Discorso pubblico contemporaneo? Dominano da bugie, contraddizioni e manipolazioni. Ha perso ogni autorevolezza: il potere è privo di legittimità e la democrazia è una mera facciata per forme autoritarie di controllo.
Dopo che la
sede diplomatica italiana a Damasco è stata saccheggiata, il ministro degli
Esteri Tajani ci dice che “Tutto è sotto controllo”.
Unica
trascurabile omissione, non si capisce sotto controllo di chi.
D’altro
canto, se la Prima Ministra Meloni sta ancora lavorando ad “accertare le
responsabilità” di chi ha sparato sulle truppe italiane Unifil in Libano, dire
che se ti saccheggiano l’ambasciata è tutto sotto controllo è almeno
altrettanto plausibile.
Ecco, alla
fin fine il problema della politica contemporanea è tutto
qua: le
parole non valgono più l’aria calda che producono.
Le parole
sono solo gesti di una recita che lancia segnali destinati ai datori di lavoro
di questi politici-attori.
Il loro
contenuto di verità è zero.
E tutti
sanno che il loro contenuto di verità è perfettamente nullo.
Ma al tempo
stesso esiste tutta una danza mediatica di mentitori professionisti,
ironicamente chiamati “giornalisti”, che hanno il precipuo compito di
lubrificare le menzogne più spinose in modo che vengano comunque trangugiate.
Siamo perciò
nel puro regno della menzogna illimitata, in cui ritrovare contraddizioni,
inconseguenze, doppi standard è divenuto un passatempo sterile, perché ciò che
non è menzogna lo è solo per accidente, come un orologio rotto segna l’ora
giusta due volte al dì.
Ciò che non
viene ancora ben compreso è che una sfera pubblica dove esistono solo menzogne,
manipolazioni o sporadiche verità accidentali è una sfera pubblica che non
possiede nessuna autorevolezza. Ma siccome il potere legittimato deriva
dall’autorevolezza, l’odierna sfera pubblica non possiede più alcun potere
percepito come legittimo.
Questa è in
fondo la semplice storia dell’Occidente contemporaneo:
1) La
menzogna, la contraddittorietà, l’inconseguenza, il doppio standard,
l’omissione selettiva, la retorica distorsiva, la manipolazione senza freni
regnano incontrastate sul discorso pubblico.
2) Perciò il
discorso pubblico appare integralmente privo di autorevolezza e con ciò il
potere che esercita è privo di legittimazione.
3) In
assenza della possibilità di esercitare un potere generalmente percepito come
legittimo, rimane soltanto la possibilità di esercitarlo in forme autoritarie,
coattive, ricattatorie, oppressive, truffaldine, sistematicamente contrarie ai
bisogni e alle volontà dei più.
E,
coerentemente con quanto sopra, lo si chiama “democrazia”.
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