Con l’intelligenza artificiale tra qualche anno i professori spariranno? In realtà dimentichiamo che l’IA sa quasi tutto ma sa solo quello che si è accumulato negli anni, per questo è in grado di suggerire a grandi velocità soltanto le strade più probabili. Molti animali nascono più o meno come l’intelligenza artificiale, già grandi, il cervello umano impiega invece una ventina di anni per svilupparsi. Insomma non siamo pronti alla vita, abbiamo bisogno di cure, di imparare dagli altri grazie al linguaggio, di sperimentare creatività per risolvere i problemi che incontriamo. Siamo programmati al cambiamento. In biologia, la proprietà di alcune specie animali di tendere verso il nuovo si chiama neotenia. In classe, a volte si aprono brillanti discussioni di intelligenza collettiva più che di intelligenza artificiale
Cara Gessica, anche oggi hai sbagliato a non venire a scuola. Il prof ci ha
fatto un discorso strano, all’inizio nessuno capiva di cosa stesse parlando, ma
poi alla fine c’è piaciuto a tutti.
Allora, parto dall’inizio. Alberto, lo sai che vuol sempre farsi notare, ha
detto al prof che tra un paio d’anni con l’intelligenza artificiale i
professori spariranno dalla faccia della terra, ci sarà solo un
computer perché l’IA – lui per fare il ganzo l’ha detto in inglese: “ei ai”,
che noi si credeva si fosse fatto male! – perché sa già tutto e basterà lei per
imparare. Il prof ha sorriso e ha detto che è vero che l’intelligenza
artificiale sa quasi tutto, che sarà utilissima, ma sa solo quello
che si è accumulato negli anni. Conosce il passato, forse potrà arrivare a
conoscerlo tutto, una cosa impossibile per un singolo essere umano, per questo
le scelte che ci propone di fare saranno certamente le più probabili di
successo. È come un animale che nasce già “saputo”, cioè che già da cucciolo ha
in memoria già tutto. Nasce grande mentre noi nasciamo piccoli, eppure è il
nostro vantaggio.
Alberto gli ha chiesto: “Perché prof? Nascere “saputi” è un grande
vantaggio, così non devi faticare a imparare!”.
“Voi ovviamente non sapete cos’è la “neotenia”, vero?” ci ha chiesto. “Io
penso che venga dal dialetto leccese perché mia nonna viene da lì e ogni tanto
racconta che quando era ragazza di soldi “nulla tenìa” per dire che erano
poveri in canna” ha detto Michela.
Il prof ha fatto una bella risata, poi “No ragazzi, è una parola della
biologia che viene dal greco e mette insieme le parole “nuovo” e “tendo”.
Capite ora? Si riferisce alla proprietà di alcune specie animali di tendere
verso il nuovo”. Poi ha continuato: “Molti animali nascono più o meno come
l’intelligenza artificiale, già grandi. Per esempio il cucciolo di ragno appena
nato sa fare la sua ragnatela; il puledro si alza immediatamente sulle
quattro zampe e sa muoversi da solo”. “Vale a dire che la natura ha fornito gli
animali di comportamenti innati e pure di istinti che permettono loro di
adattarsi immediatamente all’ambiente dove vivono per soddisfare i loro
bisogni. Ecco perché appena nati non serve loro molto tempo per imparare. Sanno
già tutto quello che serve loro sapere”.
“E noi no prof? Siamo i più coglioni tra gli animali, che appena si nasce
non siamo buoni a fare nulla da soli?” mi è scappata questa battuta un po’
pesante, ma il prof per fortuna ha sorvolato sulla parolaccia. “Come vi
dicevo noi siamo una specie neotenica. Si nasce con la scatola cranica
ancora non saldata, senza peli, deboli muscolarmente. Non siamo capaci di
camminare e dipendiamo dalle cure di chi ci sta accanto per nutrirci e
sopravvivere. Pensate che il cervello di una scimmia appena nata è già
al 70 per cento delle crescita e si completa nei primi sei mesi, il nostro
finisce di svilupparsi intorno ai vent’anni”. “Dai Alberto, è una buona
notizia: hai ancora cinque anni di speranza di diventare quasi umano!”
“Questa nostra neotenia non è uno svantaggio – continua il professore –
nasciamo molto immaturi, non pronti alla vita, privi degli
automatismi che hanno altre specie perché il passato della nostra specie non ci
ha lasciato tracce sicure su come comportarci. Di conseguenza siamo
costretti ogni giorno a trovare nuovi modi di adattarci e risolvere i problemi che
incontriamo. Dobbiamo essere creativi per colpa della nostra neotenia”.
“Ma con chat gpt scrivi testi perfetti, componi canzoni nuove piacevoli. Si
può fare di tutto Prof!” insiste Alberto, il saputello. “Vero, ma appunto: le
canzoni sono piacevoli perché orecchiabili, banali variazioni di ciò che è
stato già composto. È tutto già ascoltato, montato in modo diverso ma già parte
del repertorio infinito che la IA ha in memoria”. “Vi siete mai chiesti perché
noi ci parliamo? Solo noi abbiamo un linguaggio in forma così
evoluta. Pensateci: lo facciamo perché abbiamo bisogno di
imparare dagli altri. Siamo animali privi di qualsiasi specializzazioni e
proprio per questo siamo ricchi di potenzialità da sviluppare con il nostro
pensiero e con l’aiuto degli altri individui della nostra specie. Molti scienziati
hanno scritto che siamo il risultato delle molte carenze biologiche con cui
veniamo al mondo, per questo siamo versatili e costretti ad essere creativi.
Per colpa della nostra neotenia siamo programmati al cambiamento”.
“Quindi io mi sveglio ogni mattina alle sei e mezzo e torno a casa dopo le
tre per colpa della neotenia? È lei che ci manda a scuola?” dico io. “In un
certo senso sì. Diventiamo pienamente umani con la cultura. Quello
che imparate a scuola e dagli altri compensa le lacune con cui veniamo al mondo
rispetto ad altri animali. Pascal ha detto che la cultura è la prima
natura dell’uomo”.
“Allora Alberto purtroppo non hai speranza nemmeno tra cinque anni: non
sarai mai umano!” ha detto Michela per prenderlo ancora in giro (ma lo fa
perché vorrebbe essere lei la più brava…).
“Tutto questo discorso complicato è per dirvi che secondo me l’intelligenza
artificiale è una macchina potentissima per conoscere, ma è molto più preziosa
la macchina naturale per pensare che abbiamo dentro di noi. E allora,
quando volete guardare indietro e controllare tutto quello che è stato
scoperto, usate tranquillamente l’intelligenza artificiale, vi sarà molto
utile. Ma quando pensate al futuro che vi attende fatelo nuovo di zecca, frutto
della vostra creatività. L’intelligenza artificiale vi suggerirà solo
le strade più scontate, le più probabili. Voi siate imprevedibili.”
Insomma Gessica, un discorso che all’inizio mi sembrava molto sconfortante:
saremmo il risultato di un sacco di carenze. Come a dire che quando si nasce
siamo come un telefonino senza linea che può fare solo la chiamata d’emergenza.
Però col tempo impariamo a muoverci fino a trovare segnale e allora è una cosa
buona sapere che sono libera di chiamare chi mi pare a me. Anche quel ragazzo
che mai si sarebbe aspettato che tra noi due la prima a farsi viva sarei stata
io! È stato bello sorprenderlo, sai?
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