio lasciarla agli artisti e agli imprenditori (quelli veri) ?
La burocrazia creativa è impossibile!
2 - Esiste l’Associazione
Professionale Insegnanti Discipline Giuridiche ed Economiche
(APIDGE), sarà una lobby? Non saprei, ne parla l’ex ministro del MIUR Carrozza
(leggi qui), che l’aria del ministero l’ha respirata.
Quello che interessa qui è che il 25 marzo 2015 l'APIGDE ha organizzato un convegno in una sala del Senato della Repubblica, col
saluto di Luciano Chiappetta, Capo del Dipartimento per l'Istruzione del MIUR, è
scritto nel manifesto (leggi qui); peccato che nel sito del MIUR quella posizione risulti vacante e il dott
Luciano Chiappetta risulti essere Consigliere del Ministro (titolo gratuito,
con solo un massimo di spese per missione di 5000 euro all’anno)
Sarà un caso, ma c’è un’omonimia col dott. Luciano
Chiappetta che ha firmato le note del MIUR che hanno permesso tutta la storia
di cui si parla qui,
e non è strano che venga presentato come capo dipartimento del Miur, se non lo
è più? Misteri dei ministeri.
Un'altra cosa mi ha incuriosito, del convegno, cioè
che “è richiesta giacca e cravatta”, per tre motivi:
il primo è che in italiano si dice è richiesta, o
sono richieste, giacca e cravatta?;
il secondo è che dev’essere una riunione per soli
uomini;
il terzo è che si potrebbe fare dell’ironia
sull’abito che fa il monaco (alcuni, qui
e qui,
raccontano addirittura che la cravatta ha una simbologia massonica, chissà se è
vero), però se in un luogo non è consentito l’ingresso a Renato Accorinti (vedi
qui)
e a papa Francesco, ecco, quello non è un bel posto, per me.
Vorrei concludere con un apologo di Totò, che ha
previsto perfettamente quello ci è successo e ci sta succedendo, facciamo finta
che i colpi che prendiamo non siano per noi, e ridiamo anche, poi sarà troppo
tardi:
* ecco la frase più famosa di Comma 22"Chi è pazzo può
chiedere di essere esentato dalle missioni di volo, ma chi chiede di essere
esentato dalle missioni di volo non è pazzo".
Caro Gad mi lasci sgombrare il campo da eventuali
incomprensioni. Io la seguo, la seguo su twitter, la seguo a “fischia il vento”
che ancora rimane una trasmissione visibile rispetto a tutte le trasmissioni ad
alto indice d’ascolto (ma in netto calo) dei suoi colleghi. Mi piace lo sforzo
che fa di cercare il dialogo interreligioso. Mi è anche piaciuto l’appoggio
(endorsement) che ha dato a Michela Murgia alle scorse elezioni regionali
sarde. Non la seguo ed anzi sono spesso in disaccordo quando tratta di cose che
riguardano la Palestina.
OK ora veniamo a questo famoso fosso da saltare.
Con autoironia ha candidamente
ammesso di aver “cannato” le previsioni elettorali Israeliane. L’euforia di
parenti ed amici insieme alle previsioni degli addetti l’avevano indotta a
sperare in una vittoria della coalizione Herzog-Livni. Ma perché? Perché
sperare in una coalizione che ha nel suo stesso nome, Unione Sionista, il
principio fondativo che regola l’espropriazione di terre e l’espulsione
e, nel caso di Gaza, lo sterminio di un popolo che in quelle terre viveva e
vive, attribuendogli l’umiliante stato di profughi? Ilan Pappè,
professore Israeliano, storico che insegna in Uk ad Exeter, in un recente
articolo dove fa un’analisi dei risultati elettorali in Israele, scritto per
electronic intifada (qui)
ci ricorda che il sionismo è colonialismo e che quindi essere antisionisti non
è essere antisemiti ma essere anticolonialisti.
Una coalizione fatta, da una parte dal partito laburista, partito che ha
governato per diversi anni e che mai ha impedito il colonialismo sionista e
dall’altra da Tzipi Livni. Questa è la ministra che è riuscita ad entrare in UK
nel 2011 solo con uno stratagemma. Era infatti personaggio sgradito perché
accusata di crimini contro l’umanità a causa della guerra “piombo Fuso”.
Guerra di cui è stata una delle principali artefici e che ha spianato la strada
agli altri attacchi su Gaza. Si forse, anzi certamente gli ambienti finanziari
europei e l’amministrazione Obama sono dispiaciuti per la vittoria di
Netanyahu. Ma questo ai palestinesi cosa può importare? Casa può importare ai
palestinesi sapere che gli europei e gli americani sono dispiaciuti quando per
anni avrebbero avuto la possibilità di chiudere i rubinetti a Netanyahu per
imporgli condizioni che mettessero Palestinesi ed Israeliani sullo stesso
piano? Perché America ed Europa dovrebbero cambiare atteggiamento se, quando ne
hanno avuto la possibilità e molte organizzazioni Internazionali, Palestinesi
ed anche Israeliane glielo chiedevano ed anzi glielo imploravano, non lo hanno
fatto?
Unione Sionista: poche idee ma confuse. Una garanzia per i Palestinesi. Una coalizione
che paradossalmente edulcorando i rapporti tra Israele ed il resto del
mondo, può addirittura essere peggiore di un governo dichiaratamente di destra,
meno presentabile nei salotti Europei. E comunque, come dice Bob Herbst,
avvocato ebreo americano che si occupa di diritti civili, in un articolo
di 2 giorni fa, nonostante quello che abbiamo sentito da più di 10 aa a
questa parte riguardo alla mancanza di un partner affidabile da parte di
Israele per le trattative di pace, appare sempre più chiaro che sono i
Palestinesi a non avere un interlocutore realmente desideroso di arrivare
alla pace (da qui).
“Di fronte al baratro della
perdizione e del disonore, Netanyahu agisce da politico responsabile di uno
Stato di diritto. Parla di “atto ripugnante”, telefona le sue condoglianze al
padre di Mohammad, assicura che “nella società israeliana non c’è spazio per
gli assassini, ebrei o arabi”. “
Caro Gad quando si decide a saltare il fosso. Queste sono le sue parole
tratte da un articolo su la Repubblica all’indomani del barbaro assassino di
un ragazzo palestinese, Mohammad
Abu Khdeir, 16 anni, del campo profughi di Shuaffat mentre si recava a
pregare in una moschea a Gerusalemme est. Cioè Netanyahu, che costringe
Mohammad Abu Khdeir a vivere in un campo profughi e che lascia che dei coloni
esagitati quotidianamente perpetrino ogni sorta di angheria contro palestinesi
che hanno il solo torto di voler vivere nella loro terra, diventa il
“politico responsabile di uno Stato di diritto”. Ma veramente io non capisco
come un giornalista che, almeno quando si tratta della politica italiana è
ipergarantista e non difende posizioni per appartenza ma, in genere, segue un
misto di logica , giustizia e moderazione, possa scrivere che
Netanyahu ha agito da politico responsabile di uno stato di diritto solo per
aver condannato una barbarie. Cos’altro avrebbe potuto fare?
No Gad, lo dico in punta di piedi e con profondo rispetto per i genitori di
Mohammad. Il problema per i palestinesi non è neanche il barbaro assassinio del
giovane del campo profughi di Shauffat. Il problema sono i contadini della
valle del Giordano ai quali è stata tolta la terra e l’acqua per coltivarla. E’
vedere quanto sono rigogliose e floride le terre a loro rubate ed irrigate con
acqua del Giordano deviata e sottratta a loro che si spaccano la schiena
su un terreno arido che non è in grado di dare neanche un raccolto. I
proprietari della terra rigogliosa sono giunti l’altro giorno, sono polacchi,
russi, ungheresi, bulgari gente che proviene da tutto il mondo, non
parlano ebreo ne palestinese, gli Israeliani hanno dato loro le terre di
quei contadini e loro ne sono diventati i padroni. Ma la cosa
più tragica non è neanche questa, la cosa più tragica è sentire il figlio del
contadino Palestinese che dice al padre che non c’è la fa più a vivere li. Che
se ne vuole andare. Questa è la cosa più tragica perché è il fine che vogliono
raggiungere gli Israeliani: costringere i Palestinesi ad andarsene. La
cosa tragica Gad, la cosa veramente tragica è l’abitudine alla sopraffazione.
E’ vedere che dopo ore di attesa ad un check point per poter andare nel
villaggio vicino a vedere magari un genitore malato sei quasi riconoscente al
piccolo ragazzetto israeliano vestito da militare con tuta mimetica e mitra in
mano che alla fine ti fa passare. Questo è il vero crimine contro l’umanità. Un
crimine lento ed insidioso, pari, se non superiore, al crimine delle bombe a
Gaza.
“Israele non ha mai trattato,
neanche per un minuto, i palestinesi come se avessero gli stessi loro
diritti…la prova più schiacciante del rifiuto della ricerca di pace da
parte di Israele è, naturalmente, il progetto delle colonie. Sin dagli
albori della sua esistenza, non c’è mai stata una cartina di tornasole più
affidabile o più precisa per capire le intenzioni di Israele.In parole povere:
edificare gli insediamenti vuol dire consolidare l’occupazione, e coloro
che vogliono consolidare l’occupazione non vogliono la pace. Questa è la storia
di tutto in poche parole (Gideon Levy)”. Gad, quando si decide a saltare il fosso
per raggiungere il suo collega, l’Israeliano Gideon Levy (giornalista che
conosce e che spesso cita) . Quando si decide a saltare il fosso per
raggiungere un’altro autore israeliano, Miko Peled, che molto lucidamente, tra
le altre cose dice che si è garantito il ritorno agli ebrei in una
regione che loro hanno abitato nei secoli meno di altre popolazioni e molti
molti anni fa e non si garantisce invece il ritorno a milioni di persone che
l’hanno abitata sino a qualche decina di anni fa! Ed sempre Miko Peled, figlio
di un generale Israeliano, che ci ricorda come ai palestinesi di Gaza vengano
date solo due possibilità. O morire nei propri letti o morire con il fucile in
mano.
Io, lo dico con molta modestia e
senza alcuna presunzione, penso di sapere perché non riesce a saltare il fosso.
Lei non riesce a saltare il fosso perché questi argomenti non riesce ad
affrontarli in maniera libera. Non riesce a togliersi la Kippà dal capo.
Kippà, tappetino in direzione della Mecca, scalette che portano in chiesa
la domenica, tutte forme associative di appartenenza che parte dell’umanità
sceglie per cercare di arrivare ad uno stato di “fratellanza” universale che
invece sembra essere ostacolato proprio da queste forme di appartenenza!
Caro Gad stiamo avvicinandoci ad
una fase in cui la verità su chi è l’aggredito e chi è l’aggressore sta
diffondendosi sempre più (e purtroppo non sempre lei ha contribuito). La
differenza la farà il popolo giusto ed onesto (ho detto il popolo non gli ebrei
o i mussulmani o i cristiani onesti e giusti) che unendosi troverà la
maggioranza necessaria per iniziare un percorso politico che porterà ad isolare
sempre più la minoranza violenta e confessionale, che mai scomparirà da quelle
terre per il semplice fatto che è fisiologica in tutti gli stati democratici.
Sono conscio che questo è un percorso difficile, che non sarà indolore e che
altro sangue sarà versato, ma non c’è altra alternativa. E molto dipenderà
dall’informazione. Quindi da lei. Il processo sarà più rapido quanto più saranno
i giornalisti liberi che sapranno contrastare la propaganda israeliana.
Le persone che parlano di 2 stati, o sono persone che non conoscono tutto
quello che gli Israeliani hanno combinato in Palestina (Cisgiordania e
Gaza) da un punto di vista geografico, o sono persone che lo conoscono bene
(come lei) ma che non vogliono rinunciare, per senso di appartenenza (nel
suo caso) o per difendere privilegi acquisiti (nel caso della stragrande
maggioranza), ad uno stato ebraico.
Il “benessere” degli israeliani
non è il “benessere” dei palestinesi. Ma lo “stare bene” dei palestinesi, sarà
sicuramente lo “stare bene” degli israeliani.
La saluto Gianni Lixi
(Associazione Amicizia Sardegna Palestina).
L'Italia
ha costruito centinaia di chilometri di rete ferroviaria ad alta velocità e ne
ha fatto dono alla Gran Bretagna. Ha investito in due enormi reti Internet a
fibra ottica, perché siano installate in Germania e in Svizzera. Naturalmente
non è vero. Se lo fosse, la tivù mostrerebbe zuffe a Montecitorio, sindacati in
piazza e forse il governo dovrebbe dimettersi. Eppure, nell'indifferenza
generale, sta succedendo qualcosa del genere. Ogni giorno un'emorragia verso
l'estero di risorse (anche) finanziarie di simile entità si consuma
sull'infrastruttura di base di ogni Paese: i suoi abitanti.
Alla più cauta della stime, dal 2008 al 2014 è emigrato
all'estero un gruppo di italiani la cui istruzione nel complesso è costata allo
Stato 23 miliardi di euro. Sono 23 miliardi dei contribuenti regalati ad altre
economie. È una cifra pari al doppio di quanto occorre per stendere la rete
Internet ad alta velocità che in questo Paese continua a mancare. È una somma pari
a un terzo del costo dell'intera rete ferroviaria ad alta velocità italiana,
che al chilometro è la più cara al mondo. Ma quando si tratta di laureati,
diplomati o anche solo di titolari di una licenza media che se ne vanno
portando con sé le proprie competenze e l'investimento che è stato fatto su di
loro dagli asili d'infanzia alle aule universitarie, nessuno protesta. Di rado
se ne parla. Non è uno scandalo: sembra normale, anche se nella storia
dell'Italia unita non era mai successo.
Certo le migrazioni fra fine '800 e il secondo dopoguerra
erano state più intense nei numeri, ma infinitamente di meno per il capitale
versato nelle persone che poi se ne andavano. Molti di quei migranti erano
analfabeti, non troppi avevano finito le elementari. Giorni fa invece Alberto
Alemanno, 40 anni, laureato all'Università di Torino, docente di Diritto della
Haute École Commerciale di Parigi e della New York University, è stato
designato come Young Global Leader del World Economic Forum. Nel frattempo
Alberto Quaranta (nome modificato su sua richiesta), 43 anni, laureato a
Pescara, già architetto in una città pugliese, ha terminato il suo inserimento
come impiegato nei magazzini dell'aeroporto di Monaco di Baviera. Il primo è
riuscito ad arrivare al posto per il quale aveva studiato, il secondo no. Ma i
due hanno lo stesso qualcosa in comune: entrambi sono stati oggetto di un
investimento di (almeno) 163 mila euro da parte della collettività italiana per
il loro percorso formativo, dall'età di tre anni fino alla laurea.
Nel rapporto "Education at a Glance 2014", l'Ocse
di Parigi stima che, solo per la gestione dei luoghi d'insegnamento e gli
stipendi degli insegnanti, chi si istruisce in Italia costi 6.000 dollari
l'anno quando frequenta una scuola materna pubblica, 8.000 l'anno alle
elementari, 9.000 alle medie e alle superiori e 10.000 all'università. Per i
contribuenti il costo (di base) di produzione di un laureato in Italia è di
centinaia di migliaia di euro. Ogni volta che una di queste persone lascia
l'Italia, quell'investimento in sapere se ne va con lui o con lei. Negli ultimi
anni le destinazioni preferite sono Gran Bretagna, Germania e Svizzera. Si
tratta di un colossale sussidio implicito versato dall'Italia ad altri Paesi
ogni volta che un migrante fa le valigie. Ed è ormai un fenomeno
macroeconomico. Nel solo 2013 il trasferimento silente di investimenti
dall'Italia al Regno Unito attraverso l'istruzione dei migranti è stato,
quantomeno, di 1,5 miliardi. Quello versato alla Germania è di 650 milioni e persino
un Paese lontano come il Brasile è beneficiario per oltre cento milioni.
Nell'ultimo secolo un export su questa scala di investimenti pubblici in
"infrastrutture" si è visto solo quando un Paese sconfitto in guerra
doveva pagare riparazioni. Questo invece è auto-inflitto.
La novità negli ultimi anni è infatti duplice. La meno nota è
che la quota di migranti laureati sta crescendo, e con essa il sussidio
implicito dell'Italia ai Paesi dove essi vanno. Secondo l'Istat, i laureati
erano il 19% degli italiani trasferitisi all'estero nel 2009, ma sono già
saliti al 24% nel 2013. Il peso di coloro che se ne vanno avendo solo una
licenza media è invece in calo.
L'altra caratteristica di questi anni è che l'armata degli
emigranti è sempre più vasta, ma non c'è accordo fra governi europei sul loro
numero. I dati dell'Istat sono probabilmente sottostimati. In base all'anagrafe
italiana, come riportato dall'istituto statistico, dal 2008 al 2013 c'è stato
un deflusso netto di 150 mila persone: è il saldo fra gli italiani che escono e
quelli che rientrano. Il ritmo delle uscite peraltro sta accelerando. Solo due
anni fa, al netto dei rientri in patria, sono state 53 mila. Alla cifra
pubblica dei 150 mila, la Repubblica aggiunge altre 63 mila uscite nette nel
2014 sulla base dei dati dei primi 9 mesi ed è una stima cauta, perché
presuppone una frenata delle tendenze in atto negli ultimi anni. Al valore di
23 miliardi di investimenti in istruzione "esportati" si arriva così.
Negli ultimi sei anni il 48% dei migranti aveva terminato le scuole medie, il
30% le superiori e il 22% l'università: i costi sono stimati su questa base.
Il problema è che gli oneri reali sono più alti, perché i
dati Istat non colgono tutta la realtà. Molti se ne vanno, ma non lo comunicano
all'anagrafe. Gli italiani che nel 2013 hanno preso il "National Insurance
Number" (codice fiscale) per lavorare in Gran Bretagna sono quattro volte
più di quelli che ufficialmente hanno lasciato l'Italia, secondo l'Istat, per
andare Oltremanica. Per il governo tedesco, gli italiani arrivati in Germania
solo nella prima metà del 2014 sono più di quelli che, secondo l'Istat, lo
hanno fatto in tutto il 2013. Alberto, l'architetto pugliese, non ha mai
abbandonato la residenza nel Comune di origine e dunque per l'Italia è ancora
qui. Intanto però ha preso domicilio vicino a Monaco per potersi appoggiare al
centro per l'impiego locale, che gli ha trovato un posto.
Così l'Italia manda via qualcosa che costa e vale più delle
sue autostrade o ferrovie. Lo fa nell'indifferenza dei ministri che
raccomandano un figlio, degli universitari che sbarrano la strada ai bravi per
favorire i servili. Giorni fa "Pensare Politico", un'associazione di
Rimini, in
un incontro con 150 studenti di quarta superiori ha chiesto quanti volessero
migrare "dopo la laurea". Un terzo della sala ha alzato la mano. È un
investimento perduto di 8 milioni, è stato detto. Nessuno degli studenti ha
fiatato: a loro sembrava perfettamente logico.
con 150 studenti di quarta superiori ha chiesto quanti volessero
migrare "dopo la laurea". Un terzo della sala ha alzato la mano. È un
investimento perduto di 8 milioni, è stato detto. Nessuno degli studenti ha
fiatato: a loro sembrava perfettamente logico.
È un’invettiva,
un lamento, una memoria, un atto d’accusa,
una fotografia di dolore, e molto altro, tutto in 83 pagine. L’ho letto due
volte di seguito, sembra che parli solo di Antigua, parla sempre più di tutti noi,
nessuno si senta escluso...
Si
può leggere, ad esempio:
“…se
in un luogo c’è un ministero della Cultura significa che non c’è cultura. Avete
mai sentito dire che sotto l’ombrello di un ministero della Cultura sia
spuntato qualcosa di culturale?...”
e
“…la
Scuola Alberghiera, un istituto che insegna agli antiguani come essere dei
bravi domestici, come essere dei bravi nessuno, perché un domestico non è che
questo…”
Inizia
così:
Se vai ad Antigua da turista, ecco ciò che vedrai. Se arrivi
in aereo, atterri all’aeroporto internazionale V.C. Bird. Vere Cornwall (V.C.)
Bird è il primo ministro di Antigua. Magari sei il tipo di turista che si chiede
come mai un Primo Ministro ha voluto che un aeroporto portasse il suo nome:
perché non una scuola, perché non un ospedale, perché non un grande monumento
pubblico? Sei un turista e dunque non hai ancora visto una scuola di Antigua,
non hai ancora visto l’ospedale di Antigua, non hai ancora visto un monumento
pubblico di Antigua. Mentre l’aereo atterra, magari ti dici, Che bella isola,
Antigua – più bella delle altre isole, e dire che erano belle, a modo loro, ma
fin troppo verdi, avevano una vegetazione fin troppo rigogliosa, il che per un
turista significa che deve piovere molto, e la pioggia è proprio la cosa che
tu, in questo momento, non vuoi, perché pensi alle giornate faticose, fredde,
lunghe e buie che hai trascorso lavorando sodo nel Nord America (o, peggio
ancora, in Europa), per guadagnare il denaro che ti ha permesso di venire in
questo posto (Antigua), dove splende sempre il sole e dove il clima sarà
deliziosamente caldo e secco per il periodo dai quattro ai dieci giorni che
trascorrerai qui; e siccome sei in vacanza, siccome sei un turista, non ti
chiedi nemmeno cosa possa significare esser costretti a vivere dal mattino alla
sera in un posto che soffre costantemente di siccità, e quindi stare attenti a
ogni goccia d’acqua che si usa (pur essendo al tempo stesso circondati da un
mare e da un oceano: il Mar dei Caraibi da una parte, e l’Oceano Atlantico
dall’altra)…
non perdetevelo, poche pagine, costa poco, vale moltissimo - franz
Per molti Antigua è soltanto un’isola di spiagge bianchissime
accarezzate dagli alisei, una per ciascun giorno dell’anno. Jamaica Kincaid,
che ci è nata, ce ne mostra una faccia diversa. E, d’improvviso, è come se
nello smalto verdeazzurro dei Caraibi si scoprisse una ferita in suppurazione,
prodotta da politici predatori, interessati solo a perpetuare lo sfruttamento
di chi, tanto tempo fa, colonizzò l’isola. Nulla riesce a contenere l’incalzare
degli insulti che, con algida insofferenza, Jamaica Kincaid riversa su tutti,
turisti compresi. Nulla riesce a placare il suo furore, neppure la
consapevolezza che i discendenti dei colonizzatori siedono ormai «sul mucchio
di immondizie della storia». Che il turista sprovveduto sfogli pure le pagine
patinate delle solite guide: chi metterà in valigia questo scarno libretto
scorgerà un’altra Antigua, che porta ancora i segni terribili di «una malattia
europea» ma è finalmenteun luogo ben
distinto – e non il fondale per un dépliant pubblicitario. Come ha scritto
Salman Rushdie,Un
posto piccolo è «una lamentazione di grande forza e lucidità
che si potrebbe definire torrenziale se il linguaggio non fosse controllato con
tanta finezza».
Il libro smentisce tutte le
immagini da cartolina che il turista occidentale ha di quei luoghi, mettendo
l’accento su quali ferite ha arrecato al paese lo sfruttamento, prima del
colonialismo inglese e poi dei politici locali. Un posto piccolo è una vera e
propria invettiva che ha il suo punto di forza in una prosa precisa, in uno
stile ossessivo e ripetitivo che ci ricorda un altro grande scrittore mai in
pace con il suo paese: Thomas Bernhard.
Il libro ha per titolo “The Wandering Who?”, in italiano letteralmente “L’Errante Chi?” che gioca sul mito del cosiddetto ‘ebreo errante’. Ed è grazie a questo titolo che si può capire quanto il lavoro di Gilad Atzmon sia spiritoso e stimolante. Ma è anche uno scritto importante che ci offe uno studio sugli ebrei, l’ebraicitá e il giudaismo.
L’autore stesso nel presentare il libro spiega che lo scopo è quello di stimolare un dibattito riguardo a molte questioni che il testo propone, a cominciare dal chiedersi cosa si intende con i termini giudaismo, cultura ebraica, ideologia ebraica. Già dall’introduzione Atzmon sfoggia tutto il suo senso dell’umorismo tipico della tradizione ebraica.
“Mio nonno era un carismatico, poetico, veterano terrorista sionista”.
L’autore stesso ha seguito il tipico cursus honorum di un giovane israeliano nato in quel clima ottimistico suscitato dopo la guerra dei sei giorni. Culminato con il servizio militare nell’IDF, nel Libano meridionale. Poi folgorato nel sentir suonare Charlie Parker decide che la sua vita avrebbe seguito la musica, divenendo un jazzista professionista ma anche un attivista e scrittore che cerca di spezzare quel legame “tribale” ebraico. Alcune affermazioni contenute in questo libro sono forti e sofferte, ma sono allo stesso tempo inequivocabilmente argomentate. Egli decostruisce l’identità sionista con esplorazioni nella psicologia dell’ebraismo e del sionismo. Affermazioni che susciteranno la solita e sempre ripetuta accusa di antisemitismo.
Basandosi sul libro di Shlomo Sand “L’invenzione del popolo ebraico”, Atzmon trarrà queste conclusioni: “ Se dunque gli ebrei non sono una razza ma un insieme di vari popoli ‘cooptati’ da un movimento nazionale basato su miti, e non hanno nulla a che vedere con il semitismo, ne consegue che l’antisemitismo è una parola vuota”. Il che significa che tale accusa dovrebbe essere fatta all’occidente e a Israele stesso poiché avversi ai movimenti di liberazione dei popoli arabi. E ancora che il sionismo è mantenuto in vita dall’antisemitismo e che, secondo Atzmon, l’olocausto fu indirettamente una vittoria sionista così ” se non ci fosse ogni tanto una sinagoga data alle fiamme, il Mossad ne brucerebbe qualcuna da parte sua”.
Secondo l’autore, il sionismo non è un movimento coloniale interessato alla Palestina, perché “risiedere a Sion è soltanto una delle possibilità offerte dall’ideologia sionista”. E anche Israele è solo un mutevole territorio visto che non esiste un centro geografico del sionismo le cui decisioni si possono prendere a Gerusalemme, alla Knesset, nel Mossad o negli uffici di Wall Street. Si tratta piuttosto di un sistema che funziona in modo collettivo, a rete; così i palestinesi sono vittime non “soltanto” dell’occupazione israeliana, ma di una particolare identità politica globale. Per cui gli ebrei di oggi hanno trasformato la Palestina in un “bunker” finalizzato al mantenimento della loro ‘ebraicitá’ supportati dagli eserciti occidentali, in particolare da quello statunitense.
Non c’è dunque un’umanità ebraica perché il giudaismo sorretto da precetti tribali manca di un’etica universale. Atzmon in questo libro cita anche passi biblici che si possono applicare sia al furto del territorio palestinese nel 1948 sia al massacro di Gaza: “non c’è dubbio tra gli studiosi biblici che la Bibbia ebraica contenga suggerimenti tutt’altro che etici, alcuni dei quali sono in pratica incitamenti al genocidio”. Nena News
*Gilad Atzmon è un sassofonista e compositore di fama internazionale. Membro dei “Blockheads” e leader della Orient House Ensemle. Nato in Israele vive e lavora a Londra.
Noi insegniamo la vita, signore.
Oggi, il mio corpo è stato massacrato in TV.
Oggi, il mio corpo è stato massacrato in TV ed è dovuto stare dentro battute e limiti di parole.
Oggi, il mio corpo è stato massacrato in TV ed è dovuto stare dentro battute e limiti di parole riempiti a dovere di statistiche per replicare a reazioni non sproporzionate.
E ho perfezionato il mio inglese e mi sono studiata le risoluzioni dell'ONU.
Eppure, lui mi ha chiesto, Signora Ziadah, non pensa che tutto si aggiusterebbe se solo voi la smetteste di insegnare tanto odio ai vostri figli?
Pausa.
Cerco dentro di me la forza di essere paziente ma la pazienza non è sulla punta della lingua mentre le bombe cadono su Gaza.
La pazienza mi ha appena abbandonata.
Pausa. Sorriso.
Noi insegniamo la vita, signore.
Rafeef, ricordati di sorridere.
Pausa.
Noi insegniamo la vita, signore.
Noi Palestinesi insegniamo la vita dopo che ci hanno occupato anche l'ultimo cielo.
Noi insegniamo la vita dopo che si sono costruiti le loro colonie, i loro muri di separazione, dopo gli ultimi cieli.
Noi insegniamo la vita, signore.
Ma oggi, il mio corpo è stato massacrato in TV ed è dovuto stare dentro battute e limiti di parole.
E ci dia una storia, una storia umana.
Vede, qui non facciamo politica.
Vogliamo solo raccontare alla gente di lei e del vostro popolo così ci dia una storia umana.
Non nomini quella parola "apartheid" e "occupazione".
Qui non facciamo politica.
Lei deve aiutare me come giornalista ad aiutarla a raccontare la vostra storia che non è politica.
Oggi, il mio corpo è stato massacrato in TV.
Che ne dice di raccontarci la storia di una donna di Gaza che ha bisogno di cure mediche?
Che ne dice di lei?
Ha abbastanza ossa rotte da coprire il sole?
Mi passi i vostri morti e mi dia la lista dei nomi in non più di 1200 parole.
Oggi, il mio corpo è stato massacrato in TV ed è dovuto stare dentro battute e limiti di parole e commuovere chi è desensibilizzato al sangue terrorista.
Però loro si sono dispiaciuti.
Si sono dispiaciuti per gli animali di Gaza.
Così, gli do le risoluzioni e le statistiche dell'ONU e condanniamo e deploriamo e rifiutiamo.
E queste parti non sono alla pari: occupante e occupato.
E cento morti, duecento morti, e mille morti.
E in mezzo, fra guerra crimine e massacro, io pronuncio parole e sorrido "non esotici", "non terroristi".
E conto, conto cento morti, mille morti.
C'è qualcuno?
Qualcuno ascolta?
Vorrei piangere sui loro corpi.
Vorrei correre a piedi nudi in ogni campo profughi e abbracciare ogni bambino, coprirgli le orecchie in modo che non debba sentire per il resto della vita il suono dei bombardamenti come lo sento io.
Oggi, il mio corpo è stato massacrato in TV.
E mi consenta di dire, non c'è nulla che le vostre risoluzioni dell'ONU abbiano mai fatto per questo.
E nessuna battuta, nessuna battuta che io metta insieme, indipendentemente da quanto sia buono il mio inglese, nessuna battuta, nessuna battuta, nessuna battuta, nessuna battuta li riporterà in vita.
Nessuna battuta rimedierà a questo.
Noi insegniamo la vita, signore.
Noi insegniamo la vita, signore.
Noi Palestinesi ci svegliamo ogni mattina per insegnare la vita al resto del mondo, signore.
intanto per un F35 spenderemo (almeno) 200 milioni di euro e gli amici di Lupi sbranano l'Italia, un branco di lupi si accontenterebbe di qualche pecora, da noi si uccidono i lupi, ma Lupi e i suoi amici godono di ottima salute, si riproducono e hanno una straordinaria cura per la prole - franz