domenica 22 dicembre 2024

Impantanato nel lutto e nel disastro, Israele è stato accecato - Gideon Levy


 

Un professore israeliano che vive negli Stati Uniti da decenni è stato in Israele questa settimana durante una delle sue frequenti visite. Insegna in una prestigiosa università, è nato in un kibbutz, è il rampollo di una famiglia di combattenti nella guerra del 1948 e di aristocratici intellettuali, se esiste una cosa del genere in Israele. È ancora profondamente radicato qui, nonostante la distanza degli anni, e non solo perché parte della sua famiglia è qui. Dal suo luogo di residenza negli Stati Uniti si assicura di guardare le notizie su uno dei canali TV israeliani ogni sera. Alcuni dei suoi amici sono qui e lui, tra le altre cose, fa ricerche e scrive su Israele.

Siamo entrambi della stessa generazione e della stessa città, ma fino a pochi giorni fa non ci eravamo mai incontrati. Qualche giorno fa è venuto a casa mia. Era il suo ultimo giorno in Israele, ieri è partito. Prima di salutarci mi ha detto che questa volta si sente soffocare. Voleva davvero andarsene. Non capiva come fosse ancora possibile vivere qui. Nei suoi contatti dell’anno scorso con i direttori universitari in Israele, ha avvertito un netto cambiamento nella direzione della corruzione morale. La moglie del suo amico d’infanzia, un ex giudice della Corte Suprema, gli ha detto questa settimana che è difficile per lei accettare le sue opinioni. Non glielo aveva mai detto prima. Suo marito era uno dei pilastri liberali della Corte Suprema.

È convinto che Israele stia commettendo un genocidio a Gaza, è esperto in materia per via della sua professione, e spiega perché: non esiste una definizione di pulizia etnica nel diritto internazionale, ma è una fase sulla strada del genocidio. Quando una popolazione viene sfrattata con la forza, e non verso un rifugio sicuro, ma verso un luogo dove continuano a ucciderla, quello è genocidio. Non c’è più alcun dubbio che Israele stia portando avanti una pulizia etnica nella Striscia di Gaza settentrionale. Israele lo sta dichiarando e i suoi atti ne sono una chiara prova. Inoltre, la distruzione sistematica dell’intera Striscia settentrionale da parte dell’IDF, che non ha lasciato altro che rovine sul suo cammino, testimonia l’intenzione di non consentire un ritorno.

Il visitatore è convinto che quando la Corte internazionale di giustizia arriverà a decidere se Israele ha commesso un genocidio, si concentrerà sulla Striscia di Gaza settentrionale, come fece all’epoca a Srebrenica. Lì “solo” circa 8.000 bosniaci furono massacrati, la maggior parte dei quali uomini, nonostante il fatto che la città fosse stata dichiarata “zona sicura”. L’Aia e il mondo intero hanno stabilito in perpetuo che si è trattato di genocidio e i colpevoli sono stati processati e condannati.

Quando bombardi senza pietà una popolazione sfollata nella sua nuova posizione, come sta facendo l’Israel Defense Forces, è un genocidio. Se sembra un genocidio e agisce come un genocidio, è un genocidio. In Israele è impossibile dirlo, nemmeno ai liberali. Nelle prestigiose università degli Stati Uniti, i cui donatori sono ebrei, è anche difficile dirlo. Le orecchie israeliane ed ebraiche non sono disposte ad ascoltarlo, e non importa cosa dimostri la realtà.

Il mio visitatore ha scoperto che persino i suoi migliori amici, i liberali israeliani, gli intellettuali e le persone di pace e coscienza, non sono disposti ad accettarlo. Le differenze di opinione si sono trasformate in ostilità. Ciò non era mai accaduto prima. C’era sempre un campo di sostegno qui, anche per le opinioni radicali. C’erano esibizioni di odio, a volte persino di violenza, ma dall’altra parte c’era un campo più piccolo ma altrettanto determinato. È finita.

Il visitatore occasionale lo percepiva chiaramente. Potrebbe essere ancora possibile trovare qualche radicale ai margini, ma non un campo radicale, in questo, la situazione più radicale nella storia del paese.

Israele è impantanato nel suo lutto e nel suo disastro ed è diventato completamente cieco. Nessuno presta attenzione al disastro ben più orribile di Gaza. Molto è già stato scritto qui sul ruolo spregevole dei media nel creare questa situazione, ma la responsabilità di questa totale “sbornia” ricade sulla coscienza di ogni israeliano che è tornato in sé. Potrebbe perseguitarlo ancora un giorno di questi.

L’ospite se n’è andato. Tornerà sicuramente, ma tutto ciò che gli è rimasto qui sono pochissimi interlocutori, anche un bambino potrebbe contarli.

 

Trad. Rosario Citriniti – Invictapalestina.org

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