martedì 18 luglio 2023

L’industria bellica, non Putin, è il nostro nemico più pericoloso

dice Chris Hedges.

articoli, video, disegni, cinema di Goya, Antonio Alonso, Adrian Zelaia, Diego Ruzzarin, Nicolai Lilin, Paolo Zucca, Weapon Watch, Francesco Masala, Dazibao, Pubble, Giuliano Marrucci, Jesús López Almejo, Manlio Dinucci, Ennio de Concini, World Socialist Web Site, Ariel Umpierrez, Juan Antonio Aguilar, Sevim Dağdelen, Jorit, Alessandro Orsini, Alberto Bradanini, Chris Hedges, Barbara Spinelli, Clare Daly, Carlo Tombola, Scott Ritter, Fabrizio Poggi, Michael Hudson, Martin Jay, Jeremy Kuzmarov, Yves Engler, Simone Spiga, Max Blumenthal, Marinella Mondaini, Giacomo Gabellini, Alberto Fazolo, Toni Muzzioli, Joost Niemöller, Enrico Euli, Francis Ford Coppola, bortocal

 

 

 

Cosa è la Nato? – Francesco Masala

La Nato è la sintesi e il punto d’arrivo di secoli di storia.

A partire dal XV secolo la (in)civiltà europea ha deciso che tutto il mondo doveva assaggiare la civiltà europea, godere della civiltà europea, era necessario esportare la civiltà europea (e poi la democrazia, il mercato, il capitalismo) dicevano, la realtà è composta da genocidi, guerre, furti di risorse, di terre, di vite, di futuro.

Fateci caso, del club della Nato fanno parte paesi colonialisti, imperialisti, i serial killer della Storia.

Noi vediamo solo lacché, maggiordomi, malati di demenza o Alzheimer, chissà, persone basse che si mettono i tacchi, nelle foto ufficiali dei criminali di guerra, che continuano a fornire armi, per far morire i poveri ucraini, criminali di guerra che distribuiscono morte (degli altri) nel mondo.

 

 

Chi decide davvero, come ne Il Padrino (di Francis Ford Coppola), sta in altre stanze.

Sembrava che dopo la caduta del Muro di Berlino la Nato, come il Patto di Varsavia, sarebbe scomparsa, ma loro sono furbi, hanno visto il Padrino, sono loro che pagano la produzione di tutti i film.

Dal 1989 in quelle stanze hanno deciso che il mondo sarebbe stato globalizzato e neoliberista.

Salvo accorgersi, qualche anno fa, dopo 40 anni, che quel paese di schiavi per le imprese occidentali, la Cina, era diventato una potenza immensa, allora, dicono in quelle stanze segrete, la globalizzazione non va più bene.

Avete presente quando da bambini il proprietario del pallone, se stava perdendo, se ne andava, quell’incapace, portandosi via il pallone? La deglobalizzazione è una cosa del genere.

Quei cinesi, che sotto schiavitù, costruivano le ferrovie degli Usa, nell’Ottocento, e adesso costruiscono i telefoni cellulari per Apple, sono proprio inaffidabili (…Del resto, mia cara, di che si stupisce? anche l’operaio vuole il figlio dottore e pensi che ambiente che può venir fuori: non c’è più morale, contessa…)

 

 

L’ideologia e la prassi della Nato, l’essenza della Nato, che è riepilogo del colonialismo, dell’imperialismo, del capitalismo neoliberista, si può sintetizzare in un solo concetto, sdoganato qualche anno fa da quella fine statista e ideologa che Victoria Devil Nuland. La mission della Nato ruota intorno a una parola: FOTTERE.

Finora gli europei, gli Usa (cioè la Nato) hanno fottuto tutto il mondo, ma alcune volte è andata male, Vietnam e Afghanistan ce lo ricordano, hanno vinto solo i criminali produttori di armi, anche quando funzionano male.

 

 

Dopo una preparazione di decenni la Nato ha deciso che era il momento di fottere la Russia, smembrarla, rubare tutto il possibile, dal petrolio (come fanno i ladri Usa da anni in Iraq e in Siria), al gas, alle terre rare, fra l’altro.

Sembra che nel fotti fotti generale l’Europa venga fottuta, ma fanno gli indifferenti.

E poi toccherà alla Cina, per difendere i sacri confini dell’Europa,

 

non sono bravi i criminali di guerra di basso livello con la geografia.

 

 

Ma le cose non sono andate come speravano, impossibile fottere la Russia.

Mi torna in mente un film, Gli ultimi 10 giorni di Hitler, del 1973, di Ennio De ConciniHitler è nel bunker, i russi sono a pochi chilometri, lui si illude di vincere.

I russi sono a pochi chilometri dal bunker di Hitler, che manda a morire, per difendere i ponti di Berlino, migliaia di ragazzini, chi sopravviverà avrà una foto firmata da Adolf, sembra la controffensiva ordinata dell’attore Zelenky.

Sostituite Hitler con Zelensky, con Stoltenberg, con la Nato tutta, che continuano a ripetere Vincere e vinceremo, bugie senza realtà, cosa ci vuole per far capire ai criminali di guerra della Nato che hanno perso? Forse le bombe a grappolo nel cortile di casa loro, raccolte e calpestate da figli e nipoti?

 

Intanto si è capito il motivo dell’entrata di Svezia e Finlandia nella Nato. Una gola profonda ha rivelato che i norvegesi non volevano più confinare con la Russia, meglio altri due stati cuscinetto, in cambio la Nato, insieme all’UE e a Zelensky (eroico e coraggioso) saranno insigniti del premio Nobel per la Pace (che è attribuito a Oslo, non a Stoccolma), per aver dimostrato scientificamente che quando si mandano i soldati a morire quelli muoiono davvero (per evitare ogni dubbio o speculazione il sacrificio umano è così alto che nessuno mai potrà dimostrare il contrario).

Quando il Tempo deciderà, si scoprirà che, come nei bombardamenti Nato in Serbia, il bisogno di Clianton di distrarre l’attenzione dalle macchie di sperma sul vestito di Monica Lewinsky, così, nell’ostinazione nel mandare al massacro i soldati ucraini, avrà la sua importanza il fatto che si sposta in avanti il discorso sulla corruzione della famiglia Biden, l’inferno li accolga, come si divertiranno con Victoria Devil Nuland.

 

 

 

Sul vertice NATO di Vilnius – Alberto Bradanini

Il vertice Nato di Vilnius (11-12 luglio 2023) ha prodotto esiti insieme patetici e pericolosi.

Patetici perché ancora una volta incorniciati nella falsa retorica secondo cui la Nato-Usa sarebbe uno strumento di tutela della pace e della stabilità nel mondo (alcuni passaggi del Comunicato finale appaiono surreali, questo ad esempio: “Nato… to safeguard peace, freedom and prosperity”; “the fundamental purpose of NATO’s nucleare capability is to preserve peace, prevent coercion and deter aggression” e via dicendo). Un esito che avrebbe dovuto generare pudore in chi lo ha preparato (il delegato Usa) e sollevare lo sconcerto in chi lo ha sottoscritto (gli alleati-vassalli).
Salta agli occhi invero che il significato storico di tale organizzazione bellica è quello di sostenere la patologia imperiale americana, perpetuandone se possibile il dominio unipolare sul pianeta e ora, cogliendo al volo la tragedia ucraina, spremere più che in passato ricchezze e benessere da un’Europa incapace di emettere anche solo un vagito di dissenso.
Rimane dunque ancora veritiero quanto affermato negli anni ‘50 dal suo primo Segretario Generale (Lord Hastings Lionel Ismay): lo scopo precipuo della Nato è quello di “keep the Soviet Union out, the Americans in, and the Germans down” (oggi bisogna sostituire l’Unione Sovietica con la Russia e la Germania con l’Europa).
I risultati del Vertice in questione sono poi pericolosi perché con un lessico verboso e illeggibile (ben 11.256 parole infarcite di ideologia, pregiudizi e menzogne) il Comunicato Finale stila un elenco di nazioni nemiche, che, pur lontane dal teatro atlantico, metterebbero a repentaglio, insieme a Russia e Bielorussia, non solo le prospettive di una pace stabile, ma persino la tenuta democratica dei singoli Paesi del Regno del Bene: parliamo di Cina, Corea del Nord e Iran, guarda caso tutte indisponibili a piegarsi al dominio unipolare della sola nazione indispensabile al mondo (nella patologia espressiva di W. Clinton, 1999).
All’interno di questa narrazione non c’è spazio per ricordare le 800 basi militari statunitensi sparse ovunque, con lo scopo di imporre la cupidigia dell’impero e di spremere i popoli politicamente deboli, ma ricchi di risorse.
Se poi – come dichiarato il 12 luglio scorso dal ministro degli esteri russo Lavrov – la fornitura di caccia F-16 all’Ucraina venisse “considerata da Mosca una minaccia nucleare ai sensi della dottrina strategica russa, poiché questi velivoli sono idonei al trasporto di ordigni atomici”, con tutte le conseguenze del caso, allora è lecito chiedersi quanto i signori della guerra in Occidente siano in grado di comprendere la gravità e i rischi della situazione attuale, quanto il mondo si trovi sull’orlo dell’abisso. Verrebbe da chiedersi: vi è ancora qualcuno tra costoro che abbia un po’ di coscienza?
Se davvero la pace fosse stata al centro delle discussioni di Vilnius, avremmo ora una proposta di compromesso su cui lavorare, non una postura che coincide col mero ritiro russo dai territori ucraini, vale a dire un’inaccettabile sconfitta della Russia, che è poi la parte che sta prevalendo sul campo. Alcuni direbbero che un esito siffatto non sarebbe conforme a giustizia. Gli storici giudicheranno. La storia, maestra di vita, oltre che la logica, ci dice invece che le guerre finiscono con un compromesso, altrimenti continuano fino alla sconfitta di uno dei due. E, come rilevano un’infinità di analisti, per la Russia, che è una potenza militare che dispone di 6000 testate nucleare, la sconfitta non può essere contemplata. La Nato, però, vuole che la guerra continui, con il sangue ucraino certo, a ulteriore dimostrazione di irresponsabilità politica e cinismo umano degli auto-proclamatisi padroni del mondo.
Nel medesimo Comunicato Finale si afferma che la Russia avrebbe iniziato l’avventura ucraina senza essere stata provocata (unprovoked). Forse alcune delle 12.000 parole del documento avrebbero potuto ricordare le riflessioni di G. Kennan (anni ’50) e di tanti politici e intellettuali (tra cui H. Kissinger, J. Baker, N. Chomsky, J. Suchs, J. Mearsheimer, H. Schlanger, l’attuale Kennedy, S. Romano, Mc Governo, J. Baud, S. Ritter, fino al direttore della Cia, W. Burns, quando era ambasciatore a Mosca, e via dicendo), i quali avevano previsto una reazione di Mosca qualora la Nato si fosse avvicinata troppo all’Ucraina. Basterebbe anche pensare alle parole di A. Merkel, la quale fin dal 2008 ammoniva sul rischio che l’ingresso dell’Ucraina nell’Alleanza Atlantica “avrebbe scatenato una guerra con Mosca”. Nello stesso periodo, insieme a Sarkozy e all’ex presidente ucraino Poroshenko, rivelava come gli accordi di Minsk (che se fossero stati rispettati avrebbero evitato la guerra e mantenuto il Donbass sotto sovranità ucraina) avessero nei fatti il solo scopo di guadagnare tempo per consentire a Kiev di armarsi contro la Russia.
A Vilnius, nel frattempo, il presidente ucraino Zelensky – in rigorosa e seduttiva maglietta da trincea – viene promosso guerriero-statista dal cinismo euro-atlantico insensibile alla sofferenza di un popolo divenuto strumento della strategia di dissanguamento e distruzione della Federazione Russa, in attesa di procedere al medesimo trattamento con la Cina.
Quanto a quest’ultima, i governi europei (la UE, basta leggere i documenti d’intesa sottoscritti, è ormai incistata nella dottrina e nelle strategie atlantiche) potrebbero chiedersi cosa hanno a che fare Cina e Corea del Nord con le sorti della Nato (North Atlantic Treaty Organization), mentre le loro tanto sbandierate democrazie (sempre più ridotte a un gioco vuoto di formule e sempre più al servizio di ricchi e potenti signori) vengono tenute all’oscuro della nuova dimensione strategica di un’Organizzazione nata nel quadrante atlantico e che, sotto la pressione del mai tramontato complesso militare-industriale, estende ora il suo campo d’azione al mondo intero, senza nemmeno consultare Parlamenti e elettori dei Paesi membri.
Insomma, nubi pericolose si addensano all’orizzonte se i popoli del pianeta – che diversamente dai loro governi vogliono tutti la pace – non faranno sentire alta e sonora la loro voce di saggezza e pacificazione.

da qui

 

 

Hanno mentito sull’Afghanistan. Hanno mentito sull’Iraq. E stanno mentendo sull’Ucraina – Chris Hedges

  • Il manuale che gli sfruttatori della guerra usano per attirarci in un fiasco militare dopo l’altro, che include Vietnam, Afghanistan, Iraq, Libia, Siria e ora Ucraina, non cambia. La libertà e la democrazia sono minacciate. Il male deve essere sconfitto. I diritti umani devono essere protetti. È in gioco il destino dell’Europa e della NATO, nonché di un “ordine internazionale basato sulle regole”. La vittoria è assicurata.

Anche i risultati sono gli stessi. Le giustificazioni e le narrazioni vengono smascherate come bugie. Le previsioni ottimistiche sono false. Coloro per conto dei quali si suppone che stiamo combattendo sono tanto venali quanto quelli contro cui stiamo combattendo.

L’invasione russa dell’Ucraina è stata un crimine di guerra, anche se provocato dall’espansione della NATO e dal sostegno degli Stati Uniti al colpo di Stato “Maidan” del 2014, che ha spodestato il presidente ucraino democraticamente eletto Viktor Yanukovych.

Yanukovych voleva l’integrazione economica con l’Unione Europea, ma non a spese dei legami economici e politici con la Russia. La guerra si risolverà solo attraverso negoziati che consentano all’etnia russa in Ucraina di avere autonomia e la protezione di Mosca, nonché la neutralità ucraina, il che significa che il Paese non può entrare nella NATO. Più questi negoziati verranno ritardati, più gli ucraini soffriranno e moriranno. Le loro città e infrastrutture continueranno a essere ridotte in macerie.

Ma questa guerra per procura in Ucraina è progettata per servire gli interessi degli Stati Uniti. Arricchisce i produttori di armi, indebolisce l’esercito russo e isola la Russia dall’Europa. Ciò che accade all’Ucraina è irrilevante.

“In primo luogo, equipaggiare i nostri amici in prima linea per difendersi è un modo molto più economico – sia in termini di dollari che di vite statunitensi – per ridurre la capacità della Russia di minacciare gli Stati Uniti”, ha ammesso il leader repubblicano del Senato Mitch McConnell.

“In secondo luogo, l’efficace difesa del territorio ucraino ci insegna come migliorare le difese dei partner minacciati dalla Cina. Non sorprende che alti funzionari di Taiwan siano così favorevoli agli sforzi per aiutare l’Ucraina a sconfiggere la Russia. In terzo luogo, la maggior parte del denaro stanziato per l’assistenza alla sicurezza dell’Ucraina non va in realtà all’Ucraina. Viene investito nella produzione della difesa statunitense. Finanzia nuove armi e munizioni per le forze armate statunitensi per sostituire il materiale più vecchio che abbiamo fornito all’Ucraina. Voglio essere chiaro: questa assistenza significa più posti di lavoro per i lavoratori USA e nuove armi per i militari degli Stati Uniti”.

Una volta che la verità su queste guerre infinite si insinua nella coscienza pubblica, i media, che promuovono servilmente questi conflitti, riducono drasticamente la copertura. Le disfatte militari, come in Iraq e in Afghanistan, continuano a passare inosservate. Quando gli Stati Uniti si arrendono alla sconfitta, i più ricordano a malapena che queste guerre sono state combattute.

I protettori della guerra che orchestrano questi fiaschi militari migrano da un’amministrazione all’altra. Tra un incarico e l’altro si rifugiano in think tank – Project for the New American Century, American Enterprise Institute, Foreign Policy Initiative, Institute for the Study of War, Atlantic Council e Brookings Institution – finanziati dalle multinazionali e dall’industria bellica. Una volta che la guerra in Ucraina giungerà alla sua inevitabile conclusione, questi dottor Stranamore cercheranno di scatenare una guerra con la Cina. La Marina e le forze armate statunitensi stanno già minacciando e accerchiando la Cina. Che Dio ci aiuti se non li fermiamo.

Questi papponi della guerra ci ingannano in un conflitto dopo l’altro con narrazioni lusinghiere che ci dipingono come i salvatori del mondo. Non hanno nemmeno bisogno di essere innovativi. La retorica è tratta dal vecchio manuale. Noi ingoiamo ingenuamente l’esca e abbracciamo la bandiera – questa volta blu e gialla – per diventare agenti inconsapevoli della nostra auto-immolazione.

Dalla fine della Seconda guerra mondiale, il governo ha speso tra il 45 e il 90% del bilancio federale per le operazioni militari passate, presenti e future. Si tratta della più grande attività sostenuta dal governo degli Stati Uniti. Non ha più importanza – almeno per i protettori della guerra – se queste guerre siano razionali o prudenti. L’industria bellica si diffonde nelle viscere dell’impero USA per scavarlo dall’interno. Gli Stati Uniti sono vituperati all’estero, affogano nel debito, hanno una classe operaia impoverita e sono gravati da infrastrutture decadenti e da servizi sociali scadenti.

Le forze armate russe – a causa del morale basso, della cattiva condotta generale, delle armi obsolete, delle diserzioni, della mancanza di munizioni che presumibilmente costringeva i soldati a combattere con le pale e della grave carenza di rifornimenti – non avrebbero dovuto crollare mesi fa? Putin non doveva essere cacciato dal potere? Le sanzioni non avrebbero dovuto far precipitare il rublo in una spirale di morte? La separazione del sistema bancario russo da SWIFT, il sistema internazionale di trasferimento di denaro, non avrebbe dovuto paralizzare l’economia russa? Come mai i tassi di inflazione in Europa e negli Stati Uniti sono più alti che in Russia nonostante questi attacchi all’economia russa?

I quasi 150 miliardi di dollari in sofisticato materiale militare, assistenza finanziaria e umanitaria promessi da Stati Uniti, Unione Europea e altri 11 Paesi non avrebbero dovuto ribaltare le sorti della guerra? Come mai forse un terzo dei carri armati forniti da Germania e Stati Uniti sono stati rapidamente trasformati da mine, artiglieria, armi anticarro, attacchi aerei e missili russi in pezzi di metallo carbonizzati all’inizio della decantata controffensiva? Quest’ultima controffensiva ucraina, originariamente nota come “offensiva di primavera”, non avrebbe dovuto sfondare le linee del fronte pesantemente fortificate della Russia e riconquistare enormi porzioni di territorio? Come possiamo spiegare le decine di migliaia di vittime militari ucraine e la coscrizione forzata da parte dell’esercito ucraino? Persino i nostri generali in congedo e gli ex funzionari di CIA, FBI, NSA e Sicurezza Nazionale, che fanno da analisti in reti come CNN e MSNBC, non possono dire che l’offensiva sia di successo.

E che ne è di quella democrazia ucraina che proteggiamo combattendo? Perché il Parlamento ucraino ha revocato l’uso ufficiale delle lingue minoritarie, compreso il russo, tre giorni dopo il colpo di Stato del 2014? Come razionalizzare gli otto anni di guerra contro l’etnia russa nella regione del Donbass prima dell’invasione russa del febbraio 2022? Come spieghiamo l’uccisione di oltre 14.200 persone e il milione e mezzo di sfollati prima dell’invasione russa dello scorso anno?

Come difendere la decisione del Presidente Volodymyr Zelensky di mettere al bando undici partiti di opposizione, tra cui Piattaforma dell’Opposizione per la Vita, che aveva il 10% dei seggi nel Consiglio Supremo, il parlamento unicamerale ucraino, insieme a Partito Shariy, Nashi, Blocco dell’Opposizione, Opposizione di Sinistra, Unione delle Forze di Sinistra, Stato, Partito Socialista Progressista dell’Ucraina, Partito Socialista dell’Ucraina, Partito Socialista e Blocco Volodymyr Saldo? Come possiamo accettare la messa al bando di questi partiti di opposizione – molti dei quali sono di sinistra – mentre Zelensky permette ai fascisti dei partiti Svoboda e Settore Destro, così come al Battaglione ‘banderista’ Azov e ad altre milizie estremiste, di prosperare?

Come la mettiamo con le purghe anti-russe e gli arresti di presunte “quinte colonne” che si stanno diffondendo in Ucraina, dato che il 30% degli abitanti del Paese è di lingua russa? Come reagire ai gruppi neonazisti sostenuti dal governo di Zelensky che molestano e attaccano la comunità LGBT, la popolazione Rom, le proteste antifasciste e minacciano i consiglieri comunali, i media, gli artisti e gli studenti stranieri? Come possiamo tollerare la decisione degli Stati Uniti e dei loro alleati occidentali di bloccare i negoziati con la Russia per porre fine alla guerra, nonostante Kiev e Mosca erano apparentemente sul punto di negoziare un trattato di pace?

Nel 1989, durante la dissoluzione dell’Unione Sovietica, ho fatto un reportage dall’Europa orientale e centrale.  La NATO, secondo noi, era diventata obsoleta. Il presidente Mikhail Gorbaciov propose accordi economici e di sicurezza con Washington e l’Europa. Il Segretario di Stato James Baker dell’amministrazione di Ronald Reagan, insieme al Ministro degli Esteri della Germania Ovest Hans-Dietrich Genscher, assicurò a Gorbaciov che la NATO non sarebbe stata estesa oltre i confini di una Germania unificata. Pensavamo ingenuamente che la fine della Guerra Fredda significasse che la Russia, l’Europa e gli Stati Uniti non avrebbero più dovuto destinare ingenti risorse ai loro eserciti.

Il cosiddetto “dividendo della pace”, tuttavia, era una chimera.

Se la Russia non volesse essere il nemico, sarebbe costretta a diventarlo. Gli sfruttatori della guerra hanno reclutato le ex repubbliche sovietiche nella NATO dipingendo la Russia come una minaccia. I Paesi che hanno aderito alla NATO, che ora comprendono Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania, Slovacchia, Slovenia, Albania, Croazia, Montenegro e Macedonia del Nord, hanno riconfigurato le loro forze armate, spesso grazie a decine di milioni di prestiti occidentali, per renderle compatibili con l’hardware militare della NATO. I produttori di armi hanno così realizzato profitti miliardari.

In Europa orientale e centrale, dopo il crollo dell’Unione Sovietica, era universalmente chiaro che l’espansione della NATO non era necessaria e rappresentava una pericolosa provocazione. Non aveva alcun senso geopolitico. Ma aveva un senso commerciale. La guerra è un affare.

In un cablogramma diplomatico classificato – ottenuto e reso pubblico da WikiLeaks – datato 1° febbraio 2008, scritto da Mosca e indirizzato ai Capi di Stato Maggiore, alla Cooperativa NATO-Unione Europea, al Consiglio di Sicurezza Nazionale, al Collettivo Politico Russia-Mosca, al Segretario alla Difesa e al Segretario di Stato, c’era un’intesa inequivocabile sul fatto che l’espansione della NATO rischiava un conflitto con la Russia, in particolare sull’Ucraina.

“La Russia non solo percepisce l’accerchiamento [da parte della NATO] e gli sforzi per minare l’influenza della Russia nella regione, ma teme anche conseguenze imprevedibili e incontrollate che potrebbero compromettere seriamente gli interessi della sicurezza russa”, si legge nel cablogramma. “Gli esperti ci dicono che la Russia è particolarmente preoccupata che le forti divisioni in Ucraina sull’adesione alla NATO, con gran parte della comunità etnica russa contraria all’adesione, possano portare a una grande spaccatura, con violenze o, nel peggiore dei casi, alla guerra civile. In questa eventualità, la Russia dovrebbe decidere se intervenire o meno; una decisione che non vuole affrontare. . . .”.

“Dmitri Trenin, vicedirettore del Carnegie Moscow Center, ha espresso la preoccupazione che l’Ucraina sia, a lungo termine, il fattore potenzialmente più destabilizzante nelle relazioni tra Stati Uniti e Russia, dato il livello di emozioni e nevralgie scatenate dalla sua ricerca di adesione alla NATO…”, si legge nel cablogramma.  Poiché l’adesione è rimasta divisiva nella politica interna ucraina, ha creato un’apertura per l’intervento russo”. Trenin ha espresso il timore che elementi dell’establishment russo fossero incoraggiati a intromettersi, stimolando gli Stati Uniti a incoraggiare apertamente forze politiche opposte e lasciando gli Stati Uniti e la Russia in una classica posizione di confronto”.

L’invasione russa dell’Ucraina non sarebbe avvenuta se l’alleanza occidentale avesse rispettato la promessa di non espandere la NATO oltre i confini della Germania e se l’Ucraina fosse rimasta neutrale. I protettori della guerra conoscevano le potenziali conseguenze dell’espansione della NATO. La guerra, tuttavia, è la loro unica vocazione, anche se porta a un olocausto nucleare con la Russia o la Cina.

L’industria bellica, non Putin, è il nostro nemico più pericoloso.

(Traduzione de l’AntiDiplomatico)

da qui

 

 

chi ha già vinto la guerra in Ucraina secondo Biden? – bortocal

Biden chiama Zelens’kyj Zelensky, come se fosse un americano, e in fondo non ha tutti i torti; la stampa italiana lo segue; in Germania trascrivono il suo nome come Selenskyj.

dopo di che Biden dice che l’ucraino ha già vinto la guerra.

dev’essere per questo che ha deciso di fornirgli adesso anche le bombe a grappolo, vietate nella maggior parte del mondo, ma non dagli USA, dalla Russia né dall’Ucraina, quindi che se le godano fra loro; ma devasteranno per decenni il territorio dove saranno usate, provocando morti innocenti per la parte che rimarrà non esplosa: cosa di cui al governo ucraino, evidentemente, non importa nulla.

e anche gli F16, capaci di trasportare bombe atomiche, saranno consegnati dagli americani a questa Ucraina che ha già vinto la guerra, secondo Biden: cosa che invece avvicina sempre di più la possibilità di una guerra nucleare, dato che evidentemente lo scenario viene giudicato plausibile.

. . .

in realtà, a un mese dal suo inizio, la controffensiva ucraina continua a non avere grandi risultati.

il quadro realistico lo traccia, ad esempio, lo Spiegel online, periodico tedesco democratico e quindi duramente anti-russo:

Attaccare è più complesso che difendere: ecco perché l’offensiva di Kiev vacilla. La lotta è dura, l’esercito ucraino guadagna poco terreno dopo più di un mese di controffensiva. Uno sguardo ai punti di forza russi e alle debolezze ucraine nella tecnologia delle armi mostra esattamente perché è così.

invece la FAZ, il quotidiano di Frankfurt, legato alla élite economica e finanziaria tedesca:

Zelenskyj smorza le aspettative sull’offensiva in corso. Si dovrebbe essere grati anche per le piccole vittorie al fronte, dice – e quindi abbassa le speranze di un rapido sfondamento delle truppe ucraine. Nel frattempo, prosegue nel paese lo scontro religioso.

quanto a questo: L’abate del monastero rupestre di Kiev, famoso in tutto il mondo, che in precedenza era agli arresti domiciliari, è stato ora preso in custodia da un tribunale della capitale ucraina. Il metropolita della Chiesa ortodossa ucraina è accusato di aver giustificato la guerra di aggressione della Russia e l’incitamento all’odio nazionale.

sarebbe miracoloso se fosse capace di fare altrettanto la nostra stampa di regime, così fanaticamente favorevole all’Ucraina, forse perché sta di fatto conducendo da otto anni una lotta neo-coloniale per sottomettere la minoranza russa, come se si trattasse di palestinesi sotto occupazione israeliana.

. . .

ma allora come è possibile che Biden parli di vittoria già ottenuta?

(rischi di rimbambimento, a parte: rischi per noi, intendo).

chi si meraviglia non ha notato il significato di un dettaglio: Biden ha detto che ha già vinto la guerra Vladimir Zelensky, usando il nome di battesimo di Putin.

Zelens’kyj si chiama Volodymyr, in ucraino, e non Vladimir, in russo, anche se poi viene di fatto da una famiglia ebrea russofona.

in ogni caso, dicendo che la guerra l’ha già vinta questo fantomatico e inesistente Vladimir Zelensky, Biden si è assicurato di avere ragione comunque, anche se la guerra alla fine dovesse vincerla Putin.

infatti potrà sempre dire di averlo già detto, se si guarda al nome di battesimo.

. . .

in realtà questa guerra la sta perdendo l’umanità tutta intera.

perfino Kissinger, il centenario, dice che l’unico modo di deciderla è di fare un referendum nelle zone contese, facendo scegliere a chi ci abita.

ma non credo che il referendum andrebbe bene, dal punto di vista dell’Ucraina.

la Cina invece sembra pensare, col suo piano di pace, ad una soluzione diversa, che non metta in discussione le frontiere.

(teme che la scelta democratica potrebbe rivelarsi un precedente pericoloso per lei, se anche i tibetani o gli abitanti dello XInjiang, o addirittura quelli di Taiwan potessero decidere il loro destino).

io che sono cresciuto per buona parte dei miei primi anni in Sued Tirol, detto Alto Adige dopo la forzata annessione all’Italia alla fine della prima guerra mondiale, potrei pensare che la soluzione migliore sia quel modello:

larghissima autonomia, riconoscimento della lingua locale, legislazione particolare con rispetto delle tradizioni locali, sistema scolastico misto, con una garanzia internazionale, data dall’ancoramento ad un trattato tra i due stati.

. . .

ma che stupido sono: quella soluzione c’era già, era stata siglata negli accordi di Minsk,

i paesi che garantivano internazionalmente quell’accordo sono Germania e Francia,

ed è proprio contro questo accordo che l’Ucraina ha lavorato con i 14mila morti di otto anni di guerra civile, fino a spingere la Russia alla scelta demenziale di entrare in guerra.

ed ora nella guerra il governo ucraino sguazza, immerso in un bagno di soldi, che finiscono in mille rivoli di corruzione; ieri ad esempio si è lamentato di avere ricevuto soltanto 3,5 miliardi di euro per la ricostruzione, invece dei 12,5 che aveva richiesto.

questi vogliono farci credere che ricostruiscono, mentre la guerra continua: finiscano la guerra, prima, e poi si parlerà di ricostruzione.

ma il bello è che trovano anche chi glieli dà, e siamo noi.

in questo modo è chiaro che si augurano che la guerra non finisca più, perché questo fiume di finanziamenti continui ad arricchire un gruppo dirigente politico che ha tradito gli interessi veri del suo popolo.

da qui



continua qui

Nessun commento:

Posta un commento