venerdì 18 gennaio 2019

Popoli zapatisti, siamo soli! - Subcomandante Insurgente Moisés





PAROLE DEL CCRI-CG DELL’EZLN AI POPOLI ZAPATISTI NEL 25° ANNIVERSARIO DELL’INIZIO DELLA GUERRA CONTRO L’OBLIO.
Parole del Subcomandante Insurgente Moisés:
31 dicembre 2018
Compagni, compagne Basi di Appoggio Zapatiste:
Compagne e compagni Autorità Autonome Zapatiste:
Compagne e compagni Comitati e Responsabili regionali e locali:
Compagne e compagni miliziane e miliziani:
Compagne e compagni insurgentas e insurgentes:
Per mia bocca parla la voce dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale.
Vi parlo come vostro portavoce, perché è mio compito essere la vostra voce ed i vostri occhi.
È arrivata la nostra ora, popoli zapatisti, e siamo soli.
Ve lo dico chiaro, compagne e compagni basi di appoggio, compagni e compagne miliziani e miliziane, ci siamo accorti che è così, siamo soli come venticinque anni fa.
Soli, siamo usciti a svegliare il popolo del Messico e del mondo ed oggi, venticinque anni dopo vediamo che siamo soli, ma tanto avevamo parlato, abbiamo fatto molti incontri, lo sapete bene compagne e compagni, voi ne siete testimoni, abbiamo dato la sveglia ed abbiamo parlato ai poveri del Messico, delle campagne e delle città.
Molti ci hanno ignorato, alcuni si stanno organizzando e speriamo che continuino ad organizzarsi, la maggioranza ci ha ignorato.
Ma il nostro lavoro l’abbiamo fatto e per questo vi stiamo parlando chiaro, compagni e compagne.
E non solo in questi venticinque anni, ma da oltre cinquecento anni, per questo siamo qui a parlarvi, a raccontarvi quello che abbiamo visto in venticinque anni, come se non ci avessero visto o sentito quello che stiamo dicendo ai poveri del Messico.
A venticinque anni dalla nostra sollevazione vediamo questo.
Ve lo ripetiamo, compagni e compagne, vediamo che siamo soli.
Quello che abbiamo ottenuto, è stato conquistato con il nostro lavoro e con le nostre forze.
Se abbiamo ottenuto qualcosa, è solo grazie al nostro lavoro e se abbiamo sbagliato, è solo colpa nostra. Ma è solo opera nostra, nessuno ce l’ha detto, nessuno ce l’ha insegnato, è opera nostra. Qualcuno avrebbe voluto insegnarcelo, dirci che cosa fare e cosa non fare, quando parlare e quando non parlare. Li abbiamo ignorati. Solo chi si organizza lo sa, lo vede, lo capisce. I discorsi sono solo chiacchiere; si deve fare ciò che si dice, si deve fare ciò che si pensa, non abbiamo manuali, non abbiamo libri. Quello che noi vogliamo costruire non ce lo insegna nessuno, deve essere fatto col nostro sacrificio, deve essere fatto con le nostre forze, compagni e compagne.
E stiamo dimostrando ancora una volta, e lo dobbiamo fare, che sì è possibile fare ciò che si crede impossibile. A parole è molto facile rendere possibile ciò che è impossibile, così si dice. Bisogna farlo nella pratica e noi lo stiamo dimostrando. Ciò che stiamo dimostrando è qui da vedere, davanti a noi; qui il popolo comanda, ha la propria politica, la propria ideologia, la propria cultura, crea, si migliora, si corregge, immagina e continua a fare pratica.
Questo è come siamo. Qui il malgoverno non comanda, comandano le donne e gli uomini che si sono organizzate e organizzati. Quelli che non si sono organizzati, continuano in quella disperazione che non è speranza.
Ci vogliono mentire, ci vogliono ingannare perché c’è qualcuno che crede a quella che chiamano la vergine scura. È un pazzo quello che dice questo, non sa pensare, non pensa al popolo. Noi, compagni, lavoriamo sulla nostra esperienza, col nostro lavoro e con le nostre forze e continuiamo a farlo. E continueremo a costruirlo e lo otterremo. Tutto quello che abbiamo costruito l’abbiamo fatto noi, alcuni fratelli e sorelle solidali ci hanno aiutati, ma tutto il peso è sulle nostre spalle, perché non è facile affrontare i partiti politici, i malgoverni ed oggi l’attuale furbastro imbroglione.
Qui non è facile affrontare da venticinque anni migliaia di soldati che proteggono il capitalismo, e sono qui, qui dove siamo ora, gli passiamo sotto il naso in questi giorni. Non è facile affrontare i paramilitari, non è facile affrontare i piccoli leader al soldo di tutti i partiti politici, in particolare quello che oggi è al potere ed il partito che è al potere. Ma non abbiamo paura di loro. Oppure sì, abbiamo paura di loro, compagne e compagni?
[risuona all’unisono un “No”] Non vi ho sentiti [si sente più forte “No”]
La gente di fuori va e viene, noi siamo qui e qui stiamo. Ogni volta che vengono, vengono a turisteggiare, ma non si può fare turismo nella miseria, la disuguaglianza, l’ingiustizia; il popolo povero del Messico sta morendo e continua a morire. Peccato che ascoltano quello che sta lì ad ingannare il popolo del Messico.
E non vi abbiamo mentito compagne e compagni, cinque anni fa avevamo detto al popolo del Messico e del mondo che sarebbe arrivato qualcosa di peggio. Nelle lingue che parlano quelli di fuori si chiama collasso, idra, mostro, muro, glielo abbiamo detto cercando di usare le parole delle loro lingue, ma anche così non ci hanno ascoltato. Credono quindi che stiamo mentendo loro, perché ascoltano quello di cui non voglio dire nemmeno il nome, meglio chiamarlo furbastro, imbroglione quello che sta nel potere.
Compagni, compagne, colui che sta al potere lo distrugge il popolo del Messico, ma soprattutto i popoli originari, è contro di noi, e specialmente noi dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale. Perché? Perché gli diciamo chiaro che non abbiamo paura, oppure sì, compagni e compagne?
[risuona forte “No”]
Lo affronteremo, non permetteremo che passi da qui il suo progetto di distruzione, non abbiamo paura della sua guardia nazionale alla quale ha cambiato nome per non chiamarlo esercito, perché sono gli stessi, lo sappiamo.
Difenderemo quello che abbiamo costruito e che abbiamo dimostrato al popolo del Messico e del mondo che siamo noi a costruirlo, donne e uomini, non permetteremo che vengono a distruggerci. Oppure sì?
[risuona forte “No”]
Colui che è al potere è un imbroglione, e quale è il suo imbroglio? Che si comporta come se stesse col popolo del Messico e inganna i popoli originari mostrando che si può sventrare la terra chiedendole il permesso come se tutti i popoli originari ci credessero, ma noi gli diciamo il contrario, non gli crediamo.
Finge di adottare i nostri modi, i nostri costumi, chiede permesso alla nostra madre terra; dice: dammi il permesso madre terra di distruggere i popoli originari, è questo che dice, non capisce gli altri fratelli popoli originari. È questo che sta facendo questo signore, noi non gli crediamo. Solo perché la madre terra non parla, altrimenti gli direbbe ‘fottiti!’. Perché la terra non parla, ma se parlasse, ‘No, vai al diavolo!’
Noi conosciamo la madre terra, conviviamo con lei da più di cinquecentoventi anni, noi la conosciamo, non quelli che non conoscono né hanno mai sentito come è il sudore, credono di saperlo, come quei bavosi, bavose deputati e senatori, non sanno niente di cosa è la povertà, non sanno niente del sudore, noi sì. Dunque, non sanno fare leggi per la gente dei popoli originari, noi sì, perché conosciamo la sofferenza e sappiamo come vogliamo le leggi, loro no.
Guardate bene, compagni e compagne, quegli imbroglioni che stanno lì, nei tre poteri in Messico, il potere giudiziale, il potere esecutivo, il potere legislativo. Guardate cosa ci fanno, specialmente quelle, quelli del partito di maggioranza nel congresso dell’unione che ci porta lì ad essere deputati, deputate indigeni e poi ci troviamo seduti accanto a Ricardo Monreal, per esempio, come quando in passato un tojolabalero era seduto lì, accanto a Diego Fernández de Ceballos, che è proprietario di molte fattorie, e stava lì seduto accanto a lui un indigeno tojolabalero e questo indigeno tojolabalero è lì nel congresso dell’unione e dice che vogliamo che la terra occupata dai proprietari terrieri sia distribuita e lo dice mentre è seduto vicino a Diego Fernández de Ceballos; questo è quello che vogliono insegnarci, come guadagnare quella paga per andare in un ristorante, in un motel e lasciare il tuo villaggio, e così sono tutti i deputati, i senatori, i ministri, gli assessori e gli altri. È questo che vogliono, affinché noi stessi, tzeltal, tzotzil, chol, tojolabal e tutte le lingue che si parlano in Messico, noi stessi mentiamo ed inganniamo la nostra gente, è questo quello che ci insegnano, questo è il loro lavoro, perché così gli ha detto il loro padrone, perché loro non sono chi governa davvero, sono dei capoccia.
Ora vediamo che sono contro di noi, i popoli originari. Con la loro consultazione, dobbiamo dirlo chiaro, manipolano il popolo; con questa consultazione gli chiedono il permesso, attraverso il voto, di attaccare noi popoli originari. Questa è la consultazione, ma il popolo è necessario che si svegli ed oggi noi non possiamo più aspettare venticinque anni, siamo ormai stanchi. Come diciamo qui, gli entra nell’orecchio destro e gli esce dal sinistro, cioè, non gli resta in testa.
È questo che fa il nuovo governo, si sta consultando perché ci vengano ad aggredire, noi popoli originari e specialmente noi, l’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, con quella sua porcheria del Treno Maya abusando ancora una volta del nome dei nostri antenati. Non lo accettiamo. Che gli mettano il loro nome, non ha niente a che vedere con noi, e visto che non ce l’ha chiesto, se vuole può mettergli il nome di sua madre.
Durante questi venticinque anni, compagni, compagne, basi di appoggio, donne e uomini, miliziane e miliziani, abbiamo visto anche nel mondo quelli che dicono di lottare, alcuni che dicono di essere progressisti, altri che si dicono di sinistra, altri che dicono di essere rivoluzionari ma che non hanno la minima idea della parola rivoluzionario, perché significa rivoluzione, trasformazione. Come diciamo qua, dobbiamo preparare i nostri ragazzi, le nostre ragazze, perché ci stiamo trasformando, un giorno ritorneremo e per questo dobbiamo far sì che i ragazzi e le ragazze siano preparati. Non hanno idea di quello che dicono, non lo sanno, e per fortuna dicono che hanno studiato, hanno diplomi e lauree ma non sanno cosa significa la parola rivoluzione. Ah ma, intelligentoni, alcuni ed alcune, dicono che noi siamo elettoralisti.
Non hanno la minima idea di come fare la rivoluzione. Pensano che stiamo mentendo, come loro mentono. Come abbiamo detto al popolo del Messico che avremmo dialogato, e poi così abbiamo fatto, se un giorno diremo che ci difenderemo, per quanto minimamente ci possano provocare, ci difenderemo. Non permetteremo a nessuno di venire qui a rifugiarsi in questo territorio ribelle e in resistenza e che voglia approfittarne per venire a nascondersi qui a fare le sue cazzate. Non lo permetteremo.
Noi, compagni, compagne, non abbiamo ingannato il popolo del Messico, ma dobbiamo anche dirvi che il popolo ancora si arrende, non sappiamo perché, questo ci causa tristezza e rabbia. A che serve dunque studiare, conoscere la storia se non riusciamo a vedere la nostra realtà di come viviamo, a che serve lo studio.
Noi abbiamo costruito tutto senza studio, ma l’abbiamo fatto coi fatti, lo stiamo dimostrando, l’abbiamo dimostrato e continuiamo a dimostrarlo, non sappiamo voi.
Guardate come è pazzo quello che sta al potere, dice: io governerò per i poveri e per i ricchi; solamente un matto che non ci sta con la testa può dirlo, perché la sua mente non funziona, è decerebrato, lo dice solamente perché noi semplicemente ci convinciamo che smettono di sfruttarci, magari un proprietario terriero come lo schifoso Absalón Castellanos Domínguez che ora finalmente è all’inferno; quel matto dice che governa per i ricchi e per i poveri, non sa quello che dice, né capisce quello che dice. E siamo sicuri che non lo capisce perché è dettato dal suo padrone, lo deve solo ripetere così, obbediente, lo ripete affinché cittadini e cittadini possano continuare a credergli.
È davvero molto semplice, non si può appoggiare chi è sfruttato e chi è sfruttatore, si deve scegliere uno dei due, o stai con lo sfruttatore o stai con lo sfruttato, ma con entrambi non si può. Noi la vediamo così e così lo intendiamo e così facciamo.
Che pena, dice che quello che sta facendo è la quarta [“quarta trasformazione“: il termine si riferisce alla visione di López Obrador del suo futuro governo – N.d.T.], non c’è niente di quarta, perché quelli di questa quarta che viene dalla terza l’hanno fatta coi fatti, l’hanno affrontata, non come lui che dice, per esempio, che perdona tutti i criminali, perdono, dice. Come capiscono anche i più piccoli, questo vuol dire che il malgoverno attuale non farà niente agli assassini del compagno Galeano. È questo che ci sta dicendo. Vuol dire che così sarà pure per gli altri assassinati, quindi chi sta al potere è inutile.
Molte altre cose che dice non sono verità. Quindi, abbiamo paura di questo malgoverno, compagni, compagne?
[risuona un forte “No”]
Indubbiamente no, perché ci fanno arrabbiare tutte queste bugie al popolo del Messico e peccato per quelli che non conoscono bene il castigliano perché non capiscono quello dice. Per noi è difficile ma non è per il castigliano, si vede come sono la miseria, la disuguaglianza, la giustizia e tutto questo, non hai bisogno di imparare il castigliano per questo, si vede e si sente.
È tutto uno scherzo quello che ci sta facendo, in particolare ai popoli originari, è un’umiliazione, ma anche per quegli e quelle che parlano bene lo spagnolo e che non apprezzano quel pestilenziale politico di questo malgoverno.
Compagni e compagne, ci arrenderemo, sì?
[Si sente un forte “No”]
Parlerò ad alta voce perché si senta là in fondo. Compagni, compagne non ci arrenderemo, oppure sì?
[All’unisono si sente un “NO”]
Non c’è nessuno che lotterà per noi popoli sfruttati della campagna e della città, nessuno. Nessuno verrà, né uomo, né donna; né gruppo, ma c’è bisogno che ci siano donne e uomini che si organizzino e continuino ad organizzarsi, è il popolo che si deve organizzare per liberarsi, o credete che arriverà il Papa?
[All’unisono si sente un “NO”]
O che arriverà Trump?
[All’unisono si sente un “NO”]
Tanto meno crediamo a quello che dice che è la quarta, o ci crediamo?
[All’unisono si sente un “NO”]
E ancora, compagni, compagne, e non vi sto mentendo, quando ancora stava facendo la sua campagna elettorale disse: nel partito dove sono – quello che ora è al potere – non permetterò che entrino degli infiltrati e infiltrate. Così disse; cioè, che non avrebbe messo tutti quelli che ha messo adesso, sono gli stessi. Sono panisti, sono priisti, sono verdi, sono del PT. Lì è la grande bugia e molti, ben trenta milioni di persone che non capiscono il castigliano, credono a quello che dice tutte queste bugie. E poi dice che combatterà la corruzione. Così dice! E la sua segretaria di governo è al primo posto. Perché lavorava… sapete da dove veniva e non è necessario che ve lo racconti. Sappiamo da dove veniva la sua segretaria di governo e lei stessa dice: “non ne voglio discutere” e quello che dice di combattere la corruzione non dice niente.
Sono solo menzogne, non fa niente per il popolo. Pensano di fregarci con il loro progetto PROÁRBOL, è il nuovo nome che gli hanno dato ma è lo stesso copiato dagli altri progetti fatti dai suoi predecessori e che noi abbiamo sconfitto con la nostra resistenza e ribellione.
Per primo, venticinque anni fa, abbiamo sconfitto quello che si diceva l’uomo potente che si chiama Carlos Salinas de Gortari, che si credeva l’uomo più potente e non abbiamo avuto paura. Il popolo del Messico non ci conosceva, ma ci ha conosciuto lungo questi venticinque anni. Parlandogli e parlandogli e parlandogli. Oggi siamo stanchi, ci siamo spesi molto per farlo capire. Solo pochi, poche l’hanno capito, la maggioranza no.
Ma è quello che abbiamo fatto compagni e compagne, non chiediamo ai fratelli e sorelle là fuori di prendere un’arma. In venticinque anni non abbiamo conquistato quello che abbiamo con gli spari, con le esplosioni, ma con la resistenza e la ribellione. Con queste l’abbiamo ottenuto, per questo avete potuto venire a vedere, ma solo venire a vedere; non portare altri fratelli e sorelle che non sono potuti venire perché non hanno le stesse possibilità.
Non abbiamo paura del capitalismo, del finquero, del nuovo finquero. Oppure sì, abbiamo paura?
[Si sente gridare all’unisono “NO”].
Dunque, qualunque cosa dicano, o pensino quel che pensino, noi ci difenderemo. Qualunque cosa accada, costi quel che costi e succeda quel che succeda. Ci difenderemo, e combatteremo se necessario. Oppure no, compagni e compagne?
[Si sente gridare all’unisono “SÌ”].
Tenetelo bene a mente compagni e compagne; qui non c’è un salvatore, né salvatrice. Gli unici salvatori e salvatrici sono gli uomini e le donne che lottano e si organizzano, ma davanti al loro popolo.
Il cambiamento che vogliamo è che un giorno, il popolo, il mondo, donne e uomini possano decidere come vogliono vivere la propria vita, non che ci sia un gruppo che decide la vita di milioni di esseri umani, NO.
Detto semplicemente in due parole: il popolo comanda, il governo obbedisce. È questo quello per cui dobbiamo lottare.
Credono che siamo ignoranti, compagni e compagne. Siamo qui pronti a difenderci.
Per tutto questo che vi ho detto, siamo pronti a quello che sia, siamo pronti a quello che accada.
Per questo diciamo:
Siamo qui!
Siamo l’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale e continueremo ad esserlo!
VIVA L’AUTONOMIA ZAPATISTA!
VIVA I POPOLI ORIGINARI
A MORTE IL MALGOVERNO!
A MORTE I CAPITALISMI
VIVA L’ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE!


Traduzione “Maribel” – Bergamo




Ve lo dico in modo chiaro, compagne e compagni, siamo soli come venticinque anni fa. Le parole pronunciate dal Subcomandante Insurgente Moisés in occasione del 25esimo anniversario dell’insurrezione dell’EZLN vanno dritte al cuore. Non potevano non scuotere in profondità quanti, in ogni angolo del mondo, hanno sentito risuonare in molti e diversi modi l’esperienza zapatista in ognuna delle proprie piccole e grandi lotte contro un sistema che umilia la dignità delle persone, le sottomette al dominio delle cose e spinge a velocità inaudita il pianeta verso l’auto-distruzione della vita. La gravità delle minacce che pesano in questo momento sui territori autonomi del Chiapas e sulle popolazioni indigene (del Messico e non solo) viene espressa in modo inequivocabile. La risonanza planetaria di quel grido è evidente. La lettera aperta che segue, scritta in risposta a quel grido, non può che essere un impegno maledettamente serio. Lo si evince facilmente dalla pluralità e dalla rilevanza culturale e politica delle firme in calce (a cui si unisce, com’è ovvio, anche quella della redazione di Comune), ma soprattutto da una solennità rara quanto scevra di retorica. Nessuna distrazione ci sarà consentita, perché l’affermazione di mondi nuovi, perfino in questo ingrigito e irriconoscibile pezzetto d’Europa, non può fare a meno degli zapatisti. Quella realizzata in Chiapas è un’esperienza che mai ha mirato alla conquista del potere e mai s’è posta come insegnamento o modello planetario ma, forse in primo luogo proprio per questo, resta essenziale per nutrire e coltivare la ribellione al destino che i potenti del mondo hanno disegnato per noi e per la speranza di rovesciarlo prima che sia tardi
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foto tratta da twitter
di aa.vv.
Noi, intellettuali, accademici, artisti, attivisti e persone di buona volontà, così come organizzazioni, associaazioni e collettivi di diversi paesi manifestiamo la nostra solidarietà con l’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) in questo momento cruciale della sua storia e rifiutiamo categoricamente l’attuale campagna di disinformazione, menzogne e calunnie diretta contro lo zapatismo.
Per noi, così come per molte altre persone nel mondo, la lotta zapatista rappresenta un grande esempio di resistenza, dignità, coerenza e creatività politica. Venticinque anni fa, il suo Ya Basta! è stato un evento di grande importanza e una delle prime reazioni dirompenti a livello planetario di fronte alla globalizzazione neoliberista, per il suo contributo nel dare impulso al rifiuto e alla critica di un modello che, allora, sembrava indiscutibile. Quello Ya Basta! è stato inoltre, e continua ad essere, l’espressione di una lotta legittima dei popoli indigeni contro la dominazione e il disprezzo sofferti per secoli e fino a oggi, così come in favore dei loro diritti e della loro autonomia. L’auto-governo popolare che le zapatiste e gli zapatisti hanno messo in pratica con le  Juntas de Buen Gobierno, nei loro cinque caracoles, costituiscono un esempio di vera e radicale democrazia, un esempio degno di ispirare i popoli del mondo e di essere studiato in tutte le facoltà di scienze sociali del pianeta. La costruzione dell’autonomia zapatista rappresenta per noi, la ricerca costante, onesta e critica di un progetto alternativo ed emancipatore della massima importanza nell’affrontare le sfide di un mondo che sembra sprofondare sempre più in una crisi insieme economica, sociale, politica, ecologica e umana.
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Zapatisti degli anni Novanta. Foto Massimo Tennenini
Per questo, esprimiamo la nostra preoccupazione per la situazione che si trovano di fronte le comunità zapatiste e le popolazioni indigene del Messico, mentre vengono attaccati i loro territori e le comunità da parte di progetti minerari, turistici, agro-industriali, delle infrastrutture, ecc., come hanno denunciato il Congresso Nazionale Indigeno (CNI) e il Consiglio Indigeno di Governo (CIG). In questo momento, ci preoccupano in modo speciale i grandi progetti promossi dal nuovo governo messicano, come il Corridoio Trans-istmico, un milione di ettari di alberi diventati commerciali, e il cosiddetto “Treno Maya“, recentemente denunciato come un’umiliazione e una provocazione dal Subcomandante Moisés, portavoce dell’EZLN, perché colpisce i territori delle popolazioni maya che abitano il sud-est messicano.  
Oltre ai devastanti effetti ambientali di questo progetto e dello sviluppo turistico di massa che pretende di far esplodere, ci preoccupa l’urgenza di cominciare i lavori del “Treno Maya”, mascherandola con uno pseudo rituale verso la Madre Terra, denunciato dal portavoce zapatista come una presa in giro inaccettabile. Ci indigna che in questo modo si prepari un altro attacco contro i territori zapatisti e che si siano annichiliti i diritti dei popoli originari, evadendo l’obbligo della consultazione reale, preventiva, libera e informata, così come stabiliscono la Convenzione ILO 169  e la Dichiarazione dell’Onu sui popoli indigeni. Ci sembra molto grave che si violino così gli impegni internazionali assunti dal Messico.
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Condividiamo il rifiuto totale espresso dall’EZLN di fronte a questi e altri grandi progetti che danneggiano in modo grave i territori autonomi e i modi di vivere dei popoli.
Denunciamo in via preventiva qualsiasi aggressione contro le comunità zapatiste, sia che avvenga direttamente da parte dello Stato, sia che avvenga attraverso gruppi e organizzazioni di “civili” armati o meno.
Riterremo il governo messicano responsabile di ogni scontro che possa sorgere nel quadro dello sviluppo di questi mega-progetti, che rispondono a un modello già superato di “sviluppo”, un modello insostenibile e devastante, deciso dalle cupole del potere violando in modo sfacciato i diritti dei popoli originari.
Facciamo appello alle persone di buon cuore perché si superi l’attuale disinformazione tanto sull’esperienza zapatista quanto sui grandi progetti menzionati. Sollecitiamo inoltre la massima attenzione di fronte al rischio di aggressioni contro le comunità zapatiste e le popolazioni indigene del Messico.
(traduzione per Comune-info: marco calabria)
Firmano, tra gli altri:
Arundhati Roy (escritora, India)
Raoul Vaneigem (escritor, Bélgica)
Pablo Gonzalez Casanova (sociólogo, UNAM, México)
Juan Villoro (escritor, México)
Winona Laduke (dirigente indígena, EEUU)…

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