Venerdì sera si è tenuto un incontro presso
l’università di Cagliari, dal titolo: “Libertà costituzionali – Pensiero unico
– Criminalizzazione e repressione del dissenso”.
Nella locandina si informava della “partecipazione e
del contributo al dibattito di gruppi e persone che sono attuale bersaglio
politico della repressione”.
Non c’è stato il comunicato del Rettore che invitava
a far partecipare anche i repressori, per la completezza del dibattito (vedi qui), ma in
compenso c’è stato nella notte l’intervento dei carabinieri, a carico di “tre giovani antimilitaristi indagati per “rivelazione ed utilizzazione di segreti di
ufficio” e “vilipendio della Repubblica, delle istituzioni costituzionali e
delle forze armate” (da qui).
Due cose, fra le altre, nell’incontro
sono state evidenziate: la persecuzione verso chi lotta per la pace e la
tranquilla attività di chi produce e vende bombe, in partenza da Elmas, verso
paesi che le usano in guerra (la legge lo vieterebbe, se fosse applicata) e il
silenzio assordante delle istituzioni, e non solo, verso questi fatti.
Per finire, vorrei segnalare due persone, straniere,
per giunta, che vilipendono le forze armate, bisogna prendere dei provvedimenti
adeguati, in prigione, in prigione devono finire, questi cattivi maestri. leggete quello che scrivono:
L'intelligenza militare è una
contraddizione in termini – Groucho Marx
Disprezzo dal più profondo del cuore chi può con
piacere marciare in rango e formazione dietro una musica; soltanto per errore
può aver ricevuto il cervello; un midollo spinale gli basterebbe ampiamente - Albert
Einstein
Con Mauro
e contro la repressione - Ilmanifestosardo
Da almeno un
anno a Cagliari si respira una brutta aria, almeno da quando il questore di
Cagliari ha deciso di ignorare la costituzione italiana e costruire attorno al
movimento pacifista e contro le basi militari quell’atmosfera di tensione e
violenza che contraddistingue ogni manifestazione e iniziativa democratica di
dissenso all’occupazione militare della Sardegna.
Da oggi a
farne le spese non sono solo gli attivisti antimilitaristi ma tutti coloro che
frequentano la dimensione delle loro vite, familiari, amicizie e coinquilini,
addirittura circoli privati. L’azione delle 6:30 di stamattina è molto lontana
dai compiti delle forze dell’ordine di un Paese civile ma ricorda molto da
vicino dinamiche repressive e intimidatorie utilizzate dalla polizia politica
durante le dittature sudamericane.
Oggi
all’alba, Mauro, attivista del movimento contro le basi è stato portato in
caserma dai carabinieri con la surreale accusa di vilipendio alle forze
armate. Sono stati sequestrati i suoi oggetti personali, i pc,
manifesti e locandine di serate musicali ed eventi, non solo di Mauro ma anche
dei suoi coinquilini che si trovavano in casa con lui. Successivamente c’è
stata anche la perquisizione nel circolo ricreativo Defoult di Via Molise e
altrettanti sequestri.
Le forze
dell’ordine di un Paese democratico, che rispetta la sua carta costituzionale,
dovrebbero prima di tutto garantire la sicurezza e dell’incolumità pubblica
delle cittadine e dei cittadini, senza limitare le loro libertà e i loro
diritti civili. Curioso notare come la repressione subita in queste ore da
attivisti contro le basi militari accada mentre siamo di nuovo in procinto di
innescare un’altra guerra in Libia.
La
trasformazione di una manifestazione pacifica in un campo di battaglia con
cariche e manganellate, gli episodi di oggi, sono il frutto di un clima di
violenza gratuita che dovrebbe preoccupare e allarmare ogni persona sensibile
all’azzeramento delle garanzie costituzionali e delle libertà individuali. Fino
a quando dovrà durare questo clima?
«Vilipendio delle forze armate». Blitz e accuse contro
gli antimilitaristi – Costantino Cossu
Ci sono notizie
che quando emergono dal brusio continuo della comunicazione ti lasciano, per un
attimo, un po’ sospeso. Le leggi, stai per passare alla prossima news ma ti
fermi, colpito da un che di stonato. Torni indietro per vedere meglio e ti
accorgi che la notizia è di quelle che non sembrerebbe possibile leggere mai e
che invece è lì, autentica: un ragazzo denunciato dai carabinieri per
«vilipendio delle forze armate». Un reato quasi dimenticato, che ormai il
codice penale sanziona con multe di poche migliaia di euro.
È successo l’altro
ieri a Cagliari quando, nel cuore della notte, i carabinieri del Nucleo di
polizia militare hanno fatto irruzione nell’appartamento dove abitano tre
giovani militanti di un’organizzazione antimilitarista, hanno sequestrato il
loro computer, manifesti, volantini e persino magliette con slogan contro le
basi militari. Al termine del blitz, i ragazzi sono stati accompagnati in
caserma e interrogati. Dopo circa un’ora e mezza, sono stati rilasciati. Solo
uno di loro è stato formalmente accusato, appunto, per «vilipendio della
Repubblica e delle forze armate» e per «rivelazione ed utilizzazione di segreti
di ufficio».
È dalla
manifestazione contro le basi militari che si è svolta a Teulada il 3 novembre
delle scorso anno che la procura della Repubblica, la questura di Cagliari e i
carabinieri tengono nel mirino le organizzazioni antimilitariste che, in
quell’occasione, arrivarono a bloccare, con un corteo che riuscì ad entrare
dentro il poligono, un’imponente esercitazione Nato in corso sulle coste
sud-occidentali della Sardegna. Già prima della manifestazione ad alcuni
militanti la questura aveva consegnato un foglio di via per tenerli lontani da
Cagliari e da Teulada. Ora scatta un blitz che, vista l’entità delle accuse,
evidentemente derivata dall’inconsistenza delle prove raccolte, ha più che
altro il sapore di un’intimidazione.
«Mentre lo Stato,
nel totale disprezzo delle sue stesse leggi costitutive, si prepara – scrive il
Comitato studentesco contro l’occupazione militare in un documento diffuso ieri
– a una nuova guerra di aggressione nei confronti della Libia, i suoi organi
repressivi hanno deciso, attraverso fermi, perquisizioni e sequestro di
numeroso materiale, di colpire una parte del movimento che si batte per la
chiusura delle basi militari in Sardegna».
«Le accuse rivolte
agli attivisti – prosegue il documento – sono ridicole: “vilipendio della
Repubblica, delle istituzioni costituzionali e delle forze armate” e
“rivelazione ed utilizzazione di segreti di ufficio”. La prima si riferisce
alle critiche rivolte a un ufficiale dell’esercito che, dopo la manifestazione
dello scorso 3 novembre al poligono di Teulada che portò alla sospensione delle
esercitazioni Nato, dichiarò che quel giorno le esercitazioni erano già
terminate alle 12.30, prima dell’ingresso dei manifestanti nella base e,
quindi, non per effetto della nostra azione di lotta. Su
www.facebook.com/progresTV.net/videos/931917670189217/ è possibile vedere un
nostro video che smaschera queste affermazioni». «La seconda accusa – prosegue
il documento del Comitato studentesco contro l’occupazione militare – si
riferisce invece alla pubblicazione su internet del programma delle
esercitazioni in Sardegna. Basta leggere l’articolo 326 del codice penale per
capire come queste accuse siano prive di ogni fondamento. Sono rilievi che
possono essere mossi soltanto a un pubblico ufficiale che, violando i suoi
doveri, rivela notizie d’ufficio che devono rimanere segrete. Il programma
delle esercitazioni, invece, era pubblico, visibile a tutti, facilmente
reperibile sul web».
«È chiaro –
concludono gli antimilitaristi – che il blitz dei carabinieri non è altro che
un atto intimidatorio, volto a far desistere dal proseguimento della lotta chi
si batte per liberare la nostra terra dal peso delle servitù militari. Ma le
accuse sono patetiche e presto o tardi cadranno. Se c’è qualcuno che vilipende
non soltanto la Repubblica ma anche la dignità umana, questi sono i militari,
sempre pronti a esportare morte e distruzione in giro per il mondo. Le minacce
però non ci fermeranno; sono anzi la prova che siamo sulla strada giusta».
COMUNICATO
STAMPA COMITATO SARDO GETTIAMO LE BASI
CAGLIARI 6
MARZO 2016
RIVELAZIONE
SEGRETI MILITARI, ACCUSA AI TRE GIOVANI: ANCHE CAPITANERIE ED ENAV DIFFONDONO
STESSI "SEGRETI". OSCURIAMO LORO SITI?
Sollecitiamo
Procura della Repubblica e forze dell'ordine a oscurare e a sequestrare i siti
delle Capitanerie di porto, le NOTAM, Notice to airmen dell'Ente aviazione
civile, gli “Avvisi ai naviganti”, per violazione di segreti militari, gli
stessi che avrebbero diffuso i tre giovani indagati a Cagliari. Da oltre mezzo
secolo, infatti, queste fonti pubblicano e per di più diffondono a mezzo
stampa, radio e Tv il calendario delle esercitazioni militari.
Gli
inquirenti non sanno o fingono di non sapere che il calendario addestrativo
delle forze armate è pubblico e deve essere portato a conoscenza della
popolazione? Quale è l’ipotesi peggiore?
Oltre lo
smaccato tentativo di reprimere l’opposizione popolare alla schiavitù militare
imposta alla Sardegna, nei fatti di questi giorni legati all'accusa di rivelazione
di segreti militari ai tre giovani del circolo cagliaritano, s’intravede un
disegno più pericoloso e più subdolo: intimidire, imbavagliare il Comitato
misto paritetico, Comipa, per erodere il diritto, di legge, della Regione
Sardegna, quindi del popolo sardo, all’informazione sull’uso che le forze
armate fanno della nostra isola. Un diritto inviolabile a tutela della
collettività basato sulla trasparenza, prerogativa piuttosto sconosciuta nel
mondo con le stellette.
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