La decisione del Rettore dell’Università per Stranieri di Siena Tomaso
Montanari che, unico tra i rettori delle Università italiane, si è rifiutato di
collocare la bandiera a lutto per la scomparsa di Silvio Berlusconi, è stata
accolta dal silenzio dell’accademia Italiana e dei suoi vertici. Montanari
ha inviato una lettera alla CRUI in cui, dopo aver ricordato che la sua
decisione è una conseguenza dell’insussistenza di obblighi per le università,
chiede conto del silenzio del Presidente e della CRUI di fronte allo “scomposto
attacco politico e mediatico a una università e a un rettore che esercitavano i
diritti e doveri connessi all’autonomia”. Come accoglierà la CRUI la lettera di
Montanari? Sosterrà che le università erano obbligate dalle norme a esporre la
bandiera a lutto, sconfessando quindi l’iniziativa di Montanari? Oppure
ammetterà che tutte le università meno una hanno scelto deliberatamente,
esercitando la loro piena autonomia, di esporre la bandiera a lutto? In
quest’ultimo caso, per quale ragione la CRUI non è intervenuta a difesa della
scelta autonoma di una università di non esporre la bandiera a lutto? Qualsiasi
sia la risposta, la CRUI ha scritto un’altra pagina che si aggiunge alle molte
che indicano la sua debolezza nel difendere l’autonomia delle università di
fronte al potere politico.
La decisione
del Rettore dell’Università per Stranieri di Siena Tomaso Montanari che, unico
tra i rettori delle Università italiane, si è rifiutato di collocare la
bandiera a lutto per la scomparsa di Silvio Berlusconi, è stata accolta dal
silenzio dell’accademia Italiana e dei suoi vertici. Montanari ha indirizzato
una lettera alla CRUI cui allega il documenta che giustifica in punta di
diritto la sua decisione, ratificata all’unanimità dal senato accademico e dal
consiglio di amministrazione di UNISTRASI. In quel documento si mostra che la scelta di non
esporre la bandiera a lutto è una conseguenza delle norme che riguardano
l’autonomia universitaria determinando l’insussistenza di obblighi per le
università per quanto riguarda il collocamento delle bandiere a
lutto sugli edifici pubblici in occasione del lutto nazionale.
In forza di
questa assenza di obblighi, Montanari, rivolgendosi al presidente della CRUI e
rettore dell’università di Messina Salvatore Cuzzocrea, scrive di essere
molto
colpito dal silenzio tuo e della CRUI di fronte allo scomposto attacco politico
e mediatico a una università e a un rettore (minacciato sui media addirittura
di arresto e di condanna penale!) che semplicemente esercitavano – in piena
legittimità e in attuazione della Costituzione, legge e codice etico proprio –
i diritti e i doveri connessi all’autonomia. Lo statuto della CRUI (articolo 2
comma 1) prevede che “la CRUI sostiene e difende l’autonomia delle università
aderenti ad ogni condizionamento esterno di carattere ideologico, economico o
confessionale”.
A questo
punto delle due l’una. Se tutti i rettori e la CRUI ritengono che le università
fossero obbligate dalle norme a esporre la bandiera a lutto, il silenzio di
fronte agli attacchi ricevuti da Montanari indica una presa di distanza dalla
sua iniziativa.
Se Montanari
ha ragione riguardo all’insussistenza dell’obbligo, questo significa che tutte
le università hanno deliberatamente scelto, in base al principio di autonomia,
di esporre le bandiere a lutto. Anche la decisione di Montanari di non esporre
la bandiera a lutto è frutto di una deliberazione che discende dal principio
dell’autonomia universitaria. E allora il silenzio di fronte agli attacchi
ricevuti da Montanari indica che la CRUI non ha ritenuto di difendere una
università dagli attacchi alla sua autonomia.
Qualsiasi
sia la risposta - se ci sarà una risposta -, la CRUI ha scritto un’altra pagina
che si aggiunge alle molte che indicano la sua debolezza nel difendere
l’autonomia delle università di fronte al potere politico.
Noi pensiamo
che ci sarebbero molte ragioni perché la piccola UNISTRASI e il suo rettore
decidano di lasciare la CRUI, chiarendo così che, al di là delle norme
statutarie, la Conferenza dei Rettori non sa fare altro che negoziare briciole
di risorse con i governi di turno, concedendo in cambio la progressiva
abdicazione ai principi fondanti di autonomia e indipendenza delle università.
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