domenica 2 luglio 2023

È più di un festival del silenzio - Franco Arminio

 

I paesi perdono abitanti. È un processo che avviene in tutto il mondo. In larga parte viene considerato ineluttabile. Ma è una rassegnazione che non ha senso in una nazione dove ogni paese è diverso dall’altro e spesso si tratta di luoghi di enorme valore paesaggistico e architettonico.

L’anno scorso sono stato due giorni a Morigerati (Salerno) invitato dal Comune e da un’associazione locale. Già durante la mia breve residenza ho espresso il desiderio di farci un festival. L’idea iniziale era di fare un festival del silenzio. Amministratori e membri dell’associazione hanno accolto con entusiasmo la mia idea. E così ho cominciato a pensare a cosa effettivamente si poteva fare. Alla fine, ho lasciato per strada l’idea del festival del silenzio, ma mi è rimasta la suggestione di fare un evento senza programma, senza service, senza palco.

Morigerati mi aveva colpito perché di mattina in piazza ci sono più galline che persone. E questo ai miei occhi di paesologo non è certo un problema. Conosco l’obiezione: i paesi hanno bisogno di lavoro. Non si combatte lo spopolamento indugiando in una sorta di estetica delle rovine. Obiezione che nel caso di Morigerati ha poco senso. Il paese negli ultimi vent’anni è stato ben amministrato e sono state fatte tante cose belle. Non si può chiedere agli amministratori di sovvertire un modello economico che penalizza i paesi e le montagne. In Campania il risultato è evidentissimo e per certi aspetti sconcertante: da una parte abbiamo le zone pianeggianti che sono diventate un gigantesco deposito di materiale edile, dall’altra abbiamo le zone dell’orlo che sono sempre più vuote e desolate.

Il problema degli amministratori di Morigerati è proprio la carenza di risorse umane. Insomma, c’è il paese, c’è il paesaggio, manca chi può concretamente rivitalizzarlo. È chiaro che il Simposio di luglio non può porre rimedio, ma sicuramente può servire a dare attenzione a un luogo bellissimoDa anni ad Aliano, il paese lucano dove fu esiliato Carlo Levi, organizzo La luna e i calanchi, festa della paesologia. Posso dire che il paese è diventato da luogo di esilio, luogo di accoglienza. Non ha risolto tutti i suoi problemi, ma sotto la spinta del festival il paese ha una connotazione culturale che porta turisti ad Aliano tutto l’anno.

 

Tornando all’affermazione iniziale che i paesi sono uno diverso dall’altro, non potevo a Morigerati immaginare una clonazione del festival di Aliano. Nel piccolo paese cilentano andrà in scena un vero e proprio esperimento culturale. C’è un cantante come Dario Brunori, c’è un monaco come Guidalberto Bormolini, c’è una studiosa che viene apposta dall’America come Serenella Iovino, ci sono giovani musicisti, ma non sono stati invitati a esibirsi. Prima dell’arte, viene la voglia di farci compagnia e di andare a fare compagnia a un luogo, stare insieme a chi ci sta tutto l’anno e a chi verrà per il Simposio. Si formerà in tal modo quella che io amo chiamare Comunità provvisoria, una Comunità che legge poesie, che canta, che riflette sul suo futuro e sul futuro della Terra. Sono il primo ad essere curioso di vedere cosa accadrà nei giorni di luglio. Saranno giorni quietamente avventurosi, aperti all’impensato, in un tempo che sta dando le spalle all’utopia e all’immaginazione.

da qui

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