Le risposte di Sergey Lavrov, Ministro degli Affari Esteri della
Federazione Russa,
alle domande del "Corriere della Sera",
che la testata ha rifiutato di pubblicare integralmente, senza tagli e
senza censura
Domanda: Si dice che il nuovo
incontro tra Vladimir Putin e Donald Trump a Budapest non abbia avuto luogo
perché persino l'amministrazione americana si è resa conto della vostra
mancanza di disponibilità a negoziare sulla questione ucraina. Cosa è andato storto
dopo il vertice di Anchorage che aveva fatto sperare nell'avvio di un vero
processo di pace? Perché la Russia rimane fedele alle richieste formulate da
Vladimir Putin nel giugno 2024 e su quali temi potreste essere disposti a un
compromesso?
Risposta: Gli accordi di
Anchorage rappresentano una tappa importante nel percorso verso una pace
duratura in Ucraina, attraverso il superamento delle conseguenze del cruento
colpo di Stato anticostituzionale a Kiev del febbraio 2014, organizzato
dall'amministrazione Obama. Essi si basano sulla situazione creatasi e sono
strettamente in linea con le condizioni per una risoluzione equa e sostenibile
della crisi ucraina, enunciate dal Presidente Vladimir Putin nel giugno 2024.
Abbiamo ritenuto che tali condizioni siano state ascoltate e comprese, anche
pubblicamente, dall'amministrazione di Donald Trump, soprattutto per quanto
riguarda l'inammissibilità dell’ingresso dell'Ucraina nella NATO che creerebbe
minacce militari strategiche alla Russia, proprio ai suoi confini. Washington
ha inoltre riconosciuto apertamente che non sarà possibile ignorare la
questione territoriale alla luce dei referendum svoltisi in cinque regioni
storiche del nostro Paese, i cui abitanti si sono espressi in maniera
inequivocabile a favore dell'autodeterminazione rispetto al regime di Kiev che
li aveva definiti “subumani”, “esseri” e “terroristi” e della riunificazione
con la Russia.
Proprio intorno al tema della sicurezza e
delle realtà territoriali è stata costruita la concezione americana, che una
settimana prima del vertice in Alaska è stata portata a Mosca, su incarico del
Presidente degli Stati Uniti, dal suo rappresentante speciale Steve Whitcoff e
che, come ha comunicato il Presidente Vladimir Putin al Presidente Trump ad
Anchorage, abbiamo accettato di assumere come base, proponendo al contempo un
passo concreto che aprisse la strada alla sua realizzazione pratica. Il leader
americano ha risposto che avrebbe dovuto consultarsi, ma neanche dopo il suo
incontro con gli alleati il giorno successivo a Washington, abbiamo ricevuto
alcuna reazione alla nostra risposta positiva alle proposte menzionate,
presentate a Mosca da Steve Whitcoff prima del vertice in Alaska. Nemmeno
durante il mio incontro con il Segretario di Stato Marco Rubio a settembre a
New York ho avuto alcuna reazione, quando ricordai che eravamo ancora in attesa
di un riscontro. Per aiutare i colleghi americani a decidere in merito alla
loro stessa idea, abbiamo messo per iscritto in via non ufficiale gli accordi
di Anchorage e li abbiamo trasmessi a Washington. Pochi giorni dopo, su
richiesta di Donald Trump, ha avuto luogo una sua conversazione telefonica con
Vladimir Putin, durante la quale si è convenuto di organizzare un nuovo
incontro a Budapest, da preparare accuratamente in anticipo. Non c'era dubbio
che si sarebbe parlato degli accordi di Anchorage. Dopo un paio di giorni ho
avuto una conversazione telefonica con Marco Rubio, dopo di che Washington,
definendo la conversazione costruttiva (era stata davvero seria e utile), ha
comunicato che a seguito di tale colloquio, non era necessario un incontro
personale tra il Segretario di Stato e il Ministro della Federazione Russa in
preparazione del contatto al vertice. Da dove e da chi siano giunti i rapporti
riservati che hanno spinto il leader americano a rinviare o forse cancellare il
vertice di Budapest, non mi è dato saperlo. Ma vi ho esposto la sequenza dei
fatti in modo preciso, assumendomene la totale responsabilità. Non intendo
invece rispondere alle evidenti falsità sulla “mancata disponibilità della
Russia a negoziare” e sul “fallimento” dei risultati di Anchorage. Rivolgetevi
al Financial Times che, a quanto mi risulta, ha diffuso questa versione
mendace, distorcendo la sostanza e la sequenza degli eventi per attribuire
tutta la responsabilità a Mosca e allontanare Donald Trump dalla strada da lui
stesso proposta, ovvero quella di una pace stabile e duratura, anziché quella
di un cessate il fuoco immediato, come invece lo spingono a fare i padroni
europei di Zelensky, ossessionati dal desiderio di ottenere una tregua e di
rifornire il regime nazista di armi per continuare la guerra contro la Russia.
Se la BBC è arrivata a falsificare un video del discorso di Trump, mettendogli
in bocca l'appello ad assaltare il Campidoglio, a maggior ragione al Financial
Times costerà poco mentire, come si dice da noi. Siamo ancora pronti a tenere a
Budapest il secondo vertice russo-americano, purché si basi realmente sui
risultati accuratamente elaborati dell’Alaska. La data tuttavia non è stata
ancora fissata. I contatti russo-americani continuano.
Domanda: Le forze armate della
Federazione Russa controllano attualmente un territorio inferiore rispetto a
quello del 2022, dopo le prime settimane della cosiddetta operazione militare
speciale. Se state davvero vincendo, perché non riuscite a sferrare il colpo
decisivo? Potete anche spiegare il motivo per cui non fornite informazioni
ufficiali sulle vostre perdite?
Risposta: L'operazione
militare speciale (OMS) non è una guerra per il territorio, ma un'operazione
per salvare la vita di milioni di persone che vivono da secoli su queste terre
e che la giunta di Kiev vuole sterminare - giuridicamente, vietandone la
storia, la lingua, la cultura, e fisicamente, con l'aiuto delle armi
occidentali. Un altro obiettivo fondamentale dell'Operazione militare speciale
è quello di garantire in modo affidabile la sicurezza della Russia, sventando i
piani della NATO e della UE volti a creare ai nostri confini occidentali uno
Stato fantoccio ostile, strutturato nella legislazione e nella pratica
sull'ideologia nazista. Non è la prima volta che fermiamo gli aggressori
fascisti e nazisti: è stato così durante la Seconda guerra mondiale e così sarà
anche questa volta.
A differenza degli occidentali, che hanno
raso al suolo interi quartieri cittadini, noi proteggiamo le persone, sia
civili che militari. Le nostre forze armate agiscono con massimo senso di
responsabilità, sferrando attacchi di precisione esclusivamente contro
obiettivi militari e relative infrastrutture di trasporto ed energetiche.
Di norma, non si parla pubblicamente delle
perdite sul campo di battaglia. Dirò solo che quest'anno, nell’ambito del
rimpatrio dei militari caduti, la parte russa ha consegnato oltre novemila
salme di soldati delle Forze armate ucraine. Dall'Ucraina abbiamo ricevuto 143
corpi dei nostri combattenti. Traete voi stessi le conclusioni.
Domanda: La Sua apparizione al
vertice di Anchorage con una felpa con la scritta “URSS” ha sollevato molte
domande. Alcuni vi hanno visto la conferma del Suo desiderio di ricreare, se
non addirittura ripristinare, l'ex spazio sovietico (Ucraina, Moldavia,
Georgia, Paesi baltici). Si trattava di un messaggio in codice o semplicemente
di uno scherzo?
Risposta: Sono orgoglioso del mio
Paese, in cui sono nato e cresciuto, ho ricevuto un'istruzione di livello, ho
iniziato e continuo la mia carriera diplomatica. La Russia, come è noto, è
l'erede dell'URSS, e nel complesso il nostro Paese vanta una civiltà
millenaria. Il governo popolare della veche di Novgorod risale a molto prima
che in Occidente si iniziasse a giocare alla democrazia. A proposito, ho anche
una maglietta con lo stemma dell'Impero russo, ma questo non significa che
vogliamo riportarlo in vita. Uno dei nostri più grandi patrimoni, di cui
andiamo giustamente fieri, è la continuità dello sviluppo e del rafforzamento
dello Stato nel corso della sua grande storia di unificazione e coesione del
popolo russo e di tutti gli altri popoli del Paese. Su questo tema si è
soffermato di recente il Presidente Vladimir Putin durante le celebrazioni
della Giornata dell'Unità Nazionale. Quindi non cercate segnali politici dove
non ci sono. Forse in Occidente il sentimento patriottico e la lealtà verso la
patria stanno scomparendo, ma per noi sono parte del nostro codice genetico.
Domanda: Se uno degli obiettivi
dell'operazione militare speciale era riportare l'Ucraina nella sfera
d'influenza della Russia, come potrebbe sembrare, ad esempio, dalle richieste
di determinare la quantità dei suoi armamenti, non ritiene che l'attuale
conflitto armato, qualunque sia il suo esito, conferisca a Kiev un ruolo e
un'identità internazionali ben definiti e sempre più distanti da Mosca?
Risposta: Gli obiettivi
dell’Operazione Militare Speciale sono stati definiti dal presidente Putin nel
2022 e sono ancora attuali. Non si tratta di sfere di influenza, ma del ritorno
dell'Ucraina a uno status neutrale, non allineato e non nucleare, del rigoroso
rispetto dei diritti umani e di tutti i diritti delle minoranze russe e di altre
minoranze nazionali: è proprio così che questi impegni sono stati sanciti nella
Dichiarazione di indipendenza dell'Ucraina del 1990 e nella sua Costituzione,
ed è proprio tenendo conto di questi impegni dichiarati che la Russia ha
riconosciuto l'indipendenza dello Stato ucraino. Stiamo ottenendo e otterremo
il ritorno dell'Ucraina alle sane e stabili origini della sua statualità, il
che presuppone il rifiuto di concedere servilmente il suo territorio allo
sfruttamento militare da parte della NATO (e dell'Unione Europea, che si sta
rapidamente trasformando in un blocco militare non meno aggressivo), la
purificazione dall'ideologia nazista, messa fuori legge a Norimberga, il
ripristino dei pieni diritti dei russi, degli ungheresi e di tutte le altre
minoranze nazionali. È significativo che le élite di Bruxelles, trascinando il
regime di Kiev nella UE, tacciano sulla palese discriminazione dei “popoli non
autoctoni” (così Kiev definisce con disprezzo i russi che vivono da secoli in
Ucraina) e allo stesso tempo esaltino la giunta di Zelensky come difensore dei
“valori europei”. È un’ulteriore conferma del fatto che il nazismo sta
rialzando la testa in Europa. C'è su cosa riflettere, soprattutto alla luce del
fatto che all'ONU, Germania e Italia, insieme al Giappone, hanno recentemente
iniziato a votare contro la risoluzione annuale dell'Assemblea Generale
sull'inammissibilità della glorificazione del nazismo.
Gli occidentali non nascondono che di
fatto stanno conducendo per procura, tramite gli ucraini, una guerra contro la
Russia, guerra che non finirà nemmeno “dopo l'attuale crisi”. Ne hanno parlato
più volte il segretario generale della NATO Mark Rutte, il primo ministro
britannico Keir Starmer, i burocrati di Bruxelles Ursula von der Leyen e Kaya
Callas, l'inviato speciale del presidente degli Stati Uniti per l'Ucraina Keith
Kellogg. È evidente che la determinazione della Russia a garantire la propria
sicurezza di fronte alle minacce create dall'Occidente con l'aiuto del regime
da esso controllato, è legittima e giustificata.
Domanda: Anche gli Stati Uniti
inviano armi all'Ucraina e recentemente hanno persino discusso della
possibilità di fornire a Kiev missili da crociera “Tomahawk”. Perché la vostra
posizione e la vostra valutazione della politica degli Stati Uniti e
dell'Europa sono diverse?
Risposta: La maggior parte
delle capitali europee costituisce attualmente il nucleo della cosiddetta
“coalizione dei volenterosi” che desidera solo una cosa: che le ostilità in
Ucraina durino il più a lungo possibile, “fino all'ultimo ucraino”. A quanto
pare, non hanno altro modo per distogliere l'attenzione del loro elettorato dai
problemi socio-economici interni che si sono drasticamente aggravati. Con i
soldi dei contribuenti europei finanziano il regime terroristico di Kiev,
fornendo armi con cui vengono uccisi sistematicamente civili delle regioni
russe e ucraini che vogliono fuggire dalla guerra e dai carnefici nazisti.
Sabotano qualsiasi tentativo di pacificazione e rifiutano i contatti diretti
con Mosca. Introducono sempre nuove “sanzioni” che, come un boomerang,
colpiscono ancora più duramente le loro economie. Preparano apertamente una
nuova grande guerra europea contro la Russia. Inducono Washington a non
accettare una soluzione diplomatica onesta e giusta.
Il loro obiettivo principale è quello di
minare la posizione dell'attuale amministrazione del Presidente degli Stati
Uniti, che inizialmente era favorevole al dialogo, comprendeva la posizione
della parte russa e mostrava la volontà di cercare una soluzione pacifica e
duratura. Donald Trump ha più volte riconosciuto pubblicamente che una delle
cause delle iniziative della Russia è stata l'espansione della NATO,
l'avvicinamento delle infrastrutture dell'alleanza ai confini del nostro Paese,
vale a dire esattamente ciò da cui il Presidente Putin e la Russia hanno messo
in guardia negli ultimi vent'anni. Confidiamo che a Washington prevalgano il
buon senso e l'adesione a questa posizione di principio e che si astengano da
atti che potrebbero portare il conflitto a un nuovo livello di escalation.
Detto ciò, le nostre forze armate non
fanno distinzioni sulla provenienza delle armi fornite alle forze armate
ucraine, che siano europee o statunitensi. Qualsiasi obiettivo militare viene
immediatamente distrutto.
Domanda: Lei è stato colui che ha
premuto il “pulsante di reset” con Hillary Clinton, anche se poi le cose sono
andate diversamente. È possibile un riavvio delle relazioni con l'Europa?
Potrebbe la sicurezza comune costituire un terreno fertile per migliorare le
relazioni attuali?
Risposta: La conflittualità
a cui ha portato la politica sconsiderata e senza prospettive delle élite
europee non è stata una scelta della Russia. L'attuale situazione non risponde
agli interessi dei nostri popoli. Sarebbe auspicabile che i governi europei, la
maggior parte dei quali attua una politica ferocemente anti-russa, prendessero
coscienza della pericolosità di questa rotta distruttiva. L'Europa ha già
combattuto sotto le bandiere di Napoleone e, nel secolo scorso, sotto gli
stendardi e i vessilli nazisti di Hitler. Alcuni leader europei sembrano avere
la memoria corta. Quando questo furore russofobo – non si può chiamarlo
altrimenti– sarà passato, saremo aperti ai contatti, ad ascoltare come i nostri
ex partner intendano comportarsi nei nostri confronti in futuro. Solo allora
decideremo se ci saranno ancora prospettive per una collaborazione onesta.
Il sistema di sicurezza euro-atlantico
esistente fino al 2022 è stato completamente screditato e smantellato dagli
sforzi degli stessi occidentali.
A questo proposito, il presidente Vladimir
Putin ha avanzato l'iniziativa di creare una nuova architettura di sicurezza
equa e indivisibile in Eurasia. Essa è aperta a tutti gli Stati del continente,
compresa la sua parte europea, ma occorrerà comportarsi in modo rispettoso,
senza arroganza neocoloniale, sulla base dei principi di uguaglianza,
considerazione reciproca ed equilibrio degli interessi.
Domanda: Il conflitto armato in
Ucraina e il conseguente isolamento internazionale della Russia vi hanno
probabilmente impedito di agire in modo più efficace in altre aree di crisi,
come ad esempio in Medio Oriente?
Risposta: Se l'Occidente
storico ha deciso di isolarsi da qualcuno, allora si tratta di autoisolamento.
E anche in questo caso le fila non sono così compatte: quest'anno Vladimir
Putin ha incontrato i leader di Stati Uniti, Ungheria, Slovacchia e Serbia. È
anche chiaro che il mondo moderno non si riduce alla minoranza occidentale.
Quei tempi sono finiti con l'avvento della multipolarità. Le nostre relazioni
con i paesi del Sud e dell'Est del mondo, che rappresentano oltre l'85% della
popolazione mondiale, continuano ad ampliarsi. A settembre si è svolta la
visita di Stato del Presidente russo in Cina, solo negli ultimi mesi Vladimir
Putin ha partecipato ai vertici di SCO, BRICS, CSI, Russia-Asia centrale,
nostre delegazioni governative ad alto livello hanno partecipato ai vertici di
APEC, ASEAN e ora si stanno preparando per il vertice del G20. Si tengono
regolarmente vertici e incontri ministeriali Russia-Africa, Russia-Consiglio di
cooperazione degli Stati arabi del Golfo Persico. I paesi della maggioranza
mondiale si fanno guidare dai propri interessi nazionali fondamentali e non
dalle indicazioni delle ex metropoli coloniali.
I nostri amici arabi apprezzano il
contributo costruttivo della Russia agli sforzi volti a risolvere i conflitti
regionali in Medio Oriente. Le attuali discussioni sulla questione palestinese
alle Nazioni Unite confermano la necessità di coinvolgere tutti gli autorevoli
attori esterni, altrimenti non si otterrà nulla di duraturo, ma solo cerimonie
di facciata. Su molte altre questioni internazionali, le nostre posizioni
coincidono o sono molto vicine a quelle dei nostri amici mediorientali, il che
favorisce la cooperazione nell’ambito dell'ONU e in altre piattaforme
multilaterali.
Domanda: Non ritiene che nel nuovo
ordine mondiale multipolare che Lei promuove e sostiene, la dipendenza
economica e militare della Russia dalla Cina sia cresciuta, creando così uno
squilibrio nella vostra storica alleanza con Pechino?
Risposta: Non stiamo
“promuovendo” un ordine mondiale multipolare, esso si sta oggettivamente
formando, non attraverso la conquista, la schiavitù, l'oppressione e lo
sfruttamento, come facevano i colonizzatori costruendo il loro “ordine” (e in
seguito il capitalismo), ma attraverso la cooperazione, la considerazione degli
interessi reciproci, la distribuzione razionale del lavoro basata sulla
combinazione dei vantaggi competitivi comparativi dei paesi partecipanti e delle
strutture di integrazione.
Per quanto riguarda le relazioni tra
Russia e Cina, non si tratta di un'alleanza nel senso tradizionale del termine,
ma di una forma di interazione più efficace e avanzata. La nostra cooperazione
non ha carattere di blocco e non è diretta contro paesi terzi. Le categorie di
“leader” e “subordinato”, tipiche delle alleanze formatesi durante la guerra
fredda, qui non sono applicabili. Pertanto, parlare di un qualsiasi
“disequilibrio” è inappropriato.
I rapporti paritari e autosufficienti tra
Mosca e Pechino si basano sulla fiducia e sul sostegno reciproci, nonché su
secolari tradizioni di buon vicinato. Siamo fermamente impegnati a rispettare
il principio di non ingerenza negli affari interni.
La cooperazione commerciale, tecnologica e
in materia di investimenti tra Russia e Cina porta benefici pratici concreti a
entrambi i Paesi, contribuisce alla crescita stabile e sostenibile delle nostre
economie e al miglioramento del benessere dei cittadini. La stretta
collaborazione tra le forze armate garantisce un'importante complementarità,
aiuta i nostri paesi a difendere i propri interessi nazionali nel campo della
sicurezza globale e della stabilità strategica e a contrastare efficacemente le
sfide e le minacce nuove e tradizionali.
Domanda: L'Italia è un Paese
“ostile”. Lei stesso lo ha ripetuto più volte, nel novembre 2024, e lo ha
persino sottolineato in modo particolare. Tuttavia, negli ultimi mesi, anche
sulla questione ucraina, il nostro governo ha dimostrato solidarietà
all'amministrazione statunitense, che Vladimir Putin ha definito non un
alleato, ma senza dubbio un “partner”. E il recente cambio dell'ambasciatore
italiano a Mosca fa supporre che a Roma si desideri un certo avvicinamento. A
che punto sono le nostre relazioni bilaterali?
Risposta: Per la Russia non
esistono paesi e popoli ostili, esistono Paesi con governi ostili. In presenza
di un tale governo a Roma, le relazioni russo-italiane stanno attraversando la
crisi più grave della loro storia postbellica. Ciò non è avvenuto per nostra iniziativa.
Ci ha sorpreso la facilità con cui l'Italia, a discapito dei propri interessi
nazionali, si è schierata con coloro che hanno scommesso sulla “sconfitta
strategica” della Russia. Finora non vediamo alcun cambiamento significativo in
questo atteggiamento aggressivo. Roma continua a fornire assistenza a tutto
campo ai neonazisti di Kiev. Colpisce anche la volontà di interrompere i legami
culturali e i contatti tra le società civili. Le autorità italiane cancellano
le esibizioni di eminenti direttori d'orchestra e cantanti lirici russi e da
diversi anni non autorizzano lo svolgimento del “Dialogo di Verona”, nato
proprio in Italia, dedicato alle questioni della cooperazione eurasiatica. Non
sembra affatto un atteggiamento tipico degli italiani, che sono solitamente
aperti all'arte e al dialogo tra le persone.
Allo stesso tempo, molti dei vostri
cittadini cercano di capire le ragioni della tragedia ucraina. Ad esempio, nel
libro “Il conflitto ucraino visto da un giornalista italiano”, del noto
pubblicista italiano Eliseo Bertolasi, sono raccolte prove documentarie delle
violazioni del diritto internazionale da parte delle autorità di Kiev. Vi
consiglierei di leggere questa pubblicazione. Oggi in Europa non è facile
trovare la verità sull'Ucraina.
Una cooperazione paritaria e
reciprocamente vantaggiosa tra Russia e Italia è nell'interesse dei nostri
popoli. Se a Roma saranno disposti a muoversi verso il ripristino del dialogo
sulla base del rispetto reciproco e della considerazione degli interessi di
entrambe le parti, ce lo facciano sapere, siamo sempre pronti ad ascoltare, ivi
compreso il nostro ambasciatore.
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