Il governo Meloni, dopo aver premiato in moneta
sonante fino all’ultimo amministratore locale, ora si chiede: “Perché non
estendere quella impunità parlamentare che oggi
spetta solo a pochi eletti a tutti gli eletti di ogni ordine e grado?”. In fondo
si tratta di rispettare la “volontà popolare” e se costoro hanno ricevuto la
benedizione del voto, vuol dire che il “popolo” ha fiducia nel loro operato e
possono fare quel che vogliono. Ai casi estremi ci penserà la magistratura che,
senza esagerare, sbrigherà la faccenda (*).
In termini spiccioli è questa la filosofia meloniana
in materia di protezione della nomenklatura di stato a tutti i livelli, e porta
alle estreme conseguenze l’ideologia e l’attività berlusconiana anche in questo
campo, che non si era spinta, per calcolo elettoralistico, fino a questo punto,
ma aveva tracciato il solco – non semplicemente per sé, come nella stucchevole
polemica delle “leggi ad personam”, bensì per sé, ovviamente, e per tutta
la marmaglia dei “piccoli Berlusconi” o dei “piccoli Prodi”.
Parliamo dell’abolizione del reato di abuso d’ufficio.
Nordio non è uno che improvvisa, e le sue tesi
sull’abuso d’ufficio sono frutto di lunghe “meditazioni” precedenti al suo
incarico di ministro. Il suo compiaciuto commento ai provvedimenti sulla
giustizia, approvati dal Consiglio delle Volpi all’unanimità, è stato: “Spiace che Berlusconi non possa vederla”. Forte degli
scarsi risultati giudiziari dei processi a sindaci ed amministratori (solo 9
condanne su 5418 procedimenti, nel 2021), Nordio ha sostenuto l’abrogazione di
questo reato, non una semplice depenalizzazione, la totale eliminazione della
possibile imputazione, e questo nonostante le “perplessità” perfino della
Commissione Europea sulle “riforme Nordio” e il loro potenziale impatto sul
fenomeno corruzione nel quale l’Italia si segnala tra i primatisti da molto
tempo.
L’altro punto d’appoggio della “riforma” è stata la
solita scusa dello snellimento burocratico e della diminuzione del numero di
processi. Senonché di reati nuovi e nuovo lavoro per la “giustizia” il governo
Meloni ne sta creando parecchio: per esempio con la nuova normativa contro i
“rave party” diventati punibili con più di sei anni di reclusione attraverso la
configurazione del reato penale, con una valenza politica generale evidente di
questa operazione che consente di punire ogni manifestazione che dovesse vedere
riunite più di cinquanta persone.
Il Consiglio delle Volpi ha varato anche una serie di
limitazioni alle intercettazioni e, non meno importante, il divieto di
appellabilità per il pubblico ministero nel caso di sentenze di assoluzione in
alcuni reati: in pratica è una forma di prescrizione che mette al sicuro chi è
stato assolto anche se si dovesse scoprire in seguito che era colpevole.
Pervaso da furore riformatore Nordio si è lanciato
anche sul concorso esterno in associazione mafiosa con il plauso entusiastico
dei suoi soci di governo di Forza Italia alle prese con l’eredità di
Berlusconi: “Il concorso esterno è un ossimoro – dice
al Corriere della Sera – O si è esterni, e allora
non si è concorrenti, o si è concorrenti, e allora non si è esterni”. In
pratica Nordio esclude tutte le forme di complicità di funzionari e dirigenti
dello stato, amministrativi e politici, nei confronti della mafia: o vai in
giro con coppola e lupara, o non sei mafioso. Lo scalpore suscitato da questa
iniziativa ha costretto perfino Mattarella (hai detto questo, hai detto tutto)
ad intervenire per calmare lo slancio di Nordio che si è visto costretto ad una
marcia indietro che crediamo sia solo momentanea: la mano libera della mafia
imprenditrice e dei colletti bianchi di stato esige la sua parte nella gestione
delle “risorse del paese”.
Ma Nordio, al pari di tutto il governo,
non si ferma alle “grandi riforme”, bada anche ai dettagli e uno di questi è la
sistematica sostituzione in tutti i possibili campi di persone non allineate,
in qualche modo scomode, con altre ben orientate e gradite. Ad esempio il
Garante dei detenuti. Secondo Repubblica il
motivo della sostituzione degli incaricati precedenti è da rintracciare nel
comportamento troppo garantista che i componenti di quel Collegio di garanzia
hanno avuto nel trattare lo sciopero della fame di Cospito. Calmate le acque,
dopo la polemica che li vide accusati di complicità con il terrorismo e di
troppe visite in carcere, ecco che arriva la resa dei conti: tutti sostituiti!
Questo è solo un esempio per mostrare con quanta attenta determinazione il
governo Meloni si dispone a tagliare la testa ad ogni minima opposizione e, nello
stesso tempo, a lanciare segnali di avvertimento in ogni direzione.
La filosofia del plebiscito, dell’acclamazione,
dell’uomo – stavolta della donna – della provvidenza si è perfezionata ed
approfondita in questi mesi con il consenso delle classi medie che gli apparati
di partito del centro-sinistra e dei sindacati istituzionali pensavano di poter
avere dalla loro parte invocando la difesa dei “diritti civili” (sarebbe più
corretto dire: di alcuni diritti civili)
ma solo su quelli e solo con modi “politicamente
corretti”. Al contrario, la destra economica e politica ha saputo posizionare
gran parte delle classi medie (specialmente gli infausti “ceti medi produttivi”
di togliattiana memoria) come sua base di massa in
funzione antiproletaria mobilitando tutto il possibile, dai
tassisti ai concessionari delle spiagge, dai piccoli imprenditori ai
negozianti. Per i proletari si preparano tempi molto difficili se non sapranno
riguadagnare il terreno dell’autorganizzazione e della lotta – anche se questa
dovesse ripartire dalla sola difesa degli interessi minimi, a condizione di non
fermarsi a questa.
(*) A proposito di “moderazione” istintiva della
magistratura nell’applicazione di certe leggi, ricordate la Mancino del 1992:
“E’ vietata ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo avente tra i
propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi
razziali, etnici, nazionali o religiosi”? Quante condanne sono state comminate
per questa legge? Arrivano alle dita di due mani, o bastano quelle di una sola?
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