Faranno di tutto per far vedere che funziona. Ma
questo accordo tra Unione Europea e Turchia sui migranti, più che un
modo per affrontare il problema, sembra un sistema per uccidere la Grecia, per
darle il colpo di grazia. Le cifre sono quello che sono: dal gennaio
2015 è arrivato in Europa, dalla Turchia, più di un milione di profughi,
sfollati, rifugiati, migranti. Li si chiami come si vuole, tanto la sostanza
cambia poco: sono in grandissima parte usciti da Siria, Afghanistan e Iraq e
uno degli aspetti più problematici è proprio quello di distinguere, per gente
che arriva da Paesi così mal messi, il migrante cosiddetto “economico” da
quello che chiede (e magari ha diritto ad avere) protezione e asilo.
Dal gennaio 2016 ne sono arrivati, sempre per
la porta turca, altri 144 mila, dei quali 85 sono ora bloccati in Grecia. Di
fronte a questo problema l’Unione Europea, istituzione da più di 500 milioni di
abitanti, l’area più prospera ed evoluta del mondo, non è riuscita a elaborare
uno straccio di strategia. Anzi, si è divisa come non mai: tutti sono corsi a
tirar su muri e barriere, per scaricare sul vicino il problema.
Uccidere l’anello
debole d’Europa
L’Italia è stata la Grecia degli anni scorsi. Arrivavano
da noi lungo la rotta del Mediterraneo e anche con noi i cari amici
europei del Nord e dell’Est si son fatti da parte e ci hanno più o meno detto:
affari vostri. Insomma, hanno provato a uccidere anche l’Italia. La rotta dei
Balcani, però, li ha interpellati direttamente, così si sono sbrigati a premere
su Bruxelles per arrivare a un qualche tipo di accordo con la Turchia, che con
i profughi sta ricattando loro e quindi anche noi che della Ue facciamo parte.
Eccoci quindi al patto firmato
con Erdogan, patto che, appunto, finirà con uccidere
la Grecia, già stremata dalla crisi e poi dalla cura per la crisi, anche questa
studiata e imposta dal blocco Nord-Est della Ue. L’accordo in sostanza funziona
così:
1.
tutti i migranti in arrivo da ora
in poi saranno rispediti dalla Grecia alla Turchia.Le
domande d’asilo saranno esaminate sulle isole greche. Nel frattempo, la Ue farà
pressioni perché la Grecia riconosca alla Turchia (avete presente quel che
succede laggiù?) lo status di “Paese terzo sicuro”, in modo che il
respingimento dei migranti assuma una veste legale.
2.
per ogni migrante arrivato dalla
Turchia e lì rispedito, l’Europa si impegna ad accoglierne uno in regola,
fino a un massimo di 72 mila. Peccato che questi 72 mila posti siano ancora da
predisporre e un sacco di Paesi europei abbia già detto: da noi, mai!
3.
la Ue paga tutte le spese dei
respingimenti e dell’apparato per esaminare le domande d’asilo, più
versa 3 miliardi alla Turchia, che ne chiede altri 3. Non è detto come la Ue
potrà verificare che quei miliardi siano davvero spesi dai turchi
nell’assistenza ai migranti.
Per carità di patria non menziono le altre richieste
turche: liberalizzazione dei visti per entrare in Europa, ingresso nella Ue
ecc. ecc.
Quel che succede adesso (ma chissà se succederà) è
questo. La Grecia dovrebbe schedare tutte le domande di asilo delle migliaia di
migranti in arrivo, che andranno comunque sistemati, censiti,
giudicati (domanda valida o no?) prima di essere rimandati (se la domanda non
sarà giudicata valida), oppure no (domanda valida) in Turchia. È facile
prevedere che i respinti non staranno con le mani in mano ad
attendere di finire in un campo profughi in Turchia, se hanno l’obiettivo di
raggiungere la Germania o la Svezia. E quelli accettati dove finiranno, se i 72
mila posti ancora non ci sono?
Per dare una mano ai greci sono in arrivo 4 mila
funzionari arruolati dalla Ue, che nel settore migranti saranno l’equivalente
di quanto fu la trojka per l’economia di Atene.Sempre dalla Grecia dovrà
partire il traffico dei respingimenti verso la Turchia, obiettivo per cui
la Ue si prepara a impegnare otto navi passeggeri e decine di autobus. E ancora
dalla Grecia dovrebbero partire quelli (i famosi 72 mila) accettati dai Paesi
europei. Roba da uccidere persino la Germania.
Insomma, stiamo per trasformare la Grecia in un unico
Cie. Tutti gli egoismi nazionali dei Paesi europei alla fine si sono scaricati
sull’anello più debole della catena, sulla nazione già più in crisi. E questa
sarebbe l’Europa unita.
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