Il cosiddetto editto delle chiudende, più precisamente "Regio editto sopra le chiudende, sopra i terreni comuni e della Corona, e sopra i tabacchi, nel Regno di Sardegna", fu un provvedimento legislativo emanato il 6 ottobre 1820 dal re di Sardegna Vittorio Emanuele I e pubblicato nel 1823. Con questo atto si autorizzava la recinzione dei terreni che per antica tradizione erano fino ad allora considerati di proprietà collettiva, introducendo di fatto la proprietà privata. L'editto mirava a favorire la modernizzazione e lo sviluppo dell'agricoltura locale, che versava in gravi condizioni di arretratezza, e nel suo passaggio più cruciale conteneva l'autorizzazione a qualunque proprietario a liberamente chiudere di siepe, o di muro, vallar di fossa, qualunque suo terreno non soggetto a servitù di pascolo, di passaggio, di fontana o d'abbeveratoio…
Clini: «Le proteste No Tav puntano a fermare lo sviluppo del Paese»
come sia andata in Sardegna non lo so, né so se il paragone con la TAV è azzeccato (non mi pare si chiudano/ blocchino proprietà comuni...) però so com'è andata nel Sud dell'Etiopia dove il governo ha chiuso i terreni per favorire l'agricoltura a scapito della pastorizia nomade: bene per i primi, malissimo per i secondo costretti ad insediarsi ed oggi dipendendi dagli aiuti internazionali...
RispondiEliminain ogni caso, il concetto di sviluppo va assolutamente ripensato ed adeguato ai contesti.
mutatis mutandis l'Etiopia ha fatto quello che due secoli prima è stato fatto in Sardegna, chiusura di terreni, espropri (per la Tav), tutto per lo SVILUPPO.
RispondiEliminadirebbe Brecht, sviluppo a favore di chi, e a sfavore di chi?
dice Stendhal: "Il pastore cerca sempre di convincere il gregge che gli interessi del bestiame e i suoi sono gli stessi"