giovedì 3 marzo 2016

L’amore al tempo dei morti – Robert Silverberg

i pigri diranno che le due storie contenute nel libro sono di fantascienza, gli altri, pochi, diciamo che i due romanzi nel libro, L’amore al tempo dei mortiLa partenza, sono due gran bei romanzi, senza bisogno di aggettivi di genere.
il primo racconta una grande storia d'amore, fra Jorge e Sybille, in un momento decisivo del loro rapporto, la seconda racconta una storia "privata", quella di Henry Staunt, ma sappiamo che il privato è pubblico, a maggior ragione se si trova in un romanzo.
si tratta in entrambi i casi dell'apparizione e della ricerca della morte, in un futuro prossimo venturo, e, poiché è un argomento che interessa tutti, nessuno si senta escluso, è un libro per tutti.
nessuno si pentirà di averlo letto, promesso - franz





Non circolano morti viventi, spettri irreali, ma morti che viaggiano in aereo, mangiano, discutono, amano, tutto come facciamo noi, ma da morti. Chi si avvicina a un ex-vivo, non saprei come meglio definirlo, si accorge che c’è effettivamente qualcosa di diverso nei tratti del viso, nel colorito eccessivamente perfetto della carne o nella fissità appena avvertita dello sguardo, ma è nella conversazione che il tutto diventa, a costi culturali notevoli, significativamente diverso. L’ex-vivo, come egli stesso ammette, ma senza ammettere realmente perché di nulla si deve giustificare, non riesce più a capire il mondo dei vivi. Non essendoci il valore positivo del “vivo” e quello negativo del “morto”, l’ex-vivo percepisce le limitazioni del pensiero sempre condizionato dall’ego vulnerabile e precario dei “vivi” come un insostenibile svilimento. Verso di loro non prova invidia perché nulla di corporeo gli è negato, anzi, la condizione di libertà data dalla mancanza di paura della morte gli permette di avere una lucidità e una rapidità di pensiero impareggiabili…
… Strutture straordinariamente efficienti, impeccabilmente corrette nel rispetto dell’etica individuale, ti dirigono verso luoghi di “partenza”, senza fare fretta, con la possibilità, in ogni momento di tornare indietro, di proseguire la vita come prima. Luoghi che sono il fiore all’occhiello di una civiltà che non conosce guerre o violenze, dove la persona è considerata il centro di un suo mondo di tutto rispetto, dove il micro e il macro si fondono armoniosamente, la luce si incarna nell’ombra e non è l’ombra che inghiotte la luce. E l’individuo può, a spese dello Stato, viaggiare, realizzare ogni tipo di desiderio, leggere tutte le opere che non ha mai potuto leggere, studiare le lingue, seguire corsi di archeologia, cucina, pittura, musica, trovare stimoli tali da soddisfare, incoraggiare, l’élan vital che permea l’uomo fino alla fine (ma quale fine?). Eppure da questi luoghi di partenza ben pochi tornano indietro. C’è che ci rimane pochi giorni, chi settimane, chi mesi e chi anni….

L’amore al tempo dei morti, l’amore oltre la morte, il desiderio e la paura di vivere in eterno, l’incubo della sovrappopolazione mondiale e l’etica del suicidio sono alcuni dei temi toccati da questi due sorprendenti romanzi brevi di Robert Silverberg, uno dei più visionari e profetici scrittori contemporanei. La prima storia ipotizza un mondo in cui chiunque lo desideri può chiedere di essere “rianimato” dopo la morte. Il protagonista Jorge, ossessionato dalla prematura scomparsa della moglie, non riesce a smettere di pensare che da qualche parte il corpo di lei sta camminando, respirando, mangiando. Anche se le regole sociali vietano i contatti tra i morti e i vivi, la desidera ancora furiosamente e si lancia in una ricerca grottesca e disperata che lo porterà da un emisfero all’altro e forse oltre la vita stessa…

Velocemente i due racconti. Il primo dà anche il titolo al volume – L’amore al tempo dei morti – e ci trascina nell’ostinata disperazione di Jorge che vuole ritrovare l’amore di sua moglie Sibille. Lei è morta tre anni prima ma questo non è più… un ostacolo insormontabile perché «trattamenti sanitari speciali» consentono a chiunque lo desideri di essere «rianimato» dopo la morte. Ma i nuovi vivi non gradiscono mescolarsi agli altri. E viceversa. Si avverte sotterranea la certezza che le due «razze» prima o poi si scontreranno per il potere. Nel frattempo se pure il «separatismo totale» non c’è, le regole sociali ostacolano ogni forma di comunicazione.  Le diversità sono molte: «tutte le funzioni biologiche» dei “rinati” sono rallentate mentre «le attività cerebrali tendono a diventare più veloci». Pur di ritrovare Sibille, il protagonista accetta tutto, compreso fingersi un rinato. Scorretto dire come la storia finirà e svelare dunque se Orfeo ricondurrà «su» Euridice ma è persino difficile capire quale dei due sia il regno dei morti. Tra mille metafore e citazioni Silverberg ci dona una storia d’amore sconvolgente; se poi l’etichetta giusta sia fantascienza è poco importante.
Il secondo racconto – «La partenza» – è altrettanto inquietante. Nel 2095 «con l’approssimarsi del 136° compleanno» Henry Staunt decide «che è ora di andare». In una società dove le «conquiste della medicina sono talmente avanzate che quasi nessuno se ne va per morte naturale» il suicidio è considerato un nobile sacrificio, anche per far fronte alla sovrappopolazione. Ma cosa accade se la società decide che Staunt … deve restare? Che può e dunque dare ancora qualcosa  – la sua musica per esempio – prima di «andare via»? O forse non è questo il vero problema? Anche qui il finale non può essere neppure accennato.

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