B. rispose con una domanda retorica: “Perché dobbiamo pagare uno scienziato
se facciamo le scarpe migliori del mondo?”. C’era appena stata la crisi
economica del 2008 e la risposta del governo italiano, quasi l’unico in Europa,
fu quello di tagliare risorse a un settore chiave come quello dell’istruzione e
della ricerca.
Nel 2012, l’economista dell’Università di Chicago Luigi Zingales spiegò
meglio l’obiettivo a Michele Santoro: “Ci sono un miliardo e quattro di cinesi
e un miliardo di indiani che vogliono vedere Roma, Firenze e Venezia. Noi
dobbiamo prepararci a questo. L’Italia non ha un futuro nelle biotecnologie
perché purtroppo le nostre università non sono al livello, però ha un futuro
enorme nel turismo. Dobbiamo prepararci per questo, non buttare via i soldi a
fondo perduto”.
La crisi del 2008 è stata l’occasione per rimodellare l’intero sistema
dell’istruzione alla luce della leggenda del “gap formativo”, cioè che le
esigenze tecnico professionali espresse dalle imprese non corrispondono alle
professionalità disponibili nel mercato del lavoro: sarebbe il sistema
dell’istruzione a essere inadeguato rispetto ai bisogni delle imprese e per
questo va riformato.
Questa idea ha accomunato gli estensori e i sostenitori della riforma
Gelmini, tra cui ricordiamo gli entusiasti “Bocconi boys”. Nel 2012, economisti
e intellettuali di questa area scesero in campo con la formazione politica di
“Fare per fermare il declino”, naufragata dopo la scoperta che il candidato
premier Oscar Giannino millantava titoli falsi dell’università di Chicago.
Altri più sobriamente plaudivano, dettando la linea con sottili distinguo dal
sito LaVoce.info.
Tutti i ministri (a parte l’effimero Lorenzo Fioramonti) che si sono
susseguiti dal 2008 a oggi hanno rafforzato l’impostazione della riforma
Gelmini, senza sanare il sottodimensionamento dell’università. Una parabola
analoga hanno seguito anche le politiche per la scuola. Questo è avvenuto
perché i maître à penser della Gelmini sono rimasti saldi ai loro posti di
guida politica anche quando i governi hanno apparentemente cambiato colore: i
consiglieri politici bocconiani hanno goduto di credito bipartisan, perché
“meritevoli e competenti”.
Nessun commento:
Posta un commento