martedì 15 gennaio 2019

Alziamo la voce e la testa - Marco Aime




Poco a poco il mosaico salviniano si va componendo e l’immagine che ne appare è tutt’altro che tranquillizzante. L’innalzamento progressivo dei toni, le provocazioni all’Europa e gli insulti ai migranti (“la pacchia è finita!”), gli atteggiamenti da bullo, le ruspe e una sempre maggiore propensione per una giustizia fai da te. A nulla servono le ripetute sparatorie che i media statunitensi, paese della libera circolazioni di armi, ci raccontano regolarmente, le vittime innocenti di squilibrati o assassini per rabbia. Favoriamo il commercio delle armi, visto che peraltro le maggiori industrie che le producono sono, guarda caso, proprio in Lombardia.
La strategia lego-fascista è ormai chiara: creare uno stato di tensione permanente, costruito sulla paura dei migranti, per poi avere mano libera su provvedimenti lontani da ogni concetto di democrazia. Per spadroneggiare, grazie alle paure indotte, sulle spalle degli ultimi.
Ogni pretesto è buono per alzare il tiro. Il cosiddetto decreto sicurezza, non solo renderà meno sicure le strade d’Italia, ma spingerà sempre più persone nelle mani della malavita, senza calcolare la perdita di posti di lavoro che causerà la chiusura di molte strutture di accoglienza.
Il provvedimento poi, se analizzato nel dettaglio, si configura come chiaramente “razzista”, perché a parità di atto commesso, penalizza gli stranieri a cui può essere anche tolta la cittadinanza, nel paese dove il partito del ministro dell’interno deve 49 milioni sottratti allo stato. Si prevede di tassare persino le rimesse degli immigrati, che così sono aiutati… a casa loro.
A questo punto, il problema non sono più Salvini e i suoi cantori, siamo tutti noi. Dico tutti, perché nel Belpaese non c’è solo chi odia gli stranieri, c’è anche molta gente per bene, che però tace. Le dittature spesso nascono perché chi possiede valori democratici non ce la fa a farsi sentire. Se non alziamo la voce e il capo ora, dopo sarà troppo tardi.
È già tardi, ma si può ancora ricuperare quel livello di civiltà che ci fa umani, per ritornare a essere un minimo rispettosi degli altri, per dare senso a quei valori cristiani che ci hanno accompagnato a lungo. Non serve difendere il presepio, a essere in pericolo è la nostra umanità.

1 commento:

  1. La cosa migliore che potrebbe capitare all'Italia e all'Europa è se tutti questi esempi di "civiltà che ci fa umani" si trasferissero, che ne so, in Australia o in Antartide a fondare una società ideale.

    Invece no, questi "umani" sono gente che odia i propri figli, i propri genitori, fratelli, parenti, amici, vicini di casa, compatrioti e gli da addosso in tutti i modi perché attraverso la distruzione dell'Italia e dell'Europa passa la realizzazione dell'avvenire radioso della "nuova umanità".

    Perché gli "umani" odiano gli Italiani? Perché odiano e disprezzano se stessi, non riuscendo a fare i conti con l'odio e il disprezzo di se stessi, lo rivoltano su chi gli sta attorno.

    La "umanità" è solo una scusa, un espediente. In nome di questa perversione si sono riempite le fosse comuni ogni volta che gli "umani" ne hanno avuta l'opportunità. Fosse comuni riempite coi "nemici del popolo".

    Difendere il presepio? Cos'è, una barzelletta? Perfino il Papa, eletto di proposito da una Chiesa agente di distruzione, ormai mente spudoratamente sui Vangeli, con Giuseppe e Maria profughi a casa loro, cosi come certi "professori umani" ridicoli citavano Enea come esempio di "profugo", dimenticandosi che appena messo piede in Italia Enea muove guerra agli indigeni per sottrargli la loro terra.

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