martedì 1 gennaio 2019

I veri nemici d’Israele - Ugo Tramballi



Prima ancora di fissare le strategie elettorali con i partiti insieme ai quali ha governato e probabilmente governerà, Bibi Netanyahu ha incontrato i capi dei coloni subito dopo avere annunciato elezioni anticipate. ”Un governo di sinistra metterebbe in pericolo il movimento dei settler” nei Territori occupati palestinesi; “Dobbiamo vincere le prossime elezioni: è una battaglia per la nostra casa”, ha spiegato il premier.
Nethanyahu ha la capacità di dire cose diverse a diversi interlocutori: in politica è una qualità. Con la comunità internazionale non esclude di arrivare alla soluzione dei due stati per due popoli con i palestinesi; se ha di fronte i coloni, fa capire che quell’ipotesi è morta e sepolta.
Non tutti i capi di Yesha, il movimento che riunisce i consigli regionali di Giudea e Samaria, come loro chiamano la Cisgiordania occupata, hanno fiducia in Bibi. Alcuni di loro, soprattutto quelli delle organizzazioni più estremiste di un movimento già estremista, vogliono cose concrete: soldi, riconoscimento legale per gli avamposti: poche case mobili su terreni spesso legalmente posseduti dai palestinesi, destinate a diventare nuove colonie.
Pretendono anche protezione dall’esercito nonostante ne abbiano già molta, e loro stessi posseggano piccoli arsenali. “Se Netanyahu sostiene i coloni, noi sosteniamo lui”, “Devi scegliere fra noi e Talia Sasson”. Nel 2005 la commissione governativa guidata da Sasson, aveva censito gli avamposti, dimostrandone l’illegalità anche per le leggi israeliane – oltre che per la comunità internazionale – e suggerendone la demolizione. Le sue raccomandazioni sono state in gran parte ignorate.
Da anni i 700mila coloni condizionano come una cosca mafiosa la vita della maggioranza degli israeliani (7 milioni). Penetrano nel sistema giudiziario, in quello scolastico, fra i ranghi dell’esercito e dell’intelligence. “Agenti provocatori” dei coloni sono stati scoperti nelle organizzazioni pacifiste e di sinistra. Fra un decennio la Corte suprema e lo Stato maggiore delle Forze armate – i due principali baluardi della democrazia israeliana – saranno nelle loro mani. Attraverso i ministri del loro partito di riferimento, Habayit Hayehudi, già controllano il sistema educativo, il dicastero della giustizia e dell’agricoltura. A luglio, in una conferenza organizzata dal ministero per l’Educazione un leader colono e terrorista noto alle autorità, Moshe Zar, ha spiegato fra gli applausi: “Costruisci una casa ed è come eliminare centinaia di arabi; costruisci un insediamento ed è come uccidere migliaia di gentili”, i cristiani. Neanche Osama bin Laden avrebbe saputo dire di meglio.
Ministri e deputati di Habayit Hayehudi stanno cercando di far passare una legge che legalizzerà più di 60 avamposti. Se approvata, lo stato dovrà garantire a sue spese sicurezza, acqua, elettricità e tutti i servizi pubblici. Secondo il procuratore generale Avichai Mandelblit – lo stesso che deve decidere se formalizzare le accuse di corruzione nei confronti di Netanyahu – una legge così “in un paese democratico che rispetta le leggi non può essere presentata come una conquista politica”.
I metodi violenti, il potere dei coloni, canceroso per la democrazia israeliana, hanno cambiato anche il Likud, il partito del sionismo revisionista storicamente laico. La vecchia forza politica che dalla fine degli anni Settanta ha governato Israele molto più dei laburisti, si sta mutando in un partito religioso di estrema destra, senza più legami al centro. Sono ormai i coloni che definiscono il discorso politico su posizioni intolleranti e insostenibili.
La ramificazione del loro potere non si ferma dentro i confini d’Israele. Fra le leggi in attesa al Congresso, a Washington, c’è la Israel Anti-Boycott Acy che impone condanne civili e penali alle imprese e alle organizzazioni che boicottano Israele in difesa dei diritti palestinesi e contro l’occupazione della Cisgiordania. Personalmente sono contrario al boicottaggio di Israele: le sanzioni dovrebbero riguardare i prodotti delle colonie, non genericamente tutto ciò che è israeliano.  Le sanzioni alla Russia, per esempio, colpiscono gli oligarchi vicini a Putin, non la popolazione russa.
Nel provvedimento del Congresso è in gioco il diritto di esprimere opinioni. Anziché organizzare crociate contro Bds (Boicottaggio, Disinvestimento Sanzioni), il governo israeliano dovrebbe chiedersi perché questo movimento internazionale si allarghi sempre di più.
Chi è dunque il vero nemico d’Israele? Coloro che ne giudicano le politiche come accade a ogni paese democratico, o chi diffonde il cancro intollerante, ultra- religioso e nazionalista?
Nella sua ultima visita in Germania, Netanyahu ha consegnato ad Angela Merkel una lettera di sette pagine intitolata “Finanziamenti tedeschi a organizzazioni che intervengono negli affari interni israeliani o promuovono attività anti-israeliane”. Nel documento si chiede al governo di Berlino di tagliare i fondi a numerosi enti tedeschi. C’è anche il Festival del cinema e – ancora più incredibile – il Museo ebraico. Magnifico e commovente quasi quanto lo Yad Vashem a Gerusalemme, il museo aveva organizzato una mostra su Gerusalemme che, diceva la lettera, “principalmente riflette la narrativa musulmano-palestinese”. La rassegna si era limitata a offrire ANCHE la narrativa palestinese. Neanche il principe ereditario saudita avrebbe avuto la faccia tosta di presentare un documento così a un governo occidentale. La ministra della Cultura israeliana, promotrice della lettera, pretende d’imporre alla Germania la stessa “lealtà della cultura allo stato” che sta affermando in Israele.
E’ questo che fa bene a Israele, sono questi i valori che lo renderanno invincibile? Ed è questo che serve a sconfiggere gli antisemiti veri? Chi è, alla fine, il vero nemico di Israele: chi scrive un blog come questo o i fondamentalisti delle colline di Giudea e Samaria?

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