domenica 31 luglio 2016

Dai tetti - Pabuda

sono decine di migliaia
i gatti
sui tetti di Parigi
di Londra e di Lisbona:
ne vedono troppe,
proprio
troppe ne vedono
e ne sentono:
di cotte e di crude,
o di noiosissime.
dalle finestre, dai bovindo,
dietro le tende
appena scostate,
dai lucernari, dai balconi
dalle vetrate, dalle soffitte,
dalle prese d’aria e dai solai:
scene ripetitive di famiglia,
eccezionali baraonde
e normali ammazzamenti:
trionfi e vergogne dell’impero,
lussurie e spassi invitanti
e pianti, tanti.
stanze vuote dove non succede
niente,
corridoi fitti fitti
di contabili –
clandestini o regolari –
piegati
sulle loro macchine,
per i conti dei quattrini.
riunioni segrete di sediziosi
e sovversivi,
chiacchiere politiche
e sportive
di finanzieri, monopolisti
o normalissimi scalzacani
e poveri cristi
nostalgie di forca e ghigliottina
la sera
e di spedizioni coloniali
la mattina.
da certi palazzi filtrano
pure brandelli di discorsi
su terrori da procurare
alla massa già impaurita,
per abitudine.
adesso
due o tre di questi gatti
sarebbero pure disposti
a raccontare,
se solo trovassero
un onesto inviato di giornale.
con gli sbirri no:
questi gatti con gli sbirri
preferiscono
non avere a che fare.

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