venerdì 6 febbraio 2015

L'isola nello spazio - Osman Lins

un librino di una quarantina di pagine, l'insoddisfazione, dei morti, un palazzo, la resistenza, la fuga, ecco la sintesi del libro.
in un'oretta si legge bene, in certi momenti riconosci qualcosa, sono citazioni di qualcosa che hai letto, forse, di sicuro Arantes Marinho vi sorprenderà - franz



il racconto è bello e mi ha intrigata per diverse pagine, diverse di quelle quarantadue, ribadisco. L’atmosfera triste e lugubre dell’Edificio Capibaribe, gli inquilini che muoiono nel sonno, i sopravvissuti – a chi, a cosa? – che fuggono dai loro appartamenti… e lui, Arantes Marinho, resta. Si libera – non tutti i mali vengono per nuocere – della moglie stronza e delle figliolette rompicoglioni, che vanno a stare da amici e parenti. Peccato, però, che si liberi pure del resto del vicinato, e comincia a dare per certo d’essere il prossimo – la concorrenza è scappata per tempo – a dover morire di quella strana malattia che sembra aver stregato il Capibaribe.
Nella seconda parte della vicenda il soprannaturale prende piede, la Morte assume le sembianze dell’entità invisibile che accende luci negli appartamenti abbandonati e usa l’ascensore. Poi arriva la sorpresa: il nostro Arantes – ha una famiglia veramente odiosa, tenetelo presente – decide di sparire. Di prendere la palla al balzo e darsi una nuova opportunità e una nuova vita.
Ma il mistero di quelle morti resta, e verrà risolto in mezza pagina. Si poteva fare meglio, sempre che Osman Lins non avesse la pentola sul fuoco…

L’isola nello spazio, edito da Sellerio, è un racconto che Osman Lins ha scritto nel 1964. Ambientato a Recife, capitale dello stato brasiliano di Pernambuco, narra di una serie di morti misteriose che avvengono negli appartamenti di un grande palazzo che guarda il fiume e minacciano la vita del protagonista della vicenda, Cláudio Arantes Marinho, e quella della sua famiglia. Il racconto inizia come un giallo: una serie di morti sospette, apparentemente inspiegabili (si avanzerà persino l’ipotesi di un virus portato “forse dalle sponde del Gange o del Nilo, mediante qualche nave contaminata”), ma presto cambia registro. Non c’è la fase di indagine che in tutti i gialli segue la posizione dell’enigma, come fa notare Angelo Morino nel saggio di appendice al testo: essa lascia spazio alla descrizione della lotta che il protagonista ingaggia per restare nella sua casa, mentre gli altri condomini fuggono lontano dal palazzo, che sembra vittima di una maledizione…










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