martedì 25 luglio 2023

Tutte le guerre sono combattute per denaro

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articoli, video, disegni di Elena Basile, Nicolai Lilin, Paolo Selmi, Fabrizio Poggi, Giuseppe Masala, Piero Pagliani, Fabio Mini, Francesco Corrado, Marinella Mondaini, Alastair Crooke, Guido Viale, Davide Malacaria, Alex Zanotelli, Giuliano Marrucci, Sascha Picciotto, Stefano Orsi, Fernando Moragón, Jesús López Almejo, Jorge Cachinero, Antonio Alonso Marcos, George Grosz, Christopher-R.-W.-Nevison, Douglas McGregor, Domenico Gallo, Alfred de Zayas, Pasquale Pugliese

L’Ucraina sarà il Vietnam dell’Ue. E la ‘sinistra’ tace – Elena Basile

Pensavamo che le dichiarazioni del ministro degli Esteri ucraino Kuleba a La7 risentissero del nazionalismo di un Paese in guerra e di un contesto peculiare: la storia dell’Ucraina, Paese di fragilissima democrazia dominato da oligarchi e ricattato dalla destra radicale.

Ci sbagliavamo. Il 4 luglio su Repubblica – giornale che divoravo a 16 anni e che era, con gli articoli di Giorgio Bocca e di tanta parte dell’intellighenzia di sinistra, un punto di riferimento per l’opposizione al malgoverno democristiano e a un atlantismo guerrafondaio e menzognero – appare l’intervista a James Cleverly, ministro degli Esteri britannico. Abbiamo una conferma imbarazzante. Il Paese culla della civiltà liberale, il Paese di Locke e dello stato di diritto dichiara che non c’è possibilità di mediazione. La pace ci sarà solo con la vittoria militare sul campo. La Russia, una potenza nucleare, deve essere sconfitta.

Naturalmente il giornalista del quotidiano diretto da Maurizio Molinari – faro del centro sinistra e dei militanti del Pd, che vedono nei democratici statunitensi, nella dinastia dei Clinton piuttosto che in quella dei Kennedy, i padri spirituali – non si scandalizza, non oppone alcun ragionamento che possa contrastare gli assunti fideistici del ministro britannico. Lo stesso giorno ho rivisto Nato il 4 di luglio, il film di Oliver Stone che risale al 1989. Racconta la vita di un ragazzino di 18 anni che si inginocchia davanti al crocifisso per far tacere i suoi dubbi, lascia la ragazza che ama e parte per il Vietnam, perché la Patria chiama e il pericolo comunista è alle porte. È incoraggiato persino dalla madre, fiera del suo ragazzo che difende la libera America dai criminali “gialli”. Il ragazzino vedrà l’orrore, il massacro di donne e bambini vietnamiti, tornerà su una sedia a rotelle, paralizzato dalla vita in giù. È ormai un disperato rabbioso che ancora difende il suo sacrificio e la guerra, le sue medaglie al valore. Diventa presto un peso per la famiglia. Dopo aver toccato il fondo con altri reduci in Messico, tra alcol e prostitute, tornerà negli Usa dove le rivolte giovanili contro la “sporca guerra” dominano l’attualità. Gradualmente prenderà coscienza della sua storia esistenziale e ne farà una battaglia civile. Il film è ispirato alla figura di Ron Kovic, reduce dal Vietnam e attivista contro la guerra.

È terribile come la storia si ripeta nell’indifferenza della maggioranza. Al pericolo “comunista e giallo” oggi l’Occidente sostituisce la minaccia delle dittature, alla guerra per la libertà contro l’Unione Sovietica quella per la libera Europa contro l’invasione russa.

Non fraintendete. Sappiamo tutti che c’è stata un’invasione da parte di Mosca di uno Stato sovrano. Conosciamo tuttavia le cause e le responsabilità di questa guerra che sono perlomeno condivise tra Nato e Russia. La propaganda è uguale a quella che imperversava negli anni Settanta per giustificare la guerra in Vietnam. La differenza è che allora morivano i soldati americani, oggi soltanto gli ucraini. Altra importante distinzione: allora l’opinione pubblica non era addormentata, gran parte dell’intellighenzia e della stampa riformista era contro la guerra. E il dissenso non era criminalizzato.

Credete che tra vent’anni i libri di storia racconteranno un’Ucraina differente? Avremo un altro Oliver Stone che renderà giustizia ai diciottenni ucraini (e russi) mandati al macello da classi dirigenti senza scrupoli e non in grado di elaborare una strategia lungimirante per la difesa degli interessi dell’Europa in una regione stabilizzata e in pace con Mosca?

Oggi è lecito nutrire qualche dubbio. L’intervista a un ministro appartenente a un governo di destra in un Paese che con la Brexit ha rinnegato i valori europei – pubblicata su un quotidiano mainstream e in fondo condivisa dal Pd, partito dell’opposizione “riformista” come dal presidente del Consiglio di estrema destra – ci fa temere che la società del pensiero unico stia preparando il terreno a un futuro orwelliano. Esisteranno ricostruzioni storiche obiettive? Esisterà una cultura impegnata a denunciare i crimini della politica?

La Francia brucia. All’odio delle periferie e degli esclusi risponde la repressione delle forze di polizia, sostenute dalla maggioranza benpensante e non più silenziosa. Alla colletta dei poveri per il diciassettenne di colore ucciso si oppone quella con mezzi maggiori a favore del poliziotto. La destra radicale in Europa è sdoganata e legittimata. La responsabilità non è soltanto dei moderati di destra alleati dei fascisti e dei neonazisti. È condivisa dal “riformismo” di sinistra che ha rinnegato i suoi valori e oggi sostiene riarmo, nazionalismo, imperialismo americano e atlantismo muscolare della Nato.

da qui

 

 

La pericolosità delle posizioni del ministro degli Esteri ucraino – Elena Basile

Abbiamo ascoltato le dichiarazioni del Ministro degli Affari Esteri Kuleba in una trasmissione del programma Otto e Mezzo de La7.

Devo dire che non ho potuto non provare una dolorosa indignazione nell’ascoltare metafore calcistiche quasi la guerra fosse un gioco e non implicasse la sofferenza di un popolo, il massacro di un’intera generazione di Ucraini.

Il Ministro parte da assunti fideistici quasi non fossimo nel 2023 ma ancora nel  sedicesimo secolo quando si combattevano guerre di religione. È del resto confortato dalla propaganda occidentale. La storia recente è abolita. La “ingiustificata e non provocata” aggressione russa costituisce una minaccia di invasione da parte del nuovo zar imperialista che vuole dominare sull’Europa tutta, fino a Lisbona come ha ripetuto un ascoltato e simpatico giornalista.

Quindi è giusto che gli ucraini muoiano e soffrano per la loro libertà e la libertà dell’Europa. Strano! Se il Ministro fosse veramente convinto di quel che afferma avrebbe molte armi per convincere i membri della NATO a scendere in guerra, “boots on the ground”. Se tenesse al suo popolo e al suo Paese , potrebbe far valere una comprensibile posizione: l’esercito ucraino non è disposto a morire per la libertà dell’Europa se gli Stati Europei e i membri della NATO non fronteggiano insieme ai soldati di Kiev il comune pericolo.

Purtroppo egli sa bene che non c’è nessuna minaccia all’Europa  e che non ci sarebbe stata invasione dell’Ucraina se il Paese avesse difeso un percorso a vantaggio del suo popolo e che poteva essere facilmente negoziato con i Russi e gli Statunitensi.

L’Ucraina si sarebbe salvata se 1) avesse imposto il proprio avvicinamento all’Europa grazie a liberi investimenti occidentali, apertura commerciale e serie riforme di una democrazia debolissima, dominata dagli oligarchi e da forze nazionaliste radicali, bisognosa di riforme dell’Amministrazione, dell’Istruzione e della Sanità 2) se avesse negoziato una neutralità con forti garanzie internazionali a protezione della stessa 3) se avesse applicato gli accordi di Minsk e avesse concesso  l’autonomia linguistica alle regioni divenute poi separatiste  e uno status egualitario ai russofoni ( si possono ancora ascoltare sul net i discorsi dei Presidenti Ucraini che minacciano di  togliere scuole e pensioni agli abitanti del Donbass) 4) se avesse evitato una penetrazione militare anglosassone nel proprio Paese che non poteva non avere conseguenze sulla percepita minaccia da parte di Mosca. La Russia non é mai  stata ambigua sulle esigenze che considerava esistenziali per la propria sicurezza  e ha stabilito linee rosse sin dal discorso di Putin  a Monaco nel 2007.

Se ci fossero statisti ucraini che hanno a cuore le sorti del loro paese, Kiev oggi non sarebbe quello che è sotto gli occhi di tutti: un Paese in bancarotta, tenuto artificialmente in vita dall’occidente, distrutto nelle sue belle città e infrastrutture, cha ha mandato a morte circa 250.000 giovanissimi ucraini e che è in procinto di massacrarne altri, assecondando la volontà della NATO.

Washington e l’Europa stanno utilizzando Kiev per realizzare una strategia pericolosa  e demenziale con la quale perseguono la sconfitta della  Russia, potenza nucleare. L’obiettivo minimo è l’indebolimento del regime di Putin, quello massimo la caduta del regime nella quale anglosassoni, polacchi e baltici ancora sperano. Gli Americani mirano al recupero nei confronti della Cina e sulla scena internazionale del  potere egemonico occidentale che il mondo multipolare sta mettendo in discussione.

Avvicinamento politico e economico dell’Ucraina all’Europa, Neutralità, Referenda nel Donbass e autonomia linguistica, erano i capisaldi di una proposta russa circolata dopo poche settimane dall’invasione. Era pervenuta alle istanze occidentali ed era destinata a essere ripresa dall’unico piano di pace occidentale che è circolato grazie alla diplomazia italiana e in particolare alla direzione degli Affari Politici della Farnesina. Esso prevedeva anche i capisaldi di una nuova architettura di sicurezza europea.

È stato triste ma importante assistere a questo show del nazionalismo ucraino. La vittoria come in una partita di calcio è l’unico obiettivo perseguibile insieme allo smembramento della Russia, le cui risorse energetiche e minerarie devono essere spartite dall’Occidente, come è cosa buona e giusta.

Non amo questa élite al potere in Ucraina. Amo il popolo ucraino. Gli Stati Uniti e le classi dirigenti europee stanno sacrificando bambini, ragazzi, donne, cittadini ordinari, fingendo di assecondare  la volontà di libertà del Governo ucraino. Chiediamo a una casalinga di Kiev se vuole mandare suo figlio a morire al fronte per permettere al suo Paese di entrare nella NATO. Che ridicola ipocrisia! Kiev è in vita grazie all’Occidente e si vorrebbe far credere che è l’Ucraina a decidere e non Washington?

da qui

 

George_Grosz_i_pilastri_della_societa_1926

 

Uno cinismo scandaloso! – Nicolai Lilin

Il primo ministro italiano Giorgia Meloni, 23 luglio 2023: “I russi stanno distruggendo la nostra civiltà europea…! L’Italia, con la sua esperienza unica al mondo nei lavori di restauro, aiuterà a restaurare la Cattedrale di Odessa!”.
Signora Meloni! Le ricordo che il suo Ministro della Cultura nel marzo 2022 ha promesso solennemente di restaurare il teatro di Mariupol, perché “i teatri di tutti i Paesi appartengono all’umanità”! I lavori di restauro sono in corso a Mariupol già da un anno. E dove sono gli architetti, i restauratori, i costruttori italiani? Forse prima di dare esattamente gli stessi nuovi teatri, realizzerete la promessa del governo italiano?
E comunque, la cattedrale di Odessa è stata danneggiata (e non distrutta) dal missile di antiaerea ucraina, perché il missile balistico russo l’avrebbe polverizzata.

https://t.me/s/nicolaililin

 

“E OGNI MATTINA (UO UO)”. TAPPA ODIERNA DI UNO STILLICIDIO PROGRAMMATO – Paolo Selmi

Che dire… alzarsi la mattina e vedere che come di consueto, come ogni maledetto giorno da oltre un mese a questa parte,

– alle 5.50, sopra RABOTINO, 2 carri, tre Bradley e 70 soldati ucraini sono stati mandati allo stesso appuntamento con la morte del giorno prima, ad accoglierli han trovato la stessa artiglieria pesante, gli stessi droni kamikaze e il risultato è stato lo stesso di ieri mattina:
https://t.me/rusich_army/10051
E come ieri mattina, subito dopo partiva la preparazione del secondo turno di caduti in battaglia, preparazione ancora in corso un’ora fa,
https://t.me/dva_majors/21856
ora potrebbero avere già timbrato il cartellino ed esser partiti all’attacco.

– di notte si son continuati a susseguire attacchi a KLESCHEEVKA, ritenuta decisamente più promettente dai generali NATO, che hanno imbottito il turno di notte degli attaccanti di DRONI KAMIKAZE e BOMBE A GRAPPOLO. Dopo ore di fuoco preparatorio di artiglieria e droni, propedeutico all’assalto terrestre, gli sventurati son passati all’attacco: parte è finita sulle mine e parte sotto il fuoco dell’artiglieria russa.
https://t.me/RVvoenkor/49728

Frasi scritte e riscritte, riprese col copiaincolla dai rapporti precedenti. I generali NATO usano contro i russi quest’unica tattica che, ripeto, per loro è una tattica WIN-WIN, non va dimenticato anche se non lo dice nessuno, purtroppo.

PRIMO “WIN”:
– all’ennesimo attacco si apre una breccia, il nemico cede, si sfonda → EVVIVA;
1. abbiam messo i russi in estrema difficoltà anche quest’anno,
2. li abbiamo obbligati a altra mobilitazione generale, altre fedi e denti d’oro fusi per la patria,
3. il complesso militare industriale nostrano gioisce, commesse à gogo e alleati che non discutono aumenti di spesa nei loro bilanci “per gli aiuti”;
→ ALTRO GIRO DI GIOSTRA con in prospettiva
– altri giri analoghi, “fin quando fa male, fin quando ce n’è” di carne da cannone altrui da sbattere a crepare per noi, siano polacchi, baltici, o altro ancora…
– e il superpremio finale del gigante russo nel caos totale con uno dei nostri, pardon, un “oppositore democratico” che stavolta cazzo non si fermerà a 200 km da Mosca ma tirerà dritto. E come quei figli di puttana (si, ma “our sons of a bitch”… vero Somoza?) che bombardarono il Parlamento russo “okkupato”, non guarderanno in faccia a nessuno e faranno lo stesso! (a questo punto i generali NATO, in genere, si svegliano di colpo, tutti sudati… e si girano dall’altra parte)

SECONDO “WIN”:
– non c’è un ennesimo attacco dove si apre una breccia, l’intero quantitativo di carne da cannone e di armamenti vecchi di trent’anni finiscono sotto lo schiacciasassi russo → TERMINA LA GIOSTRA → EVVIVA LO STESSO:
1. abbiamo un popolo decimato, distrutto, una società a pezzi, un’economia ridotta al grado zero della dipendenza pressoché totale da aiuti, questo è quanto lasciamo ai russi;
2. inoltre ci siamo portati a casa i paesi scandinavi e ampliato di centinaia di km a nord la linea di fronte coi russi,
3. abbiamo distrutto due gasdotti, un condotto di ammoniaca, rotto ogni legame fra Bruxelles e Mosca,
4. ripristinando contestualmente, nel vecchio continente, quei rapporti di dipendenza e vassallaggio diretti
5. che ci consentono di recuperare, COMPENSARE, quelle quote di plusvalore perse nel resto del mondo,
6. a partire dallo stesso complesso militare industriale che impone aumenti di spese militari “per sicurezza interna” (di riffa o di raffa…)
E tin tin tin… monete sonanti, fantastiliardi nelle loro casse. Col culo degli altri! Altro che Vietnam! Altro che Afghanistan! “Ma chi li ammazza?” Si dice da queste parti in questi casi.

Parlare di questa strategia IMPERIALISTICA win-win, qui, è tabù. Perché significherebbe ammettere che l’U-ccidente è più barbaro del cosiddetto “stato canaglia” barbaro che ha detto di combattere “in nome di” (metteteci la solita pletora di “valori” che la sua retorica ci ha propinato per trent’anni). Significherebbe ammettere che IL FINE ULTIMO NON È LA DIFESA DI UN POPOLO MA I FINI PIU’ BIECHI, QUI SOPRA ELENCATI, CHE PREVEDONO IL SUO IMPIEGO A PERDERE, LA SUA DISTRUZIONE QUOTIDIANA, IL SUO STILLICIDIO PROGRAMMATO, IL SUO GENOCIDIO.

https://sinistrainrete.info/2-non-categorizzato/25791-provvisorio12.html

 

 

La NATO merita l’etichetta di “organizzazione criminale” – Alfred de Zayas

Che cos’è un’organizzazione criminale? La persona media pensa immediatamente ai cartelli della droga locali e internazionali, alle associazioni di trafficanti di esseri umani, alle società di pedopornografia, ai siti di gioco d’azzardo o alla mafia. Forse a causa di un’immagine creata artificialmente, sostenuta dai media occidentali, la NATO non viene immediatamente riconosciuta come “organizzazione criminale”.

Inizialmente la NATO non era un’organizzazione criminale. Il trattato che istituiva la NATO il 4 aprile 1949 stabiliva all’articolo 5 che:

“Le Parti convengono che un attacco armato contro una o più di esse in Europa o nell’America del Nord sarà considerato come un attacco contro tutte loro e di conseguenza convengono che, qualora si verifichi tale attacco armato, ciascuna di esse, nell’esercizio del diritto di autodifesa individuale o collettiva riconosciuto dall’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, assisterà la Parte o le Parti così attaccate intraprendendo immediatamente, individualmente e di concerto con le altre Parti, le azioni che riterrà necessarie, compreso l’uso della forza armata, per ripristinare e mantenere la sicurezza dell’area dell’Atlantico del Nord”.

Inizialmente la NATO aveva un obiettivo di sicurezza legittimo, compatibile con il Capitolo VIII della Carta delle Nazioni Unite (artt. 52-54), che consente accordi regionali, a condizione che questi siano coerenti con l’oggetto e lo scopo della Carta delle Nazioni Unite e siano subordinati al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Infatti, ai sensi dell’articolo 103 della Carta (“clausola di supremazia”), in caso di conflitto tra un trattato e la Carta, è quest’ultima a prevalere.

Finché l’Unione Sovietica minacciava l’Europa occidentale e intendeva espandersi, era legittimo che i Paesi occidentali adottassero misure di sicurezza collettiva. Una conseguenza del trattato NATO è che l’Unione Sovietica organizzò un’alleanza concorrente chiamata Patto di Varsavia (1955-1991) e che la minaccia di distruzione reciproca assicurata attraverso le armi nucleari dissuase entrambi i campi dall’attaccarsi a vicenda. Le cose cambiarono nel 1989, quando il leader sovietico Mikhail Gorbaciov, amante della pace, ritirò le forze sovietiche dall’Europa centrale e orientale e ricevette la promessa dall’allora presidente degli Stati Uniti George H.W. Bush e dal segretario di Stato James Baker che la NATO non si sarebbe mossa “di un pollice” verso est.

Per un breve momento di splendore, la possibilità di una pace mondiale sembrava realizzabile con il disarmo reciproco. Questo sogno è stato infranto dal presidente degli Stati Uniti Bill Clinton, quando ha deciso di seguire i consigli dei neoconservatori e la tabella di marcia imperialista del politologo Zbigniew Brzezinski, che ha concepito l’idea di un mondo unipolare sotto un egemone, gli Stati Uniti, che avrebbe sostanzialmente sostituito le Nazioni Unite. La decisione di Clinton di espandere la NATO verso est, in violazione delle promesse vincolanti, è stata fortemente criticata da George F. Kennan come un “errore fatale” nel suo saggio sul New York Times del 5 febbraio 1997.

Dopo il 1997, la NATO si è gradualmente trasformata da un’alleanza “difensiva” a un colosso geopolitico per soggiogare il resto del mondo. Già negli anni ’90, i Paesi della NATO hanno partecipato alla distruzione dell’integrità territoriale della Jugoslavia e nel 1999, senza il consenso del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, la NATO ha bombardato la Jugoslavia, violando così l’articolo 2(4) della Carta delle Nazioni Unite. La guerra di aggressione della NATO nel 1999 è stata una prova generale di ciò che sarebbe seguito. Ha comportato anche gravi crimini di guerra, tra cui il bombardamento indiscriminato di centri civili e l’uso di armi indiscriminate, come l’uranio impoverito e le bombe a grappolo. La Jugoslavia è stata solo il preludio di una serie di aggressioni contro l’Afghanistan, l’Iraq, la Libia e la Siria e altrove, durante le quali sono stati perpetrati crimini di guerra e contro l’umanità nella più totale impunità. La Corte Penale Internazionale, che è essenzialmente al servizio dell'”Occidente collettivo”, non ha indagato su questi crimini e nessun politico o leader militare occidentale è stato mai incriminato.

Ai processi di Norimberga del 1945-46, la delegazione statunitense aveva previsto di processare 14 organizzazioni come criminali, poi ridotte a sei: il Gabinetto del Reich, il Corpo Direttivo del Partito Nazista, la Gestapo, le SA, le SS e l’SD, lo Stato Maggiore e l’Alto Comando dell’esercito tedesco (Wehrmacht). L’obiettivo era quello di far dichiarare queste organizzazioni retroattivamente criminali, in modo che i loro membri potessero essere processati più rapidamente per la semplice appartenenza al partito. Naturalmente, questo concetto viola lo stato di diritto, perché comporta una punizione collettiva e sovverte il principio della presunzione di innocenza. Sebbene la sentenza di Norimberga abbia considerato tre organizzazioni come criminali di per sé, non ha ritenuto criminali le SA, il Gabinetto del Reich o la Wehrmacht. La sentenza di Norimberga, tuttavia, ha creato un precedente (negativo) che potrebbe essere applicato ai Paesi e alle forze della NATO. Questo, tuttavia, non è necessario, poiché le violazioni delle Convenzioni dell’Aia e di Ginevra da parte delle forze NATO sono così ben documentate che qualsiasi tribunale con giurisdizione appropriata potrebbe processare i membri delle forze NATO in base alle Convenzioni già esistenti, senza dover ricorrere al concetto di organizzazione criminale.

Il punto è che se le forze della NATO dagli anni ’90 hanno commesso crimini di guerra e crimini contro l’umanità, ciò che è importante oggi è che l’opinione pubblica mondiale riconosca la NATO come una minaccia alla pace e alla sicurezza dell’umanità. Le sue provocazioni seriali costituiscono il più grande pericolo per la nostra sopravvivenza come specie. Se la NATO merita l’etichetta di “organizzazione criminale”, ciò che è cruciale non è condurre processi per crimini di guerra, ma neutralizzare la minaccia.

L’autore è professore di diritto internazionale alla Scuola di diplomazia di Ginevra ed ex esperto indipendente delle Nazioni Unite.

(Traduzione de l’AntiDiplomatico)

da qui

 

 

Nato, Stoltenberg è sempre più simile al dottor Stranamore – Domenico Gallo

Era scritto in un cartello/ sulla schiena di ragazzi/ che senza conoscersi/ di città diverse/ socialmente differenti/ in giro per le strade della loro città/ cantavano la loro proposta.

Così cantavano i Giganti nel 1967 interpretando i sentimenti di pace che percorrevano i giovani che, al di qua e al di là dell’Atlantico, contestavano la barbarie della guerra del Vietnam, aprendo la strada a quella grande rivoluzione politica e culturale passata alla Storia come movimento del ’68.

La più grande povertà dell’epoca drammatica in cui stiamo vivendo è l’impossibilità di dare voce ai sentimenti di pace che sono radicati nel senso comune, prima ancora che nel cuore, dei popoli. In questo tempo immemore, si sono sviluppati nuovi nazionalismi che alimentano spiriti bellicosi e diffondono l’odio fra i popoli e corrompono il senso comune della gente, annebbiano l’orrore per le stragi e per quelle scelte che organizzano la morte come strumento della politica.

Viene contrabbandato per solidarietà all’Ucraina aggredita, l’istigazione a proseguire in un conflitto senza quartiere e senza speranza, alla fine del quale rimarrà soltanto una montagna di morti, una devastazione ambientale incommensurabile e un oceano di odio fra due popoli fratelli. Siamo arrivati al paradosso che, nel suo aiuto fraterno al popolo ucraino, il Regno Unito ha inviato tonnellate di munizioni all’uranio impoverito, destinate ad avvelenare l’ambiente e a produrre morte anche dopo molti decenni. Per non parlare del paradosso delle cluster bombs che Biden ha deciso di fornire all’Ucraina con la clausola che non siano impiegate nel territorio russo: serviranno solo a “saturare” il campo di battaglia in Ucraina. In questo contesto in cui la politica ha bandito il “cessate il fuoco”, dobbiamo prendere atto che – per adesso – al vertice Nato di Vilnius è stato sventato il tentativo di Zelensky di coinvolgere la Nato nella guerra con la Russia. Nelle ultime tre righe del paragrafo 11 della dichiarazione conclusiva del vertice della Nato a Vilnius si legge: “Saremo in grado di estendere un invito all’Ucraina ad aderire all’Alleanza quando gli alleati saranno d’accordo e le condizioni saranno soddisfatte”. Questa formula mette in evidenza due presupposti essenziali: tutti gli alleati devono essere d’accordo e devono essere soddisfatte le “condizioni” per l’ammissione di un Paese terzo. Secondo l’art. 10 del Patto atlantico, “le parti possono, con accordo unanime, invitare ad aderire ogni altro Stato europeo, che sia in grado (…) di contribuire alla sicurezza della regione dell’Atlantico settentrionale”.

Orbene è evidente che, anche dopo che i combattimenti saranno cessati, l’Ucraina non sarà mai in grado di contribuire alla nostra sicurezza, al contrario, la presenza dell’Ucraina nella Nato renderà più concreto il rischio di un conflitto, anche nucleare, fra la Nato e la Russia. Forse l’unico che non l’ha capito è proprio il segretario generale della Nato, Stoltenberg, la figura politica che più si avvicina al personaggio del Dr. Stranamore. Affidare a Stoltenberg/Stranamore il timone della politica europea non è stata una scelta lungimirante da parte di Ursula von der Leyen e compagni. La guerra – ha scritto Domenico Quirico (La Stampa dell’11 luglio) – ha perso i suoi obiettivi. Si sono rivelati irrealizzabili sia gli obiettivi di Putin (di sottomettere l’Ucraina), sia quelli del governo ucraino (di recuperare i territori persi nel 2014), sia quelli dell’Alleanza occidentale (di infliggere una sonora sconfitta alla Russia). “Dopo 500 giorni nessuno di questi scopi esiste più”. La guerra è diventata un massacro che si autoalimenta. Ora basta! Rilanciamo il messaggio del ’68, chiedendo l’immediato cessate il fuoco.

da qui

 

 

McGregor: Kiev perderà incondizionatamente il conflitto contro Mosca e la NATO cesserà di esistere.

Il colonnello statunitense in pensione Douglas McGregor ha espresso la sua opinione sul conflitto in Ucraina sostenuto dagli Stati Uniti e dalla NATO e sulle sue conseguenze per l’alleanza atlantica.

“Continuo a credere che il conflitto con la Russia in Ucraina, sostenuto dagli Stati Uniti e dalla NATO, porterà alla fine alla dissoluzione della NATO”, ha dichiarato McGregor.

Ha osservato che mentre sono in corso colloqui segreti tra Stati Uniti e Russia per porre fine al conflitto, le proposte di Mosca rimangono invariate. Il colonnello ha suggerito che un nuovo governo potrebbe emergere a Kiev per avviare i colloqui di pace, alludendo a un possibile cambio di leadership in Ucraina prima dei negoziati formali.

Secondo McGregor, è molto più accettabile mantenere la NATO nel suo status attuale. Alla domanda se Cipro potrebbe chiedere di entrare nella NATO come parte dell’allargamento dell’alleanza, McGregor ha risposto che questo potrebbe aumentare le tensioni con la Turchia e che “la posizione di Washington è che la NATO sta meglio con la Turchia all’interno che all’esterno dell’alleanza”.

Ha inoltre affermato che la NATO, originariamente creata come fattore di difesa, si è trasformata in “uno strumento degli interessi economici e politici occidentali guidati dagli Stati Uniti per dominare l’Europa dall’Atlantico agli Urali”.

“Data l’altissima probabilità che il conflitto per procura tra Washington e Mosca in Ucraina si concluda con una sconfitta inequivocabile per Kiev e un disastro economico per l’Ucraina, se la NATO sopravvive come alleanza, il blocco militare sarà costretto a tornare a una strategia difensiva o a trasformarsi in un’alleanza esclusivamente europea con un focus sulla sicurezza regionale”, ha concluso il colonnello McGregor.

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