vedere le cose con un altro occhio (l'occhio dell'altro) stupisce e lascia senza fiato.
da non perdere - franz
La Badante di Bucarest è
un romanzo che tratta di burle della storia, di ribaltamenti di vite e di
lettura del fallimento annunciato di un sistema economico, quello capitalista,
arrivato ad un capolinea di orrore e disperazione. Gianni Caria, new entry del
variegato parco dei magistrati-scrittori, non sceglie( grazie a Dio!) la strada
ruffiana del noir da classifica ma imbocca il sentiero tortuoso di una storia
solo apparentemente surreale e di difficile digeribilità per gli stomaci deboli
abituati al “cibo letterario” liofilizzato e inscatolato. Avvertenza per
l’uso: non è un romanzo da svago e la sferzata di emozioni che offre non ha
niente a che vedere con quelle da thriller incentrato sul poliziotto
esistenzialista di turno: qui parliamo di pancia, di sconfitte dolorose,
risentimenti e ricerca di un egoismo liberatorio e indispensabile per una
sopravvivenza la cui unica e definitiva ambizione è rappresentata dagli
ottocento euro da mandare a casa a fine mese…
…Opera strutturalmente
calibratissima, tra flashback, pensieri monologanti, stringhe di
riflessione e dialoghi essenziali, densa e angosciante per la carica d’umanità,
affronta dall’interno anche il problema del rapporto italiani-rumeni,
ribaltando le prospettive a cui siamo abituati: è un’italiana a varcare il
confine rumeno, ad affrontare il problema della lingua e di una cultura
straniera. Accanto alla solitudine, infatti, il tema dell’esclusione è
continuamente presente, nelle sfaccettature più varie: esclusione dalla vita
(il professore), dagli affetti (Maria, il marito e i ragazzi), dalla comunità
straniera (né la famiglia del professore né gli altri sembrano interessati ad
aiutare Maria nell’integrazione, a cominciare dal divario linguistico).
Sfociando nel dramma psicologico ed esistenziale, il romanzo di Caria si
inserisce nel numero esiguo di quei libri che vorremmo far conoscere e regalare
a chi amiamo. Per aprire le proprie visuali, per emozionarsi, per rabbrividire
e, a libro terminato, per riflettere ancora.
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